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Di Spade Papaveri e Grilli

Post n°426 pubblicato il 06 Luglio 2012 da Zero.elevato.a.Zero
 

Mi nutro gl’occhi:
nel campo di grano -
i Papaveri

Papaveri_Grillo


Cosa uscirà nelle righe che seguono dopo il tempo impolverato di silenzio? Quanto del trascorrere dei giorni si perde nel vuoto della memoria o diventa capace piuttosto, purificato nell’essenza del ricordo, di fiorire in parole, come i papaveri rutilanti nei campi: i fiori rossi della memoria.
Di questi molti giorni passati a vivere provo oggi a lasciare un tratto, scegliendo dei molti momenti speciali quelli legati dal filo conduttore della spada, per tornare al blog, al mio blog dalle 8 pareti che preservano emozioni, per comprendere che sono ancora qui come sempre, e diverso da sempre: ancora qui.


kamonNel Kamon del mio Dojo campeggia un fiore a 5 petali, chiuso anch’esso in un perimetro di 8 lati, 5 petali dentro le mura della palestra che raccolgo come immagini, per una volta non digitalizzate in una fotografia, ma semplicemente posate sul sasso scabro della memoria, quali petali appunto, impazienti del vento per volare via oppure decisi a restare per colorare le visioni a venire.

 

poppyIl primo di questi petali è un evento sul finire del mese di Maggio, per la prima volta l’Italia ospita a Novara i campionati mondiali di Kendo, competizione che si svolge ogni tre anni: occasione imperdibile per annodare molti fili e tessere nuove trame, possibilmente trovare migliori comprensioni. Si ripresenta ancora una volta alla mia esperienza il contatto tra il mondo delle arti marziali e quello dello sport, ed ancora come in precedenza, vedo questa scelta come un taglio di spada, capace di mutilare l’anima della Via, per conservare unicamente i valori dell’agonismo e della competizione, esposti così al desiderio egoista del prevalere. Un grande spettacolo comunque, per prestazioni atletiche, esposizione di talento, affinamento dei riflessi e vigore fisico, una dimostrazione evidente di come la deriva agonistica rinuncia alla nobiltà dell’uso della spada, del rispetto per l’avversario e di molte tecniche eleganti a vantaggio di quelle selezionate perché più efficaci. Vincere: conta solo questo; una grande Corea si piega al Giappone ed è l’unica cosa che resta, la medaglia di latta. È un abbruttimento volto alla conquista del trofeo che ho già sentito raccontare nel Judo, poi ho vissuto con grande sofferenza praticando Karate, cambiano solo i tempi, ma è lo stesso tentacolo di piovra, sporco di inchiostro, che incombe nelle acque limpide di una disciplina originariamente volta alla ricerca dell’anima e non di un oggetto da lasciare alla polvere della bacheca come simbolo di valore. Di questo giorno bello rimane però il senso profondo dell’amicizia, del ritrovare il mio maestro e commentare con lui sugli spalti il susseguirsi delle azioni, del tracciare con fili di seta ragnatele di pensieri. Rimane ancora il viaggio con un paio dei miei amici di palestra, occasione preziosissima per migliorare la conoscenza e concederci ai racconti, come solo il tempo lungo di un lungo tragitto concede. Rimane infine nello scorrere della strada la prima visione dei papaveri nei campi di grano che saranno compagni di molti pensieri di spada.

poppyI Papaveri, appunto, si intrecciano agli incontri come quello del lavoro di Myazaki: Kokuriko-zaka kara, la collina dei papaveri, un racconto di animazione tratteggiato dalla penna dello Studio Ghibli e da uno stile dle racconto che sempre riecheggia della parola poesia. Questi papaveri rossi, visione effimera in un campo di grano che nasce per nutrire, questi fiori apparentemente inutili, come inutile è la pratica di una disciplina antica che non ha risvolti professionali e non serve a qualificare, tanto da ricadere nella angusta casella del curriculum alla voce Hobbies. Eppure cosa sarebbe un campo di grano pronto a diventare pane senza questo punteggiare rosso che cattura l’occhio, che regala poesia e infinito stupore, che muove pensieri lontano dal piano della pratica, della concretezza e del semplice nutrire il corpo. Scopro così agitando la lama della spada che questa è come un papavero, sa colorare la mia vita e nutrire qualcosa di diverso dallo stomaco, qualcosa di altrettanto importante e di enormemente prezioso.

poppySuccede poi che dopo lungo tempo ad accudire il dovere di trasmettere la disciplina della spada, il mio maestro possa tornare a trovarci per un fine settimana, a ridare al Dojo sopito la linfa vigorosa che lo ha generato. Per una volta ancora, un destino generoso mi consente di tornare a sedere nel posto preferito, quello di allievo, quello di chi può osservare in silenzio e con sudore e dedizione aprirsi a cose nuove ricevendo a mani aperte. È soprattutto un duello vincente contro il tempo, che non sempre procede inesorabile in avanti, ma talora, anche lui distratto o preda di qualche sua paura scatenata forse dalle nostra urla guerriere, consente il varco per il taglio perfetto ed arretra, regalando un attimo lungo e profumato che permette di rivivere nel presente ricordi, un attimo lungo di poesia e di gioia di vivere.

poppyUn altro petalo che cade lo devo ai miei allievi, che nonostante la mia poca competenza tecnica, nonostante il mio scarso comunicare, riescono comunque a sentire il murmure dissetante di questa disciplina e chiedono ancora di potersi accostare alla freschezza della fonte anche nei mesi estivi, nonostante il caldo implacabile di questi giorni, pronti alla fatica ed al sorriso della scoperta. Di questi momenti, in cui sono io ad imparare la dedizione samurai da chi dovrei provare ad insegnarla, mi rimane un sorriso che pronuncia la frase: "è difficile", quasi fosse la promessa che ogni ostacolo impegnativo sarà superato grazie alla determinazione forte del desiderio di migliorare.

poppyUn ultimo petalo ed un ultimo onore: il Dojo dove si pratica è di per sé ambiente austero, la lezione inizia con un lungo momento di meditazione durante il quale riporre i pensieri quotidiani per abbracciare unicamente quelli della pratica, per scollegare le emozioni dai riverberi della vita che scorre fuori e concentrare la mente sull’insegnamento rettilineo della spada. A volte per questo si rischia di credere che il Dojo non sia del mondo e nel mondo, ma che tutto avvenga su un piano più virtuale. Al termine dell’ultima lezione sul lato più onorevole del Dojo che si chiama Kamiza (dove siedono gli dei), quello dal quale il maestro porge il proprio saluto agli allievi, nello spegnersi dei tonfi di legni, di pestare di piedi e di urlare di voci, si è levato soave un canto di grillo, seduto proprio nel posto che gli compete: quello degli dei.
Un maestro che mi ricorda che tutto quello che si sperimenta, nella spada, come nella contemplazione dei campi di grano, è della vita e per la vita, che non ci sono posti lontani dove estraniarsi: il mondo chiama ad essere interpretato anche grazie agli insegnamenti raccolti nei momenti di estraniazione. La quotidianità merita il massimo onore e la migliore considerazione ogni momento.
A questo maestro piccolo e saggio, che mi regala il suo tempo per cantare con le strofe più vere un insegnamento tanto concreto, il mio inchino più profondo:

 

先生に礼


Mimmo Locasciulli - Lettere dalla riserva . Un po' di tempo ancora

 

 
 
 
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