Creato da Zero.elevato.a.Zero il 21/07/2008

Da zer0 a me

Pensieri calcoli poesia e musica

 

 

« TempestaDi Spade Papaveri e Grilli »

A flagello terrae motus, libera nos Domine

Post n°425 pubblicato il 05 Giugno 2012 da Zero.elevato.a.Zero
 

Ricostruire

Nelle Rogationes, una preghiera elaborata nel quinto secolo da San Mamerto Arcivescovo di Vienne, si rivolge la supplica di liberare la nostra vita dal flagello dei terremoti. È una preghiera che nasce dalla paura di un fenomeno inatteso ed imprevedibile, eppure è un evento naturale, come una tempesta, o la piena di un fiume. L’enorme differenza è che la piena di un fiume avviene con una lentezza di giorni, alla peggio di ore, i fenomeni meteorologici sono invece conseguenza di leggi fisiche sempre più comprensibili e dunque prevedibili: non così i terremoti.
I terremoti nascono nelle faglie sotto terra, a profondità di chilometri  dalla superficie, dove l’occhio non riesce a vedere e dove gli strumenti di analisi non arrivano. Possiamo usare la statistica delle registrazioni storiche e migliorare i prospetti previstivi, accoppiando loro i modelli fisico matematici che nel frattempo si affinano attraverso il sistema neodeterministico, ma al momento attuale chi garantisce di saper prevedere il momento preciso di un terremoto è un bugiardo, certamente non uno scienziato.
Il mio mestiere mi ha portato in Emilia, nella terra martoriata da un evento che la maggior parte della gente credeva erroneamente impossibile, perché nonostante la nostra nazione sia per la sua parte maggiore soggetta a rischio sismico, il grado di cultura del fenomeno è basso e basato più su leggende popolari che su fatti noti. Ho sentito più volte gente chiedersi come mai un terremoto in pianura, convinti che il fenomeno si generasse solo in montagna, ignari oltre tutto che la pianura padana sia un breve strato di copertura di terreno depositato dal Po, che giace sopra ad una cresta appenninica prosecuzione della catena verso il Nord Est.
Scrivo con il ricordo pungente del sapore di polvere e disperazione di una persona che si sente piccola di fronte a tanto sconvolgimento, scrivo con gli occhi che si sono riflessi in occhi bisognosi di una risposta certa, un sussurro che incoraggi la speranza, con quella garanzia che nessuno può dare che sia tutto finito e sia di nuovo l’ora di ricominciare, dimenticando per quanto possibile le macerie e la devastazione, con quel proposito benedetto di fare meglio in futuro. Scrivo anche con il riverbero degli occhi determinati e caparbi come quelli degli abitanti dell’Emilia, gente ormai di tutti i colori e di tutte le nazioni, ma certamente tutti emiliani: coesi nel guardare avanti e nel volere ricostruire subito le loro città, gli insediamenti produttivi, prendendo per il collo il loro futuro, come loro sanno fare da sempre.
I terremoti non sono prevedibili con una data ed un’ora certa, ma si possono prevenire. È possibile costruire case sicure, in caso di liberazione di grande energia si lesioneranno in modo anche irreparabile ma non crolleranno, proteggendo le vite e il contenuto. Sono case che costano certamente di più, un investimento conveniente di fronte al prezzo di una vita o dei danni ingentissimi che altrimenti ne derivano, eppure ogni speculatore cerca di evitarne la spesa, anche perché nessun acquirente lo chiede esplicitamente, quando non c’è una legge ad obbligarlo. Controlliamo con accuratezza al momento dell’acquisto che la casa abbia buona posizione, sia spaziosa, energeticamente isolata per contenere i consumi, che non soffra di ipoteche o servitù, ma che sia costruita con criteri anti sismici questo no, forse perché una città come la mia, che ha terremoti con tempi di ritorno monosecolari perde la memoria dell’ultimo evento calamitoso e crede che non possa ripetersi più dopo l’ultimo del 1916. Non c’è il nonno che racconta al nipotino, come succede per le devastazioni della guerra, della piena del grande fiume, o della nevicata senza fine, ci sono appena poche foto ingiallite nel museo comunale, quell’ala che nessuno visita.
Credo manchi profondamente nel nostro paese una consapevolezza e una conoscenza, sono convinto che la scuola e le istituzioni dovrebbero istruire e preparare le persone alla eventualità di un evento altrimenti incomprensibile e per questo ancora più spaventoso.
Soprattutto quelli come me che progettano case devono sentire la responsabilità di informare nel modo più comprensibile che abbiamo una realtà naturale viva sotto ai nostri piedi, contribuendo a migliorare la conoscenza su come comportarsi nell’emergenza, ma prima ancora e soprattutto, su come scegliere un edificio che non crei pericoli ed offra davvero il senso della protezione che una vera casa dovrebbe dare.
Da tempo nella mia città si dibatte sul rischio di liquefazione delle sabbie in per effetto di eventi sismici, conciliaboli tra tecnici che non trovano eco nella comunicazione di massa, perché vaticinio di sventura, notizie che scoraggiano il turismo proprio adesso che c’è crisi, ma per queste informazioni la crisi c’è sempre ed ancora niente si sa e niente si fa per scongiurare il pericolo: l’investimento economico appare proibitivo.
Cultura ed informazione sono invece basilari, lo credo fortemente assieme ai colleghi come me tecnici della mia città, credo sia un dovere morale promuovere interventi e manifestazioni come “Io non tremo” volte a far conoscere meglio il limite delle nostre conoscenze sul fenomeno, che seppure incomplete, permettono di convivere con queste forze della natura quando si scatenano.

In questi giorni sono state tante le domande che mi hanno rivolto, le stesse domande del 1980 (Irpinia), del 84 (Livorno, Pisa e poi Gubbio), del 90 (Augusta e Carlentini) del 97 (Assisi) del 2000 (Piemonte) ed ancora del Molise 2002 con il crollo della scuola di San Giuliano poi di nuovo del 2009 con il disastroso evento dell’Aquila; le stesse domande che si ripetono senza che vengano comprese le risposte, sempre le stesse domande che non cambiano mai, nonostante il progredire del tempo.
L’incuria della memoria, non meno di quella dei mattoni, è origine di gravi sciagure, per cui credo valga la pena scrivere anche qui le risposte ormai consolidate, la prima della quale è il senso di indispensabilità sull’essere informati e coscienti, una necessità da non demandare a nessuno, ma da vivere in prima persona, perché nessuno debba più sentirsi estraneo come olio nell’acqua di fronte a una natura che si non sa più riconoscere materna ed invece ancora sa sorridere di papaveri nei campi dove il grano si sta facendo d'oro.

Forza Emilia


Mimmo Locasciulli - Olio sull'acqua

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

AREA PERSONALE

 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 

SEI NEL BLOG DI

Zero elevato a Zero

Min: :Sec
 

IL DONO DEL TENGU

 

Tengu
Un regalo imperdibile

 

DARUMA

Bambola Daruma regalo di Aikoyuki

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

surfinia60cassetta2lightdewIngegneri_CicchettiZero.elevato.a.Zeroa_x_l_x_eArianna1921bisou_fatalImperfettaDonnamoon_Ibubriskapresidelibriboezio62ditantestelle
 
Citazioni nei Blog Amici: 41
 
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963