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I Muri

Post n°237 pubblicato il 13 Novembre 2009 da Zero.elevato.a.Zero
 

Israele

Sono passati vent’anni dal crollo del muro, non serve aggiungere altro, si sa che si tratta di quello di Berlino. È un muro che ho avuto modo di vedere, ho preso quel trenino guardato a vista da un plotone di scherani con la visiera bassa sugli occhi e il mitra puntato sulla folla. Ho superato filo spinato, garitte con fari, campi minati e guardie con cani feroci, questo per vedere una città più vecchia di vent’anni rispetto ai quartieri moderni e sfavillanti della Berlino ovest, una città fatta di quella gente che cammina di fretta, eppure a modo loro dei privilegiati, perché Berlino est era quasi una vetrina di lusso rispetto alle condizioni di vita nella DDR.
È parte del mio mestiere costruire muri, proprio ieri sono stato a vederne uno malfatto che ha iniziato una inesorabile fase di crollo, conviene demolirlo nonostante i costi intrapresi e la fatica impiegata per edificarlo: così oggi il mio pensiero va a ai muri.
Prima della salva di critiche da parte degli architetti che sostengono come il muro sia un archetipo del passato e che la casa moderna quella luminosa di le Corbusier ne fa volentieri a meno, che i muri insomma sono un retaggio strutturale degli ingegneri, vorrei dire che hanno una fetta di ragione. I muri sono una protezione per le paure, ne sono consapevole ogni volta che se ne realizza uno: ci sono quelli che proteggono dal freddo e dal caldo, dai terrori della notte e dalle frecce che volano di giorno. Ci sono quelli che proteggono dalla paura di frane. Poi ci sono anche quelli sacri, che sono l’espressione del timore di perdere una certezza che punta all’infinito.
Sto calcolando in questi giorni un adeguamento sismico per un palazzo storico, la sfida intellettuale è conservare il più possibile la muratura originale, aiutandola con protesi metalliche preferibilmente invisibili, per superare eventi sismici probabili finora mai avvenuti. È il paradosso di un muro al quale sento di volere bene, al contrario di quelli sopra descritti. Dietro esiste comunque il desiderio di conservare un pezzo di storia della città, che evidenzia la necessità di mantenere una identità culturale, perché esiste il rischio di perderla e anche questo fa paura.
Cito spesso il muro come un paragone positivo, con la sua capacità di prendere elementi fragili come i mattoni sfruttando la composizione di una malta che sa farli stare assieme nelle loro differenze, costruisce qualcosa di solido capace di sfidare anche le perfidie del tempo. Anche per i muri alla fine ci sono quelli pochi ma buoni e gli altri.
Un ultimo pensiero torna al muro berlinese, che purtroppo non è solo un ricordo del passato, tanti, troppi muri identici, fatti di odio e paura sono ancora in piedi e si stanno ancora costruendo, come succede in Palestina, sono i primi che dobbiamo pensare di far cadere, da bravi ingegneri, tutti.

 
 
 
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