C’era lontano poesia d’isole nuove che m’aspettava
I greci antichi immaginavano la perfezione come un cerchio, io la considero piuttosto come una parabola, la stessa che nell’arco di pietra permette alle tensioni di rimanere sempre sulla corda e non spingere mai contro le spalle della struttura: un concetto evidente di equilibrio ed armonia. Il giorno che vado a raccontare è certamente parabolico, superato il vertice, inizia il periplo verso l’isola principale di Mahé, i miei pensieri accarezzano questa idea del tornare, anche se con qualche giorno ancora a disposizione, tornare verso la capitale inurbata, dove c’è anche l’approdo finale, verso l’aeroporto che sarà il punto di partenza per il percorso che riporta a casa. Ma c’è tempo, ancora tanto tempo, per godere di questo paradiso; è possibile aprire insieme gli occhi ed i polmoni e fare entrare le immagini dei rosei graniti giurassici graffiati dal tempo, dove risuona il fischio del vento che pizzica nelle narici, lui che accarezza con premura queste coste verdi altrimenti arroventate dai raggi tropicali del sole.
È una mattina diversa quella che mi accoglie, la pioggia che spesso compare a donare arcobaleni è più intensa, c’è una perturbazione in transito e il cielo, che solitamente cambia colore con femminile voluttà, oggi rimane grigio. Il bagno all’alba è delizioso, mentre l’acqua del mare si confonde con quella del cielo, altrettanto calda, sono sommerso da pensieri liquidi.
Complice il tardivo risveglio dell’equipaggio, decido di tornare a terra a remi con il dinghy per sdraiarmi nella risacca e lasciare che questi momenti entrino profondamente sotto pelle, portando pace e armonia. Apprezzo questo sentire interiore che sa dell’agro dolce della malinconia e tutto il fremere attorno a me di questa terra: ha i contorni perfetti di un Haiku che si espande oltre il potere scarso della mia scrittura; ci vorrebbe Basho!
A colazione c’è il sapore intenso di questi luoghi dai frutti strani: il mango ormai abituale, ma anche il cuore di bue e i più agrumosi frutti della passione, intanto la barca riprende lentamente vita, si accende il fuoco sotto al caffé.
Trovo interessante constatare, osservando la bandiera seicellese che tanto si ispira all’arcobaleno sempre di casa qui, come questa contenga anche il nostro tricolore e così similmente in questa barca immatricolata nel porto di Victoria da giorni battono cuori italiani all’unisono con Jeff e la sua terra incantata.
Ci aspetta la rotta verso Mahé, quella che all’andata ha regalato onde alte e vento teso ed oggi invece, quasi in armonia con i miei pensieri più sopiti, ci accoglie in mare aperto con un vento fiacco e pioggia insistente, non quella abituale frizzante di pochi minuti che pulisce la strada al sole. Il solcometro indica appena 5 nodi, abituato alle spinte dei giorni precedenti mi pare quasi di essere fermo, ma tutto ha un senso quando ci si affida alla natura. Oggi è il giorno giusto per incamerare visioni ed immagini con la doverosa pacata lentezza che chiedono i ricordi quando desiderano mettere radici per durare a lungo.
Sfiorando le isole di Cousin e Cousine si avvicinano in volo al nostro veleggiare pigro uccelli davvero esotici come i pappagalli.
Poco dopo turbiamo la tranquillità di uno stormo di Albatros che protestano indispettiti.
Il mare sotto alla pioggia che passa incostante mi riporta alle esperienze di regata e così confabulo un po’ con Jeff spiegandogli di voler virare, rinunciando alla rotta diretta, per andare a trovare il vento sotto alle nuvole di un fronte caldo dall’aspetto minaccioso che abbiamo a babordo, lui è un tailer e in gara non si occupa di queste cose, poi è sempre accondiscendente con i clienti, ovvio che dice di si, ma vedo dagli occhi che ci crede poco; il cambio di rotta, che impone la pazienza dell’attesa per qualche diecina di minuti, ci avvicina allo scoglio di Mamelles, ma subito prima di questo siamo finalmente sotto allo scuro dove troviamo il vento fresco tanto desiderato, per una volta sono riuscito a ricambiare le mille cose che ho imparato da Jeff.
Presa una mano di terzaroli si vira verso la nostra destinazione volando di nuovo, con un applauso di schiuma che le prore affilate tagliano solenni nel mare ancora quieto, mentre il fronte nuvoloso passando ricama con intarsi di sole la rotta a venire e davanti, immancabile come un sorriso amico, l’arcobaleno.
Il pomeriggio nuovamente assolato è dedicato all’ultimo abbraccio stretto con il mare, scopriamo meglio le anse e le piccole insenature della costa Ovest di Mahé.
Qui piccole isole ancora incontaminate fronteggiano calette dove si affacciano le verande di abitazioni che si sporgono in mare, impossibile trattenere il desiderio di vivere in una casa così, di fronte ad un panorama tanto generoso per equilibrio e grazia.
Arriva presto, fin troppo presto, l’ultima notte alla fonda, ed è ancora una coperta di stelle che ci culla assieme al dondolio delle acque riparate di Port Launey.
Tra risate ed allegria, rinvigorite dalle crepes che mia moglie sciorina con disinvoltura: farcite con pappa di banane e decoro di Nutella per i piccoli, piuttosto che con il Rhum locale per l’equipaggio maggiorenne, si trova la migliore ispirazione per un canto corale di ringraziamento. Godspeed.
Ho provato anch'io malinconia al pensiero di lasciare questo posto bellissimo, eppure non c'ero! Sono le tue parole che rendono reale quest'esperienza anche per chi non ha potuto parteciparvi. È stato un po' triste anche per me il tuo ultimo giorno alle Seychelles, ma i ricordi, come hai detto tu, resteranno per sempre nel cuore ;O)
Penultimo… ultimo di mare in effetti, ma ti tocca ancora il racconto della visita di Mahé e se non abuso troppo anche la tappa di ritorno in Qatar, vado a prendere i sali :)
Ciao , scusa mi puoi dire come fai a far partire automaticamente il video ?
Con i video di libero lo sapevo ma con quelli di youtube non saprei
grazie
lia ^_^
continuo a dire che ognuno di questi tuoi racconti racchiude moltissime parti di te, talmente tante, da poter sfociare in mille altre direzioni, un pò come dice il buon biagio..che neppure sapevo ti piacesse così tanto. certo che, dividere con gli altri, è un bisogno umano..e di questa umanità tu ne sei imbevuto..quasi come quelle deliziose Palacinke..;)
Ma tu riesci a immaginare un blog solo su una settimana alle Seychelles? Ho già esagerato con un racconto per giorno che credo sufficiente anche agli spiriti più curiosi, Finire con il dolce comunque lascia sempre il sapore migliore in bocca :)
Mi son letta i post del rientro fin qui...bentornato, Max...
ps. spetttacolari le foto e il tuo narrare, ma ora, dai...dicci com'erano le piadine a mo' di pappa di banane, su! ;-)
Ecco, ha ragione Dew, sono delle crespelle fatte con latte uova e farina fritte in padella con il burro, ideale per un dolcetto che amalgama la pappa di banane mature, quelle locali sono piccole ma deliziose, con guarnizione di nutella per i più giovani o con abluzione di Rhum locale per gli etilisti; anche l’esperimento del trito di cocco e custard apple, non menzionato per brevità, era comunque degno di applauso. Ben trovata :)
ps. spetttacolari le foto e il tuo narrare, ma ora, dai...dicci com'erano le piadine a mo' di pappa di banane, su! ;-)