Creato da Zero.elevato.a.Zero il 21/07/2008

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Frank Lloyd Wright

Post n°39 pubblicato il 04 Settembre 2008 da Zero.elevato.a.Zero
 

Parlando con un amica di progetti e di case, ho rispolverato i miei modelli studiati in gioventù ripensando agli stili proposti dalle grandi menti dell’architettura contemporanea. Approfitto così per ricordare, e nuovamente meditare, uno dei miei preferiti in assoluto: Frank Lloyd Wright, il propugnatore della Architettura Organica.
Tra i suoi capolavori restano alcuni edifici celeberrimi come il Museo Guggenheim a New York, dove l’ideazione del percorso espositivo si fa struttura ed è il percorso del visitatore a modellare, di conseguenza, la forma dell’edificio.
Di Wright apprezzo soprattutto la compenetrazione tra l’edificio e l’universo circostante, la fusione dell’elemento artificiale in quello naturale senza una soluzione di continuità.
Il suo lavoro più impressionante, la casa Kaufmann, meglio nota come la casa sulla cascata, è la realizzazione solida di questo sogno. L’edificio perde parte della sua compartimentazione interna e inventa livelli e spigoli che si adattano perfettamente allo scenario preesistente della cascata, questa diventa a sua volta una parte essenziale della costruzione, dettandone la direzione e la volumetria. Anche gli ambienti interni, realizzati con materiali del tutto naturali, si compenetrano in questa fusione, come ad esempio il pavimento in roccia viva, che con le sue ondulazioni richiama quelle del torrente sottostante.

 

Le aperture verso l’esterno, gli scorci e gli affacci, rendono il bosco un elemento connaturato a quelli interni e la presentazione del complesso architettonico è totalmente armonica.
Wright è anche l’ideatore dei grandi aggetti e dello sviluppo orizzontale dell’edificio, per le abitazioni resta baricentrico il camino, punto di riferimento della vita domestica, ma la spontaneità delle sue creazioni non si perde nemmeno in edifici diversi dalle abitazioni ed altrettanto famosi come l’Imperial Hotel di Tokyo.

Ancora più interessante la sua modellazione di edifici tipicamente cittadini ed industriali come il complesso Johnson Wax a Racine, che chiudono lo sguardo verso la città, vista come un ambiente artificiale e poco piacevole, per cercare la luce direttamente dall’alto, come in una intricata foresta di pilastri simili ad alberi.
Non so come la mia amica costruirà la sua casa, i dettami del mercato edilizio sono oggi rivolti alle logiche di profitto, i canoni più apprezzati sono quelli del risparmio piuttosto che quelli estetici, ma la ringrazio per questo momento di fulcro, posto tra i ricordi dei sogni giovanili e le speranze di costruire qualcosa di bello nel futuro.

 

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Commenti al Post:
aikoyuki
aikoyuki il 04/09/08 alle 23:02 via WEB
se sarà no avrò altro ingegnere (se vuole lui) A.
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 05/09/08 alle 09:23 via WEB
Non esistono progetti migliori di quelli realizzati con gli amici :).
 
several1
several1 il 19/06/19 alle 12:38 via WEB
molto tempo fa presi in biblioteca l'autobiografia di Frank, un tomo considerevole (del resto a quel tempo mi circondavo solo di libri con dimensioni imponenti), in cui speravo di trovare qualcosa che rivelasse la sua difformità di pensare (e che lo rendeva così moderno in un mondo che andava da tutt'altra parte)... il suo stile di vita infatti testimonia quanto controcorrente fosse anche la sua esistenza... ho amato molto i pavimenti di pietra della Casa, la luce calda degli interni, l'adattarsi delle linee esterne al passaggio delle stagioni, gli spazi generosi al vivere (so dei problemi che seguirono con umidità e acqua)... (del resto non si può pensare di vivere comodissimi dentro ad un'opera d'arte mondiale, io la considero tale)
 
 
Zero.elevato.a.Zero
Zero.elevato.a.Zero il 20/06/19 alle 17:40 via WEB
Progettare con l'anima, incarnando lo spirito e proiettandolo in una visione solida e concreta fatta di mattoni e prima ancora di fondazioni visibili, mai nascoste nel sottosuolo, perché tutto è edificio ugualmente indispensabile. Le sue case della prateria sono a mio modo di vedere lo spirito dell’America stessa, quella vera, che allarga i confini; invece di salire in altezza le sue impronte sono ampie, i tetti ugualmente piatti e le molte finestre portano scambio di luci e visioni tra l'esterno e l'interno. Sono manufatti che fanno parte della natura con la quale si integrano in modo tanto efficace che una parola spesso ricorre parlando di lui: organico. Anche gli impianti tecnici sono parte della costruzione, visibili perché necessari al vivere; c'è il dichiarato desiderio di non costruire stanze come scatole, ma aperte all'ingresso della visione della natura nella casa e allo scambio dentro di queste delle relazioni umane. Per finire il camino, il simbolo per eccellenza dell'abitare il Lontano Ovest, il fulcro centrale e determinante per ogni proiezione, ogni aggetto: il centro di gravità.
Credo per la mia esperienza che sia possibile vivere in modo confortevole anche in una opera d’arte assoluta, proprio perché pensata per effondere spirito di armonia; ricordo con meraviglia le panchine del parco Guell di Barcellona, pensate dal genio policromo di Gaudì, per il loro senso di anatomica avvolgente comodità; ed ancora lo stesso stupore tattile nel prendere in mano una tazza Raku apparentemente fatta su misura per la mia mano, invece che per la cerimonia del The dove diventa di ciascun ospite, ad ognuno regalando lo stesso senso di adattabilità.
Grazie di cuore della tua condivisione :)
 
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