Troppe cose, tutte assieme mi portano al post di oggi. Delle montagne, delle quali ieri ho accennato, amo da sempre le leggende, da piccolo ho scoperto il patrimonio letterario di Karl Felix Wolff, che ha raccolto i miti alpini ed in particolare quelli della zona delle Dolomiti: i Monti pallidi. Girando le pagine dei blog ecco comparire una marmotta, come ricorda giustamente un amico, ciascuno associa ai simboli proprie visioni. A me la marmotta riporta alla memoria il loro popolo incantato, quando questi animali saldarono un’alleanza con quello umano dei Fànes, gli abitanti delle Cunturines. Questo patto fu suggellato dalla scambio di un proprio figlio tra il popolo dei Fànes e quello delle marmotte, tra la gente uamana rimase la piccola Dolasilla, che le ambizioni del padre vollero trasformare in una guerriera imbattibile. Le abilità della giovane principessa furono esaltate dal regalo che i nani delle montagne, usciti per una volta dai loro labirinti, le diedero per ricambiare la sua generosità: un arco fatato, infallibile, ed una pelliccia magica di ermellino con la quale fabbricare una corazza impenetrabile. Quando nella vita di una principessa guerriera entra prepotente l’amore, nella persona di un abile cacciatore straniero, dal nome “Occhio di Notte”, la furia belluina si acquieta. Il padre della principessa, allora, per non perdere l’elemento più potente del proprio esercito fece esiliare il bel cacciatore. Questi, scappando di fretta, cadde da una rupe sopra la Val di Fassa e venne soccorso da Soreghina, la figlia del Sole, che abitava in una casetta alle pendici del gran Vernel. Per la sua natura la ragazza non poteva sopportare il buio della notte se non dormendo, il tempo passò sereno assieme ad Occhio di Notte, fino a che una sera un amico del giovane non venne a fargli visita, ricordando i giorni trascorsi nel regno dei Fànes. La dolce Soreghina, per la curiosità di sapere non si accorse del tramontare del sole e colta dal profondo delle notte morì, con grande rimpianto di Occhio di Notte. Da questa leggenda nasce la celeberrima canzone: La Montanara, immancabile nel repertorio di ogni coro alpino.
volevo associare un canto ed avevo scelto questo , poi ho preferito il silenzio nel lasciar parlare l'immagine sono lieta tu sia riuscito a cogliere, ma non me ne stupisco più.. su wolff sorrido sapendo che la sua terra natale, famosa per una nota birra, ha potuto con i suoi effluvi, mitigare leggende molto buie che avvolgono questi monti..:) come quella delle Ondine del Lèch dai Giai ;)
:) ...sorrido di ricordi. Sono cresciuta accompagnata dalla voce di mio padre che mi cantava questa canzone sempre durante l'ultima discesa della giornata, con gli sci. Era una tradizione, nel crepuscolo domenicale, lui mi precedeva cantando.
Sono cresciuta con le leggende di Carlo Felice Wolf e le Dolomiti fuori dale finestre. Grazie x i ricordi.
Cristina.
C'è una cosa molto importante da fare, alimentare con la nostra acqua il torrente della tradizione, lasciando che si perpetui e che non venga dimenticata.
sono lieta tu sia riuscito a cogliere, ma non me ne stupisco più..
su wolff sorrido sapendo che la sua terra natale, famosa per una nota birra, ha potuto con i suoi effluvi, mitigare leggende molto buie che avvolgono questi monti..:)
come quella delle Ondine del Lèch dai Giai
;)