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Avasinis -UD- 2.5.45

Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista

 

AVASINIS, LABORATORIO DI PACE - 2

Post n°168 pubblicato il 22 Settembre 2024 da braulink
 
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Avasinis laboratorio di pace con un confronto a più voci
Il prof. Pavanello, in una ampia e articolata lettera pubblicata dal Messaggero Veneto l’8 settembre, ha lanciato la proposta che il paese di Avasinis, che ha subito il 2 maggio 1945 l’ultimo eccidio nazifascista della Seconda guerra mondiale in Friuli, possa diventare – in virtù del sacrificio di tante vittime (quelle dell’eccidio e quelle delle successive vendette nei confronti di sbandati dell’esercito tedesco e di cosacchi) - una sorta di laboratorio per la promozione di una autentica cultura della pace.
L’idea è suggestiva e merita in ogni caso di essere approfondita al fine di verificarne la fattibilità.
Mi permetto di aggiungere alcune considerazioni dettate dal fatto di avere a lungo affrontato l’argomento dei fatti di Avasinis in chiave di ricostruzione storica, esaminando documenti e raccogliendo testimonianze dirette, per poi condividere i risultati delle ricerche in articoli e pubblicazioni.
Credo sia in primo luogo necessario inquadrare i fatti di Avasinis nella loro dimensione storica: cercare di ricostruire in maniera approfondita quale era la situazione di partenza (l’offensiva nazifascista dell’ottobre ’44 che costrinse le forze della Resistenza a un deciso arretramento, l’ordine di sfollamento impartito ai Comuni di Trasaghis e Bordano, i lunghi mesi della occupazione cosacca col corredo di rastrellamenti e requisizioni, la faticosa riorganizzazione delle forze partigiane, la convulsa fase del ritiro dell’esercito tedesco con sporadiche azioni di contrasto operate dai partigiani) per arrivare ad aver chiaro quel che successe il giorno della strage e i giorni successivi con gli “strascichi” dati dalle vendette operate dalla popolazione nei confronti di alcuni fuoriusciti dall’esercito tedesco e dei partigiani nei confronti di cosacchi catturati.
Risulta ormai inutile percorrere una via giudiziaria, vuoi per la distanza temporale che ci separa da quei fatti ma anche e soprattutto dopo l’archiviazione delle inchieste avviate dalla magistratura militare italiana e dalla magistratura tedesca nelle quali non è stato possibile arrivare alla definizione di precise responsabilità.
Credo sia poi necessario finire di considerare le vicende di Avasinis come una sorta di grimaldello da utilizzare a conforto delle proprie idee e convinzioni pregresse, dando spazio a contrapposizioni tra “malvagità naziste” e “provocazioni partigiane”, operando col bilancino per verificare quali possano essere state maggiormente censurabili.
Le vicende di Avasinis, quindi, vanno studiate e possibilmente capite, senza dover per forza attribuire patenti di martirio o colpevolizzare una comunità ferita. Il fatto stesso che il Presidente della Repubblica, nella sua recente visita in Carnia, abbia ritenuto di ricordarne il sacrificio, assume una notevole importanza.
La proposta di dar luogo ad Avasinis a un “laboratorio per la pace”, avanzata dal prof. Pavanello, risulta dunque indubbiamente suggestiva. Auspicabile però che venga avviato un confronto a più voci (tra Amministrazione comunale, Parrocchia, Associazioni operanti sul territorio, popolazione…) al fine di individuare percorsi operativi e contenuti significativi. La finalità non dovrebbe essere quella di potersi riconoscere come “tutti eroi” né flagellarsi col “tutti hanno scheletri nell’armadio” bensì per cercare di trarre qualche indicazione dalle tragedie del passato per capire le presenti e, per quanto possibile, impegnarsi per evitare che se ne ripetano in futuro.
Pieri Stefanutti
Trasaghis
(Messaggero Veneto, 18 settembre 2024)

 
 
 

AVASINIS, LABORATORIO DI PACE

Post n°167 pubblicato il 14 Settembre 2024 da braulink
 
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Officina della Pace ad Avasinis

Avasinis è un paesino, una frazione del comune di Trasaghis. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato protagonista di alcuni terribili giorni di sangue. Ogni anno c’è la commemorazione della strage del 2 maggio, quando un gruppo di nazifascisti in ritirata verso la Germania è entrato in paese e si è messo a uccidere tutti quelli che trovava, bambini e vecchi, uomini e donne. A fianco della chiesa c’è oggi un monumento con le fotografie di tutte le vittime di quella strage orrenda.

La storia è maestra di vita, ma solo se la ricordiamo tutta, non a fette, scegliendo quella che ci piace di più e cancellando dalla memoria quelle che escono dagli schemi, scartando quelle che non si adattano agli stereotipi. Io vorrei che fossero ricordata l’intera settimana di quei giorni tremendi, compresa la strage di cosacchi e i linciaggi in paese. Ad Avasinis anche partigiani e popolazione si sono macchiati di sangue. Quando parlo a qualcuno di quei giorni, c’è chi mi accusa di voler infangare la memoria della Resistenza. Io so benissimo che i partigiani combattevano dalla parte giusta per la democrazia e la libertà contro la dittatura, per la vita contro i campi di sterminio, che è stata una fortuna che abbiano vinto i partigiani.

 C’è anche chi non è mai stato tenero con la Resistenza, con i partigiani, ed è pronto ad accusarli di ogni nefandezza. La lunga Guerra Fredda aveva perfino convinto parecchi che era stata tutta colpa dei soli comunisti. I più mi consigliano di lasciar perdere, di seppellire nell’oblio le pagine più amare, tragiche e vergognose della nostra storia recente, soprattutto oggi che tutti i protagonisti di quelle tragedie sono morti. E’ rimasto solo un grumo di ricordi contorti e contraddittori: è meglio non parlarne più!

Abbiamo forse dimenticato la lezione di Primo Levi, uno dei pochi sopravissuti di Auschwitz? Ha dedicato i suoi ultimi anni a gridare al mondo intero che non bisognava dimenticare, perché chi dimentica è condannato a ripetere.  Se molti ritengono impossibile una rinascita del nazifascismo, un altro incubo, un altro pericolo mortale oggi minaccia la specie umana. La bomba atomica. Lo spiegava molto bene Alberto Moravia nei suoi discorso al Parlamento Europeo, dove si era fatto eleggere come indipendente nelle liste del Partito Comunista.  Hiroshima e Nagasaki hanno cambiato la storia umana: tutti quanti sono capaci di ragionare hanno capito che una guerra totale come le due guerre mondiali del Novecento non si può più fare. L’inverno nucleare sarebbe la fine della storia, la fine di tutto. Spiegava che nessuna guerra ha mai fatto eroi, perché tutte le guerre, nessuna esclusa, fanno  solo carnefici e vittime. E Avasinis è stata addirittura capace di recitarli entrambi i ruoli, quello della vittima e quello del carnefice, a distanza di pochi giorni.  Anche i partigiani e la popolazione hanno ucciso, pur – come ha scritto il parroco del pase don Zossi -  con l’attenuante dell’esasperazione di tanto sangue, lutti e rovine. Pensiamo ai sopravissuti che avevano sentito quelle due ragazze urlare per ore. La guerra trasforma i più pacifici degli uomini.

Anche in Ucraina abbiamo visto le mamme che davano il tè al soldatino russo disperso, ma dopo la scoperta delle stragi e degli stupri sappiamo bene che ci sono state uccisioni sommarie di prigionieri,  e da ambo le parti.

Io penso che debba essere sollevato il velo sull’intera settimana di quei giorni tremendi, dalla strage nazifascista alla dura reazione contro gli sbandati dell’esercito tedesco e contro i cosacchi, perché la memoria potrebbe salvarci dall’ecatombe nucleare che incombe sull’umanità. Allora la rimozione della memoria è stata immediata. Questo è il destino di tutte le guerre, ma oggi la catastrofe sarebbe spaventosa, una guerra sarebbe veramente l’ultima. Leggiamo sui giornali che sono stati costruiti missili ipersonici capaci di sfuggire a qualsiasi scudo antimissile, capaci di trasportare testate nucleari tattiche, le mini-atomiche che i militari si dicono pronti a lanciare. Migliaia.

Il Memoriale di Avasinis potrebbe unire l’intera galassia dei movimenti pacifisti di tutti i colori, per la battaglia della sopravvivenza della specie umana e diventare l’Officina della Pace. Cancellare la guerra dalla storia umana è possibile, perché non è una necessità biologica come mangiare e bere, è solo una invenzione maledetta che ha dato agli uomini l’illusione che solo sospendendo per un breve periodo le regole morali della quotidianità si possono risolvere i conflitti.

Il mio appello è perché ad Avasinis nasca un centro di studi che elabori le strategie che fermino questa corsa forsennata verso la fine dell’umanità: il Doomsday Clock quest’anno è stato regolato a un minuto dalla mezzanotte, dall’apocalisse. In quel paesino c’è un asilo parrocchiale abbandonato con delle sale e perfino un teatrino. Facciamone l’officina della pace. Aggiungiamo al calendario della celebre Festa del lampone e del mirtillo la premiazione di un concorso internazionale di poesie, di teatro, di studi, di azioni concrete che promuovano una nuova cultura della pace. Sì, la guerra trasforma i più pacifici degli uomini, ma oggi dobbiamo diventare come il pio Enea che piangeva sul cadavere di Turno che si era trovato costretto ad uccidere, per aprire finalmente la pagina nuova della storia, quella senza la guerra. Dobbiamo rinsaldare i legami di quella social catena che considerava gli uomini “tutti fra sé confederati … porgendo valida e pronta e aspettando aita nelle alterne fortune della guerra comune” (G. Leopardi), quella contro la fame, contro le malattie, contro la crisi climatica .

Prof. Antonio Pavanello

Pordenone

 

(Messaggero Veneto, 8 settembre 2024)

 
 
 

Avasinis, confronto sulla strage

Post n°166 pubblicato il 08 Luglio 2024 da braulink
 
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Su cause, modalità e conseguenze della strage di Avasinis si può leggere l'interessante dibattito svoltosi  sulle pagine di "Non solo Carnia" tra Laura Matelda Puppini e Pieri Stefanutti.

 

Avasinis, 2 maggio 1945. La strage, antefatti e postfatti. Per cercare di capire.

 

Laura Matelda Puppini 

(https://www.nonsolocarnia.info/avasinis-2-maggio-1945-la-strage-antefatti-e-postfatti-per-cercare-di-capire/ )

Pieri Stefanutti. Rispondendo a Laura Matelda Puppini.

Laura Matelda Puppini  Pieri Stefanutti. Rispondendo a Laura Matelda Puppini.2024-06-29T08:57:01+02:00

(https://www.nonsolocarnia.info/pieri-stefanutti-rispondendo-a-laura-matelda-puppini/ )

 

Ciascun intervento ospita commenti e integrazioni.

 
 
 

Stragi di Avasinis e di Ovaro: similitudini e differenze

Post n°162 pubblicato il 03 Luglio 2024 da braulink
 
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Interventi sulle pagine di "Non solo Carnia" di raffronto fra le stragi di Avasinis e di Ovaro, entrambe accadute il 2 maggio 1945.

 

Laura Matelda Puppini. Ovaro. Cosa accadde alla fine di aprile e primi di maggio 1945. Per non ripetere errori.

 

Laura Matelda Puppini 

(…)

Sulle due stragi di fine guerra: quella di Avasinis e quella di Ovaro.

Inoltre le due stragi del 2 maggio 1945, quella di Avasinis e quella di Ovaro, furono unite da un altro aspetto: l’uccisione per mano osovana di cosacchi arresisi nel primo caso, spesso dimenticata o celata, di cui però parlava anche mia madre, e vi è chi dice che avvenne prima della strage di Avasinis chi poi; l’uccisione per mano osovana di cosacchi fatti saltare in aria nella caserma di Chialina, nella notte fra l’1 ed il 2 maggio 1945, dopo che la richiesta di resa era stata fatta, nel secondo caso. Per Avasinis ricordo quanto scritto da don Zossi, parroco del paese: «In zona c’erano Cosacchi, Tedeschi, Partigiani (…), c’erano troppi conti da saldare. Quella parte della popolazione che non si preoccupava troppo della situazione “era molto euforica” ma per troppi la fine della guerra non si presentava così semplice. Si era giunti verso gli ultimi giorni di aprile e gli Alleati erano già ad Udine. Il Comandante del presidio cosacco mi vuole; ha bisogno di trattare la resa del presidio. Faccio allora chiamare il podestà Rodaro Augusto Rossit e si conviene che essi si metteranno a disposizione dei partigiani alla sola condizione che venga ad essi salvata la vita. Si parla con i partigiani che accettano ed un giorno si partono verso la montagna lasciando libero il paese. (…). Si è saputo dopo che i patti non furono osservati». (10).

Ma nello stesso testo don Zossi scrive anche «La strada Nazionale è una congestione ed ingorgo continuato di tedeschi in fuga. Alcuni partigiani hanno l’infelice idea di compiere un ultimo atto e di andare a disturbare la loro fuga sulla stessa nazionale all’imbocco della nostra strada. Non l’avessero mai fatto. (…). Costoro si buttano contro gli stessi partigiani che inseguono per la strada e vengono in zona». (11). Non solo: che i partigiani spararono su tedeschi in ritirata, in zona Avasinis, lo testimoniò anche Mario Di Giannantonio. (12).  E la risposta del nemico in ritirata fu: ‘occhio per occhio, dente per dente’.  Inoltre pare che nel caso di Ovaro, fossero stati reclutati partigiani dell’ultima ora, ed anche Romano Marchetti parlava di persone troppo euforiche per comprendere bene la situazione. E non a caso, per Avasinis, don Zossi, prete del paese, salvatosi per miracolo, scrive la frase “Al nemico in fuga ponti d’oro” presa dai detti popolari, principio, secondo lui, allora non rispettato.

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(9) I cosacchi volevano trattare la resa con gli inglesi, non sapendo che li avrebbero consegnati ai sovietici, e non volevano assolutamente aver a che fare con i partigiani. (Cfr. anche Luciano Di Sopra Rodolfo Cozzi, Le due giornate di Ovaro, terza edizione riveduta e corretta, Aviani Aviani, 2015, p. 63).

(10) La descrizione, scritta a mano su dei fogli a quadretti, è datata: Avasinis, 3 marzo 1948, ed è firmata dal Parroco don Francesco Zossi. (Testo in e da: Avasisnis 1940 – 1945. Il diario del Parroco di Avasinis ed altre testimonianze sulla seconda guerra mondiale nel territorio di Trasaghis, note e ricerche integrative a cura di Pieri Stefanutti, edizione a cura del comune di Trasaghis, Udine 1996. La parte del diario da cui sono tratte queste note si trova ivi alle pp. 35 – 45).

(11) Ivi.

(12) Testimonianza resa da Mario Di Giannantonio, in: Giovanni Angelo Colonnello, “Friuli – Venezia Giulia, Zone Jugoslave, Guerra di Liberazione, Ud, 1966, pp. 276 -277.

 

(https://www.nonsolocarnia.info/laura-matelda-puppini-ovaro-cosa-accadde-alla-fine-di-aprile-e-primi-di-maggio/ )

 

Pieri Stefanutti - Maggio 28th, 2024 at 23:20none Comment author #2805 on Laura Matelda Puppini. Ovaro. Cosa accadde alla fine di aprile e primi di maggio 1945. Per non ripetere errori. by Non solo Carnia

La ricostruzione dettagliata di L. M. Puppini è senz’altro preziosa e contribuisce a chiarire molti aspetti dei dolorosi fatti del 2 maggio ad Ovaro.
Tenderei però a non associare automaticamente la dinamica dei fatti di Ovaro con quelli di Avasinis, che hanno sì in comune la data, ma connotazioni piuttosto differenti.
Se nei fatti di Ovaro riusciamo a individuare un rapporto di causa-effetto (una richiesta di resa sfociata in una strage, con la conseguente rappresaglia da parte dei reparti cosacchi ) tali correlazioni non sono (ancora)) definibili per Avasinis.
Nel paese pedemontano, infatti, la resa del presidio cosacco venne concordata, ed i cosacchi prigionieri vennero “parcheggiati” sulle alture sovrastanti il paese in attesa degli sviluppi.
Non è provato (ed è anzi estremamente improbabile) che i reparti tedeschi (composti in realtà da soldati di varie etnie) arrivati in zona il I maggio ed autori dell’eccidio del 2 siano intervenuti in aiuto dei cosacchi imprigionati.
Siamo di fronte a svariate voci che cercano di spiegare la causa scatenante dell’eccidio.
Le stesse testimonianze citate, quelle di don Zossi e quella del prof. Di Gianantonio, sono sì preziose, ma non univoche.
Don Zossi è l’unico a indicare come causa scatenante un attacco partigiano compiuto a forze tedesche sulla Statale, ma non vi sono riscontri di nessun tipo che ne avvalorino l’effettivo verificarsi. Anche sul comportamento delle forze partigiane a ridosso del paese non vi è unicità: nel Libro Storico parrocchiale, scritto a ridosso dei fatti, don Zossi scrive “Alla mattina del giorno 2 maggio alle ore 6 1/2 i nostri partigiani cominciano a tirare dal ciglione sopra il cimitero verso Trasaghis”, mentre nel Diario, scritto nel 1948, precisa che “I tedeschi da Trasaghis raggiungono il paese dopo una piccola resistenza opposta dai partigiani.”
Del prof. Mario Di Gianantonio c’è una importante relazione scritta ancora il 6 giugno 1945 (è pubblicata integralmente nel mio “Novocerkassk e dintorni”, pp. 171 – 174) nella quale, attraverso la prima ricostruzione locale delle vicende della guerra, si citano azioni partigiane “per disperdere i nuclei di S.S. stazionanti ancora sulle colline di Trasaghis” e, riferito al mattino del 2 maggio, il fatto che “colpi di mortaio su Avasinis fecero capire che il nemico voleva sfondare a ogni costo”. La testimonianza di Di Gianantonio citata nel post si riferisce a quanto riportato da G. A. Colonnello nel suo “Guerra di Liberazione in Friuli”, nel quale viene attribuita a Di Gianantonio la frase “un gruppo di partigiani con una mitragliatrice pesante tentava di ostacolare e di molestare il passaggio delle truppe germaniche.” E’ Colonnello ad aggiungere, non si sa sulla base di quali fonti, che “Dopo essere stata attaccata da due battaglioni, uno garibaldino e l’altro osovano, una colonna nemica di circa 800 SS riesce a penetrare nell’abitato”.
Versioni non sempre concordanti, dunque, a volte da parte degli stessi autori, il che non facilita la comprensione dell’effettiva dinamica dei fatti. La strategia adottata dalle forze tedesche (postazione di mortai apprestata già dal giorno precedente, azione di aggiramento ed intervento sul paese da più direzioni) fa pensare ad una ben ponderata tattica militare, non certo ad una istintiva reazione a un occasionale attacco partigiano.
Quello che è importante rimarcare è che l’avvenuta uccisione di tanti dei cosacchi arresisi fu un fatto tragico che si verificò dopo l’eccidio, una sorta di vendetta contro persone che non avevano colpe dirette nella strage ma che, in quanto alleati dei nazisti, vennero ritenuti corresponsabili, in un momento caratterizzato, come scrisse don Zossi, da “un animo terribilmente scosso, che non vedeva più ragione o virtù”.

Laura Matelda Puppini - Maggio 30th, 2024 at 21:18none Comment author #2806 on Laura Matelda Puppini. Ovaro. Cosa accadde alla fine di aprile e primi di maggio 1945. Per non ripetere errori. by Non solo Carnia

Caro Stefanutti, la frase che hai citato non viene assolutamente attribuita a Mario di Giannantonio, ma viene attribuito il poi. Infatti il testo è il seguente: “«Dopo esser stata attaccata da due battaglioni, uno garibaldino e l’altro osovano, una colonna nemica di circa 800 SS riesce a penetrare nell’abitato operandovi un eccidio di civili senza precedenti per rappresaglia alle perdite subite in combattimento” E questa è chiaramente una sintesi in due righe di Colonnello.
Però poi il testo così continua: «L’ apocalittico episodio rivive nel racconto di Mario di Giannantonio testimone oculare.
La mattina del 2 maggio 1945 suonavano ormai le campane a festa dei campanili di Gemona, di Osoppo e degli altri paesi sulla sinistra del Tagliamento. Le popolazioni erano insorte nel tripudio della liberazione che poneva fine all’incubo e alle miserie della guerra. Ma lungo la strada pedemontana da Pinzano, a Cavazzo, a Tolmezzo, transitavano ancora le truppe tedesche che avevano scelto, per la loro ritirata, quel percorso ritenuto più sicuro dai mitragliamenti aerei e dalle molestie dei partigiani. I piccoli paesi attraverso i quali passavano le colonne ordinate e in pieno assetto di guerra erano o sembravano deserti.
Solo dai costoni delle montagne di Avasinis nel punto in cui la pedemontana muta versante, fra questo paese e Trasaghis, un gruppo di partigiani con una mitragliatrice pesante cercava di ostacolare e di molestare il passaggio delle truppe germaniche. Non si conosce l’effetto dell’azione partigiana. La reazione del nemico, però, è stata immediata e violenta. Fatta tacere la mitragliatrice con alcuni colpi di mortaio, un reparto in ordine sparso prese d’assalto il paese». (Giovanni Angelo Colonnello Friuli Venezia Giulia, zone jugoslave, guerra di Liberazione, Ud, 1965, p. 277).
Inoltre pare proprio fuori da ogni realtà quanto riportato in questa ipotesi: «Altre versioni, più recenti, ribaltano il problema ritenendo che la strage di Avasinis sia stata preordinata, individuandola come un’azione punitiva verso il complesso delle attività partigiane nella zona, oppure per contrastare alcune azioni partigiane avvenute nei giorni immediatamente precedenti”. (
https://www.nonsolocarnia.info/pieri-stefanutti-il-punto-sulleccidio-di-avasinis-tra-memorie-e-ricerche-storiche/). Nei giorni precedenti non si sa di particolari azioni ad Avasinis, mentre si combatteva intorno ad Udine, ed i nazisti ed i cosacchi non erano in ritirata. Infatti bisogna vedere il comportamento del nemico che si ritirava nel suo insieme, ed i nazisti ed i cosacchi, guidati dai loro ufficiali, seguivano ordini e comandi prestabiliti. E dove nessuno fece più azioni di guerra verso coloro che si ritiravano o dopo stavano per farlo, nessuno disturbò la popolazione nè in Carnia nè negli altri paesi vicino ad Avasinis. Però indipendentemente da questo, la strage perpetrata dai nazisti fu efferata e vennero colpiti innocenti, donne, bambini, vecchi. E ogni strage è causata da chi la compie, ed in questo caso oltre 50 esseri umani furono massacrati da un gruppo di nazisti, che sono la colpa dell’ eccidio, perchè essa è sempre di chi uccide, altrimenti giustificheremmo ogni femminicidio con “se l’è cercata”.
Invece con la mole di testimonianze seguenti, anche ad anni di distanza, potrebbe esser accaduto quanto è successo per Ovaro: tesi personali frutto magari di chiacchiere o altri aspetti potrebbero aver inficiato la ricostruzione dei fatti che però a mio avviso potrebbe configurarsi come quella descritta da Mario Di Giannatonio. Ma anche l’uccisione da parte di partigiani della prima o dell’ ultima ora o di altri uomini del luogo o dei paraggi, di cosacchi già arresisi, mi sembra un atto spregevole ed una carneficina non giustificabile. Ma su questo vorrei solo avere da te conferma se sia accaduto o meno e quando e qualcosa di più.

 

Pieri Stefanutti - Maggio 31st, 2024 at 7:56none Comment author #2807 on Laura Matelda Puppini. Ovaro. Cosa accadde alla fine di aprile e primi di maggio 1945. Per non ripetere errori. by Non solo Carnia

Avevo usato l’espressione “viene attribuita a Mario Di Gianantonio” in quanto il testo, non virgolettato, riportato da Colonnello nel 1965 potrebbe avere subito delle modifiche redazionali, pur basandosi sicuramente sulla testimonianza resa dal Di Gianantonio, non sappiamo se in forma scritta o orale. Un percorso simile si ha nella “Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza” (ed. La Pietra, 1968), dove si legge “Mario Di Giannantonio, testimone oculare della strage di Avasinis, ne fece la seguente descrizione”, seguita da una narrazione che si rifà chiaramente al testo pubblicato da Colonnello, ma con alcune modifiche non sostanziali ma, probabilmente, appunto, redazionali.
Quello che mi premeva sottolineare, comunque, è la necessità di raccogliere TUTTE le testimonianze e tutte le fonti, mettendole costantemente a confronto, per cercare di ottenere, alla fine, una ricostruzione, se non precisa, quantomeno attendibile, come cerco di ribadire, ogni anno, nei giorni dell’anniversario dell’eccidio (v. per esempio l’ultimo intervento dal titolo “Serve ancora ricerca sulla strage di Avasinis” nel “Messaggero Veneto” del 16 maggio 2024) .
Questo vale per le dinamiche dell’eccidio e vale, naturalmente, anche per quelle dell’uccisione dei cosacchi. E’ un tema accennato nel Diario di Don Zossi del 1948 ed esaminato per la prima volta sulla stampa dal Carnier, soprattutto nello “Sterminio mancato” (Mursia 1982) e nella seconda edizione de “L’Armata cosacca in Italia” (Mursia 1990). Personalmente, credo di avere dato un contributo alla definizione del tema riportando testimonianze dirette e documentazione archivistica in “Novocerkassk e dintorni” (Ifsml 1995) e in “Avasinis 1940-1945” (Comune di Trasaghis 1996 e 2015). A tale proposito, ribadisco quanto ebbi già modo di scrivere: “E’ chiaro che tutti possiamo dire oggi che l’uccisione dei cosacchi sia stata una azione orribile, ingiusta, gratuita. Ma, come dico nell’ultima riga del libro “Novocerkassk e dintorni”, credo sia necessario “contestualizzare, sempre”. E contestualizzare significa proprio, come dice don Zossi, tener conto dell’«attenuante per tanto sangue, lutti e rovine”, per quell’«animo terribilmente scosso» che faceva dire, in quelle ore, “copaitju duc’, chei lazaròns!”, dove tedeschi, fascisti e cosacchi venivano unificati nell’obiettivo di una rabbia collettiva conseguente alla violenza subita”.

Laura Matelda Puppini - Maggio 31st, 2024 at 14:06none Comment author #2808 on Laura Matelda Puppini. Ovaro. Cosa accadde alla fine di aprile e primi di maggio 1945. Per non ripetere errori. by Non solo Carnia

Nella storiografia attuale, dopo l’infatuazione per le testimonianze di tutti, si parla di memorie individuali e divergenti ed io ho trattato il tema delle fonti orali nel mio “L. M. Puppini. Lu ha dit lui, lu ha dit iei. L’uso delle fonti orali nella ricerca storica. La storia di pochi la storia di tanti”. Ma la ricostruzione dei fatti storici non può essere la somma delle singole memorie personali: pensate solo a come descriverebbe la Resistenza un partigiano od un fascista. Certamente quando mancano documenti e dati si deve cercare di ricostruire con quello che si ha in mano, andando molto cauti, però, ma allora anche le testimonianze orali, prese una per una, devono venir analizzate in base a chi le ha prodotte ed in base a quale periodo storico sono state fornite (non dimentichiamo la guerra fredda e i decenni in cui la causa erano sempre i comunisti, e l’uso politico della storia) ed in che contesto sono state rese, che domande ha fatto l’intervistatore. Perché esistono delle regole anche per condurre una buona intervista, ed una regola base dovrebbe essere quella di non chiedere mai ad una persona una cosa che non può sapere. Inoltre ieri una persona mi diceva che nei paesi la versione spesso era quella che davano il prete, il medico, i sorestanz, che non potevano venir contraddetti. Inoltre il forte anticomunismo fu diffuso fra la gente, e così la gente pensò che se i comunisti erano cattivissimi, certamente potevano essere la causa di tutto. Non solo: per anni si è pensato che gli osovani fossero stati solo dei mediatori e non persone in armi, tanto da far dire a Cesare Marzona, allora presidente dell’Apo, alla presentazione mia e di Romano a Venzone delle memorie di Romano Marchetti, che finalmente sentiva parlare dei partigiani osovani come combattenti nella guerra di Liberazione. E sin dove siamo arrivati nelle ricostruzioni fantasiose può esser dimostrato anche da un articolo di cui non ricordo il titolo, per i 100 anni di Marchetti che lo descrivevano positivamente come un partigiano senza armi, facendolo passare per fesso. Perché le armi le aveva, eccome, ed egli scrive senza mezzi termini che, ad un certo punto, passò alla lotta armata. Inoltre ritornando al 2 maggio ad Avasinis, perché non ci dovevano essere su di una altura nei paraggi partigiani con una mitragliatrice, Stefanutti, se uno di quelli da te intervistati dice che c’era però funzionava prima, ma non funzionava poi …. Ma c’era. (Cercherò chi era). Inoltre bisogna sapere cosa chiedere ed a chi perché più tempo passa più sentiremo solo versioni personali neppure dirette ma di seconda o terza mano e chissà dove elaborate su fatti accaduti nella seconda guerra mondiale. Sulla responsabilità della strage di Avasinis, senza se e senza ma, essa è dei nazisti, ci mancherebbe, ma il fatto che la gente la attribuisse, non si sa perchè, ai partigiani ha certamente inciso. E Paolo Pezzino scrive che neppure nel diritto bellico vigente in materia di rappresaglie, nell’interpretazione diffusa all’interno dell’esercito tedesco, favorevole alle prerogative dei militari, non esisteva nessuna norma, per quanto liberamente potesse essere interpretata, che permettesse o giustificasse l’uccisione di donne inermi, di bambini, di anziani paralitici. (Paolo Pezzino, Le stragi di civili tra storia e memoria, in «Archivio trentino» pp.15-27. file:///C:/Users/User/Downloads/HJ-ARCTRE-2007-056-02-02.pdf). Pertanto una cosa è ricostruire i contesti, altra attribuire la responsabilità che è sempre di chi spara, uccide, violenta. E non erano certo ad Avasinis stati i partigiani. Invece l’uccisione di cosacchi arresisi e disarmati, da parte di partigiani della prima o dell’ ultima ora o di gente dei paesi della Val del Lago, esasperati finché vuoi, è una strage a sua volta.

 

 
 
 

Avasinis, serve ancora ricerca.

Post n°161 pubblicato il 18 Maggio 2024 da braulink
 
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Testo dell'intervento di Pieri Stefanutti pubblicato sul "Messaggero Veneto" del 16 maggio 2024. Serve ancora ricerca sulla strage di Avasinis.“Da tempo la memoria è stata riunita”, hanno scritto i giornali a proposito di Civitella Val di Chiana, il paese toscano - cui ha reso omaggio il 25 aprile il Presidente Mattarella - oggetto, nel 1944, di una feroce strage nazista che aveva visto, nel dopoguerra, dividersi le opinioni a favore o contro la Resistenza, ritenuta da taluni elemento fondamentale del riscatto italiano e da altri, invece, responsabile dello scatenarsi della dura rappresaglia.È successo lo stesso anche ad Avasinis, dove – a guerra praticamente finita – i nazifascisti uccisero, il 2 maggio 1945, 51 persone, tra le quali molti anziani, parecchie donne, diversi bambini?Dal 1945 ad oggi ogni anno le vittime sono state commemorate e anche quest’anno, dopo la celebrazione di una messa, sono intervenuti a ricordare il fatto ed il sacrificio del paese il sindaco di Trasaghis Stefania Pisu, il presidente provinciale dell’Associazione Vittime Civili di Guerra Adriana Geretto, l’Assessore regionale Barbara Zilli ed il presidente dell’Anpi di Udine Antonella Lestani. A ricordare e ad analizzare il fatto, concordemente, anche se magari da angolature diverse, sono stati dunque Amministratori, custodi della memoria delle vittime civili, eredi del movimento della Resistenza.Ma non è sempre stato così. Don Zossi, il parroco di Avasinis dell’epoca, rimasto egli stesso ferito nella strage, aveva propugnato la realizzazione di un monumento a ricordo delle vittime capace di diventare “un Sacrario vicino al Signore” così da fare in modo che “il sacrificio di tante anime fosse lì ad implorare Pace ed Amore ai posteri tutti”. Per parecchio tempo, però, Avasinis è stato un esempio di “memoria divisa”: ai partigiani che elencavano le azioni contro gli occupanti tedeschi e cosacchi veniva ribattuto che la popolazione civile aveva pagato un ben duro prezzo.Negli anni vi fu talvolta cesura tra il momento della cerimonia religiosa e quello della cerimonia civile; poi, negli anni, le posizioni si sono avvicinate. Accanto alla commemorazione, sono state avviate diverse iniziative finalizzate alla comprensione di quel che realmente successe in quel drammatico scampolo di guerra: così, da un lato, attraverso la raccolta di testimonianze dirette (per esempio attraverso i video “Tatort Avasinis” e “Avasinis luogo della memoria” oppure col libro “Voci dal 2 maggio”), dall’altro col reperimento di documentazione archivistica (come la pubblicazione integrale del diario del parroco dell’epoca, don Zossi).Avendo partecipato alla realizzazione di diverse delle iniziative citate, mi permetto di aggiungere alcune considerazioni per fare il punto sulla situazione.Innanzitutto mi sentirei di dire che quella di Avasinis non fu una rappresaglia: è difficile trovare una azione partigiana che abbia potuto provocare una reazione di una tale portata. Oltretutto cercheremmo invano di trovare proporzioni numeriche: le uccisioni furono casuali, seguendo qua e là il “capriccio” dei soldati impiegati nell’azione, sicuramente senza che venisse rispettato un ipotetico numero di esecuzioni preventivate.Le modalità operative che precedettero la strage fanno inoltre pensare a una pianificazione (il giorno precedente le truppe nazifasciste piazzarono dei mortai rivolti contro il paese, avviarono una azione di accerchiamento…).Fu dunque, nei fatti, un'azione preordinata, non una risposta istintiva a un attacco partigiano. Con ogni probabilità, all'interno delle operazioni di copertura delle truppe in ritirata, era stato deciso di punire le azioni partigiane in atto (che avevano appena ottenuto la resa dei cosacchi ed anche di diversi militari e civili tedeschi impiegati in zona nella Organizzazione Todt) e, parallelamente, della popolazione che sembrava sostenere il movimento resistenziale.Ovviamente, una definizione chiara dei fatti e delle circostanze risulta essere sempre più ardua, con la scomparsa progressiva dei testimoni diretti e dopo che anche due inchieste giudiziarie (una italiana e una tedesca) non sono riuscite a individuare responsabilità precise. Ciò non toglie che si debba continuare a ragionare su quelle ormai lontane vicende, si debba fare una ricerca seria su cause, dinamiche e conseguenze dell’eccidio, anche cercando documentazione integrativa (come stanno facendo, per esempio, gli studiosi Carlo Gentile e Stefano Di Giusto, andando a scandagliare gli archivi tedeschi). È, se vogliamo, un dovere civico: nel rispetto della memoria delle vittime ma anche nella necessità di inquadrare correttamente quelle vicende, evitando di dare spazio a ricostruzioni fantasiose e pressapochiste.Pieri Stefanutti, Trasaghis

 
 
 

Avasinis, la commemorazione del 2 maggio 2024

Post n°160 pubblicato il 05 Maggio 2024 da braulink
 
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Avasinis ha ricordato le 51 vittime dell’eccidio del 2 maggio 1945Cerimonia di Commemorazione del 79° anniversarioQuello del 2 maggio è un momento di memoria rilevante per Avasinis e non solo perché nel ricordo delle vittime, a cui va la memoria e la riconoscenza dell’intera comunità regionale, si rinnova la commemorazione dei tanti che in quegli anni hanno saputo tenere vicine le famiglie e le comunità locali pur nel dolore e nello strazio di una ferita ancora aperta.Questo il concetto espresso dall’assessore regionale alle Finanze nel corso delle cerimonie che si sono svolte nella pieve di Avasinis dove il 2 maggio del 1945 si consumò uno dei più tragici eccidi dell’intero Friuli in cui persero la vita 51 civili per mano di un commando nazifascista in ritirata a qualche giorno dalla Liberazione che già veniva festeggiata a Udine e in gran parte del Friuli e della Bassa friulana. Un messaggio che trova amplificazione nella partecipazione di scuole, cittadini, sindaci – è stato detto – a cui la Storia deve ancora dei chiarimenti su quanto accadde esattamente. Alla messa celebrata in friulano da don Roberto Bertossi, davanti ad una platea composta dal sindaco di Trasaghis, dal presidente della Comunità di montagna, dai rappresentanti istituzionali, dell’Anpi provinciale e regionale, dell’Associazione nazionale vittime civili della guerra, delle associazioni combattentistiche, ha preso parte anche una delegazione della scuola secondaria di primo grado di Alesso a cui sono state rivolte principalmente le parole di tutti gli intervenuti, a richiamare il dovere di memoria e di rispetto della storia di cui devono essere consapevoli le nuove generazioni. Al termine delle orazioni sono state deposte corone di fiori davanti al monumento in memoria della strage del 2 maggio, in cui furono uccisi 18 uomini, 26 donne e 7 bambini molti dei quali trucidati nelle loro abitazioni. Per questo eccidio ad Avasinis è stata conferita la medaglia d’argento al merito civile dal Presidente della Repubblica.https://www.ilfriuli.it/cronaca/avasinis-ha-ricordato-le-51-vittime-delleccidio-del-2-maggio-1945/

 
 
 

Avasinis, il programma della commemorazione del 2 maggio 2024

Post n°159 pubblicato il 28 Aprile 2024 da braulink
 
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Il Comune di Trasaghis ha diffuso, tramite manifesti murali ed inviti, il programma della commemorazione del 2 maggio, 79° anniversario della strage di Avasinis.Anche quest’anno, dopo la celebrazione, alle 10.30 di una messa, interverranno a ricordare il fatto ed il sacrificio del paese alle 11.30 davanti al monumento - sacrario il sindaco di Trasaghis Stefania Pisu, il presidente provinciale dell’Associazione Vittime Civili di Guerra Adriana Geretto, l’Assessore regionale Barbara Zilli ed il presidente dell’Anpi di Udine Antonella Lestani.

 
 
 

Avasinis, la commemorazione del 2 maggio 2023

Post n°158 pubblicato il 03 Maggio 2023 da braulink
 
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Il SIndaco di Trasaghis, Stefania Pisu, appena conclusa la cerimonia del 2 maggio, ha diffuso sulla propria pagina fb alcune note a commento: "Ad Avasinis questa mattina si è tenuta la Commemorazione del 78^ anniversario dell’eccidio, per rendere onore alla memoria delle 51 vittime innocenti. Un’orribile strage di civili, colpo di coda del secondo conflitto mondiale. Ringrazio per l’intervento il Presidente della Comunità Montana del Gemonese Alessandro Marangoni che ha portato anche i saluti dell’Assessore Regionale Barbara Zilli, oggi impegnata in Consiglio. Ringrazio per i profondi interventi anche Adriana Geretto, vice presidente nazionale dell’associazione vittime civili di guerra ed Antonella Lestani Presidente provinciale ANPI di Udine. Un sentito ringraziamento a tutte le rappresentanze presenti, ai Sindaci e amministratori del territorio, alla Polizia Locale, ai Carabinieri, alle rappresentanze delle sezioni alpine, alle associazioni, ai nostri studenti ed alle insegnanti ed a chiunque oggi abbia partecipato, perché solo la conoscenza della storia unita alla volontà di non dimenticare può preservarci da un altro 2 maggio.".

Nelle stesse ore, lo staff dell'assessore regionale Zilli ha diffuso una nota nella quale presenat la propria riflessione sulla giornata: " "L'importanza dei luoghi della memoria è fondamentale perché la storia esce dalla sua dimensione temporale e continua ad essere visibile nel nostro presente. La libertà è un patrimonio da difendere, da non dare per scontato, e reso possibile grazie al sacrificio di vite umane".

Questa la riflessione dell'assessore regionale alle Finanze Barbara Zilli, intervenuta oggi a margine della cerimonia commemorativa del 78. anniversario della strage di Avasinis, l'eccidio nazifascista che il 2 maggio 1945 provocò la morte di 51 persone.
L'assessore ha rivolto un ringraziamento a tutti coloro che si impegnano affinché "quello che è accaduto 78 anni fa in questo angolo di Friuli resti scolpito nel profondo e sia monito per il futuro. Tutto ciò che continuate a fare per la nostra comunità assume ogni volta carattere più forte e importante".

"È necessario - ha rilevato Zilli - continuare a raccontare ai giovani la storia e coinvolgerli nelle commemorazioni nei luoghi della memoria, per fare in modo che siano loro i primi ad avere consapevolezza del passato e chiavi di lettura per interpretare il presente".".

 
 
 

Avasinis, il programma della commemorazione del 2 maggio 2023

Post n°157 pubblicato il 30 Aprile 2023 da braulink
 
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L'amministrazione comunale di Trasaghis ha diffuso la locandina col programma della commemorazione di Avasinis per il 2 maggio 2023.

Il programma è il seguente:

 

Martedì 2 Maggio

 

ore 10.15 Raduno presso il Centro Sociale

 

ore 10.30 Celebrazione S. Messa presso la Chiesa Parrocchiale

 

0re 11.50 Intervento delle Autorità e orazione ufficiale presso il Cimitero Monumentale “Martiri 2 Maggio 1945”

Seguirà momento conviviale

Durante la commmemorazione interverranno il sindaco Stefania Pisu ed il presidennte dell'Associazione Vittime Civili della guerra Adriana Geretto. L'orazione ufficiale sarà tenuta da Antonella Lestani, presidente provinciale dell'ANPI.

TUTTA LA POPOLAZIONE È INVITATA A PARTECIPARE

 

 
 
 

La strage di Avasinis nel libro curato da P. Karlsen

Post n°156 pubblicato il 01 Febbraio 2023 da braulink
 
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È uscito l’anno scorso un testo importante relativo alla Seconda guerra mondiale nel territorio che i nazisti avevano denominato “Litorale Adriatico”. Si tratta di:

Karlsen Patrick (a cura di), Dizionario della resistenza alla frontiera altoadriatica, IRSREC — Gaspari ed, aprile 2022, che analizza, attraverso una serie di voci redatte da qualificati studiosi, fatti, luoghi e protagonisti della lotta di Liberazione.

 

Alle pagine 98-99 viene tratteggiato anche l’episodio dell’eccidio di Avasinis:

 

AVASINIS: LA STRAGE DEL 2 MAGGIO 1945

 

Il 2 maggio 1945, mentre parte del territorio festeggiava la Liberazione, una colonna tedesca in ritirata entrò ad Avasinis e compì una delle stragi più efferate registrate in Friuli: le vittime furono cinquantuno (quarantotto civili e tre partigiani), tra queste si contarono trentadue donne, molti anziani e bambini; una quindicina furono i feriti

Posta accanto alle principali vie di comunicazione che collegano Udine a Tarvisio, negli ultimi giorni del conflitto Avasinis vide un intenso passaggio di truppe in ritirata. La mattina del 1° maggio una colonna di tedeschi e cosacchi presa di mira da tiratori isolati che uccisero un soldato; come rappresaglia i tedeschi uccisero due partigiani e una donna e catturarono alcuni ostaggi per raggiungere Tolmezzo senza subire ulteriori attacchi.

Nel pomeriggio dello stesso giorno una seconda colonna composta da circa 250 uomini si fermò sopra Trasaghis e Avasinis; questi soldati appartenevano alla 244 Waffen-Gebirgs (Karstjäger) Division der Ss e probabilmente anche alla Feldgendarmerie e alla Waffen-Ss Prienz Eugen. I reparti della Karstjäger erano formati da militari tedeschi, croati, boemi, spagnoli e italiani (istriani, alto-atesini, friulani) specializzati nella lotta antipartigiana ed erano stati attivi nel territorio regionale; negli ultimi giorni del conflitto furono aggregati a diversi comandi per difendere le vie della ritirata.

Il mattino del 2 maggio, le forze tedesche divise in squadre attaccarono Avasinis con mortai e mitragliatrici pesanti. Le formazioni partigiane presenti tentarono di contrastarle, ma si videro in breve costrette a ritirarsi. Avasinis venne occupata. I militari iniziarono a perquisire le abitazioni; spararono su quanti vennero trovati nelle abitazioni o furono sorpresi per strada. Alcune donne vennero violentate. I militari compirono furti, saccheggi e devastazioni. Le uccisioni si svolsero con freddezza e crudeltà senza fare distinzioni tra donne, vecchi e bambini e vennero interrotte verso mezzogiorno dall’arrivo di un ufficiale; una quindicina di corpi furono trasportati nei canali fuori dall'abitato mentre gli altri vennero lasciati dove si trovavano. Quindi i tedeschi presero una cinquantina di ostaggi e, dopo aver trascorso la notte in paese, ripartirono la mattina seguente.

Alla rappresaglia fece seguito la ritorsione partigiana e della popolazione. Nei giorni successivi furono organizzati posti di blocco e rastrellamenti sulle montagne circostanti che portarono alla cattura di diversi sbandati tedeschi; sottoposti a processi sommari, furono quindi uccisi (una parte fu fucilata sulle sponde del torrente Leale).

Diverse sono le interpretazioni sulle cause della strage. Nei giorni successivi all'eccidio si diffuse la convinzione che l’azione tedesca fosse una ritorsione per l'attacco subito dalla colonna transitata il 1° maggio. Altre ragioni vennero ricondotte al sequestro di alcuni tecnici della Todt a Interneppo e del capocantiere a Trasaghis o al disarmo dei distaccamenti cosacchi di Avasinis e Oncedis effettuato dai partigiani il 29 aprile. Una delle ipotesi più accreditate fa invece riferimento all’attacco partigiano alle colonne tedesche che transitarono sulla statale 13 “Pontebbana” nella zona di Gemona; sembra che i tedeschi avessero visto i partigiani ritirarsi verso Avasinis e avessero quindi deciso di effettuare la rappresaglia. Se è dunque difficile stabilire se la rappresaglia sui civili sia stata una reazione improvvisa a un attacco partigiano o un'azione preordinata, va valutato che il sommarsi degli episodi accaduti attorno ad Avasinis (la capitolazione dei presidi cosacchi, la cattura degli uomini della Todt e gli attacchi alla colonna in ritirata) fece maturare nei comandi tedeschi l’idea che la zona rappresentasse un pericolo per le forze in ritirata.

Nel dopoguerra si è innescato un forte dibattito storico e politico che ha riguardato in particolare l'operato delle formazioni partigiane, accusate di aver provocato la reazione tedesca. Le memorie della strage rimangono articolate e divise. (FV)

 

Al volume ha dedicato negli scorsi giorni una articolata recensione lo storico Marco Puppini che, a proposito della trattazione del “caso Avasinis” si è così espresso:

 

Dizionario della Resistenza alla frontiera Alto – Adriatica 1941/1945, Recensione

(…) L’autore della voce sulla strage nazista del 2 maggio 1945 nel paese di Avasinis scrive che la versione più accreditata sulle sue cause è che sia stata una rappresaglia per un’avventata azione partigiana avvenuta il giorno prima sulla statale 13 nelle vicinanze di Gemona, con i partigiani poi ritiratisi in direzione di Avasinis (p.99). E’ la versione diffusa da persone che hanno passato anni ad accusare i partigiani di tutti i mali possibili, ma non è certo la più accreditata. Facendo riferimento ai numerosi scritti di Pieri Stefanutti sull’argomento, non vi è documentazione dell’attacco partigiano di cui sopra, e certamente la lentezza dell’avanzata tedesca (la sera del 1 si ferma a dormire a Trasaghis) dimostra che non stava inseguendo reparti partigiani in fuga. Un’azione contro una zona che rappresentava “un pericolo per le forze in ritirata”? Forse, ma se la colonna tedesca avesse voluto ritirarsi velocemente e in sicurezza non avrebbe perso tempo per lei prezioso a massacrare civili inermi, ma anche a mangiare, dormire e nascondere sia pure malamente i cadaveri ripartendo solo il giorno 3 maggio. Le ipotesi accreditate sono altre. Mi limito a ricordare: vendetta preordinata contro la popolazione nel momento della sconfitta per l’appoggio dato nei mesi precedenti alle formazioni partigiane, o strascico forse non pianificato dell’insieme di operazioni militari volte a bloccare momentaneamente gli Alleati sulla linea Gemona – Val del Lago e consentire la ritirata in Austria. Per completezza forse bisognava accennare alle uccisioni di diverse decine di cosacchi e di alcuni soldati tedeschi nei giorni successivi ad opera di giovani partigiani locali sconvolti dalle notizie ricevute, e della popolazione esasperata. Giustamente l’autore scrive che le memorie del fatto “restano articolate e divise” (p. 99), a questo proposito il discorso andrebbe centrato, per tutte le stragi di quegli anni, sulle modalità soprattutto politiche con cui è avvenuta la trasmissione di quelle memorie, finite nel tritacarne della “tempesta di merda” lanciata nel dopoguerra contro i partigiani. (…)

Marco Puppini

http://www.storiastoriepn.it/dizionario-della-resistenza-alla-frontiera-alto-adriatica-1941-1945-recensione/

 

Al riguardo, sul sito, è stato pubblicato poi anche un commento di Pieri Stefanutti:

 

Ringrazio Marco Puppini per aver voluto citare i miei lavori nel paragrafo dedicato alla strage di Avasinis.

F.V., che ha curato la voce “Avasinis” nel “Dizionario della Resistenza alla frontiera Alto-Adriatica”, ha elencato correttamente le diverse ipotesi che sono state avanzate per spiegare le motivazioni dell’eccidio; discutibile il fatto che abbia però indicato come “una delle ipotesi più accreditate” quella della reazione a un attacco partigiano sulla Statale a seguito della quale “sembra che i tedeschi avessero visto i partigiani allontanarsi in direzione di Avasinis e avessero quindi deciso di effettuare una rappresaglia”. È una tesi che contrasta con la logica … e con la geografia.

L’intervento su Avasinis pare essere invece una azione preordinata, sulle cui motivazioni si continua a riflettere. C’è da tener conto poi che, come giustamente sottolinea Marco Puppini, che la trasmissione delle memorie”, spesso, non è stata utilizzata per l’approfondimento della verità bensì per dare sostegno a tesi preconcette.

 

 

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Avasinis, la commemorazione del 2 maggio 2022

Post n°155 pubblicato il 12 Maggio 2022 da braulink
 
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Dall'anniversario di Avasinis monito a tenere vivi i ricordi

 

[Il 2 maggio]  ad Avasinis sono stati commemorati i 51 civili

che 77 anni (il 2 maggio 1945) fa furono uccisi da truppe

nazifasciste in ritirata. Alla cerimonia hanno partecipato

autorità civili e militari, il presidente dell'Anpi provinciale,

Dino Spanghero, molti rappresentanti delle istituzioni,

tra i quali i sindaci di Trasaghis, Stefania Pisu, di Gemona,

Roberto Revelant, la commissaria di Tolmezzo, Silvia Zossi,

e l'assessore regionale alle Finanze, Barbara Zilli. È stata

quest'ultima a sottolineare come Avasinis sia luogo della

memoria, luogo in cui la storia si rivela al presente per

essere oggetto di riflessione. «In questa piccola comunità

la dimensione storica del dramma deve essere monito per

il futuro affinché nulla della tragedia venga dimenticato»,

ha detto Zilli. L'assessore regionale ha sottolineato anche

il valore della libertà: un patrimonio da difendere, da non

dare per scontato, reso possibile dal sacrificio di molte vite

umane. «In quest'ottica è necessario raccontare ai giovani

la storia, coinvolgerli in commemorazioni e luoghi della

memoria, affinché le nuove generazioni abbiano consapevolezza

del passato e chiavi di lettura per interpretare il presente»,

ha concluso Zilli. 

 

(Messaggero Veneto, 3 maggio 2022)

Un momento della cerimonia

 
 
 

Avasinis, l'importanza della memoria

Post n°154 pubblicato il 12 Maggio 2022 da braulink
 
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Testo dell'intervento di Pieri Stefanutti pubblicato sul Messaggero Veneto del 30 aprile 2022

 

Avasinis, l'importanza della memoria

Egregio direttore, le recenti discussioni nate a proposito della ricorrenza del 25 aprile hanno tra l'altro fatto riemergere la necessità di raccogliere, finché è possibile, le esperienze di quanti hanno partecipato e vissuto direttamente i fatti della guerra partigiana.È un discorso che vale ovviamente anche per quegli episodi che videro protagonisti o vittime persone della popolazione civile, non necessariamente schierate col movimento partigiano. In Italia, infatti, come è documentato dal paziente lavoro di compilazione dell'Atlante delle stragi nazifasciste, vi furono parecchie centinaia di stragi e di eccidi, opera di forze nazifasciste, che videro come involontari protagonisti elementi della popolazione civile. Il discorso si impone anche per quella che è stata, in Friuli una delle ultime e più gravi stragi, quella di Avasinis, avvenuta il 2 maggio 1945, una settimana quindi dopo il 25 aprile, quando gran parte della regione è praticamente tutto il resto d'Italia erano ormai già liberati. In quella strage, opera di una formazione mista agli ordini di ufficiali tedeschi, perirono 51 persone, soprattutto anziani, donne e bambini.È uscito recentemente un libro, opera di chi scrive, "Voci del 2 maggio" (Prospettiva editrice) che raccoglie 14 testimonianze di persone ormai decedute (la cui testimonianza era stata raccolta e registrata anni addietro), presenti ad Avasinis nelle ore del massacro. Dall'esame e dal raffronto delle diverse narrazioni emerge un quadro complesso, a corollario delle svariate dinamiche di uccisioni e di crudeltà. In una presentazione affollata, svoltasi giorni addietro, è stato ribadito come sia estremamente importante proseguire in questa direzione, continuando a raccogliere le purtroppo poche testimonianze ancora reperibili, registrando il racconto delle poche persone che possono ancora dire di essere state presenti in quelle triste mattinata di 77 anni fa. Serve quindi raccogliere e riesaminare tutte le testimonianze personali, consultare la documentazione d'archivio e il materiale bibliografico uscito per effettuare un riesame oggettivo che consenta di definire una ricostruzione accettabile e condivisibile capace di spiegare tutte le problematiche ancora aperte. Anche i pochi superstiti saranno probabilmente presenti, lunedì prossimo 2 maggio quando, dopo due anni di limitazioni dettate dal Covid, la commemorazione delle vittime, che si è svolta ininterrottamente dal 1945 a oggi, tornerà a essere celebrata in forma ufficiale e aperta. Lunedì si avrà dunque la celebrazione di una santa messa a suffragio delle vittime e poi la commemorazione ufficiale, che prevede la deposizione di corone d'alloro presso il monumento-memoriale, gli interventi del sindaco di Trasaghis Stefania Pisu, dell'assessore regionale Barbara Zilli, del presidente provinciale dell'associazione Vittime civili di guerra Adriana Geretto e del presidente dell'Anpi provinciale Dino Spanghero. Si rinnoverà quindi il dovere della memoria, anche per rispettare l'indicazione del sacerdote dell'epoca, don Zossi che, a breve distanza dai fatti, annotò che «si stabilì di comune e unanime accordo in paese che ogni anno sarebbe stata celebrata in forma solenne la data del 2 maggio a ricordare il sacrificio di tante innocenti vittime».

Pieri Stefanutti. Trasaghis

 

 
 
 

Avasinis, il programma della commemorazione del 2 maggio 2022

Post n°153 pubblicato il 27 Aprile 2022 da braulink
 
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L'Amministrazione comunale di Trasaghis ha diffuso la locandina con il programma della commemorazione del 2 maggio che quest'anno si svolgerà senza le limitazioni precedentemente previste per contrastare il covid.

Programma della commemorazione

 

 
 
 

Avasinis, 14 testimonianze sull'eccidio

Post n°152 pubblicato il 23 Aprile 2022 da braulink
 
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Venerdì 25 marzo ad Avasinis c’è stata la presentazione dell’ultimo libro di Pieri Stefanutti "Voci dal 2 maggio", una raccolta di 14 testimonianze dirette di persone che per varie ragioni si trovavano in quelle tragiche ore ad assistere alla strage. Un valore aggiunto alla conoscenza dell’eccidio di Avasinis, in cui persero la vita 51 persone, di cui 18 uomini, 26 donne e 7 bambini.

A tale proposito, ecco il testo della intensa recensione scritta da Ido Cibischino e pubblicata sul Messaggero Veneto del 23 marzo:
Il martirio di Avasinis nel giorno in cui tutti festeggiavano la fine della guerra

“Il soldato ha sparato una raffica in una casa, poi è andato in quella successiva, dove ha ucciso due vecchi, i Venturini. Poi è tornato indietro, è entrato in un’altra casa. Nella stalla erano riuniti una ventina di persone: li ha uccisi quasi tutti! Poi è andato verso la canonica dove ha ucciso ancora...”
Quella del boia tedesco, in tuta mimetica ed elmetto coperto da frasche che percorre il paese accanendosi con raffiche feroci sulla popolazione inerme, è una delle figure più sconvolgenti tra quelle che emergono dalle testimonianze sulla strage (furono uccise 51 persone, per lo più donne, bambini e vecchi) di Avasinis di Trasaghis, avvenuta nella prima mattinata del 2 maggio 1945 per mano di un reparto di SS, innerbato da fiancheggiatori anche italiani, staccatosi dal grosso delle colonne tedesche che si stavano ritirando verso il confine austriaco mentre era annunciato il cessate il fuoco che avrebbe messo fine al conflitto.
A Osoppo e a Gemona – racconta uno dei testimoni – già le campane suonavano a festa; ad Avasinis, invece, suonarono a morto per una giornata intera. E accadde che l’esasperazione e lo strazio frantumassero poi le barriere della pietà e del senso d’umanità, invocate dal parroco don Francesco Zossi, fino a invertire le parti.
Scattò la vendetta quando i partigiani e la stessa popolazione, impazzita dal dolore, riservarono la stessa sorte a tedeschi sbandati e a cosacchi capitati nelle loro mani.
A riesumare quelle ore terribili è Pieri Stefanutti, ricercatore che da anni passa al setaccio la storia della sua zona (la Val del Lago) con particolare attenzione alle vicende delle due guerre mondiali.
Ha dato alle stampe una decina di pubblicazioni, cui ora si aggiunge Voci dal 2 maggio (Prospettiva editrice), un libro di cento pagine che sarà presentato dallo storico Marco Puppini venerdì 25 marzo, alle 20.30, nel centro sociale di Avasinis in una serata promossa dall’amministrazione comunale di Trasaghis.
Unisce quattordici racconti che Stefanutti ha raccolto e registrato tra gli anni Ottanta e Novanta, facendo parlare testimoni e sopravvissuti. Le testimonianze, rese in lingua friulana, vengono ora proposte in italiano con un difficile lavoro di trasposizione per rendere compiutamente la cronaca dei fatti con le sfumature e la drammaticità del ricordo.
È un prezioso contributo a ricomporre il mosaico della ricostruzione storica quello che fornisce Stefanutti. Il quale tuttavia, come altri studiosi prima di lui, ha dovuto arrendersi di fronte a interrogativi che permangono, a domande senza risposte che avvolgono la genesi della strage e la logica che la suggerì.
Perché Avasinis e non un altro paese? Chi dette l’ordine? In quale reparto era inquadrato il gruppo autore del massacro? Gli storici hanno potuto avanzare soltanto ipotesi, tutte plausibili ma nessuna ultimativa.
Alcuni sostengono che si volle punire Avasinis come rappresaglia per precedenti attacchi partigiani e per il sostegno dato alla Resistenza; oppure ancora che il paese fu scelto per un’azione preventiva e ammonitrice, affidata sul momento ai più spietati e malvagi a disposizione dei comandi: chi avesse attaccato le colonne tedesche in ritirata avrebbe scatenato altrettante ritorsioni senza pietà.
Comunque sia, prima e dopo Avasinis, tanti troppi boia hanno imperversato sui sentieri della storia incarnando il male assoluto. Ne stiamo conoscendo uno proprio in questi tempi: ha il volto da glaciale predatore del satrapo che ha sguinzagliato l’esercito russo in Ucraina.
E sovvengono i versi di una dolente ballata degli anni Sessanta: “Ancora tuona il cannone / ancora non è contenta/ di sangue la belva umana...” . L’inno alla pace di Guccini se l’è portato via il vento, come volano via le invocazioni del Papa e le lacrime di milioni di profughi, come il doloroso stupore del mondo davanti a sé stesso e alla propria impotenza.
IDO CIBISCHINO (MESSAGGERO VENETO 22 MARZO 2022)
Un momento della presentazione
 
 
 

Avasinis 2021, ancora una commemorazione silenziosa

Post n°150 pubblicato il 11 Maggio 2021 da braulink
 
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Anche quest'anno, una commemorazione ridotta, a causa del perdurare delle norme antipandemia. A cura dell'Amministrazione comunale, è stata deposta una corona al monumento sacrario.

Ecco la sintesi della cerimonia nelle parole del sindaco di Trasaghis Stefania Pisu (dal profilo Fb):

"Commemorazione delle vittime del 2 maggio ad Avasinis. Finalmente ci siamo ritrovati, anche se in forma ristretta, per ricordare l'eccidio di Avasinis, episodio tragico della nostra storia locale. Un ringraziamento particolare a Walter Menegaldo, nostro amico e fotografo, che ha predisposto una mostra fotografica "Dieci anni di 2 di maggio", in collaborazione con la Proloco di Avasinis. Molto apprezzata la presenza della nipote di Don Zossi, dello storico locale Pieri Stefanutti e di tutte le rappresentanze degli alpini".

Alcune immagini scattate da Walter Menegaldo: 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, in piedi e attività all'aperto

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone, persone in piedi e attività all'aperto

 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante rosa e attività all'aperto

 
 
 

Avasinis, un percorso per chiarire le cause dell’eccidio

Post n°149 pubblicato il 01 Maggio 2021 da braulink
 
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Il Messaggero Veneto del 29 aprile ha ospitato una riflessione di Pieri Stefanutti sul senso della commemorazione del 2 maggio e sulla possibilità di delineare un percorso per definire i diversi punti ancora non chiari sulla vicenda dell'eccidio.

 

 

Avasinis, un percorso per chiarire le cause dell’eccidio

 

Ad Avasinis, domenica si ricorderà il 76° anniversario dell’eccidio del 2 maggio 1945, uno degli ultimi e più gravi episodi del genere accaduti in Friuli durante la Seconda guerra mondiale.

Anche quest'anno non vi sarà modo. a causa delle restrizioni determinate dalla pandemia, di fare una manifestazione pubblica, e l'omaggio comprenderà pertanto solo la deposizione di una corona al monumento — sacrario da parte della Amministrazione comunale di Trasaghis. Per tutto il mese, sarà poi visitabile, sotto i portici, la mostra fotografica di Walter Menegaldo proposta dalla Pro  Loco e dedicata alle commemorazioni dell'ultimo decennio. 76 anni sono tanti ed anche il filo continuo della memoria che a lungo ha legato la gente di Avasinis e del Comune al doloroso episodio rischiano di affievolirsi, dal momento che i testimoni diretti sono in gran parte scomparsi e le generazioni che sono venute dopo rischiano di intendere quell’episodio come un fatto lontano, spesso filtrato dal ricordo confuso di una narrazione ascoltata distrattamente.

Quello di Avasinis è stato un episodio assai grave di cui ancora non sono pienamente note le motivazioni, dal momento che si sono sprecate le interpretazioni, dando spazio anche a contrasti legati a posizioni politico - ideologiche, tra quanti ritengono sia stata l'ennesima dimostrazione della ferocia nazifascista e quanti, viceversa, cercano quasi di giustificarlo interpretandolo come una legittima reazione ad azioni partigiane.

Va ricordato che nemmeno le indagini giudiziarie avviate sia dalla magistratura tedesca sia da quella militare italiana, non sono riuscite a mettere un punto fermo alle diverse versioni: non sono riuscite a determinare elementi concreti in merito alle responsabilità e così le inchieste giudiziarie sono state archiviate, quella italiana nel 2000 e quella tedesca nel 2007. La distanza dai fatti  complica ulteriormente le possibilità di trovare elementi concreti capaci di chiarire la questione: molto preziose quindi sono le testimonianze che sono state fissate attraverso un corpus di  documentazione riferito ormai a persone che non ci sono più ma il cui racconto rimane lì, a perpetua memoria, a ricordare particolari di esperienze tratte da una drammatica microstoria personale: pensiamo alle testimonianze raccolte da chi scrive a integrazione della pubblicazione del diario del parroco dell’epoca, Don Zossi, nel 1995 (definite dallo storico Marco Puppini «un coro suggestivo e terribile, in cui in forma quasi sempre asciutta e stringata, mai retorica, i sopravvissuti raccontano in stretto friulano i particolari delle morti dei loro compaesani trucidati»), pensiamo alle video interviste nei documentari “Tatort Avasinis” del 2003 e “Avasinis luogo della memoria” nel 2006 o anche alla prossima uscita del volume di testimonianze “Voci dal 2 Maggio”. Sono elementi che potranno contribuire ad integrare ulteriori ricerche storiografiche, incrociando i dati con quanto potrà emergere da indagini in fonti archivistiche ancora non esaminate (sono stati fatti dei promettenti passaggi attraverso le ricerche di Stefano Di Giusto e di altri negli archivi tedeschi). C'è da sperare che un parallelo lavoro di raccolta e riesame delle ultime testimonianze, affiancato a una approfondita indagine archivistica, possa contribuire ad ottenere elementi significativi nella ricostruzione di quello che è stato l’ultimo eccidio nazifascista della Seconda guerra mondiale in Friuli.

 

Pieri Stefanutti, Trasaghis

(Messaggero veneto, 29-04-2021)

 

 
 
 

Avasinis, il programma della commemorazione del 2 maggio 2021

Post n°148 pubblicato il 29 Aprile 2021 da braulink
 
Foto di braulink

Il Comune di Trasaghis ha diffuso il programma della commemorazione del 2 maggio che, anche quest'anno, non potrà svolgersi con una manifestazione pubblica, a causa delle limitazioni imposte dall pandemia:

 

PER NON DIMENTICARE

Anche quest'anno a causa dell'emergenza, non sarà possibile celebrare in forma

pubblica e solenne l'anniversario dell'eccidio.

Intendiamo però mantenere fede all'impegno che Don Francesco Zossi e la gente di

Avasinis avevano assunto "di celebrare ogni anno in forma solenne la data del

2 maggio a ricordare il sacrificio di tante Innocenti Vittime”.

Pertanto il Sindaco Stefania Pisu assieme alla giunta, in forma privata, deporranno une

corona di alloro presso il monumento memoriale assieme a 52 rose rosse in ricordo delle

51) vittime e del Parroco Don Zossi.

Alle ore 9.30 la cerimonia inizierà con 52 rintocchi delle campane e con il suono del

“Silenzio”, che potrà essere ascoltato in tutte le case del paese. Ciò per permettere a

tutti coloro che non potranno presenziare di rivolgere comunque un pensiero ed una

preghiera in ricordo di queste Vittime.

Nella giornata del 2 maggio ed i giorni seguenti, grazie alla collaborazione della Pro

Loco Amici di Avasinis e di Walter Menegaldo, nelle vie del paese verrà allestita una

mostra fotografica con le immagini del 2 maggio degli anni precedenti, denominata

"Dieci anni di 2 maggio”.

(dalla locandina)

 
 
 

E' online il video "Avasinis, luogo della memoria"

Post n°147 pubblicato il 03 Giugno 2020 da braulink
 
Foto di braulink

La strage di Avasinis del maggio 1945 nelle testimonianze dei superstiti

 

di GIANFRANCO ELLERO

Un episodio dimenticato dell'ultima primavera di guerra fu puntualmente registrato e intitolato "Strage di innocenti" da Chino Ermacora nel libro "La Patria era sui monti": ma ormai chi legge più, in Friuli, le pagine dell'autore di "Vino all'ombra" e di "Vino al sole"? Non rinvieremo quindi il lettore al libro di Ermacora, quasi un "instant book" stampato a Pordenone il 18 agosto 1945: ne trascriviamo un passo, avvertendo che forse erra nominando Spilimbergo, perché oggi sappiamo che i carnefici passarono sul ponte di Braulìns. "Un reparto delle Ss, proveniente da Spilimbergo, aveva invaso improvvisamente il paese col piano prestabilito di compiere una rappresaglia: punire bisognava Avasinis, in fama di asilo di partigiani; bisognava scovare e sterminare coloro che due giorni prima avevano osato disarmare i cosacchi che da mesi appestavano la regione; bisognava continuare insomma la primavera di sangue promessa dall'alto comando germanico". E siccome quasi tutti gli uomini validi erano fuggiti in montagna, furono uccise 51 persone e 13 ferite: donne, bambini, vecchi e due sordomuti. La strage di Avasinis, narrata a caldo anche su "Libertà", quotidiano udinese del Cln, il 12 maggio 1945, ricorda, in formato ridotto, altre stragi compiute in Italia (fra le più note Marzabotto e Sant'Anna di Stazzema), ma presenta qualche tratto di originalità, per così dire, rispetto alle precedenti. Avvenne, innanzi tutto, dopo la resa incondizionata delle forze tedesche in Italia (29 aprile 1945), e a lato della Pontebbana, percorsa in quei giorni dal grosso delle truppe in ritirata, mentre i cosacchi, diretti verso Monte Croce, erano impegnati nella battaglia di Ovaro contro le forze partigiane. Per concordi testimonianze dei superstiti della strage i soldati, vestiti con uniformi e distintivi delle Sa, parlavano varie lingue, qualcuno anche l'italiano e il friulano, e dalle tasche degli uccisi prelevavano i portafogli come i rapinatori a mano armata. Ma non basta: si fermarono in paese nella notte bevendo, mangiando e ballando, lasciarono un mitra scarico per ricordo, e poi, caso unico, furono a loro volta uccisi da alcuni dei superstiti nonostante si fossero vestiti in borghese: una donna li riconobbe quando dalla montagna, per vie impende e quasi sconosciute dagli stessi paesani, alcuni uomini (provenienti da Forgaria? ) scesero a prelevarli "per consegnarli agli inglesi", dissero. L'eccidio trova duratura memoria nell'intitolazione della piazza del paese: 2 maggio 1945, nel memoriale eretto accanto alla parrocchiale e, da una decina d'anni, in un documentario che Dino Arüs realizzò intervistando i superstiti della tragedia. Il documentario, prodotto per incarico del Comune di Trasaghis e della Comunità Montana del Gemonese, fu presentato al pubblico del Cinema Sociale dalla Cineteca del Friuli, che in questi giorni lo ripropone online nella piattaforma "adessocinema": entrerà così nella gigantesca memoria di Internet, e potrà essere visto e meditato in Italia e nel mondo. Va anche meditato, certo, sia per la genuinità delle testimonianze, molte in friulano sottotitolate in italiano, che per l'oggettività. Una donna ricorda, ad esempio, un soldato che salva un bambino rimasto incolume in mezzo alla strada fra le braccia della nonna uccisa da una raffica di mitra, e un uomo ricorda l'uccisione di un sordomuto che non si era fermato all'alt di un soldato. In quei giorni, da un mare di sangue, nacque la nostra Repubblica.

(Messaggero Veneto, 1° giugno 2020) 

Un'immagine di Avasinis, tratta dal video

 
 
 

Avasinis, conoscere i fatti per capire

Post n°146 pubblicato il 26 Maggio 2020 da braulink
 
Foto di braulink

Il Messaggero Veneto del 15 maggio 2020 ha pubblicato una riflessione di Pieri Stefanutti che, partendo dalla particolare atmosfera della commemorazione di quest'anno, riflette sui passi intrapresi per ricordare le vittime dell'eccidio e per cercare di capire quali siano state le cause e le circostanze del doloroso episodio attraverso "uno sforzo concorde per la definizione di tutti i particolari e le circostanze".

 

Eccidio di Avasinis, bisogna conoscere i fatti per capire

 

Don Francesco Zossi, il parroco di Avasinis rimasto gravemente ferito nell'eccidio nazifascista del 2 maggio 1945, dopo aver commemorato le 51 vittime, lasciò scritto a futura memoria sul suo diario: "si stabilì di comune ed unanime accordo in paese che ogni anno sarebbe stata celebrata in forma solenne la data del 2 maggio a ricordare il sacrificio di tante innocenti vittime".E ininterrottamente, dal 1946 a oggi, la gente di Avasinis e del Comune di Trasaghis ha mantenuto viva la memoria, con la partecipazione alla commemorazione dove, accanto al momento religioso, con la celebrazione della messa, si è costantemente avuta anche una connotazione civile, con l'intervento, per la commemorazione ufficiale, accanto agli amministratori locali, di diversi presidenti della Giunta e del Consiglio regionale in carica, a sottolineare l'importanza del ricordo di uno dei più dolorosi episodi della guerra in Friuli.Quest'anno, dopo le limitazioni imposte dai provvedimenti per fronteggiare il Coronavirus, non hanno potuto svolgersi né la messa né la cerimonia pubblica davanti al monumento memoriale; a nome della Amministrazione comunale e dell'intera comunità il Sindaco, con il vicesindaco, sabato 2 maggio, hanno comunque depositato, nel rispetto delle disposizioni ministeriali, una corona ed un omaggio floreale al monumento - memoriale. Il suono di 52 rintocchi di campana (uno per ogni vittima ed uno a ricordare il sacrificio e l'impegno di don Zossi) e le note del Silenzio hanno consentito alla gente del paese di rivolgere alla memoria delle vittime un pensiero o una preghiera.Relativamente alla conoscenza di quei fatti lontani, c'è da ricordare che sono state promosse dall'Amministrazione comunale, negli anni, varie iniziative, come la pubblicazione integrale del diario del parroco don Zossi e la diffusione di videodocumentari (da "Tatort Avasinis" di Jim G. Tobias ad "Avasinis luogo della memoria" di Dino Ariis) con la raccolta di testimonianze dirette su quei fatti.Personalmente, ho continuato a cercare di dare un contributo alla ricostruzione di quelle vicende, per esempio attraverso la predisposizione di una bibliografia ragionata che raccoglie più di 250 titoli di lavori che si sono occupati dell'eccidio e anche con il recentissimo "Le ultime raffiche" dove si cerca di ricostruire quello che è accaduto nella zona della Valle del Lago giorno per giorno, dal 25 aprile al 6 maggio, tra l'insurrezione partigiana e l'intervento delle SS, tra attacchi e ritorsioni, a dimostrazione del fatto che, mentre gran parte d'Italia gioiva per la Liberazione, in questo lembo di Friuli crepitavano ancora le ultime raffiche di mitra (i due lavori sono reperibili su Internet nella versione ebook). È necessario, in sostanza, cercare di documentarsi nel modo più approfondito possibile, attraverso un confronto dei fatti e delle versioni offerte da fonti diverse."Avasinis era ben degna d'essere iscritta ad un albo d'onore tra i paesi e le città italiane martoriate dalla guerra, così grande fu il suo tributo di sangue", scrisse don Zossi. Un riconoscimento, negli anni, è arrivato nel 2005 con la concessione al Comune, da parte del Presidente della Repubblica, della medaglia d'argento al valore civile. A questo atto dovrebbe affiancarsi uno sforzo concorde per la definizione di tutti i particolari e le circostanze che hanno determinato tanti lutti durante gli ultimi giorni della guerra. 

Pieri Stefanutti sul Messaggero Veneto del 15 maggio 2020

 

 

 

 
 
 

Avasinis 2020, una commemorazione silenziosa

Post n°145 pubblicato il 04 Maggio 2020 da braulink
 
Foto di braulink

Il ricordo dell'eccidio di Avasinis, stante la proibizione relativa allo svolgimento di cerimonie pubbliche a seguito delle misure di contenimento del covid-19, è stato mantenuto dalla Amministrazione comunale di Trasaghis  con l’intervento del Sindaco Stefania Pisu e del vicesindaco Roger Stefanutti i quali, sabato 2 maggio, hanno deposto una corona e un  un omaggio floreale al monumento, in un momento di commozione che è stato accompagnato da 52 rintocchi di campana (uno per ogni vittima ed uno a ricordare il sacrificio e l’impegno di don Zossi, anch’egli rimasto ferito nella strage) e dalle tristi note di tromba  (preregistrate) del “silenzio fuori ordinanza”.

 

V. il video della commemorazione:

https://www.youtube.com/watch?v=ikMoKaKtqUA&t=34s 

 

V. il video con canto "Ostia santa" in memoria delle vittime dell'eccidio:

https://www.youtube.com/watch?v=1dmeX-ojsoI 

 
 
 
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