PREMIO
Questo blog si fregia del premio
assegnatogli da me medesimo con la seguente motivazione:
"Per il divertimento che ho provato nello scriverlo, e per esser riuscito nell'intento iniziale, parlar di musica per parlar anche d'altro. Con un riconoscimento speciale a Nick Hornby e al suo libro 31 canzoni, di cui il presente blog costituisce una mimesi dello stile di scrittura."
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Supertramp, "If Everyone Was Listening"
Post n°55 pubblicato il 12 Aprile 2009 da fattodiniente
Una delle regole non scritte di questo blog è ovviamente ‘non mettere due brani dello stesso artista’, ma prima o poi doveva succedere di disattenderla. Beh, i Supertramp sono un’ottima occasione per infrangerla. Perché chi non ama i Supertramp? A chiederlo in giro, probabilmente nessuno. Ma quanti possono dire di conoscerli davvero? Quanti cioè davvero li amano? Forse sarebbe più corretto dire che praticamente tutti apprezzano i Supertramp, o almeno apprezzano qualcosa di loro. Perché amarli, quella è un’altra faccenda: significa capirli fino in fondo, e quindi conoscerli, riconoscerne le sfumature, i riferimenti, i significati, il modo in cui costruiscono le emozioni… Mille citazioni, in un gioco di rimandi a specchio, in cui tutto viene usato per significare qualcosa di molto diverso, in cui tutto diventa qualcos’altro, sempre molto molto personale. In un certo senso, la musica dei Supertramp è un gioco mimetico, ma non nel senso del nascondere stili e stilemi, ma in quello del reinterpretarli, illuminandoli di nuova luce: un blues è e resta un blues, un sax soul resta esattamente quel che è, ma elevati ad una potenza diversa e nuova. Esercizi di stile, ma mai fini se se stessi: al contrario eseguiti alla ricerca di una forma espressiva precisamente finalizzata, più consona ad un contenuto che c’è sempre, eccome. Come un gioco di burattini, nel quale i bambini fanno parlare le loro angosce e malinconie con la voce del personaggio,che solo apparentemente racconta un’altra storia. Certo, a colpire è quel tono ilare e leggero, sempre piacevole e accattivante, anche divertente, di affrontare la vita e le sue difficoltà, le sue malinconie. Una leggerezza che però confina, o meglio si coniuga e si fonde, in un pathos intensissimo, fatto di emozioni, di altitudini e profondità persino vertiginose; e senza rendertene conto, ti accorgi che nel mentre sorridi, sei stato portato dentro ad una tensione lacerante, altissima, espressa da un lirismo persino sfacciato nella sua purezza, e sincerità: cose che alla fine nemmeno le parole sanno descrivere, e raccontare. Un pathos fatto di niente. Perchéi Supertramp sanno essere delicati, intimisti, lievi lievi, e poi trascinanti, e travolgenti, per poi diventare drammaticamente lirici e persino commoventi, quando ci si mettono; e sempre in modo inaspettato, sorprendente. Tu ascolti i Supertramp, e trovi sempre qualcosa di bello, di piacevole, di gradevole. Da ameni ma serissimi menestrelli della vita quotidiana, della quale essi cantano con apparente levità, con un distacco ironico e un po’ sornione, le sue miserie, i suoi drammi esistenziali, i conflitti irrisolti, descritti sempre come alla fine irrisolvibili. I loro testi raccontano una amarezza, un disincanto davvero radicali: disagi esistenziali, più che esistentivi, per usar il lessico di uno che se ne intendeva. Occorre spiegare chi siano realmente i Supertramp perché chi li ascolta, li capisca; e spiegare – si sa – fa sparire la magia. |
L'AUTORE
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