Creato da fattodiniente il 01/06/2007

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Amorphous Androgynous, 'The Mello Hippo Disco Show'

Post n°22 pubblicato il 03 Novembre 2007 da fattodiniente

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È una cosa strana, al limite del paradosso, che la musica dia un significato alla vita, quando dovrebbe essere il contrario. La musica, come diceva Débussy, proviene dall’Ombra, ed è la manifestazione di quel che caos primordiale di sentimenti ed emozioni che ci costituisce, e su cui dopo costruiamo tutti i significati razionali.
Ora, la quasi totalità della musica che significa qualcosa per me ha almeno dieci anni. Quando va bene. In effetti, è ormai da un decennio che ho smesso di seguire nuove uscite discografiche. Non che non si producano più dischi nuovi, e che non ci siano più artisti che continuano a produrre dischi – figuriamoci! Solo che non mi interessano, e al massimo si può dire che si è smesso da un bel po’ di produrre cose realmente interessanti da ascoltare. Meglio, che semplicemente interessi ascoltare a me. L’età probabilmente, nel senso che è a vent’anni che si costruiscono i nostri significati definitivi del mondo; e la musica che ascolti a quell’età è quella per l’appunto che colora il tuo rapporto con le cose: dopo, subentrano altri atteggiamenti, e non hai più voglia, e la capacità, di vedere le cose in modo diverso.
Così, che alla fine, rimani quel che sei diventato, e ti porti dentro quel che ti sei costruito. E se il sentimento religioso è quel che hai imparato dai Genesis, o nei modi che i Genesis ti hanno evocato, di là non ti muovi. Il che non vuol dire perciò che la musica che ti porti dentro sia migliore di altre: è semplicemente la tua, e alla fine è “solo” una musica come un’altra. E conosco gente che impazzisce per – o con – la disco, e qualcun altro per cui Beethoven è il massimo della vita (pare che il Fidelio sia il massimo del massimo, ma non saprei dire, né credo approfondirò la cosa in futuro). Personalmente, non ho niente contro tutto questo, ma nemmeno mi interessa granché ascoltare davvero qualcosa di nuovo, nel senso di recente.
Non è prevenzione, sia chiaro. Potrei dire che i nuovi gruppi rifanno semplicemente (e dal mio punto di vista, meno bene), ciò che i Led Zeppelin facevano trentacinque anni fa. Ma è anche vero che i Led Zeppelin rifacevano a modo loro il blues, e gli Yes (si) rifacevano al modo di cantare dei gruppi vocali americani, seguendo magari la lezione di Stravinskij. E Ian Anderson rifaceva paro paro le gimmicks di Roland Kirk, e Bob Dylan rifaceva Pete Seeger, e… Insomma non si inventa niente, e non si vede perché ora dovrebbe essere diverso.
Certo, l’industria musicale è cambiata, è cambiata l’idea di “album” e ora si va di iPod ed mp3, ma neanche la forma-album fu consegnata a Mosé durante il famoso tour che fece sul Sinai, tremila e passa anni fa (una tournée passata alla storia, e manco un live che documenti l’evento). Con questi criteri non si va da nessuna parte.
E poi io non sono un passatista, e il laudatis temporis actibus è un atteggiamento che mi irrita in qualunque salsa, figuriamoci in questa. Capisco che i ragazzi d’oggidì hanno un atteggiamento diverso – e hanno tutto il diritto di averlo. E a chi obietta che non sanno cosa si perdono – o si son persi – rispondo che so bene cosa mi son perso invece io ad esser giovane in un’epoca in cui le possibilità tecniche e culturali attuali erano più che un sogno, e mannaggia a me se l’ho sognato! E tanto peggio – o tanto meglio - se i Genesis son stati giovani tre decenni e passa fa.
Poi, capita anche di trovare qualcosa di nuovo che ti prende davvero. Questi due tizi, ad esempio, che dopo essersi evidentemente stufati della techno spinta e molto art che facevano sotto il nome di Future Sound of London, si son messi a produrre dischi come questo The Isness, sotto il nome di Amorphous Androgynous. Eh beh.
Ok, li ascolti e pensi “sì, ma questa è la space guitar di Hillage con i Gong, quest’altro è il folk psichedelico di Donovan (o dell’Incredible String Band), e qui invece rifanno Led Zeppelin III, e qui poi…” Beh, chissenefrega. Tanto torniamo al discorso di prima.
Alla fine della giostra, io continuo ad avere la mia bella età, le occasioni per cambiare la mia vita le ho avute, ma non sono andate come ho cercate di farle andare, o come credevo – o banalmente sono andate come dovevano andare -, e tutto quel che posso dire è che il tempo passa, e ora anche gli Amorphous Androgynous hanno un posto nella mia storia, dopo aver già avuto un posto nella mia vita. Col mio atteggiamento, certo, pare abbastanza improbabile incontrare ancora qualcosa del genere in futuro. Ma non si può mai dire.

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Commenti al Post:
fattodiniente
fattodiniente il 04/11/07 alle 12:34 via WEB
PS. Nel mio personalissimo cartellino, questo disco segna un record singolare: l'ho acquistato sei volte in due mesi. Non sto a spiegare come mai.
 
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