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Il tentativo di distruzione della Chiesa Cattolica e il tradimento del Concilio Vaticano II (seconda parte)

Post n°43 pubblicato il 30 Giugno 2021 da daniela.g0
 

 

Qualche parola vorrei spenderla anche sull'ennesimo attacco alla memoria di Giovanni Paolo II. Non entro nella questione per cui sia o meno possibile per un credente cattolico pregare insieme ad un credente di un'altra religione, perché richiederebbe troppo tempo.  

Tuttavia, in merito all'incontro interreligioso di Assisi, voluto nel 1986 da Giovanni Paolo II, risulta del tutto forzata l'interpretazione secondo la quale il pontefice lo avrebbe voluto per aprire la via all'ormai famoso sabba infernale di Astana. Ricordo bene quell'incontro ed il clima gioioso che l'accompagnò. Credo che la stragrande maggioranza dei fedeli cattolici che furono messi al corrente di quell'evento ne capirono il senso assai più profondamente di quanto non abbia voluto fare quella parte di gerarchia ecclesiastica che si è abilmente servita di esso per distruggere la Chiesa di Cristo. Nessuno allora pensò minimamente che papa Giovanni Paolo II volesse rinunciare anche a un solo millimetro della specificità della dottrina cattolica in nome del dialogo, piuttosto era evidente il tentativo del papa di porsi come presenza del Cristo in Terra che attira tutti a Sé. Semmai quell'incontro avrebbe dovuto esser letto come luogo di annuncio, di evangelizzazione; ricordando come i semi del Verbo [3], quei frammenti di verità, sono presenti in ogni uomo allorché volge il proprio sguardo verso il Trascendente.  

Sfido chiunque a negare questa verità. E ad insinuare la malafede del papa in quell'occasione.  

Nella lettera enciclica Redemptoris missio sull'urgenza della missionarietà della Chiesa, al paragrafo 3, papa Giovanni Paolo II infatti esorta: 

"Popoli tutti, aprite le porte a Cristo! Il suo Vangelo nulla toglie alla libertà dell'uomo, al dovuto rispetto delle culture, a quanto c'è di buono in ogni religione. Accogliendo Cristo, voi vi aprite alla parola definitiva di Dio, a colui nel quale Dio si è fatto pienamente conoscere e ci ha indicato la via per arrivare a lui [4]."   

Oltre tre milioni di fedeli si riversarono a Roma per rendere omaggio alla salma di Karol Wojtyla dopo la sua morte, avvenuta il 2 aprile del 2005. Il grido unanime, levatosi dalla folla durante la celebrazione del funerale, fu: "Santo subito!".  

Il sensus fidei fidelium dovrebbe ricordare a tutti i detrattori di san Giovanni Paolo II come la Chiesa, i fedeli, abbiano pronunciato la parola definitiva su di lui una volta per tutte.  

L'ennesimo attacco al papa polacco, d'altronde, arriva a seguito di quello di vari giornali americani come la testata cattolica progressista National Catholic Reporter e come il New York Times. Proprio il National Catholic Reporter aveva auspicato che "il Vaticano sopprima formalmente il culto di Giovanni Paolo II", mentre in Polonia le statue che lo raffigurano venivano imbrattate di vernice rossa e vandalizzate. Si leggano bene gli avvenimenti accaduti in Polonia a partire dallo scorso ottobre e le modalità con cui si sospetta siano stati orchestrati da una regia occulta, esperta ed estranea, collocata fuori dal Paese.  

Il Rapporto vaticano sull'ex cardinale Theodore Edgar McCarrick ha, di fatto, gettato l'ombra del sospetto sulla figura del pontefice, proprio mentre nello stesso momento in Polonia si consumavano i vili attacchi alle chiese e si vandalizzavano croci e statue, tanto che sacerdoti e fedeli hanno dovuto difenderle fisicamente. Si sono registrati anche dei feriti gravi, fra cui un ragazzo colpito alla testa con un manganello telescopico.

 

Un uomo brutalmente aggredito con delle mazze da un gruppo di manifestanti pro-aborto mentre cercava di proteggere una statua di Giovanni Paolo II, nella città di Wołomin, a poca distanza da Varsavia (Foto FB/Żołnierze Chrystusa)      

 

Ma la credibilità del Rapporto vaticano sul cardinale McCarrick è stata duramente attaccata dall'arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, che ha affermato - lo scorso novembre - durante un'intervista, raggiunto telefonicamente dal conduttore e giornalista televisivo americano Raymond Arroyo, nel corso della sua trasmissione The World Over

"Mi sembra anche significativo che James Grein, l'unica vittima delle molestie sessuali di McCarrick che ha avuto il coraggio di denunciarlo pubblicamente, non compaia nel Rapporto e che non vi sia traccia della sua testimonianza, nella quale avrebbe riferito anche del viaggio che fece con McCarrick a San Gallo alla fine degli anni Cinquanta.
Dalle dichiarazioni pubbliche di James Grein, è chiaro che l'inizio della scalata di McCarrick - allora era un giovane sacerdote appena ordinato - coincise con quella visita in Svizzera, in un monastero che fu poi sede degli incontri dei congiurati della cosiddetta 'mafia di San Gallo'. Secondo le dichiarazioni del defunto cardinale Godfried Danneels, quel gruppo di prelati decise di sostenere l'elezione di Bergoglio sia dopo la morte di Giovanni Paolo II sia durante il conclave seguito alle controverse dimissioni di Benedetto XVI. 

Ricordo che durante una conferenza alla Villanova University l'11 ottobre 2013, l'allora cardinale McCarrick ammise di aver sostenuto l'elezione del cardinale Bergoglio all'inizio delle Congregazioni generali prima del conclave che si era tenuto pochi mesi prima [a marzo 2013]. 

Mi chiedo che tipo di affidabilità possa avere un organo giudiziario che abbia un conflitto di interessi così evidente a causa del suo passato rapporto con l'imputato. Come possono Bergoglio e la Segreteria di Stato che dipende da lui fingere di apparire imparziali quando McCarrick è andato in Vaticano con una frequenza anomala, quando nel giugno 2013 è stato incaricato [da Bergoglio] di fare un viaggio diplomatico in Cina? E come non pensare che i loro ripetuti tentativi di insabbiamento e negazione della propria responsabilità siano all'origine dello sforzo sistematico di screditarmi come testimone, per non portare alla luce le complicità e le connivenze che esistono tra loro e McCarrick stesso?".    

Inoltre, è di importanza fondamentale sottolineare come la Polonia di Karol Wojtyla rappresenti oggi l'ultimo baluardo della cristianità e della cattolicità in Europa. Ecco perché il violento attacco sferrato alla Polonia, come quello contro Giovanni Paolo II, il Santo dell'Europa unita all'insegna delle proprie radici cristiane e della propria identità nazionale, dovrebbe preoccupare enormemente il Vecchio Continente e il mondo intero.   

Scrive lo studioso e ricercatore Emanuel Pietrobon nel febbraio 2020: "Se nel secolo scorso è dall'Europa che si originavano oltre il 90% delle ordinazioni, oggi l'Europa produce meno del 25% del nuovo clero che entra in funzione annualmente. Osservando i numeri europei più attentamente, si può notare che ogni quattro nuovi preti ordinati uno è polacco; ed è una tendenza consolidatasi negli anni recenti. Nel 2017, ad esempio, in Polonia sono stati ordinati 350 nuovi preti, mentre in tutta l'Europa 1272; ciò significa che i sacerdoti che parlano polacco rappresentano il 26% del totale". 

E mentre sto scrivendo, proprio ora arriva un'altra notizia che non può non lasciare sgomenti. Così titola il quotidiano Il Tempo.it: "Papa Francesco sfregia Giovanni Paolo II, inchiesta per pedofilia sul suo segretario".   

"La commissione di inchiesta è stata voluta fortemente da Papa Francesco ed è clamorosa. Perché secondo quanto svela Franca Giansoldati sul Messaggero ha nel mirino il cardinale polacco Stanislao Dziwisz, che è stato per tutto il suo pontificato il segretario e l'ombra di Giovanni Paolo II". E continua: 

"Dubitare dell'uomo di cui si fidava di più è un po' come sfregiare la memoria del Papa polacco fatto santo. Eppure così sta avvenendo: Dziwisz è sospettato non di essere pedofilo ma di aver coperto preti pedofili ignorando le denunce fatte in Polonia nei confronti di alcuni di loro e una lettera che gli sarebbe stata mandata ma che lui assicura di non avere mai ricevuto".    

Quello che non viene detto, però, è che le gravissime accuse rivolte il 9 novembre 2020 al cardinale Stanislaw Dziwisz dall'emittente polacca Tvn24, di proprietà del colosso televisivo americano Discovery, sono arrivate puntuali proprio mentre il Vaticano ha pubblicato il giorno successivo - il 10 novembre - il rapporto sull'ex cardinale arcivescovo di Washington, Theodore Edgar McCarrick. E ancora, bisogna ricordare che Ceo e presidente di Discovery è un certo David Zaslav, la cui attività divulgativa è strettamente legata alla politica. Zaslav è di nazionalità americana ma il cognome tradisce un'origine polacca.  

Come ha riportato la testata online RecNews, "Zaslav inizia a ricevere finanziamenti dal 2006, ma la svolta avviene dieci anni dopo, quando riesce a movimentare 235.100 dollari dal suo network sforna reality, programmi per bambini, documentari e intrattenimenti di vario genere. Da qui passa il convincimento delle masse e la promozione dell'ideologia Dem. Gli ultimi versamenti documentati del presidente e Ceo di Discovery coprono due anni, il 2015 e il 2016. Il più cospicuo è quello del 5 ottobre 2016 di 66.800 dollari, che ha come causale 'Hillary Victory Fund', fondo per la vittoria di Hillary (Clinton, n.d.a.)".  

Dunque le accuse mosse al card. Dziwisz nel corso di un documentario trasmesso dall'emittente polacca Tvn24, non risultano affatto scevre da possibili e macroscopici conflitti di interesse: il coinvolgimento politico di Zaslav a favore del Partito Democratico americano è un fatto oggettivo, così come il famoso New York Times - che ha attaccato lo scorso autunno Giovanni Paolo II - è un giornale che ruota notoriamente nell'orbita dei Democratici americani, sostenendo la candidatura alle Elezioni presidenziali di Barack Obama nel 2008, nel 2012 e quella di Hillary Clinton nel 2016.   

Sembra proprio che la presenza spirituale di Karol Wojtyla risulti ancora adesso troppo pericolosa ed ingombrante da dover essere spazzata via completamente, e tanto più facile diviene oggi attaccarne il pontificato, quanto più si è certi che egli, ovviamente, non potrà più difenderlo.  

Già, perché Wojtyla non era un uomo da mettere a tacere facilmente.  

Chi ricorda la contestazione pubblica organizzata nel 1983 dal regime sandinista, mentre Giovanni Paolo II celebrava la messa, quando il papa si recò in visita pastorale in Nicaragua? Se i contestatori stavano urlando, Karol Wojtyla non si fece intimidire ma urlò ancor più forte dei contestatori, mentre si trovava sull'altare, sollevando con determinazione verso l'alto il crocifisso, onde rimarcare che quello è l'unico Re dell'universo! 

 

 

Joseph Ratzinger intanto - come ha riportato Il Messaggero il 25 maggio scorso - "ha dato l'assenso all'avvio di un maxi portale internet sulla vita e l'opera di Benedetto XVI. L'iniziativa è stata lanciata in Germania il giorno di Pentecoste ed è stata annunciata a Wuerzburg dalla Fondazione Tagespost per il giornalismo cattolico.  

L'obiettivo è di creare un sito d'informazione internazionale (www.benedictusXVI.org) per trasmettere l'opera del teologo Joseph Ratzinger/Benedetto XVI e renderla fruibile non solo agli accademici ma a tutti i cattolici. La fondazione collaborerà con l'Istituto Papa Benedetto XVI di Regensburg.  

Il sito in lingua tedesca contiene per ora i testi principali del Papa Emerito ma verrà progressivamente ampliata. [...] Ai testi è stato affiancato una sorta di 'Bignami' sull'Abc della visione ecclesiologica di Ratzinger e un album fotografico con le fotografie dei momenti più importanti del pontificato. In futuro il sito sarà disponibile anche in altre lingue (compreso il cinese e l'arabo)".  

Questa notizia, passata per lo più inosservata, è di capitale importanza perché mostra come Benedetto XVI non abbia rinunciato alla sua missione all'interno della Chiesa. 

Frate Alexis Bugnolo, studioso ed esperto latinista, esaminando la Declaratio scritta da Benedetto XVI prima delle sue dimissioni, ha notato la presenza di alcuni errori in latino che renderebbero invalide le dimissioni del papa

Secondo fra' Bugnolo, papa Benedetto non avrebbe rinunciato al munus, (l'incarico di papa, di derivazione divina) ma soltanto all'esercizio pratico del potere, il ministerium. Anche se il codice di diritto canonico impone la rinuncia proprio al munus. La scomposizione formale dell'incarico papale in munus e ministerium, alla base della rinuncia, è stata predisposta a suo tempo da papa Giovanni Paolo II e dallo stesso card. Ratzinger.  

Gli errori grammaticali sono di fatto presenti, individuati da classicisti di tutto il mondo, ed è inconcepibile che un papa con la statura culturale di Joseph Ratzinger commetta simili errori o che non sia stato corretto da nessuno dei funzionari per ben 18 giorni fino alla sede vacante, come ha ricordato recentemente il giornalista Andrea Cionci.  

Dunque l'atto di rinuncia al papato che ne scaturisce risulta completamente nullo. 

Anche altri laici, come l'avvocato Carlo Taormina e, più recentemente il magistrato Angelo Giorgianni, sostengono questa tesi, secondo la quale l'unico vero papa sia ancora Benedetto XVI, mentre Jorge Mario Bergoglio sia, a tutti gli effetti, ancora un cardinale. A questo si aggiungono le dichiarazioni di Benedetto XVI negli anni successivi, che continua a sostenere che "il papa è uno solo", senza mai specificare quale sia dei due 

Il libro dell'avvocatessa Estefania Acosta: Benedict XVI: "Pope Emeritus"? - pubblicato nel febbraio 2021 - va nella stessa direzione.  

Così come nella medesima direzione vanno le stesse parole di Benedetto XVI, nell'ultimo libro scritto da Peter Seewald: Benedetto XVI, Una vita, in risposta a una domanda posta dallo stesso Seewald, a proposito del filosofo Giorgio Agamben

«Nel suo libro "Il mistero del male. Benedetto XVI e la fine dei tempi", il filosofo italiano Giorgio Agamben si dice convinto del fatto che la vera ragione delle sue dimissioni sia stata la volontà di risvegliare la coscienza escatologica [che riguarda i tempi ultimi, n.d.a.]. Nel piano divino della salvezza la Chiesa avrebbe anche la funzione di essere insieme "Chiesa di Cristo e Chiesa dell'Anticristo". Le dimissioni sarebbero una prefigurazione della separazione tra "Babilonia" e "Gerusalemme" [con riferimento alla Gerusalemme celeste, alla Chiesa Una, Santa e Immacolata, n.d.a.] nella Chiesa. Invece di impegnarsi nella logica del mantenimento del potere, con la sua rinuncia all'incarico lei ne avrebbe enfatizzato l'autorità spirituale, contribuendo in tal modo al suo rafforzamento [5]».   

Nel rispondere, Benedetto XVI conferma di fatto le affermazioni di Agamben: 

«A proposito delle parabole di Gesù sulla Chiesa, sant'Agostino disse che da un lato molti sono parte della Chiesa in modo solo apparente, mentre in realtà vivono contro di essa, e che, al contrario al di fuori della Chiesa ci sono molti che - senza saperlo - appartengono profondamente al Signore e dunque anche al suo Corpo, la Chiesa. Dobbiamo sempre essere consapevoli di questa misteriosa sovrapposizione di interno ed esterno, una sovrapposizione che il Signore ha esposto in diverse parabole. Sappiamo che nella storia ci sono momenti in cui la vittoria di Dio sulle forze del male è visibile in modo confortante e momenti in cui, invece, le forze del male oscurano tutto. Vorrei infine citare il Vaticano II, che nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium (1,8) espone questo punto di vista rifacendosi ad Agostino: "La Chiesa 'prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio' (Agostino, De civitate Dei, XVIII, 51,2: PL 41,614), annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1 Cor 11,26)».    

Sono rivelazioni che dovrebbero letteralmente far saltare dalla sedia i cattolici: eppure sembra che, fra molti cattolici tradizionalisti, l'unico pensiero vada oggi al rifiuto assoluto del Vaticano II, trascinando con esso, come in un fiume in piena, anche i papi che ne hanno fatto parte, come Wojtyla e Ratzinger.  

Come se il loro legame con il Concilio Vaticano II ne avesse inficiato a priori tutto l'operato. E sembra proprio che se le dimissioni di Benedetto XVI dovessero risultare del tutto invalide, non importi niente a nessuno.  

Eppure Benedetto XVI rappresenta il Vicario di Cristo in terra, rimarcando come Jorge Mario Bergoglio abbia rinunciato definitivamente a questo titolo.  

Benedetto, lasciato solo da quella parte di Chiesa, sana e non corrotta, che avrebbe dovuto invece continuare a sostenerlo. 

 

 

Mentre coloro che non intendono disconoscere totalmente il Vaticano II, ma ricordano ancora come esso rappresenti sempre un atto legittimo della Chiesa che semmai andrebbe corretto nelle sue affermazioni più ambigue, risultano di fatto essere degli emarginati: sia da una falsa Chiesa che usa il Vaticano II come mezzo distruttivo, sia dagli stessi tradizionalisti che non gli perdonano di non rinnegare completamente il Concilio...  

Eppure anche noi siamo figli legittimi di questa Chiesa, e in stretta continuità con i papi Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E non per questo possediamo necessariamente una "visione contrapposta tra il Dio dell'Antico e quello del Nuovo Testamento" o soffriamo di "dissonanza cognitiva", ricordando come patologizzare il dissenso è un male che proviene in origine dall'antico Avversario.   

Mai come adesso sarebbe auspicabile nella Chiesa la presenza di una santa quale fu la grande Caterina da Siena, prima donna ad essere proclamata Dottore della Chiesa e patrona d'Italia rispettivamente dai papi Paolo VI e Pio XII nel 1970 e nel 1939. L'indefettibile fedeltà al papato e il desiderio di riforma e di unità della Chiesa ne caratterizzarono pensiero ed opere e ne orientarono le potenti preghiere.  

L'arcivescovo di Monreale, Cataldo Naro, scomparso prematuramente in circostanze poco chiare, fu un convinto estimatore della sua figura. Con le autorevoli parole tratte dalla sua ultima lettera pastorale [6] e con un accorato appello all'unità della Chiesa, mi accingo alle conclusioni, ricordando a chi legge come Naro scrisse quella lettera pochi mesi dopo l'infame aggressione fisica subìta a Cinisi, dove persino le forze dell'ordine latitarono malgrado le ripetute chiamate, e la scrisse in un clima a lui ostile e via via sempre più minaccioso. 

Nonostante questo, la lettera risulta sorprendentemente bella, scritta con stile volutamente semplice ma al tempo stesso completamente innovativo, da cui traspare tutto lo slancio dell'autore per la sua amata Chiesa:      

L'amore alla Chiesa significa, anche, questa generosa capacità di perdono e di superamento di ogni risentimento per guardare con speranza al futuro che il Signore prepara per noi ed accogliere con animo libero i compiti che Egli ci affida; ed anche per non ostacolare l'incontro di ogni uomo e di ogni donna con Lui. Tutti devono poter scorgere la bellezza della Chiesa. Ed è solo il nostro peccato ad oscurarla. È la nostra mancata testimonianza di unità e di concordia ad impedire il cammino degli uomini verso Cristo.                   

 

 

 

Note:    

 

[3] Cfr. GIUSTINO, II Apologia, 8,1.                  

[4] GIOVANNI PAOLO II, Lett. enc. Redemptoris missio (7 dicembre 1990), 34: AAS 83 (1991), 251-252.                 

[5] P. SEEWALD, Benedetto XVI. Una vita, Garzanti, Milano 2020, p. 1208.           

[6] C. NARO, Amiamo la nostra Chiesa. Lettera pastorale ai fedeli della Chiesa di Monreale. Arcidiocesi di Monreale, Monreale 2005, pp. 46-47.                 

 

Qui la prima parte dell'articolo.

 

 
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