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I tamponi, i rischi di cui non si parla e il circo dei grandi affari

Post n°53 pubblicato il 20 Settembre 2021 da daniela.g0
 

 

Per ottenere in Italia l'ormai famigerato green pass, le disposizioni governative impongono l'esecuzione del tampone: rino-faringeo (detto molecolare) o nasale rapido (detto antigenico), per attestare la negatività al virus SARS-CoV-2 delle persone che, per molteplici ragioni, non si sono sottoposte all'inoculazione del vaccino sperimentale COVID-19.  

Sono in tantissimi ormai a proporre e consigliare i tamponi rapidi, al posto dell'avvenuta inoculazione della prima o seconda dose dei vaccini COVID disponibili in circolazione. Tra questi si annoverano anche noti artisti, come Enrico Ruggeri o Loredana Berté, che hanno già "offerto" tamponi gratuiti per i partecipanti ai loro concerti.  

E anche militanti nelle fila della cosiddetta opposizione, come ad esempio Fabio Duranti, fondatore dell'emittente Radio Radio, hanno consigliato agli ascoltatori l'uso del tampone rapido come lasciapassare.  

Tuttavia, proprio Radio Radio e lo stesso Fabio Duranti, soltanto pochi mesi fa, diffondevano anche video come quello contenente l'intervento della dott.ssa Antonietta Gatti, di lunga e consolidata esperienza, sui rischi del tampone RT-PCR rino-faringeo, tenuto - il 31 marzo scorso - in un'audizione alla Camera dei Deputati, dopo avere analizzato parecchi e svariati tamponi attualmente in uso in Italia.

Poiché i risultati diffusi dalla dott.ssa Gatti, anche se riguardanti nello specifico solo i tamponi RT-PCR rino-faringei, risultano ancora assolutamente attuali ed importanti da diffondere, ho ritenuto di riportare sotto il contenuto di quel video, già pubblicato nello scorso aprile sul mio blog Il granello di senapa.  

Infatti i tamponi non sono affatto esenti da rischi e l'uso, negli stessi, di materiali insoliti e costosi come silicio e zirconio devono porre non poche domande sul motivo per il quale vengono impiegati in un prodotto che va usato solamente pochi secondi.  

Sappiamo inoltre che esistono studi accreditati ("APPROCCIO NANONEUROTERAPEUTICO INTESO PER IL PASSAGGIO DIRETTO DAL NASO AL CERVELLO", pubblicato su PubMed nel 2015) indicanti come sarà possibile per la cura di svariate patologie, nella somministrazione intranasale, utilizzare l'incapsulamento di farmaci in sistemi nanoparticellari, invisibili ad occhio nudo, migliorando il targeting naso-cervello e la biodisponibilità nel cervello. "Tuttavia", come chiarisce lo studio in questione, "gli effetti tossici delle nanoparticelle sulla funzione cerebrale sono sconosciuti".  

Secondo un altro studio pubblicato su PubMed nel 2016 ("NANOPARTICELLE DI IDROGEL E NANOCOMPOSITI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI FARMACI / VACCINI NASALI"), "negli ultimi anni la somministrazione di farmaci per via nasale ha attirato sempre più attenzioni ed è stata riconosciuta come la via alternativa più promettente per la terapia sistemica dei farmaci limitata alla somministrazione endovenosa. Molti esperimenti in modelli animali hanno dimostrato che i trasportatori su scala nanometrica hanno la capacità di migliorare la somministrazione nasale di farmaci e vaccini peptidici / proteici rispetto alle formulazioni di soluzioni farmaceutiche convenzionali"

Questi studi dimostrano inequivocabilmente come potrà essere possibile, in un futuro non lontano, somministrare vaccini o nanoparticelle, anche robot (leggi: "I RICERCATORI PROGETTANO MINUSCOLE MACCHINE CHE FORNISCONO FARMACI IN MODO EFFICIENTE" dalla Johns Hopkins University School of Medicine), direttamente al cervello attraverso dei semplici tamponi nasali

Tutto ciò, naturalmente, richiede il consenso informato del paziente e pone degli inquietanti interrogativi, dato che è stata rilevata da molteplici studi e senza alcun dubbio, la presenza di grafene nei vaccini COVID, senza che ne sia stata informata la popolazione. Inoltre il grafene è un prodotto tossico per l'organismo umano - come recentemente ha sottolineato sempre la dott.ssa Gatti, insieme a molti altri scienziati - anche se attualmente si sta investendo massicciamente nell'uso del grafene in farmaci e in nuove tecnologie, senza che esistano tuttavia studi esaustivi in proposito sulla sua presunta innocuità.  

La vicenda dell'Eternit, accaduta nel secolo scorso, dovrebbe costituire un severo monito per il futuro. Purtroppo, invece, occorre prendere atto ancora una volta che non è così e che gli errori del passato rischiano di ripetersi ancora una volta, portando con sé il pesantissimo fardello delle innumerevoli perdite di vite umane che essi puntualmente hanno comportato nel tempo.  

Un'altra notizia molto interessante qui da ricordare è l'acquisto, avvenuto quasi due mesi fa, da parte del consorzio "GAH" costituito dai miliardari George Soros e Bill Gates, dell'azienda dei test rapidi per il COVID. George Soros e Bill Gates si sono alleati formando un consorzio che ha comprato Mologic, un produttore di test per il COVID con sede in Gran Bretagna. Lo ha annunciato lo scorso luglio la rivista statunitense di economia Forbes.  

In un comunicato stampa si legge come per i due colossi della finanza "si tratti di uno sforzo per aumentare l'accesso a una tecnologia medica all'avanguardia e a basso costo". Il Soros Economic Development Fund e la Bill & Melinda Gates Foundation hanno annunciato il lancio di una nuova iniziativa, la "GAH", Global Access Health, che si propone l'obiettivo di rafforzare la diffusione della tecnologia medica su scala globale con l'acquisizione di Mologic, che è conosciuta soprattutto per la tecnologia utilizzata per test rapidi per il COVID-19 con tampone nasale

Sempre secondo quanto era contenuto nel comunicato dell'iniziativa il consorzio Gah, formato dal fondo di Soros e dalla fondazione Gates, investirà nell'accordo circa 41 milioni di dollari per favorire la lotta al COVID soprattutto in Paesi più poveri come l'Africa, l'Asia e il Sudamerica.  

La testata Libero Quotidiano ha definito però Soros e Gates "due filibustieri della finanza" e ha correlato l'acquisizione della Mologic con l'obbligatorietà del green pass.  

Nell'articolo: "Bill Gates e George Soros, tamponi e l'odore degli affari: in cosa hanno investito 41 milioni di dollari" il quotidiano si dissocia dalla tesi diffusa dell'iniziativa "benefica" della Global Access Health.  

"Accade proprio mentre si va verso l'obbligo, in pratica, del Green Pass - afferma Libero - poiché si prevede un aumento della richiesta di tamponi frequenti da parte di chi è disposto a test continui pur di non farsi vaccinare."  

Mologic è stata fondata nel 2003 dall'amministratore delegato, Mark Davis insieme col padre, Paul Davis, che è il chief scientific officer. È nata come un laboratorio a scopo di lucro per la ricerca e l'innovazione.    

Ognuno tragga quindi le proprie conclusioni, mentre riporto di seguito la relazione della dott.ssa Gatti, così come è stata pubblicata nel mio articolo del 24 aprile 2021: 

 

La dottoressa Antonietta M. Gatti ha analizzato al microscopio i tamponi RT-PCR (nasali e orofaringei), ormai comunemente utilizzati come test per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, e ha comunicato i risultati delle sue ricerche alla Camera dei Deputati. La dott.ssa Gatti ne ha discusso nell'incontro dal titolo "Costituzione sospesa" organizzato in Parlamento dalla Deputata Sara Cunial, all'inizio del mese di aprile. 

 

Antonietta Gatti 

 

La dott.ssa Gatti è Dottore in Fisica Sperimentale e ha conseguito un Dottorato di ricerca in Tecnologie Biomediche (Bioingegneria) presso la Facoltà di Medicina dell'Università degli studi di Bologna fin dal 1975. E' stata prima borsista, poi ricercatore confermato, poi professore aggregato all'Università di Ferrara, di Bologna e di Modena fino al 2012. Ha insegnato Materiali Dentari, Biomateriali, Materiali Biomedicali, Bioingegneria dell'apparato Locomotore e ha ideato e diretto il Laboratorio dei Biomateriali all'Università di Modena e Reggio Emilia.  

Ha tenuto seminari e didattica in molte Università Straniere: Washington, Melbourne, Sydney, Brisbane, Lione, Sapporo, Taipei, Barcellona, Oslo.
Ha diretto progetti di ricerca nazionale di Biomateriali del CNR e ideato e coordinato progetti di ricerca Europei come Nanopathology (2002-05) e DIPNA di nanotossicologia (2006-09), progetti nazionali dell'Istituto Italiano di Tecnologia (INESE di nanoecotossicologia dal 2009 al 2013) e del Ministero della Difesa (BATNAN 2012, VENAM 2012). E' stata membro di Commissioni Europee ed è consulente dell'European Science Foundation-. Nel 2012 è stata nominata International Fellow delle Società di Biomateriali ed Ingegneria.   

Analizzando un tampone di provenienza cinese, la dottoressa ha osservato "un fatto molto strano: sembra uno scovolino: è composto interamente di fibre che escono dallo stelo centrale, si dipartono e vanno a grattare proprio fisicamente la superfice interna del naso, la mucosa. Ha delle fibre molto dure, che, guarda caso, quando si esercita una certa pressione si possono rompere: ora, queste fibre possono rimanere all'interno della gola e del naso".  

Mostrando - durante l'incontro alla Camera dei Deputati - le immagini del tampone ingrandite al microscopio, la dott.ssa Gatti ha poi proseguito: "Qui vedete le fibre ad alto ingrandimento: C'é anche un filamento estraneo, probabilmente sporco o ecc. Queste fibre sono fatte di silicio zirconio: si tratta di qualcosa, dal punto di vista biomaterialistico un po' particolare. Chi è esperto di materiali sa che questa è una tecnologia di tutto rispetto: non è una cosa semplice, non è la classica fibra di nylon che va a grattugiare, ma si tratta di una fibra molto dura che va ad esercitare una bella pressione sulle mucose e va a farle persino sanguinare. E addirittura, come vedete, ha una specie di rivestimento; tutti quei puntini bianchi sono delle nanoparticelle di silicio zirconio che vanno a toccare la superfice della fibra. Speriamo in modo adesivo, che non si stacchino, perché anche quelle poi rimangono nella mucosa orale nasofaringea". 

La dott.ssa Gatti passa quindi a mostrare le immagini di un altro tampone: "Qui ci sono sempre le fibre perpendicolari allo stelo ma sono molto disordinate e la tecnologia è molto meno importante. Sembrano imbevute in una specie di plastica. Anche qui vediamo che sono fibre vetrose, perché sono di alluminio silicio, anche qui c'è un po' di sporco: quello non si nega mai a nessuno", osserva la dottoressa con ironia: "Le fibre contengono anche un composto zolfo, calcio, titanio, ferro, che non sappiamo se rimarrà attaccato alle fibre o invece verrà ceduto al paziente".  

Quindi si passa all'esame di un altro tipo di tampone: "mentre qui le fibre sono abbastanza simili a un altro di silicio zirconio, questo tampone ha addirittura delle nanoparticelle di argento che aderiscono alla superfice dello stelo. Non si capisce il motivo tecnico per cui ci sono le nanoparticelle di argento. Osservando ad alto ingrandimento queste fibre troviamo silicio, zirconio, zolfo in grande quantità, titanio, alluminio. Vediamo anche le nanoparticelle di argento deposte sullo stelo: perché prendersi tanta cura di fare rivestimenti di silicio zirconio e di aggiungere queste nanoparticelle di argento? Questo è qualcosa che a un Fisico, ad un esperto di materiali, rimane un po' ignota. Ho lavorato su materiali per cuore artificiale, per vari impianti, e vi assicuro che abbiamo usato anche tutte le nuove nanotecnologie ma per un fine ben preciso. Anche qui troviamo delle tecniche nano ma non si capisce perché impiegarle per un presidio medico-chirurgico a tutti gli effetti, che si usa solo per 10 secondi. Inoltre viene messo in un liquido di conservazione e sulla provetta non viene scritto niente: di solito in tutti i presidi medico-chirurgici dovrebbe essere obbligatorio scrivere che cosa contengono le provette".  

La dott.ssa Gatti si avvia quindi verso la conclusione: "Per sintetizzare, possiamo dire che vengono usati per questi tamponi, quelli più nuovi, anche delle fibre vetrose. E questo non ce lo saremmo aspettato, perché quando si va a lavorare con delle superfici così deboli come le mucose, e sottili, sarebbe meglio usare qualcosa di soffice. Le fibre con silicio zirconio sono, vi assicuro, invece abbastanza dure. Queste fibre possono dare delle complicazioni alla mucosa, provocare delle lesioni sanguinanti. Inoltre, mi riferiscono che alcuni operatori, oltre a far pressione, fanno anche un'azione di torsione: ciò ovviamente raschia molto materiale però può essere lesivo. Tre settimane fa, a San Antonio in Texas, ad una signora, con un tampone del tipo fra quelli esaminati, sono riusciti a rompere la membrana che divide il naso dal cervello e a rompere anche l'osso etmoide che si trova dietro. Quindi questa signora ha dovuto subire un'operazione per rimediare alla lesione importante che le era stata provocata".  

Continua la dottoressa: "Queste fibre vetrose sono dure, ma anche abbastanza fragili. Quindi dei frammenti di queste fibre possono rimanere in situ: ma questi son corpi estranei! La cui biocompatibilità, non so se sia mai stata studiata. Questo è un punto fondamentale. Corpi estranei su una mucosa possono dare delle granulomatosi. Possono anche dare delle fibrosi. In una parte della gola, una fibrosi può avere ripercussioni addirittura sul timbro della voce. A mio avviso, queste non sono cose da passare sotto silenzio. Credo che i professori dei Comitati tecnici si saranno posti queste domande. Forse avranno previsto delle misure che però non hanno reso pubbliche, quindi non le sappiamo".  

Conclude infine la dottoressa Gatti: "Il problema più grosso viene con i tamponi ripetuti. Ci è stato detto che dopo Pasqua le scuole riapriranno. Però i bambini, una volta a settimana, dovranno essere sottoposti a tamponi. Spero non a questi, perché questi sono per adulti. Spero si siano organizzati e spero abbiano degli otorinolaringoiatri che faranno i tamponi. Non può essere un operatore qualsiasi che sonda le cavità interne non conoscendo bene l'anatomia. Inoltre, se i bambini dovranno fare un tampone alla settimana, se si andrà a creare una lesione, una piccola ferita sulle mucose, non si potrà rimarginare nell'arco di una settimana. Andando a rioperare sulla mucosa, avremo una lesione che cronicizza. E non sappiamo l'evoluzione che avrà poiché non esiste letteratura in tal contesto. Quindi, soprattutto alle mamme, mando questo messaggio: Siate voi le prime, in prima fila, a dire che un tampone alla settimana non è corretto, non ha significato. Non si fa del male ai nostri bambini. Grazie".    

 

Intanto, "martedì 21 settembre verrà discussa a Roma la causa contro l'utilizzo ascientifico dei tamponi, i cui kit, come è noto, sono amplificati con un numero di cicli tali da renderli totalmente inattendibili": è quanto riporta l'avvocato Mauro Sandri sul suo canale Telegram. "A seguito dell'estensione del green pass questo muro di manipolazione della realtà scientifica diviene sempre più essenziale da demolire [...] La questione dell'inutilizzabilità dei tamponi, come attualmente amplificati, è stata riversata anche nel ricorso in sede europea proposto la scorsa settimana. Nessun segmento della narrativa menzognera rimane senza opposizione e l'accertamento della verità non è lontano".   

Sulla inattendibilità dei tamponi, esistevano studi seri già nel lontano marzo 2020, ed allora ne resi conto su questo blog: QUI. Lo studio indicava come "i tamponi, cui vengono sottoposti coloro che sono entrati in contatto con i malati, riporterebbero risultati errati nell'80,33% dei casi".  

Mi limito a riportare le conclusioni dello studio: "negli stretti contatti dei pazienti CoVID-19, quasi la metà o anche più degli 'individui infetti asintomatici' riportati nello screening del test dell'acido nucleico attivo potrebbero essere falsi positivi".

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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