Creato da juvefc1897 il 25/09/2005

Bianconeri siamo noi

"Avvocato, oggi vince il migliore o la Juve?" - "Sono fortunato, spesso le due cose coincidono!"

 

 

« COME NEL 1998Moggi risponde a Ravezzani »

Meglio essere antipatici

Post n°595 pubblicato il 09 Ottobre 2006 da juvefc1897
 

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DIDIER DESCHAMPS, ha cominciato a guardare la classifica?

«No, sinceramente. Per il mo­mento preferisco contare i pun­ti, so che ci stanno tutti davanti. E questo basta. La classifica ini­zierò a guardarla dopo Natale».

Beh, gliela diciamo noi: Ju­ve ultima a -4 ma sarebbe prima senza penalizzazione.

«Lo so, lo so. Tredici punti su quindici, mi sembra una bellis­sima media, cerchiamo di man­tenerla...
».

L’arbitrato può cambiare la vostra posizione: che cosa si aspetta?

«Un trattamento giusto tenendo in considerazione la retrocessio­ne, il -17 di handicap e i due scu­detti tolti. Prendo ciò che mi danno, mi auguro soltanto che i giudici non siano condizionati dal fatto che stiamo facendo tan­ti punti».

Alcuni sostenevano che la Juventus doveva prendere un tecnico conoscitore della serie B, altri che lei è stato un bravo giocatore, è un bra­vo allenatore e avrebbe im­parato presto: hanno avuto ragione i secondi?

«Le critiche ci saranno sempre però non sono arrivato qui di­cendo di sapere tutto sulla serie B. Conosco i miei limiti, ma an­che i miei compiti. E guidare la Juventus è diverso dall’essere sulla panchina di una piccola so­cietà. Passo più tempo a miglio­rare la mia squadra che a preoc­cuparmi degli avversari. Voglio esercitare la superiorità bianco­nera, imporre il nostro gioco, non subire e non speculare sulle dif­ficoltà altrui. E’ una questione di mentalità».

Dopo il ritiro del ricorso al Tar ha detto di non capire le scelte del club, dopo lo scop­pio del caso Telecom i diri­genti bianconeri non hanno commentato mentre lei ha sollevato dubbi su altre so­cietà: è un uomo che dice sempre quello che pensa?

«Sono una persona schietta, mi piace dire ciò che penso e ri­spondo sempre alle domande. Mi sono però accorto che con al­cune esternazioni sono finito in prima pagina perché in Italia c’;è maggiore attenzione da parte della stampa mentre in Francia esiste un solo quotidiano sporti­vo ».

Verità per verità, in prima­vera lei ha detto no al Mar­siglia perché era già stato contattato dalla Juventus?

«Assolutamente no. Allora rifiu­tai l’incarico perché non avevo le risposte che volevo, non mi an­dava bene il progetto sportivo».

Quando e da chi ha ricevuto la prima proposta per alle­nare i bianconeri?

«Quando, non me lo ricordo...
(sorriso sornione). Il primo a par­larmi è stato Secco, poi ho in­contrato i dirigenti».

Platini ha avuto qualche ruolo nella trattativa?

«Io non l’ho mai sentito».
 
Non gli ha parlato in questi mesi?

«Ci siamo incrociati un paio di volte, l’ultima allo stadio Saint Denis per Francia-Italia. Ci sia­mo soltanto salutati, entrambi siamo molto occupati».

Dopo le vicende di due anni fa ha avuto qualche dubbio nell’accettare o si è convinto subito?

«Il progetto era ben diverso. Due stagioni fa l’obiettivo era vince­re lo scudetto e la Champions League, quest’estate ho abbrac­ciato un disegno senza certezze ma non ho avuto titubanze. La Juve è sempre la Juve: questo concetto, valido per far restare i giocatori, è servito anche per me. Da giocatore il club mi ha dato tanto permettendomi di vincere tutto, sono pronto a dare il mio contributo per tornare di nuovo grandi insieme».

Sulla decisione quanto ha inciso la famiglia?

«La scelta è stata solo mia. Non mi vedevo allenare in certi pae­si dove ti coprono d’oro ma l’a­spetto sportivo ha una valenza inferiore».

Qual è stato l’imprevisto più duro da digerire: la partenza di tanti campioni o la B?

«La Juve in B perché è cambia­to il progetto sportivo. I giocato­ri vanno e vengono».

Qual è il segreto per costrui­re un gruppo e motivarlo?

«Il gruppo c’era già, come la pre­disposizione per lavorare e lot­tare insieme. Non è tanto diffici­le creare lo spirito giusto quan­to mantenerlo e svilupparlo».

Lei è riuscito nell’impresa di far nuovamente sorridere Trezeguet e, soprattutto, Ca­moranesi: come c’è riuscito?

«L’approccio è stato diverso. Con Trezeguet sono amico, eravamo compagni in Nazionale e ho fat­to leva sulla sua voglia di scen­dere in campo, di giocare e dare sempre il massimo. Con Camo­ranesi è stato più difficile, ho tra­scorso il mese d’agosto a parlar­gli cercando di conoscerlo anche dal punto di vista umano. Lui ha bisogno di una certa libertà di movimento e io gliel’ho conces­sa ».

Che cosa pensa di Capello che non faceva giocare Del Piero?

«Era una scelta sua, ma quella era un’altra Juve, con tanti at­taccanti bravi, che lottava per lo scudetto».

Il capitano è stato sostituito anche in azzurro.

«Alex è intelligente da capire le situazioni. Io preferisco averlo al 100 per cento per un’ora piutto­sto che all’80 per cento per 90 mi­nuti ».

Se n’è accorto che i giocatori respirano un clima diverso nello spogliatoio rispetto ai due anni di Capello?

«Loro possono parlare io no per­ché non c’ero e quindi non giudi­co. Mi piace però come il gruppo sta vivendo il momento».

Quale impronta è riuscito a dare alla Juventus?

«Non ho la presunzione di aver già lasciato il segno sulla squa­dra, né penso che se la squadra vince è per merito del tecnico e se perde è per colpa dei giocatori. Non cerco meriti, i protagonisti sono sempre i giocatori. Io alleno per vincere, voglio che la squa­dra vada in campo per lottare e non mollare mai».

Quanto hanno inciso le sue origini basche sul modo di giocare e di allenare?

«Da dove vengo non ti viene con­cesso nulla gratuitamente. Sono stato educato a ottenere le cose attraverso il lavoro. Gli stessi va­lori li applico nella professione e cerco di trasmetterli a mio figlio. La vita non regala nulla, io cerco il rispetto, di essere disponibile e accettare l’opinione di tutti. L’es­sere diventato un giocatore, un campione del mondo, non ha cambiare la mia prospettiva, gli amici di quando ero piccolo sono rimasti».

La Juventus ha varato l’ope­razione simpatia. Lei si ritie­ne simpatico?

«Non lo so, dovete chiedere agli altri. Mi ritengo disponibile e pongo l’accento sul rispetto e l’e­ducazione ».

La Juventus è più simpatica?

«Se si ritiene antipatico chi vince perché viene invidiato, allora la Juve resta antipatica».

Il rimpianto più grande da quando è alla Juventus?

«Vedere partire grandi campio­ni ».

E la novità più piacevole?
 
«L’accoglienza dei tifosi, la loro testimonianza di simpatia. Si­gnifica che ho seminato bene se si ricordano ancora di ciò che ho fatto da giocatore. In Francia, purtroppo, si dimentica in fretta del passato

CONOSCEVA già Paro o è stata una scoperta?
 
« Lo conoscevo, poi tutti me ne hanno parlato così bene. Adesso il ragazzo sta confer­mando l’opinione che abbia­mo di lui » .
 
E’ vero che ha posto il veto alla sua cessione alla Sampdoria per gennaio?

« Chi c’è resta fino a fine sta­gione poi si vedrà. Eventual­mente, a gennaio può essere ceduto chi non ha trovato spazio in questi mesi » .

C’è grande attenzione ver­so i giovani: di chi sentire­mo presto parlare?

« Di Marchisio e De Ceglie. Devono ancora maturare ma hanno grandi potenzialità » .

Come si concilia nella squadra la presenza di campioni e di giovani?

« E’ indispensabile. I ragazzi danno freschezza, con l’espe­rienza dei “ vecchi” si rag­giunge il giusto equilibrio. E’ bello vedere con quale voglia i campioni scendono in cam­po, un esempio da trasmette­re ai giovani » .

Pensa di aver vinto una scommessa con Boum­song?

« Ha ritrovato fiducia in se stesso dopo una partenza ne­gativa. Del resto, al debutto di Rimini aveva alle spalle un solo giorno di allenamento con la squadra. Ho creduto in lui, si sta esprimendo bene e ha margini di crescita » .

Si parla dell’arrivo di Faty a giugno: in estate lei disse che non era pronto, tra un anno lo sarà?

« E’ un giocatore interessante, che può fare il difensore e an­che il centrocampista centra­le. Non c’è nessun accordo, di­pende dagli obiettivi e dalle esigenze del club. Ma può an­che arrivare per crescere al­l’interno della squadra » .

E’ diverso allenare in Italia rispetto alla Francia?

« Il lavoro dell’allenatore è sempre uguale, ciò che cam­bia è il tipo di gioco, al quale occorre adattarsi. La Ligue 1 è simili alla serie B: gioco to­tale per 90 minuti, grande agonismo, molta corsa » .

Quale squadra della B l’ha impressionata di più?

« Non le ho viste tutte però si sapeva che Lecce e Brescia avrebbero lottato per la A. A queste aggiungerei Genoa, Napoli e Bologna » .

E’ strano vedere il miglior portiere al mondo in B?

« E’ bello, e ancora più bello è sentirlo parlare e vederlo contentissimo. Buffon è così spontaneo » .

Quando è arrivato quali giocatori già conosceva?

« Parecchi: Birindelli, Del Pie­ro, Trezeguet. Zalayeta era un bimbo quando giocavo. Poi Zanetti, Nedved e Buffon li ho affrontati da avversari » .

E’ strano allenare ex com­pagni?

« Non voglio cancellare quello che abbiamo vissuto insieme. Sono stati però intelligenti da capire che i ruoli adesso sono diversi. Io prendo le decisio­ni, ma prima di decidere mi piace ascoltare e discutere con loro. C’è un rapporto di fi­ducia » .

Sente la proprietà vicino a lei e alla squadra?

« Sia Lapo che John Elkann sono grandi tifosi, quando ne hanno la possibilità vengono a trovare la squadra, li sento anche spesso al telefono. So­no importanti per i giocato­ri » .

Ha trovato Torino cambia­ta rispetto a quando ci abi­tava da giocatore?

« Molto e in meglio. Le Olim­piadi l’hanno resa più bella e più aperta. E’ la città italiana nella quale si respira un’aria francese » .

Ha già trovato casa e quali sono i luoghi che più fre­quenta?

« Non faccio vita mondana, quando non alleno passo il tempo in famiglia. Al massi­mo mi concedo qualche ore di tennis. E quando posso torno al mare, ho una casa vicino a Montecarlo. Ma non mi di­spiace neppure la monta­gna » .

Sua moglie e suo figlio so­no sempre all’Olimpico: due tifosi speciali...

« A Monaco non venivano quasi mai. E’ mio figlio a spingere perché è appassio­nato, per mia moglie è diver­so. Da quando sono allenato­re soffre di più, anche lei sen­te maggiore pressione » .

Suo figlio Dylan ha inten­zione di seguire le orme di papà?

« L’ho iscritto alla scuola cal­cio, si diverte e la frequenta con piacere. Ha dieci anni e, per ora, la vive così: per lui giocare significa trovare an­che nuovi amici e imparare la lingua » .
 
Tre aggettivi che riassu­mono il personaggio De­schamps.

« Onesto, disponibile e umile » .

Ha cambiato la sua opinio­ne su Moggi dopo calciopo­li?

« No, non l’ho sentito né visto, però nei cinque anni di Juve mi sono trovato bene con lui » .

Ha sentito Zidane dopo la finale mondiale?

« Non ci siamo sentiti. Proba­bilmente non ne avevamo neppure voglia » .

Ha un modello di tecnico al quale si ispira?

« Ho avuto la fortuna di avere allenatori piuttosto bravi. A qualcuno, come Lippi e Jac­quet, mi sento più vicino, ma ho imparato anche da chi sbagliava. E ho potuto vedere diversi metodi di lavoro e di gestione umana » .

Sarebbe un sogno imitare il primo ciclo di Lippi?

« Non ho questa presunzione. Cerco di fare il meglio possi­bile però sarebbe davvero un sogno vincere tutto per di più in così poco tempo » .

Qual è il segreto per supe­rare i momenti difficili?

« Evitare di mettersi in di­scussione. E’ il peggiore erro­re che uno possa compiere. In questi frangenti è meglio stringersi tutti insieme e aspettare che il momento passi » .

Juventus subito in A. E poi?

« Vogliamo la promozione al primo colpo e poi bisogna aspettare minimo tre anni per rivedere i bianconeri in Europa. Nella prossima sta­gione occorrerà valutare an­che la situazione economica perché la squadra andrà rinforzata. Non si può non ve­dere la Juve che lotta per i primi posti in classifica » .

Col Monaco è arrivato alla finale di Champions, con la Juventus la vincerà?

« Eh, chi non vorrebbe vincer­la, ma è un obiettivo troppo lontano » .

Già, lei ha solo due anni di contratto.

« Ho scelto di firmare un bien­nale per lasciare liberi me e il club. Ma sono io il primo a dire che mi piacerebbe aprire un ciclo vincente con la Juve » .

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UNA FRASE,UNA STORIA

Repertorio dell'Avvocato

-"Avvocato, che vinca la Juve o che vinca il migliore? - Sono fortunato, spesso le due cose coincidono"

-"Mi emoziono anche quando vedo la lettera "J" in un titolo di giornale"

- Michel Platini "l' abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras"

- Su Micheal Schumacher:"Il migliore.Quando si ha in squadra uno come quello,se non si vince è colpa loro".Riferendosi al team Ferrari.

- Ancora su Schumi:"Schumacher è come Pelè, come Fangio, e se Del Piero è Pinturicchio, Schumacher è Andy Warhol".

- Dopo il 5 maggio 2002 "Dopo i due missili di Seedorf a San Siro non ci credevo più.Ma quando ha parlato Sensi.."

- Quando l'Avvocato ricevette in visita Gorbachov,la prima cosa che gli disse fu "venga,la porto a vedere la Juventus"

-Prima di Juve-Ajax del 22 maggio 1996(Juve campione d'Europa):"Se loro sono una squadra di pittori fiamminghi,noi,saremmo i piemontesi tosti"

-Dopo Juve-Milan 1-0 e Roma-Lecce 2-3:"Mi aspetto sempre di tutto dalla giornata.La divina provvidenza non ha limiti".

- Giovanni Buscetta "ha detto di essere ossessivamente un tifoso della juventus?Se lo incontrate ditegli che è la sola cosa di cui non potrà pentirsi"

-Su Boniperti "Bei tempi quando lo buttavo giù dal letto all'alba. Ora devo svegliarlo alle 4 del pomeriggio!"

- "Sivori è un vizio",

- Franco Zeffirelli "è un grande regista ma quando parla di calcio non lo sto nemmeno a sentire"

- Boniek "il bello di notte"

-Didier Deschamps: "Sembra un maresciallo di Napoleone."

- Serena "bravo dalla cintola in su"

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- Zinedine Zidane "lo abbiamo preso perchè ci farà vendere molte auto a Marsiglia ed in Algeria"

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- Edgar Davids " se lo incontri di sera cambi strada quegli occhi sono terrorizzanti"

- Adriano Galliani " io so che era un gran competente di calcio. Ha smesso di esserlo quando ci ha ceduto Davids"

- Se Vialli è Raffaello,Del Piero è Pinturicchio

- Baggio? E' un coniglio bagnato. E' il più grande giocatore che abbia mai visto

- Le scorrettezze di Couto sono così solari, così facili e belle da fischiare che, se fossi un arbitro gli darei una medaglia

 

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