Creato da goblins76 il 23/07/2006

STRISCE BIANCONERE

notizie e commenti sul mondo del calcio e dello sport in generale

 

Krasic fino alla fine

Post n°366 pubblicato il 13 Dicembre 2010 da goblins76
 

Krasic fino all'ultimo respiro, per una Juventus che rispolvera l'antica grinta che le ha permesso tante vittorie, tanti successi su tutti. Oggi rimane il dolce sapore di una vittoria conseguita al termine di una partita ottimamente giocata a livello tattico da entrambe le squadre.  Vittoria meritata per i ragazzi di Del Neri, coraggiosi e bravi nel crederci fino in fondo e che hanno messo alle corde una Lazio tatticamente attenta a non ..prenderle e capace di impostare le azioni di contropiede, senza però ferire l'avversario bianconero.


FORMAZIONI – Gigi Del Neri ritorna al vecchio centrocampo con Marchisio esterno sinistro, Sorensen viene preferito a Grygera e Aquilani in regia. Edy Reja deve rinunciare forzatamente a Stefan Radu, operato e squalificato. Al suo posto c’è il giovane Cavanda, Matuzalem ruba ancora il posto a Ledesma.

PARTITA
– Neanche il tempo di cominciare il big match della sedicesima giornata che la partita cambia; calcio d’angolo per la Juventus, solito strepitoso inserimento di Chiellini e bianconeri in vantaggio. Lazio shockata, Krasic imperversa dalle parti del terrorizzato Cavanda, Quagliarella raccoglie l’invito del serbo ma piazza fuori il destro a giro. Reja scuote la squadra, i capitolini capiscono che non c’è più tempo per scherzare e alla prima occasione trovano il pari; Storari smanaccia malamente nell’area piccola, Hernanes raccoglie e appoggia per Zarate che trova l’angolino lontano. Strano il calcio, dopo un minuto Floccari manda a lato un contropiede clamoroso sfiorando l’incredibile raddoppio. Partita ardente, vivace, Aquilani decide di entrare con prepotenza in partita centrando la traversa con un calcio di punizione dal limite, Krasic invece cerca il goal dell’anno ma il suo splendido pallonetto si appoggia morbido sulla rete superiore. Nella seconda parte di tempo calano inevitabilmente i ritmi, Reja prova a spostare i suoi trequartisti ma la difesa juventina è sempre solida ed efficace. Aquilani scalda gli infreddoliti tifosi con una sassata dai trenta metri, Zarate non fa altrettanto strozzando troppo il tiro dalla trequarti. Succede poco altro, primo tempo comunque bello e piacevole.

Ripresa con toni decisamente meno alti, le squadre si specchiano tatticamente e la differenza provano a farla Zarate e soprattutto Krasic sulle fasce. Il serbo prende più volte possesso della fascia difesa da Cavanda ma non trova mai il compagno smarcato in mezzo all’area di rigore. Il primo pericolo lo crea Melo con un destro dal limite fuori bersaglio, poi è il subentrato Pepe a provare per ben due volte i riflessi del sempre attento Muslera. La Lazio si vede sporadicamente dalle parti di Storari, Hernanes cicca il colpo di testa e Floccari non trova il pertugio giusto. Dopo la girandola di cambi la partita prende una forma diversa, la Juventus spinge forte sull’acceleratore ma si scontra con Muslera. Il portiere uruguaiano si supera su una punizione pennellata di Del Piero, poi a cinque secondi dalla fine smanaccia malamente lo scavetto di Krasic e regala tre punti pesantissimi alla compagine bianconera.

CHIAVE – Milos Krasic sconquassa per tutta la partita la fascia di Cavanda e chiude il match con la discesa finale che vale tre punti di una pesantezza enorme. La svolta per la Juventus passa sempre attraverso la sua chioma bionda.

CHICCA – Krasic va vicino al raddoppio regalando alla platea una perla di rara bellezza; inserimento centrale su disimpegno errato di Dias e pallonetto immediato con Muslera fuori dai pali, la palla si appoggia lieve lieve sulla parte alta della porta facendo tirare un sospiro di sollievo a tutta la tifoseria biancoceleste.

MOVIOLA – Al 77’ Floccari viene steso in area da un rinvio mancato di Grosso, il contatto c’è ma l’arbitro non fischia e il centravanti non protesta.

TATTICA – 4-4-2 camaleontico per Del Neri, Marchisio finto esterno che si accentra in fase offensiva fino a formare un 4-3-3. Nella ripresa Pepe per Marchisio significa 4-4-2 puro, Del Piero per Quagliarella è la logica della partita. Reja propone il collaudato 4-2-3-1, Matuzalem preferito a Ledesma come regista. Zarate fa l’esterno sinistro, Floccari centravanti. Il tecnico goriziano cambia pochissimo durante il match, mantenendo la stessa tattica intenta a intrappolare i bianconeri.

PROMOSSI&BOCCIATI – Il treno serbo Milos Krasic quando parte in progressione è una furia scatenata, Reja non capisce per novanta minuti che sarebbe stato il caso di invertire Lichtsteiner e Cavanda. Zarate è meno dirompente del serbo ma comunque in palla. Voto moralmente più basso per la scaramuccia Del Piero – Dias, voto decisamente più alto per lo stile con cui il difensore brasiliano atterra l’attaccante; il suplex stile wrestling lascia sempre il segno.

 
 
 

Juve, viola... di rabbia

Post n°365 pubblicato il 28 Novembre 2010 da goblins76
 

Pareggio 1-1 nel gelo dell’Olimpico di Torino. I bianconeri non approfittano, del mezzo passo falso del Milan, fermato sul pareggio della Sampdoria, mentre la Fiorentina, conferma i miglioramenti visti nelle ultime prestazioni.

FORMAZIONI
- Del Neri, sulla destra, preferisce Motta al giovane Sorensen, centrocampo confermato con il recupero lampo di Aquilani affiancato da Felipe Melo, in attacco coppia d’attacco formata da Del Piero e Quagliarella, solo panchina per Iaquinta. Mihajilovic, butta nella mischia il giovane Camporese, che con Gamberini, forma la coppia centrale di difesa. A centrocampo Santana, vince il ballottaggio con Marchionni. Unica punta Alberto Gilardino.

PARTITA - Partenza sprint della Fiorentina, cha al 5’ minuto è già in vantaggio: Vargas recupera palla sulla sinistra e fa partire un cross teso, sul quale Motta anticipa tutti e insacca di testa nella porta sbagliata, battendo l’incolpevole Storari. I bianconeri provano a reagire con una bella conclusione di Marchisio al 20’, ma soffre terribilmente sulla destra, dove Motta non riesce a contenere le incursioni di Vargas. La Juventus, aumenta i giri del motore e al 27’ sfiora il gol del pareggio: su una conclusione da fuori area di Melo deviata dalla difesa viola, Del Piero spreca da buona posizione, calciando alto. Il capitano bianconero ci riprova al 37’ con una punizione dal limite, che trova Boruc pronto alla deviazione in calcio d’angolo. Buon momento per la Juventus, che al 41’ sfiora il gol del pareggio: lancio di Aquilani per Del Piero, sontuoso stop del capitano bianconero e assist per Marchiso, che in corsa calcia di poco a lato. E’ l’ultima occasione del primo tempo, che si conclude con la Fiorentina in vantaggio per 1-0. La ripresa comincia come si era concluso il primo tempo, con Del Piero unico bianconero a cercare la via del pareggio, ma la sua conclusione finisce a lato. La Fiorentina al 10’ perde Gilardino per infortunio, mentre Del Neri gioca la carta Iaquinta al posto di Del Piero e inserisce Pepe al posto di Aquilani, con lo spostamento di Marchisio al centro. E’ la Juventus a fare la partita e su un cross di Krasic, Gamberini prova ad imitare Motta deviando verso la porta viola, ma Boruc è attento e blocca a terra. La Fiorentina si difende con ordine, riuscendo a bloccare le fasce della Juventus, dove il temutissimo Krasic non riesce ad incidere. Al 30’ sale in cattedra Boruc, che con due interventi strepitosi su Iaquinta e Chiellini mantiene il vantaggio viola. Il portiere polacco, però si deve arrendere al 84’, quando Pepe calcia una punizione tesa, che si insacca nell’angolino alto. Continua il forcing bianconero, che però porta solo all’espulsione del neo entrato Felipe e dopo cinque minuti di recupero la partita si conclude con il risultato di 1-1.

CHIAVE - La Juventus paga la precaria condizione fisica di Aquilani e la poca incisività delle fasce dove Krasic a destra, è troppo impegnato ad aiutare Motta nel controllare Vargas, mentre Grosso a sinistra è solo un ricordo sbiadito delle notti di Berlino.

CHICCA - La rivalità tra le due formazioni è targata 16 Maggio 1982, quando Juventus e Fiorentina si giocavano lo scudetto all’ultima giornata di campionato a pari punti. I bianconeri espugnarono Crotone, grazie ad un gol di Brady su un rigore dubbio, mentre ai viola venne annullato un gol regolare di Ciccio Graziani.

TATTICA - Del Neri conferma 10/11 della formazione vittoriosa nella trasferta di Genova. In difesa sugli esterni giocano Motta e Grosso, coppia centrale formata da Chiellini e Bonucci. A centrocampo, Aquilani recupera e prende posto al centro affiancato da Felipe Melo, mentre le fasce sono affidate a Krasic e Marchisio. In avanti Del Piero, preferito a Iaquinta per fare coppia con Quagliarella. Mihajilovic, schiera un 4-2-3-1, in difesa sugli esterni giocano Comotto e Pasqual, mentre al centro Camporese sostituisce lo squalificato Kroldroup e affianca Gamberini. A centrocampo la diga davanti alla difesa è formata da D’Agostino e Donadel, che avranno il compito di innescare il trio di trequartisti formato da Santana, Ljajic e Vargas. In avanti il solo Gilardino.

MOVIOLA
- All’80’ bravo Valeri a non decretare il penalty per la Juventus, perché sull’incornata di Felipe Melo il pallone colpisce la spalla di Comotto.

PROMOSSI&BOCCIATI
-

Impatto disastroso di Felipe (Voto 4), subentrato nella ripresa, rimedia due gialli in pochi minuti lasciando i suoi in dieci, molto meglio il giovane Camporese (Voto 6,5), che al suo esordio in A, dimostra grande personalità. Nella Juventus Motta (Voto 4,5) non vede palla contro un indemoniato Vargas e quando l’ex Roma decide di toccare palla, la insacca nella sua porta regalando il vantaggio alla Fiorentina. aquilani non riesce ad esprimersi per come è capace di fare, visione di gioco un pò appannata per via dei pochi spazi lasciati a centrocampo dalla squadra viola. Classe, grinta e serietà si traducono in un solo nome Alessandro Del Piero, il capitano bianconero è l’anima di questa squadra, ci prova tutta la partita e quando Del Neri decide di sostituirlo, rimane in panchina sostenendo i compagni, un esempio da imitare.

 
 
 

Fattore krasic stende il Genoa

Post n°364 pubblicato il 21 Novembre 2010 da goblins76
 

Il ritorno di Krasic regala una marcia in più alla compassata ma arcigna Juventus di Del Neri, che grazie al serbo vince senza problemi al Ferraris contro un Genoa confuso e riesce a mantenere il passo, seppur da lontano, del Milan capolista.

Oltre al serbo, Del Neri ringrazia anche il collega Ballardini per la sua tattica difensiva, che nel primo tempo ha lasciato in mano degli avversari il pallino del gioco. Rimpiangere Gasperini è lecito vedendo in campo cinque difensori (anche se Criscito può spingere sulla fascia) e quattro centrocampisti. Toni è l'unica punta e nessun inserimento degli esterni cambia per i genoani la triste realtà. La Juventus si conferma solida, con Melo e Aquilani bravi a fermare gli avversari e a ripartire.

Detto del livello superiore di Krasic, che annienta Criscito, reduce da prestazioni superbe, è il gioco corale che risalta al Ferraris. Spicca anche Marchisio, che ha evitato la Nazionale per non perfette condizioni e fa scappare una critica a Preziosi, che i suoi nazionali stranieri (Kharja e Rudolf) li ha visti tornare acciaccati. Del Neri schiera la formazione annunciata e invita subito i suoi a spingere per non perdere di vista il Milan. La diga eretta da Ballardini cade al primo affondo bianconero, complice anche una buona dose di sfortuna. I cinque difensori non riescono a impedire a Marchiso di calciare al volo in area: la palla, colpita senza pretese, viene deviata da Dainelli e va sul palo, rimbalza in campo ma finisce addosso a Eduardo e carambola in rete.

Cinque minuti e i bianconeri raddoppiano: Krasic salta netto Criscito in area (già ammonito, il difensore evita il contatto), prende la mira e batte Eduardo con un bel tiro sul palo lontano. Il Genoa non è neppure fortunato. Se si eccettua un salvataggio in uscita di Storari su Toni al 3', la prima occasione arriva infatti al 27', ma un gran tiro al volo di Criscito centra l'incrocio dei pali. Il gol arriva al 27' su azione di corner ma è fasullo perchè Toni non devia in rete di testa ma con la mano (ammonito). Ballardini e a inizio mette un centrocampista, Kharja, per il difensore Ranocchia (Preziosi tuonò contro Gasperini quando tolse una volta il suo pupillo), e un attaccante, Destro, per un centrocampista (Mesto).

La gara cambia volto. Il Genoa gioca tutta la ripresa all'attacco, anche se con esiti scarsi se si eccettua una traversa da fuori di Kharja e una lunga serie di angoli. La Juventus controlla con qualche affanno e alla fine non crede ai suoi occhi per questi tre punti, tutto sommato facili, su un campo che negli ultimi anni l'aveva vista quasi sempre soffrire. È messo decisamente peggio il Genoa. Preziosi aveva mandato via Gasperini perchè a Palermo il Genoa aveva giocato da 'pecorà invece che da 'lupò. Con Ballardini, il 'greggè sembra anche un pò confuso.



«Ottima gara, con un gol il Genoa poteva riaprire la partita. Il pubblico a Genova è un'arma in più. Aver vinto qui è motivo d'orgoglio», è il commento a caldo di Del Neri. Che spende parole di elogio per Krasic: «Era pronto per 60 minuti, però la scelta è stata fatta perchè abbiamo fiducia nelle sue qualità. Il Milan? Stiamo attaccati agli altri che viaggiano bene. Dobbiamo guardare domenica dopo domenica, senza farci facili illusioni. Un obiettivo che può arrivare ma non in questo momento. La squadra ha lavorato bene, con una mentalità importante». L'allenatore non nasconde la soddisfazione: «Il Genoa è una squadra che può fare sempre gol. I miei ragazzi sono stati bravi a spingere nel primo tempo. Abbiamo avuto poi grande attenzione nella ripresa, con quell'acume tattico che serve per essere protagonisti. Mercato a gennaio, serve una punta? Abbiamo un problema con Amauri e la fatica dei tre rimarrà doppia. Si può giocare con una punta in qualche partita, avendo giocatori di fascia con grandi qualità. Del Piero è sempre pronto, è un capitano comunque».

(La Stampa)

 
 
 

Juve vs Roma continua...

Post n°363 pubblicato il 16 Novembre 2010 da goblins76
 

Juventus-Roma ritrova la polemica del dopo gara. Da tempo non si vedevano dichiarazioni così accese e contrastanti contro una conduzione arbitrale. Nicola Rizzoli è stat bersagliato dalla dirigenza bianconera, soprattutto da Beppe Marotta, come artefice di una conduzione sfavorevole per la ‘Vecchia Signora’. Da Roma, però, rispondono a tono, reclamando soprattutto per il rigore negato a Mexes. Ripercorriamo la vicenda, tra fatti e reazioni.

1) Chiellini entra su Mexes in scivolata toccandolo evidentemente sul piede sinistro ma Rizzoli lascia correre. Il centrale bianconero ‘sgrida’ il francese autore, secondo lui, di simulazione.

2) Totti allo scadere della prima frazione calcia verso la porta difesa da Storari, su punizione, e Pepe colpisce, deviando il pallone con il braccio sinistro, in area di rigore. Rigore concesso da Rizzoli. Pepe, a fine partita, commenterà questo episodio dicendo che il braccio era in protezione del viso.

La dirigenza bianconera attacca la classe arbitrale e Marotta è il portavoce di questa protesta. Il dg bianconero è convinto che "avremmo vinto se l’arbitro non avesse sbagliato troppe valutazioni". Altro episodio che non trova uniformità di giudizio per l’ex dg blucerchiato è il rigore concesso alla Roma a fine primo tempo: “Partiamo dal rigore: quella punizione, quel presunto fallo di mano, quella dinamica è identica a quella per la quale non è stato concesso il rigore contro il Milan nella partita con il Palermo, quando Boateng in barriera ha respinto la palla con il braccio. Pretendiamo che ci sia uniformità di giudizio, è inaccettabile che in un caso si giudichi in un modo e contro di noi si giudichi in un altro. Oltre tutto è discutibile la concessione del rigore stesso: Pepe è piuttosto vicino a Totti, il tiro è molto violento e lui per saltare deve alzare il braccio, un esperto di dinamiche di biomeccanica lo può spiegare meglio di me. Insomma, in qualche modo Pepe doveva saltare e difendersi dal tiro. Infine, c’è da ricordare che la regola 18, quella non scritta, è quella del buon senso e a tempo ampiamente scaduto quella punizione non era da calciare”.

 
 
 

Calciopoli 2: regia di Adriano Galliani

Post n°362 pubblicato il 16 Novembre 2010 da goblins76
 

"Ho fatto slittare il turno di campionato così recuperiamo Kaká e Shevchenko: non dormo mica, io...". E' quanto rivela, orgogliosamente, Adriano Galliani all'allora addetto agli arbitri per il Milan, Leonardo Meani, in un'intercettazione dell'aprile 2005.

A riportare intercettazioni bollenti è Tuttosport, quotidiano torinese sempre molto "attivo" nel vigilare sugli strascichi di Calciopoli. Il tutto contriuisce così ad acuire lo scontro tra Juventus e Milan, in atto da sempre, incendiatosi nel 2006 e proseguito (manco a dirlo...) ieri, con il battibecco Marotta-Galliani. Intercettazioni importanti per la difesa, per Luciano Moggi, che vogliono dimostrare la maggiore influenza di Galliani, per quanto riguarda la gestione del calendario.

Davvero pesante, e forse importante ai fini processuali, sentire l’allo­ra presidente di Lega e ad milanista, Galliani, assu­mersi i meriti del rin­vio del turno di campio­nato per la morte di Papa Wojtyla. Il tutto per permettere un migliore recupero dei sudamericani e di Shevchenko, appena tornati dalle Nazionali.

Di seguito, il contenuto delle intercettazioni riportate da Tuttosport.

Il 3 aprile 2005 ore 12.07, Silvano Ramaccioni, Leonardo Meani e Adriano Galliani parlano dello slittamento per la mor­te del Papa.


Meani: "Ciao Silvano ( Ramaccioni, il team manager, ndr) sono Leonar­do. Allora cosa han fatto? Hanno fatto slittare il campionato, allora, praticamente".

Ramaccioni: "Sì, Sì Se vuoi ti pas­so il presidente, te lo passo. E’ sli­ttato".

Galliani: "Leonardo?"

M: "Dottore?"

G. "Allora abbiamo slittato, giochia­mo sabato alle 20.30, anzi alle 18 col Brescia, poi domenica andiamo Siena".

M. "Senza Kakà senza l’altro".

G. "Ma secondo lei io dormo?"

M. "No"

G. "Lei pensa che io dormo, ma por­ca troia. Anche perché quel figlio di puttana di Moggi, le racconto: Mog­gi, che è un figlio di puttana, faccio sentire anche a Costacurta così si carica. Ha pure chiamato Preziosi (e gli ha detto) Adriano l’ha fatto ap­posta così recupera i sudamerica­ni, c’hanno Shevchenko che sta meglio, hanno spostato di una set­timana. Con l’Inter ce l’abbiamo già. Dopo pensiamo a quelli di Torino l’abbiamo già sistemata perché l’ac­coppiata Moggi- Capello è...?"

M. : "E’ micidiale?"

G. : "Come Capello- Sensi, via Ca­pello, Sensi è tornato amico. L’ab­biamo purgato già l’anno scorso ( la Roma di Capello perse lo sprint scudetto col Milan, ndr), lo purghia­mo anche quest’anno ( allenando la Juve, ndr). Fa niente ( ride). Capito Leonardo. E’ pieno di uccelli padu-l­i, se non tiri le corde, non capisco­no?"

M: "Anche se ho visto che nel sor­teggio gli è saltato fuori Collina ( ar­bitrerà Fiorentina- Juve 3- 3 del 10 aprile 2005, ndr): e ciò è positivo".

G. : "Tranquillo, vigilare su tutto".

Dopo Siena-Milan 1-2 (già agli atti), Galliani si lancia in previsioni "da Nostradamus" sul futuro della Can.

Galliani: "Ha parlato con qualcuno dei due ex designatori?"

Meani: "Dio bono, altro che parlato. Non ha visto che in macchina c’era Ancelotti e gli bestemmiavo paro­lacce, e Ancelotti mi fa: ma che co­sa gli dici".

G "A chi?"

M. "A Bergamo e Mazzei, perché Pairetto è in Germania".

G. : "E che dicono questi signori?"

M. : "Si cagano addosso: frasi di cir­costanza? “ chi va a pensare un er­rore del genere da uno così ( Baglio­ni, ndr)”. Con una squadra come il Milan a un minimo dubbio si sta giù con la bandiera, non si va su a van­vera. Questa è gente che non è pre­parata psicologicamente. Cosa vi preoccupate più del Palermo? Ha visto la designazione? Ci mandano persino Puglisi ( amicissimo di Mea­ni, ndr). Adesso, gli ho detto, vieta­to sbagliare e vietato sbagliare dal­l’altra parte ( della Juve, ndr), nel senso contrario però. Questo è un periodo pericolosissimo".

G. : "Lo so, lo so".

M.: "Anche perché lui mi fa: siete an­dati in vantaggio lo stesso? (dopo l’annullamento del gol di Sheva, il Milan segnerà con Crespo l’ 1- 0, ndr). Gli ho detto: comincia a darmi il mio gol. Dottore, ha parlato ieri con Collina ( con cui doveva parlare segretamente per un futuro da desi­gnatore: ricordiamo che allora per la scelta del designatore serviva il placet del presidente di Lega, Gal­liani, ndr)? La cercava".

G. : "No".

M. : "Guardi che la chiamerà".

G. : "Adesso, lo cerco io".

(goal.com)

 
 
 

Stop...and Go?

Post n°361 pubblicato il 14 Novembre 2010 da goblins76
 

Finisce 1-1 all'Olimpico tra Juve e Roma con Totti che risponde su rigore a Iaquinta. Il tutto al termine di una partita bella e combattuta. Complessivamente meglio la Juve che soprattutto nel secondo tempo ha avuto almeno 2-3 occasioni propizie per poter far proprio il match, ma la Roma in difesa è stata protagonista di una gran prova soprattutto con i due centrali Mexes e Burdisso e il portiere Julio Sergio. Del Neri deve rinunciare allo squalificato Motta e in difesa sulla destra sposta il giovane Sorensen; a centrocampo rientra Melo; attacco composto da Quagliarella e Iaquinta. Ranieri sceglie capitan Totti per far coppia con Vucinic ed esclude Borriello; a centrocampo confermati Simplicio e il giovane Greco, preferito a Brighi; in difesa torna Cassetti.

Partita combattuta fin dalle prime battute: all'11' Vucinic appoggia per Menez, gran conclusione a giro e ottimo intervento di Storari che si salva in angolo. Al 24' buona opportunità per la Juve: cross di Aquilani dalla destra, tocco di testa di Quagliarella e Iaquinta sul secondo palo davanti la porta manca la deviazione vincente. Al 31' Pepe punta Riise e crossa da destra e ottima respinta in uscita di Julio Sergio che anticipa tutti e allontana la minaccia. Al 35' Juve in vantaggio: ottimo lavoro di Aquilani che salta Greco con un tunnel e da destra mette in mezzo per Iaquinta; l'attaccante calcia al volo di destro e non lascia scampo a Julio Sergio.

Al 45' un episodio che farà discutere: Vucinic serve in area Mexes che viene falciato da Chiellini; Rizzoli giudica l'intervento del difensore sul pallone. Al 46': punizione di Totti, sulla barriera Pepe respinge con il braccio e questa volta Rizzoli indica il dischetto; dopo 3' di proteste Totti supera Storari e firma il suo primo gol in campionato. Anche nella ripresa gara combattuta con le due squadre che vogliono i tre punti, ma poche le azioni limpide da rete.

Al 21' assist di Pepe da destra sul secondo palo per Marchisio che anticipa Simplicio però manca il colpo vincente davanti la porta. Al 27' ancora Pepe taglia per Quagliarella a destra, ma sulla conclusione dell'attaccante è ancora una volta provvidenziale Mexes. Al 37' Felipe Melo serve l'accorrente Aquilani che scarica la botta che viene respinta da Burdisso.

Il risultato di Torino forse castra i sogni di entrambe nè ci indica chi avrà un futuro migliore, resta però l'impressione di una partita non banale, con scampoli di lontane rivalità, compreso il nervosismo, gli accenni di rissa. La Juve è uscita meglio alla distanza. Per un'ora invece ha consegnato il gioco alla Roma. Scientemente. Si capiva che non era, come nei primi 20' contro il Milan, una scelta forzata dalla pressione degli avversari: questa volta i bianconeri stavano in otto nei 40 metri davanti a Storari e puntavano alle praterie che la Roma, sbilanciandosi con troppo spazio tra i reparti, lasciava nella propria metà campo. Non era un atteggiamento da grande squadra ma bisogna fare con quello che si ha e Del Neri aveva una squadra inferiore a Ranieri per qualità tecniche e di palleggio.
(La Stampa)

 
 
 

Boniperti passa la palla ad Alex

Post n°360 pubblicato il 02 Novembre 2010 da goblins76
 

Quando decise di ritirarsi, consegnando le scarpe di gioco al magazziniere dello stadio Comunale di Torino dopo la vittoria farlocca (nove a uno) sulla baby Inter, Giampiero Boniperti non aveva ancora compiuto trentatrè anni. La sua carriera, in un calcio di pionieri, senza tivvù e senza diritti relativi, senza sponsor e senza panchina lunga, venne celebrata da cinque scudetti e due coppe Italia. Non moltissimo ma abbastanza per una didascalia degna di un campione, del rappresentante di un’epoca bella per la Juventus, dopo la scomparsa del grande Torino. Il mito di Giampiero Boniperti è nato, è stato alimentato e, infine, consacrato negli anni Settanta e a seguire, quelli del suo mandato dirigenziale, da consigliere prima, da presidente dopo. E’ in quel periodo che il fenomeno è diventato tale, il simbolo della squadra si è trasformato nella bandiera della juventinità, un eccellente calciatore prima, un superbo presidente dopo. Diceva Cuccia che le azioni non si contano ma si pesano. Parlava di finanza ma si potrebbe dire lo stesso per il gioco del football. I gol di Boniperti, i gol di Del Piero, l’attuale capitano bianconero ha superato, distaccato il presidente onorario e sembra destinato a toccare la cifra di duecento reti.
«Avrei voluto giocare io con il pallone di oggi e non con quella bestia dei miei tempi, quel pallone con la cucitura che ti spaccava la testa e il collo del piede, il mio poi numero trentotto...». Nonostante l’attrezzo Boniperti fece il suo e di più. Tutto da repertorio ma con una considerazione niente affatto marginale, direi anzi decisiva. Ne parla ancora, il presidente: «Avrei dato la metà del mio stipendio per giocare soltanto un tempo, magari i venti minuti finali come accade oggi. Non trascurate un fatto: vinsi la classifica dei cannonieri con ventisette reti in un periodo di grandissimi come Valentino Mazzola che finì alle mie spalle. Il calcio contemporaneo è un’altra cosa per tutto quello che gli gira intorno, medici, preparatori atletici, fisioterapisti, vice allenatori. Il calcio è dei calciatori non degli allenatori, concordo con Platini e la colpa è delle società che delegano»
Del Piero ha superato il presidente, anche in questo caso tutto previsto...
«Sì, io l’avevo detto e Del Piero continuerà a segnare, su rigore, su punizione. Sa come realizzai io l’ultimo gol della mia carriera? A Napoli, punizione, in porta c’era Bugatti, lui sistemava la barriera e io calciai subito dopo il fischio di Rigato che aveva interrotto il gioco per assegnarci la punizione a favore. L’ho ricordato nel mio libro. Sa che cosa le dico? Sono ancora tesserato per la Juventus, se mi allenassi…»
La grinta, l’entusiasmo, insomma Boniperti non molla come la sua Juventus che è cambiata restando uguale. E Del Piero sembra avviato verso una carriera presidenziale, anche in questo caso Boniperti conferma.
«Lo aspettiamo, senza punto interrogativo, magari sarà migliore la sua presidenza della mia. Si nasce capi, si nasce per comandare e, nel tempo, si affinano le qualità, l’esperienza completa la tua conoscenza. Del Piero ha al suo fianco Andrea Agnelli, addirittura più giovane di lui. Non facciamo previsioni»
Del Piero special one, dunque, Boniperti timbra il documento, Michel Platini aggiunge la propria firma d’autore: «Del Piero fa parte, deve far parte, della storia del calcio così come Paolo Maldini, come Totti, dobbiamo ringraziarli, dobbiamo proteggerli, li rimpiangeremo»

 

Nessuno può discutere le qualità tecniche di Del Piero, la purezza di stile e di comportamento professionale, così come nessuno criticava le doti di Boniperti, la sua capacità di essere mezz’ala ( si diceva così) o centroavanti (idem come sopra), soltanto Brera avanzava perplessità e rammarico perché «… Boniperti esige di ricevere la palla per concludere e fare gol come gli piace sempre... converrebbe invece a lui e alla squadra che si limitasse a impostare il gioco…».
Alessandro Del Piero sembra provocare le stesse riflessioni ma va al gol comunque e dovunque, non ha voglia di consegnare al magazziniere le scarpe da gioco, a trentacinque anni ha ancora voglia di giocare sul serio. Nella Juventus non è nato ma è come se ci sia stato da sempre, alla Juventus lo portò, da Padova insieme con Di Livio, proprio Boniperti. Ecco il trattino che distingue due fenomeni, due simboli. Quello che ancora divide Del Piero da Boniperti non sono i gol, non il numero di presenze, la cifra di segnature, la percentuale di realizzazioni. E’ il dopo, è la competenza, è la passione che ha caratterizzato Boniperti dirigente, anche la sua arroganza, a volte la sua spigolosa creanza, il silenzio superbo dinanzi a domande secche, specifiche.
Del Piero ha il suo sito internet, Del Piero è testimone pubblicitario, Del Piero è il capitano senza dover essere il capo. Per il momento. La sua storia continua.

(Il Giornale.it)

 
 
 

StratoJuve

Post n°359 pubblicato il 01 Novembre 2010 da goblins76
 

Dopo un periodo più o meno lungo di assenza...dalle grandi partite che contano, riecco la signora nostra bianconera aggredire senza timore gli avversari più temibili come il milan di mister Allegri.Non capiamo quali siano i limiti reali della Juve. Partite come quella vinta a San Siro contro il Milan lasciano però il segno in una stagione. Questa è una squadra imperfetta, discontinua, probabilmente povera di talento puro per raggiungere i tetti del grande calcio internazionale, però ha imparato a lottare con una mentalità antica e a volte esaltante, molto delneriana. Il 2-1 è stato strappato con i denti da una formazione quasi surreale, soprattutto in difesa dove Pepe si inventava terzino per necessità: è stata una Juve più forte delle avversità e dei difetti, comunque diversa dalla volatilità del Milan che avrebbe dovuto piallarla ed è piombato in un'altra notte disastrosa, diversa ma in certi aspetti simile a quella di Madrid. La faccia di Silvio Berlusconi, in tribuna, esprimeva il desiderio di riprendersi in qualche modo da quest'altro stress.

L'espressione di Alessandro Del Piero dopo il gol della vittoria e poi al fischio finale rappresentava invece la gioia per una prestazione quasi epica. Il Milan è partito con il piglio di chi non fa prigionieri. Dopo 28 secondi Ibrahimovic inventava un tocco breve in area per Pato su cui la difesa bianconera rimediava in qualche modo. Lo svedese recitava la parte dell'ex avvelenato, anche se di quella Juve non c'è quasi più nulla: tra il 7' e il 9' Ibra colpiva l'incrocio dei pali da fuori area e impegnava Storari a terra con una puntonata da giocatore di calcetto. Pareva la prefazione a un libro già letto: il Milan più talentuoso e più sano che sbrindella un'avversaria rabberciata, senza Krasic, senza punte di peso e in ultimo senza Chiellini, bloccato nel prepartita da un dolore al polpaccio.

Invece i rossoneri non arrivavano al primo capitolo del romanzo. Abbandonati da Pirlo che sbagliava ogni apertura, i milanisti non trovavano idee dal popolo dei mediani mentre il trio Pato-Ibra-Binho scompariva nei propri diminutivi e birignao. La Juve prendeva fiato e campo. Chiudeva bene in difesa dove Legrottaglie pareva quello di tre anni fa, intercettava i palloni giocati dal Milan con insospettabile imprecisione. In attacco c'era un problema di leggerezza. Chi portava palla avanti (e senza Krasic era fatica) quando alzava la testa scorgeva poco di bianconero nell'area milanista. Eppure una squadra senza arieti arrivava al gol con una combinazione aerea al 24'. De Ceglie crossava benissimo e Quagliarella in sospensione su Antonini colpiva di testa: la deviazione non era forte ma precisissima. Imparabile. Cinque minuti dopo, il rasoterra velenoso di Del Piero metteva altro panico in Abbiati.

Come al «Bernabeu» il Milan esibiva un suo difetto: si perde nelle difficoltà, è un gruppo di calabraghe (con le dovute eccezioni come Nesta e Gattuso) che stenta a resettarsi. La Juve ha un altro carattere. Il modello è diventato Felipe Melo, l'uomo più disperante della passata stagione. Ogni tanto scivola in vecchie abitudini, come nel secondo tempo quando ha accentuato gli effetti di una spinta di Papastathopoulos, nell'insieme però è come avere due guardiani a centrocampo. Una Juve di lotta e lo diventava ancora di più quando saltava via De Ceglie, vittima di uno scontro durissimo e involontario con Bonera: il milanista usciva in barella ma lo rimpiazzava Abate, un pari ruolo, mentre Del Neri guardava la panchina e non trovava cambi adeguati. Doveva azzardare Pepe, un esperimento che 10 giorni fa aveva escluso di poter tentare. Pepe l'avrebbe ricompensato con una prova di impegno commovente, sporcata soltanto dalla mancata marcatura di Ibrahimovic sul gol.

La ripresa era un fuocherello milanista in avvio. Al 6' Ibra calciava di forza e prendeva la faccia di Melo. Dal possibile pareggio si passava al 2-0. Un lancio lungo di Pepe metteva Sissoko, entrato per l'infortunio di Martinez, in vantaggio su Antonini: Sissoko non prendeva la palla ma aveva la prontezza di servirla a Del Piero per una botta chirurgica nell'angolo basso. Cominciavano le barricate. Il gol di Ibra di testa, il primo alla sua ex squadra, non bastava a svellerle.

Sono mancato da questo blog da agosto e non sempre penso che potrò aggiornarlo, ma dopo partite come queste niente mi può impedire di scrivere due commenti e godere con voi amici Bianconeri di queste vittorie..strameritate...VAI COSì JUVE!!

 
 
 

Un campione alla Juve

Post n°358 pubblicato il 19 Agosto 2010 da goblins76
 

 

15 milioni il costo del cartellino, 5 anni di contratto. Milos Krasic è un giocatore della Juventus. Sabato le firme e l'ufficialità, ma ormai il club bianconero ha preso l'esterno che chiedeva Del Neri, bloccato da prima del Mondiale. Sarà domani a Torino per le visite mediche. Niente più Dzeko per la Juve, che con questo acquisto non può più prendere extracomunitari.

Ad anticipare un colpo imminente era stato ieri pomeriggio a Graz, il dg bianconero Marotta, che ai croni­sti presenti nella sala­stampa dell'Upc Arena per le conferenze- stampa di rito prima della gara di Europa League aveva detto: «Entro due-tre giorni verrà fatta chiarez­za su tutto il fronte». Per quanto riguarda gli acquisti Ma­rotta aveva spiegato anche che «l'unico vero investi­mento economico della società coinvolgerà l'esterno di fascia sinistra. Poi gli altri eventuali arri­vi saranno concretizzati tramite scambi e aggiusta­menti». 

Una conferma indiretta dell'avvenuto passaggio è che il giocatore non è stato schierato nella gara di Europa League del suo club contro l'Anorthosis, perchè altrimenti non avrebbe potuto disputare competizioni europee con la Juventus.

L'acquisto del laterale preclude ogni residua possibilità che Dzeko - oggetto del desiderio di Marotta - possa lasciare Wolsburg per trasferirsi a Torino.
E chissà che l'arrivo di Krasic non rilanci le quotazioni della Juventus, visto che finora soltanto il 5% degli scommettitori crede nella vittoria della scudetto da parte della squadra di Del Neri. Il mercato estivo e il precampionato hanno infatti rafforzato la convinzione l'Inter resti di gran lunga la squadra da battere. Lo scudetto nerazzurro vale 1.95 per Matchpoint, mentre Roma (5), Juventus (5.5) e Milan (6) seguono a distanza. I dati di raccolta Matchpoint sul "Vincente Serie A" a poco più di una settimana dal via della nuova stagione dicono che il 68% degli scommettitori ha puntato sui nerazzurri, mentre solo il 10% ha preferito la Roma. I pronostici sulla Juventus si fermano al 5%, quelli sul Milan non raggiungono il 4%. Meglio dei rossoneri il Napoli, che supera il 5%, ma la vera sorpresa è il Genoa che, grazie alla campagna acquisti faraonica di Preziosi e ad una altrettanto faraonica quota Matchpoint a 166 merita l'8% delle giocate.

Corriere delo sport

 
 
 

I primi calci che contano

Post n°357 pubblicato il 19 Luglio 2010 da goblins76
 

In omaggio a Nereo Rocco, che l’allenatore juventino illustra a esempio stilistico del calcio che fu, Gigi Del Neri lucida lo 0-0 strappato all’Amburgo, nel primo serio collaudo della sua avventura. «Non abbiamo fatto una figuraccia», sorride, e di questi tempi può essere già una buona notizia. Anche se t’è capitato di rischiare troppo lì dietro, con il nemico che prende due pali e un paio di paratone di Storari. «Tre partite e zero reti subite, non è male», sottolinea Del Neri da Lubecca, quando gli si chiede di frugare nel buono della partita. Pure se «Legrottaglie deve migliorare», e anche se qualche mattone manca, specie dietro, perché «arriveranno i Nazionali». Nel complesso, comunque, il tecnico è soddisfatto, mica si può trovare la perfezione dentro una fresca serata di metà luglio, a qualche chilometro dal Mar Baltico: «Guardate - puntualizza ancora Del Neri - se avessimo già velocità di esecuzione e forza, vorrebbe dire che in ritiro non abbiamo fatto nulla».

Da come parla e dal viso che mostra deve avere fiducia, e non solo per contratto di lavoro e attitudine professionale: «Penso che contro un avversario vero, cui mancavano giocatori importanti, come nel nostro caso, abbiamo tenuto il campo anche meglio che contro gli arabi. A tratti abbiamo giocato più quadrati». Però s’è sofferto di più, già dal pronti e via, quando Guerrero ha centrato il palo, con un tiro deviato da Legrottaglie (8’ pt). Idem nella ripresa, quando una sventola di Berg ha centrato di nuovo il legno dell’uscio bianconero. E quando i tedeschi hanno aggiustato la mira, ci ha pensato Storari, già in formato Buffon: dovendo sostituire il titolare, sta cercando di garantire prestazioni all’altezza dell’orginale. Come al 23’, quando mette i pugni sulla punizione di Guerrero, o quando lo congela, nella sfida uno contro uno.

C’è anche la Juve, però. Tanto da poter passare, dopo 17’, quando Martinez approfitta di un clamorso errore difensivo, e tocca a Trezeguet sull’uscita del portiere: ma stavolta il killer inciampa sulla palla, come una recluta. Che sia amichevole vera, te ne accorgi per come ci si meni in campo: Legrottaglie stende Petric, da ultimo uomo, e non è rosso solo perché siamo in estate. Lo stesso per Rincon, che abbatte Diego con il pallone lontanissimo: altro miracolo cromatico, con il rosso che diventa giallo. La Juve prova a seguire le tracce di Del Neri, cambi di gioco e assalti sulle corsie, ma con un avversario un po’ ruvido è meno semplice.

Ci prova Trezeguet: furto con destrezza e servizio per Diego, abbattuto al limite. Punizione alta. Poi la catena di montaggio «made in Del Neri», con duetto laterale tra Lanzafame e De Ceglie e colpo di testa di David, parato. Tutto veloce e coordinato, però. Resta molto da lavorare, ovviamente: «Dal punto di vista fisico - spiega ancora l’allenatore bianconero - e poi dobbiamo imparare a dare respiro ai compagni. Quando i movimenti saranno preordinati, sarà più facile». Compito suo, s’intende, e fa intendere.

Stavolta dovrà assemblare una squadra di livello top per obiettivi top, gli dicono scherzando, e lui, con buona ironia: «Veramente una squadra da Champions l’ho giò allenata», sorride. La Samp, portata al quarto posto, contro tutti i cartomanti e i pronostici. «Ora devo fare bene con il meglio che ho», ride ancora. Non vorrebbe etichette Del Neri, e a ragione, ma solo essere giudicato per il lavoro, per quello che sta facendo e per quello che farà. Anche se ci sarà da escludere giocatori, pure importanti: «Devono sapere che giocano per la Juve, e per questo devono essere bravi, tecnicamente, di intesità e di testa. Un campione vero deve sapere che società è la Juve». Ieri, di indiziati campioni, ne sono tornati sette a Vinovo: i Nazionali. Che si uniranno alla squadra mercoledì, nel ritiro di Varese, ma tra dieci giorni lo 0-0 non basterà più

 
 
 

Primi passi juve...

Post n°356 pubblicato il 12 Luglio 2010 da goblins76
 

«Nessun risultato è irraggiungibile. Una sola squadra vince, l’importante è avere obiettivi. La Juve vuole creare una formazione con un’identità di gioco e di mentalità, vuole darsi obiettivi importanti». Gigi Del Neri, allenatore della Juventus, fissa i traguardi del club bianconero che deve riscattare la negativa stagione 2009-2010.

«Partiamo con grande fiducia nella società e nello staff. Dobbiamo assorbire questa mentalità e portarla sul campo. Ogni elemento deve giocare per la squadra, non per sè», dice il tecnico dal ritiro di Pinzolo. «Tutti si stanno applicando con dedizione, sto monitorando tutti. Le voci di mercato non mi condizionano», dice l’allenatore, che sposa in pieno la linea adottata sinora dai dirigenti. «Bisogna acquistare i giocatori che servono. Il mercato è molto difficile, non ha senso spendere solo per spendere», dice Del Neri. Quando la rosa sarà definitiva, il tecnico individuerà uno schieramento "base" che servirà da riferimento per la stagione. «Questa squadra ha bisogno di certezze, non ho intenzione di cambiare ogni domenica», dice.

«Abbiamo lavorato molto in questi giorni e stiamo rispettando i tempi. I giocatori devono caricare il fisico di un lavoro importante in questo periodo, per poi vedere i risultati più avanti», dice Del Neri parla alla vigilia della prima amichevole estiva, che la Juventus giocherà domani a Pinzolo contro una rappresentativa della Val Rendena. Domani, in campo il tecnico vuole «vedere sul campo tutto ciò che la squadra ha provato in questi giorni, anche se inevitabilmente i giocatori saranno condizionati dai carichi di lavoro». «Voglio un impegno massimale da parte di tutti, il rispetto dei ruoli e dei nostri tifosi, che sono fantastici e che ringrazio per l’affetto dimostrato a me e alla mia famiglia. Dobbiamo avere una mentalità di squadra. Il giocatore "nasce" singolo, poi sta all’allenatore assemblare il gruppo - afferma convinto -. Visto che questo è un gioco di squadra, c’è bisogno di lavorare di reparto e con tutti i compagni. Chiaro poi che un giocatore di qualità, all’interno del gruppo, possa fare la differenza».

Nella prima fase della preparazione, Del Neri ha utilizzato Diego come seconda punta. Acquistato un anno fa con l'"etichetta" di trequartista, il brasiliano ha vissuto una stagione complicata. «Deve potersi muovere sul campo liberamente, con pochi compiti tattici. Credo sia più una punta che un centrocampista. Un paragone con Cassano? A me sembra che ricordi più Doni, per parlare di una altro giocatore che ho allenato, anche se Cristiano è più attaccante. Diego è molto bravo quando ha spazio e può attaccare la porta frontalmente», dice il tecnico analizzando la situazione da un punto di vista tattico.

«Mi è parso molto volitivo e potrà avere spazio, come tutti del resto. Ho visto molto motivati i ragazzi più giovani, così come Trezeguet e i giocatori che sono al centro delle voci di mercato. Queste però non mi toccano, io sto monitorando tutti», prosegue. Il discorso scivola poi sul mercato: la Juve, hanno detto e ripetuto i dirigenti, è una sorta di cantiere. «Abbiamo portato nuovi elementi che facessero al caso nostro e ora mancano anche molti Nazionali. La rosa andrà ampliata nei settori che al momento sono deficitari, ma spendere per spendere, meglio tenere i giocatori che già abbiamo perchè sono un patrimonio che non vogliamo disperdere», dice Del Neri.
«La gente ci ama e questo è importante. Vogliamo ricambiarli creando una squadra che abbia cuore, che lotti e che sudi. Vogliamo che la Juve sia una squadra di calcio». «Dobbiamo avere degli obiettivi e creare una squadra che abbia un’identità e una resa importante. Basta dire Andrea Agnelli, per capire cosa rappresentiamo - ripete -. Abbiamo tutti grande fiducia nel presidente, nella dirigenza e nella dirigenza e dovremo portare quella stessa mentalità sul campo».


Nel frattempo iniziano le prime sgambate..o prime partite di preparazione alla nuova stagione che verrà, ed ecco una juventus subito sprintosa..che termina 6-0 la prima amichevole della stagione con Del Neri in panchina. La partita contro una rappresentativa di dilettanti del Trentino è stata interrotta alla mezz'ora del secondo tempo per un violento nubifragio che si è abbattuto sul campo di Pinzolo.

Il brasiliano Diego, su cui Del Neri ha già detto di puntare molto, ha aperto le danze al 16'. Tre minuti più tardi ha raddoppiato Pasquato. Trezeguet, in partenza secondo le ultime voci di mercato, ha firmato una doppietta (29' e 36').

Nella ripresa Grosso (4') e Grygera (16') hanno ampliato il bottino di gol prima che la pioggia costringesse il direttore di gara a sospendere la partita.

All'amichevole hanno assistito circa 5 mila tifosi che hanno letteralmente preso d'assalto lo stadio Pineta per l’esordio stagionale della squadra di Del Neri. La Val Rendena in questi giorni registra praticamente il tutto esaurito dopo un inizio di ritiro tiepido anche per la concomitanza con il finale dei Campionati del Mondo in Sudafrica.

 
 
 

Rivoluzione bianconera

Post n°355 pubblicato il 20 Maggio 2010 da goblins76
 

 

 

Andrea Agnelli presidente, Jean-Claude Blanc ad e direttore generale, Giuseppe Marotta direttore generale dell’Area sport, Luigi Del Neri allenatore. Escono uno dietro l’altro, dal cortile di casa Juve, con i finestrini delle auto sigillate: le parole arriveranno oggi a mezzogiorno a Vinovo, quando Agnelli e Blanc presenteranno dirigente e tecnico. Un vistoso make up ultimato ieri con l’assistenza legale dell’avvocato Michele Briamonte, dello studio Grande Stevens, tra i primi ad arrivare in sede, in mattinata.


L’unica voce, ieri, era appiccicata su una nota ufficiale del club, diffusa appena finito il cda, durato poco più di un’ora, nel primo pomeriggio: «L’incarico che assumo oggi - ha detto il neo presidente bianconero - è la testimonianza concreta della coesione della nostra famiglia e dell’impegno per questa società. Il lavoro da svolgere è molto impegnativo. Per questo Jean-Claude Blanc e io, in armonia con tutti i collaboratori e con il consiglio, stiamo già delineando la programmazione e le strategie per la futura stagione». Un messaggio di unità e coesione, insomma, fondamentale per rilanciare il club dopo un’annata sportivamente disastrosa. Tra le novità del nuovo gruppo di comando bianconero, la coesistenza di due direttori generali: Blanc avrà lo sguardo sugli uffici di corso Galileo Ferraris, Marotta sulle attività di Vinovo, ha ben sintetizzato chi conosce la società, da tempo. L’ad avrà infatti specifiche competenze sull’incremento dei ricavi e sul progetto dello stadio, vitale per il futuro del club, l’ex boss della Samp, invece, sarà il gerente «della struttura sportiva e medica della società», ha sottolineato un comunicato. Non a caso c’è stato pure un incontro con Fabrizio Tencone, già medico della Juve negli anni 90 e ora direttore del centro riabilitazione sportiva di Torino Isokinetic. Più che probabile un suo ritorno in bianconero, diretto o attraverso alcuni collaboratori. Lo staff a bordo campo sarà completato dal vice di Del Neri, Francesco Conti, e dal suo preparatore, Roberto De Bellis, reduce da una stagione con la Samp da sortilegio, finita con un solo infortunio. La loro firma arriverà in un secondo tempo, perché fino al 30 giugno sono sotto contratto con la Samp.

Hanno invece messo l’autografo Marotta, contratto fino al giugno 2013, e Del Neri, su un contratto preliminare da due stagioni. Anche in questo caso, nella nota ufficiale, la società ha voluto sottolineare il coordinamento tra l’ad e il nuovo direttore generale, scrivendo che «Giuseppe Marotta riporterà all’amministratore delegato Jean-Claude Blanc». Evidente la volontà di compattare la squadra dietro la scrivania, anche in questo passo: con la ristrutturazione societaria Blanc ha ceduto la carica di presidente, ma resta una figura importante per il club bianconero.

Va da sé poi, che l’ingresso di Andrea Agnelli avrà un impatto operativo, e pure mediatico, notevole, soprattutto dopo un’annata così. Il neo presidente è arrivato in sede intorno all’una e mezza, a bordo di una Giulietta blu e accompagnato da un consulente per la comunicazione, per poi uscirne intorno alle venti. L’investitura è avvenuta alle 14, in un cda che s’è concluso in poco più di un’ora e timbrato dalla nota per il mercato azionario: «Il consiglio di amministrazione della Juve ha preso atto delle dimissioni del consigliere Aldo Mazzia e ha cooptato Andrea Agnelli come amministratore sino alla prossima assemblea degli azionisti. Nel corso della riunione, il consiglio ha inoltre provveduto a nominare presidente il neo amministratore attribuendogli deleghe operative. Jean-Claude Blanc mantiene le altre cariche». Cioè ad e direttore generale, con le specifiche già delineate. Di pallone si occuperanno soprattutto Marotta, Del Neri e il capo degli osservatori Fabio Paratici, la nuova triade tecnica, usciti sulla stessa auto: dovranno aggiustare un bel po’ di cose.

Dobbiamo riflettere bene e valutare con attenzione i giocatori che ci sono», ragionava già lunedì Luigi Del Neri. Perché «quella della Juve è stata una stagione particolare - aggiungeva il nuovo tecnico bianconero - e qui ci sono giocatori di qualità». Diversi, però, non si sono dimostrati tali e, comunque, hanno deluso. Per questo motivo la convinzione della società, che già negli incontri di ieri emergeva era una: prima di tutto occorre pianificare le cessioni, poi si passerà agli acquisti. Tra questi ci saranno almeno quattro esterni, tra difesa e centrocampo, un regista o facente funzioni, un difensore centrale e una punta, o due, se Amauri troverà un altro indirizzo. Due saranno «grandi colpi», a costo di investire notevoli risorse, mentre ad altri pezzi si arriverà con alcuni scambi.

Faccia e piedi da spot dovrebbero essere ingaggiati almeno su una corsia, dove viaggia buona parte del gioco di Del Neri. Le ambizioni puntano al massimo, sondando nomi come Frank Ribery (Bayern Monaco), David Silva (Valencia) e Theo Walcott (Arsenal). La risistemazione della squadra passa però anche da buoni giocatori, specializzati nel mestiere richiesto: se Del Neri può averli a disposizione, ha dimostrato di saper allestire buone geometrie. Sempre per le corsie, allora, piace Domenico Criscito, che tornerà alla base, dopo gli anni con il Genoa, così come sono seguiti Mattia Cassani (Palermo) e Aleksandar Kolarov (Lazio). Per l’assalto, dai lati ovviamente, affascina l’esterno serbo del Cska Mosca Milos Kranic. Per rinforzare la palizzata davanti a Buffon è indiziato invece Simon Kjaer, il cui procuratore è già stato un paio di volte a Torino. Andrà al ballottaggio con Leonardo Bonucci (Bari), sul quale c’è però anche la forte concorrenza dell’Inter. La Juve vorrebbe modificare anche l’assetto offensivo, innestando una punta centrale, al posto di Trezeguet: in pole c’è Giampaolo Pazzini, per una quotazione che si aggira sui 20 milioni di euro, mentre ne costa dai cinque ai dieci di più, il bosniaco del Wolfsburg Edin Dzeko.

Molto dipenderà dalle cessioni, perché non c’è ristrutturazione senza demolizioni. Per prezzo pagato e rendimento stagionale del giocatore, l’operazione più complicata s’annuncia quella di Diego: pare difficile che il brasiliano possa rientrare nell’assetto preferito da Del Neri, e nel caso bisognerà trovargli una collocazione. Una strada potrebbe essere il prestito, all’estero, per non rischiare una notevole minus-valenza con una vendita. Dentro il 4-4-2 ha invece chance di ritrovarsi Felipe Melo, un altro che per i 25 milioni di euro pagati un anno fa non sembra facilmente collocabile, a meno di non volerlo infilare in scambi. Sul mercato, per ricavarci preziose plus-valenze, potrebbe finirci Momo Sissoko. Un lavoro ancora più complicato aspetta Marotta su quei giocatori che hanno abbondantemente superato la trentina, hanno contratto e, spesso, stipendi lontani dal minimo sindacale. Da Trezeguet e Camoranesi, da Grygera a Zebina, fino al Fabio Grosso ripudiano anche da Lippi. Andranno comunque impacchettati, se così Del Neri deciderà, altrimenti niente nuovi innesti e, si deduce, miglioramento.

 
 
 

Finalmente è finita

Post n°354 pubblicato il 16 Maggio 2010 da goblins76
 

Finalmente si mette la parola fine ad uno dei campionati più sofferti per il popolo bianconero, costretto ad assistere prima a ei veri lampi di classe e genio da parte della squadra del cuore, la partita con la Roma a settembre è la fotografia di come sarebbe potuta essere questa stagione prima di precipitare infortunio dopo infortunio. Ci eravamo tutti illusi che i ragazzi del neo tecnico Ciro Ferrara potessero far leva sull'entusiasmo portato dai nuovi acquisti Melo e Diego, oltre  che da un Ferrara ansioso di mettere in pratica quanto appreso in anni di militanza sotto l'ala protettiva di mister Lippi.

Niente di tutto questo,invece. Abbiamo constato che la strada per il ritorno ai fasti degli ultimi 15 anni appare ancora lontano e non rimane che sperare nel ritorno di Andrea Agnelli e del nuovo entourage tecnico.

Le mosse che appaiono necessarie sono quelle di puntare su un novo dg, dopo l'addio di Lucianone Moggi non abbiamo più avuto qualcuno in grado di condurre una campagna acquisti sagace e non troppo dispendiosa. Infatti siamo stati capaci solo di  spendere  tanto e male. Secondo punto cruciale su cui non bisognerà fallire sarà quello dell'allenatore (probabile se non sicuro il nome di Del Neri) e della squadra di preparatori atletici, che dovranno porre fine all'imbarazzante serie di infortuni a cui siamo andati incontro nelle ultime due stagioni.

La parola chiave è fiducia, si questa nuova Juve dovrà riguadagnarsi la fiducia di un pubblico di tifosi che non riconosce più in questa società quella macchina quasi perfetta che anche nei periodi di magra sapeva mantenere le redini ben ferme, non perdeva la bussola di fronte alle difficoltà e sapeva programmare pe rtornare avin cer, qiello che sempre le è sempre riuscito meglio, questa è per noi la vera Juventus

 
 
 

Il mercato chiama la Juventus

Post n°353 pubblicato il 14 Maggio 2010 da goblins76
 

Il nuovo management bianconero ha scelto l’allenatore destinato a pilotare la delicata operazione di rilancio sportivo: Del Neri si appresta a superare Cesare Prandelli sul filo di lana. Il quale Prandelli ha avuto l’ennesima riconferma dalla Fiorentina per parola di Pantaleo Corvino, il diesse. D’accordo, dopo che Fabio Capello ha lasciato la Roma per trasferirsi a Torino tutto è possibile, però erano altri tempi.

Ai tifosi che sognavano Rafa Benitez o in alternativa un nome molto chiacchierato va spiegato il perché di Del Neri (o Delneri), friulano di Aquileia, dunque appuntito per codice genetico e non solo per tratti somatici. In questo momento, la Juventus non ha bisogno di un santone, serve un allenatore onesto, un lucido gestore di risorse umane, un professionista che non sia molle all’interno dello spogliatoio e possegga il know-how indispensabile per ricomporre i cocci di una squadra disgregata. Del Neri ha “ammorbidito” Cassano in poche settimane e chi è riuscito in questa impresa non può avere timore di nessuno. Neppure di campioni che si muovono come soubrette.

Del Neri ha fatto bene a Genova e a Bergamo, due città che gli hanno permesso di cancellare la toppata di Roma. Come tecnico della Samp si appresta a centrare un traguardo prestigioso con il sostegno “a latere” di Beppe Marotta e Fabio Paratici. Forse non è un caso che Andrea Agnelli abbia avallato la scelta dell’all inclusive. E forse è legittimo che il mondo blucerchiato sia in sofferenza per così tanti addii.

In tema centrocampisti, tocca registrare una indiscrezione/ sparata che rimbalza dall’Inghilterra. Il tabloid The Sun ha infatti riportato una voce secondo la quale Alberto Aquilani sarebbe pronto ad un rientro in Italia, proprio alla Juventus. L’agente del controcampista del Liverpool, tuttavia, ha immediatamente voluto smorzare i toni, frenando: «Non so nulla, anche perché Alberto si trova bene a Liverpool. La Juventus deve ancora definire la struttura societaria, prima di parlare di mercato. E anche le voci legate alla Fiorentina si scontrano con l’incognita Prandelli, in casa viola. Aquilani ha recuperato bene dall’infortunio alla caviglia e proprio per questo, non credo che il Liverpool se ne vorrà privare» . Non per il momento, almeno. Tuttavia le prossime settimane, una volta che il panorama societario bianconero ( e d’organico: chissà, metti mai che la cessione di Felipe Melo dovesse concretizzarsi) sarà definito, diventerà più semplice verificare eventuali sviluppi.

Il Napoli è sempre più concentrato sulla prossima stagione in cui, causa Europa League, gli impegni stagionali si moltiplicheranno. E così, nella marea di piste aperte già da tempo, ecco spuntarne un’altra, foriera di spunti interessanti: il ds Riccardo Bigon si è inserito di prepotenza nella corsa ad Antonio Candreva, ceduto alla Juventus in una delle stagioni più disgraziate della storia bianconera. E così, mentre la Juve ha provato a chiedere invano il rinnovo del prestito all’Udinese, il club friulano sta indugiando, evidentemente perché vanno valutate le eventuali offerte di altre società in ballo: Napoli, appunto, e Roma, pronte a soffiare il nazionale di Marcello Lippi ai rivali.

 
 
 

Nel segno di papà Umberto

Post n°352 pubblicato il 28 Aprile 2010 da goblins76
 

TORINO, 28 aprile - Andrea Agnelli diventerà presidente della Juventus 48 anni dopo il padre Umberto, ultimo esponente della famiglia alla guida del club bianconero. Dopo il Dottore, che era stato presidente dal '55 al '62, sul ponte di comando della società si sono succeduti Vittore Catella, Giampiero Boniperti, Vittorio Chiusano, Franzo Grande Stevens, Giovanni Cobolli Gigli e, infine, Jean Claude Blanc. Andrea è il quarto Agnelli alla testa della Juventus: il primo era stato il nonno Edoardo Agnelli, dalla stagione '24/'25 al 34'-35', quando morì tragicamente, e lo zio Giovanni Agnelli, presidente dal 1947 al '54. Per Andrea Agnelli, 35 anni, si tratta di un ritorno alla Juve dove è stato assistente, alla fine degli anni '90, di direzione commerciale nello sviluppo e nella valorizzazione del marchio. Dal maggio 2006 è membro del cda dell'Ifi, oggi Exor, dal 2004 della Fiat. Da due anni fa parte del consiglio federale della Federazione Italiana Golf. Per tutta questa stagione il suo nome è stato invocato dai tifosi bianconeri, delusi dai risultati della squadra e pesantemente critici sulla gestione del club. A dicembre per la prima volta dopo tre anni e mezzo Andrea Agnelli era tornato al campo d'allenamento dei bianconeri, accompagnato dal cugino John. Un segnale - aveva detto - «nel momento di maggior difficoltà attraversato dalla squadra negli ultimi anni». «Oggi c'è un progetto che sta portando avanti Blanc, domani chissà...», aveva aggiunto a chi gli aveva chiesto su un suo possibile coinvolgimento nella società. Quasi un'anticipazione di quello che sta accadendo

 
 
 
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PRIMO GOAL

Eri poco più di un ragazzo quando ti buttarono dentro al tuo primo campo di calcio di serie A.

In quel momento, quando il Trap ti disse:"Dai, scaldati che tocca a te", tu non sapevi che pensare, un groppo in gola, le gambe che tremavano, ma ti facesti coraggio.

Alzarsi dalla panchina e iniziare il riscaldamento, una corsa verso l'ignoto.

Pensasti a tuo padre, a tua madre, al fratello che ti aveva sempre sostenuto, ai tuoi amici più cari ai quali sarebbe venuto un'infarto nel vederti entrare in campo, ma  dopo c'era solo l'ignoto.

Non sapevi a cosa seresti andato in contro dentro quel campo da calcio, eppure il terreno di gioco l'avevi calpestato migliaia di volte, in quel momento ti sembrava fosse la prima volta che ti capitava di giocare...

Pensare a cosa fare, a come doverlo fare, pianificando tutto nei minimi dettagli, e  poi l'arbitro fischiò…toccava a te.

Baggio ti sorrise e  strizzò l'occhio, Moeller ti guardò impassibile, Ravanelli ti battè il 5..:"e adesso?.....cosa ne sarà di me", ti chiedesti?...Dribbling di Julio Cesar, palla a Marocchi che dà subito a Baggio,il quale lancia la palla in profondità, sui tuoi piedi..Goal..si Goal...non sapevi cosa fosse...gioia, emozione...cuore gonfio di sentimenti che passano veloci confusi nella mente e nell'animo che sembra poter volare

 

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LA STORIA SIAMO NOI

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Juventus is the best team ever.I want Italy to be next...
Inviato da: Juveman
il 16/11/2017 alle 15:37
 
non credo che la juventus intenda invesire su un campionato...
Inviato da: goblins
il 07/12/2010 alle 20:44
 
LA JUVE COMPRERà CASSANO ??? ...
Inviato da: 1carinodolce
il 30/11/2010 alle 13:40
 
"l'unico vero investi­mento economico della...
Inviato da: hopper
il 19/08/2010 alle 19:38
 
Queste intercettazioni si commentano da sole... che altro...
Inviato da: goblins76
il 02/04/2010 alle 21:44
 
 
 
 

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