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Bianconeri siamo noi

"Avvocato, oggi vince il migliore o la Juve?" - "Sono fortunato, spesso le due cose coincidono!"

 

 

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Forza Pessottino!

Post n°812 pubblicato il 04 Luglio 2007 da juvefc1897
 

Giusto un anno fa, Ale Del Piero segnava al 122° il gol del 2-0 alla Germania nel delirio più totale. Tutti stremati, emozionati, eppure Alessandro, la prima cosa che disse davanti ai microfoni, con tanto di maglietta, fu "Forza Pessottino!". Un anno fa, sembrava che il nostro Gianluca, era sulla via di abbandonarci per sempre. Abbiamo pregato tanto per lui, tutti e ora è tornato finalmente con noi. Traggo l'intervista da "Repubblica" di oggi, molto bella da leggere. 

Come ti senti?
"Bene, grazie. Dovevamo ancora rimettere un po' in sesto questo piede abbastanza malmesso, ho letto la cartella clinica con l'elenco dei problemi, non c'era spazio per aggiungere neanche una riga. Come mi dicono dall'inizio, sono interventi nell'ottica di migliorare la qualità della vita. A me basterebbe togliere il dolore".

Hai tenuto il conto delle operazioni?
"Dunque, prima il bacino, poi il piede, poi la schiena e poi ancora il piede. Sì, direi quattro interventi".


Ricordi il giorno in cui hai ripreso a camminare?
"Era il 30 settembre 2006 e c'era il pubblico delle grandi occasioni. Medici, parenti, infermieri. Mi hanno fatto un fragoroso applauso, anche se camminare è una parola grossa: mi sembrava che nulla del mio corpo reggesse. Il pubblico faceva il tifo, come quella sera del rigore nella finale di Champions League a Roma, ecco".

Il primo passo di una seconda vita: è retorico, se diciamo così?
"No, è vero. Nessuno di noi ricorda la prima volta che camminò, da piccolo, però io sono sicuro che avevo la stessa paura, lo stesso desiderio di scoprire, di andare".

Mai temuto di restare paralizzato?
"Quello no. Ha prevalso la gioia di esserci, di sentirmi ancora vivo e con un corpo a disposizione. Se quel corpo fosse rimasto menomato, pazienza. E' stata una faticaccia, non una favola".

Ricordi qualcosa del 27 giugno 2006, il giorno della caduta?
"Niente, buio totale. Però ricordo gli attimi in cui pensavo di essere morto, cioè quasi morto. Al pronto soccorso, credo, oppure nei momenti di veglia durante il coma farmacologico. Il corpo se ne andava, lo sentivo andare. Sapevo che stavo per addormentarmi e che non mi sarei svegliato mai più".

Invece cos'è successo quando hai riaperto gli occhi?
"Ero pieno di fili, di tubi, di ferri. Non potevo parlare perché mi avevano fatto la tracheotomia. Ho trascorso tre mesi come una pianta dentro un vaso. Tre mesi da neonato assoluto: cambiato, svestito, lavato, girato e rigirato. In quelle condizioni vinci i tabù di qualsiasi tipo. Però, appena sei presente a te stesso pensi che tutto quello che hai è guadagnato, ogni gesto, ogni respiro in più. E sei felice".

Come hai saputo del tentato suicidio?
"Una storia strana, persino buffa. C'era il divieto assoluto di dirmi la verità. Io ero a letto, immobile, nei giorni della sentenza di Calciopoli: volevo sapere, eppure il televisore restava sempre spento, e zero giornali. Pensavo: o mi sono schiantato in auto, oppure ho fatto qualcosa di brutto. L'ipotesi c'era, una su due, non si scappava. Tutti mi parlavano di macchine, così credevo davvero di avere avuto un incidente".

Un segreto del genere non si mantiene a lungo.
"Ogni giorno c'era il colloquio con lo psichiatra. Siccome mi ritengo una persona di media intelligenza, un piccolo dubbio affiorava. Voglio dire: mica mi mandavano l'ortopedico. Così, presi coraggio e chiesi: che ho fatto? Cosa mi è successo? Il professor Munno mi rispose che sccccccch, ero volato giù dalla sede della Juve". Gianluca mima il gesto, e sorride. "Ho imparato a scherzarci, veramente".

Come reagisti a caldo?
"Senza mangiare per due giorni. Crisi totale. Anche perché non avevo e non ho ricordi del volo, anzi di nessun momento di quella giornata, però il dolore che provavo prima, nell'anima, quello sì lo ricordo e lo ricordavo alla perfezione. Un buio tremendo, senza speranza. La solitudine più profonda che si possa immaginare".

Davvero non avevi sospettato niente?
"Volevo vedere il gran premio di Formula uno in tivù e le partite dei mondiali. Venni a sapere che l'Italia aveva vinto. La tele, sempre spenta. Finalmente ottenni di guardare i servizi sulla sentenza di Calciopoli che riguardava la Juve: tutti pregavano che non si facesse cenno alla mia vicenda, e così andò. Ma io sono abituato a smanettare col televideo, così andai alla pagina delle notizie sportive e lessi la mia".

Come hai fatto a non scoprire tutto da solo?
"Stranissimo: la notizia parlava delle mie condizioni fisiche, non del fatto. Il professor Donadio, il primario di rianimazione, usava una curiosa metafora sportiva per spiegare come stessi. Diceva che è come essere arrivati quasi in cima alla salita, si vede il traguardo però la strada resta insidiosa e piena di curve. Perciò mi convinsi di essermi schiantato in auto. A pensarci, è da ridere".

Ricordi il giorno in cui tornasti a parlare?
"Era il 16 luglio. I medici mi tolsero la cannula e mi chiesero di pronunciare il mio nome, visto che erano stufi di pronunciarlo loro. Io dissi "Gianluca"".

La vita, dopo, come funziona?
"Con l'amore degli altri, con le tonnellate d'amore che ti rovesciano addosso. E non solo i tuoi cari, le tue bimbe, anche gli sconosciuti che t'incontrano per strada e ti dicono di essere contenti perché sei vivo. E neanche uno ti giudica".

Quali sono i tuoi sogni?
"Regalare tutto il tempo che ho alle mie figlie. E dal punto di vista sportivo, assistere alla rinascita della Juve, vederla rivincere lo scudetto e tornare in Europa. In fondo un anno fa era quasi in fin di vita, come me".

Esiste il momento preciso della rinascita?
"A Natale sono stato in Uruguay, dal mio amico Paolo Montero. Dopo l'incidente, era rimasto a vegliarmi accanto al letto per due settimane. Quando sono stato da lui e l'ho abbracciato, è stato come se avessi abbracciato tutti coloro che mi erano stati vicino".

Ricordi quando ti portarono la Coppa del mondo in ospedale?
"Scene pazzesche, c'erano i malati sulle scale con le flebo nelle braccia, tutti volevano toccare il trofeo. La sera avevo 41 di febbre".

Adesso come ti senti dentro?
"Come un astronauta tornato da un viaggio fantastico e un po' mostruoso. Gli alieni stavano per divorarmi, invece sono ancora qui. Però diverso, cambiato. Mi curo, sono in analisi, lavoro su me stesso e non me ne vergogno".

Cosa c'è di diverso veramente?
"E' sparita l'angoscia che mi mangiava e m'impediva persino di respirare. E' scomparsa la paura del futuro e della morte. Mi sento liberato da un peso immane: è stato un viaggio nel paese del dolore".

Come si torna da quelle terre, e perché?
"Per benedire ogni giorno in più che respiri. La vita è un dono unico: per me, è stato doppio. La prima notte, i medici erano quasi sicuri di perdermi perché non coagulavo più. Il vero nemico è la solitudine, è come quando percorri i trenta metri verso il dischetto del rigore, solo che se sbagli il tiro muori. Ma se invece fai gol, la carica che ti resta dentro è enorme. Diventi più allegro, anche. Più spiritoso".

Riesci a scherzare sulla tua vicenda?
"Quando qualcuno mi dice "va bene, dài, buttiamoci", rispondo che normalmente mi butto solo io. Oppure, ho fatto i complimenti a un amico che mi ha regalato un libro su un tizio che alla fine si suicida. Beh, il mio amico non lo sapeva".

Come credi di esserti salvato?
"Forse una mano dall'alto mi ha preso per i pochi capelli che avevo".

Ci pensi spesso?
"No, ci penso sempre".

 
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UNA FRASE,UNA STORIA

Repertorio dell'Avvocato

-"Avvocato, che vinca la Juve o che vinca il migliore? - Sono fortunato, spesso le due cose coincidono"

-"Mi emoziono anche quando vedo la lettera "J" in un titolo di giornale"

- Michel Platini "l' abbiamo comprato per un tozzo di pane e lui ci ha messo sopra il foie gras"

- Su Micheal Schumacher:"Il migliore.Quando si ha in squadra uno come quello,se non si vince è colpa loro".Riferendosi al team Ferrari.

- Ancora su Schumi:"Schumacher è come Pelè, come Fangio, e se Del Piero è Pinturicchio, Schumacher è Andy Warhol".

- Dopo il 5 maggio 2002 "Dopo i due missili di Seedorf a San Siro non ci credevo più.Ma quando ha parlato Sensi.."

- Quando l'Avvocato ricevette in visita Gorbachov,la prima cosa che gli disse fu "venga,la porto a vedere la Juventus"

-Prima di Juve-Ajax del 22 maggio 1996(Juve campione d'Europa):"Se loro sono una squadra di pittori fiamminghi,noi,saremmo i piemontesi tosti"

-Dopo Juve-Milan 1-0 e Roma-Lecce 2-3:"Mi aspetto sempre di tutto dalla giornata.La divina provvidenza non ha limiti".

- Giovanni Buscetta "ha detto di essere ossessivamente un tifoso della juventus?Se lo incontrate ditegli che è la sola cosa di cui non potrà pentirsi"

-Su Boniperti "Bei tempi quando lo buttavo giù dal letto all'alba. Ora devo svegliarlo alle 4 del pomeriggio!"

- "Sivori è un vizio",

- Franco Zeffirelli "è un grande regista ma quando parla di calcio non lo sto nemmeno a sentire"

- Boniek "il bello di notte"

-Didier Deschamps: "Sembra un maresciallo di Napoleone."

- Serena "bravo dalla cintola in su"

- Del Piero " Mi ricordava Pinturicchio, adesso è Godot"

- Diego Armando Maradona "è stato migliore di qualunque allenatore"

- Zinedine Zidane "lo abbiamo preso perchè ci farà vendere molte auto a Marsiglia ed in Algeria"

- Zidane2 " in fondo è stato più divertente che utile"

- Zidane3 "Poveretto con un colpo di testa ha perso tutto quello che ha fatto in un anno con i piedi"

- Rui Barros " non prenderemo più piccoletti: dalla tribuna non si vedono

- Edgar Davids " se lo incontri di sera cambi strada quegli occhi sono terrorizzanti"

- Adriano Galliani " io so che era un gran competente di calcio. Ha smesso di esserlo quando ci ha ceduto Davids"

- Se Vialli è Raffaello,Del Piero è Pinturicchio

- Baggio? E' un coniglio bagnato. E' il più grande giocatore che abbia mai visto

- Le scorrettezze di Couto sono così solari, così facili e belle da fischiare che, se fossi un arbitro gli darei una medaglia

 

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