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LA TERZA MORTIFICAZIONE
Secondo lui le nostre caratteristiche più apprezzate - libero arbitrio, razionalità e senso di sé - non sono che mere illusioni, e noi tutti siamo i prodotti di forze psichiche inconsce e incontrollabili. Naturalmente, Freud incontrò una notevole opposizione.”
F. Talls,
Breve storia dell'Inconscio
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“Tra i Greci, la lettura ad alta voce costituiva la forma originaria della lettura. L’eroe greco sognava, morendo, di conoscere il kleos, la “gloria” - ma kleos significava anche “suono”; e dunque egli desiderava che le sue gesta venissero declamate, recitate davanti ad un pubblico immenso, e così diventassero gloriose. Allora il testo non era, come per noi, una pura sequenza di segni: ne faceva parte la lettura sonora; esso era composto da un ordito scritto e da una trama vocale. Solo la voce completava lo scritto, dandogli l’atmosfera e l’eco musicale di cui aveva bisogno. Leggere veniva spesso indicato come cantare, e canora era la voce che interpretava. Chi leggeva, in Grecia e a Roma, stava in piedi: la voce era accompagnata da gesti e movimenti della testa, del torace e delle braccia; e questa lettura espressiva influenzava a sua volta la stesura del testo, che doveva obbedire alle intonazioni, cadenze e ritmi della tradizione orale. Il libro veniva ascoltato; e scritto per venire ascoltato.
Dopo secoli di lettura silenziosa, l’abitudine alla lettura ad alta voce ci riesce quasi incomprensibile. Siamo abituati a credere che il culmine del leggere stia nella nostra facoltà di capire, interpretare e identificarci col test; e come era possibile capirlo, se una voce straniera parlava dal di fuori, con gesti e inflessioni che non erano i nostri? Come era possibile interrogare il libro, fermarlo, percorrerlo all’indietro, meditarlo in un attimo fuori dal tempo? Anche i Greci ebbero dei dubbi sulla pratica della lettura sonora, come racconta Jesper Svembro. Ma è probabile che, in buona parte, i nostri dubbi siano fuori luogo. L’abitudine della lettura ad alta voce si fondava sulla costruzione della memoria, e sulla capacità della memoria di avere presente tutto il testo, che noi abbiamo perduta. Platone, o Cicerone, comprendevano il libro come noi, anche se lo ascoltavano dalla voce di uno schiavo.”
Pietro Citati, Sulla Lettura
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