Creato da Bridigala il 08/05/2008

E' un Bridimondo

Di tutto un po', ma soprattutto... mio

 

Messaggi di Luglio 2021

Caserta

Post n°860 pubblicato il 10 Luglio 2021 da Bridigala

Ed arriviamo, ahi noi, all’ultimo giorno di scoperte e visite. La tigna della nostra guida ha permesso di far sì che siamo partiti da Ischia già con il pullman che ci avrebbe accompagnato per tutto il giorno, in modo da caricare i bagagli a Ischia e scaricarli solamente in hotel e non dover affrontare pontili infidi con la valigia che, pur essendo meno di 20kg, per una mollacciona come me è un peso intrasportabile. Così abbiamo caricato tutto e siamo partiti per il porto, dove ci siamo trovati un posticino comodo sul battello in attesa della partenza. Abbiamo salutato per sempre la bellissima Ischia (sarei rimasta tranquillamente un’altra settimana) e attraversato il braccio di mare che ci separava da Pozzuoli, dove abbiamo aspettato l’autista in sostituzione di quello che doveva tornare ad Ischia e l’abbiamo raccattato... sulla salita in uscita da Pozzuoli, dove abbiamo bloccato il traffico per il tempo necessario a far scendere e risalire i due autisti da due diversi mezzi che si erano incrociati, si sono scambiati, e noi abbiamo proseguitò con l’autista di terra (anche se abbiamo scoperto che pure lui veniva da Ischia, e lì sarebbe tornato a sera) mentre l’autista isolano aveva raccattato il bus da portare sull’isola. Nel giro di poco più di mezz’ora siamo arrivati a Caserta, sotto gli immensi portici della Reggia, un edificio di dimensioni spaventose. Così grande che i miei stessi compagni hanno preteso per me la sedia a rotelle, e l’ascensore, così non ho visto lo scalone d’onore, se non alla fine del giro, di sfuggita, e va bene così. Ottimamente tenuta, la Reggia è stata una visita davvero bella, immaginare la vita in quegli ambienti così vasti e apparentemente inospitali non è semplicissimo, però ti da un’idea di come i Re del regno delle due Sicilie avessero una vita assai lontana da quella dei loro sudditi, pur essendo simili a loro quanto a carattere e tendenze giocose. Purtroppo il mio “autista” mi ha impedito di fare delle foto decenti, per cui con un po’di nervosismo devo ammettere di essermi rovinata quasi metà delle immagini della reggia, che aveva soffitti da sogno. Me ne farò una ragione. Altro discorso per quanto riguarda il bellissimo parco. Qui il tour operator è stato previdente ed aveva già previsto i biglietti per il bus navetta che porta i turisti nel punto più alto del parco e poi li va a riprendere, e così abbiamo potuto arrivare al punto focale della prospettiva, fare qualche foto (vedrete, la reggia appare sfocata per la nebbia da caldo, tanto è lontana, una sorta di fata morgana che appare laggiù sullo sfondo) ed infine riprendere la navetta e tornarcene sul pullman per andare a pranzo e oltre. Sì, perché sempre per intercessione della nostra guida, invece di rimanere qualche ora a Caserta ad annoiarci, siamo stati portati a Casertavecchia, un borgo medievale a 400m s.l.m, assolutamente delizioso. Qui abbiamo occupato pacificamente un piccolo ristorante, il cui proprietario è venuto a prenderci con due furgoni per farci arrivare senza sudare (c’erano 300m di salita sotto il sole delle 13.30...) e ci ha fatti accomodare nei tavoli a noi già riservati. Dopo un ottimo pranzo, eccoci pronti a visitare il minuscolo borgo, di origini longobarde, tanto che il duomo è intitolato a S.Michele Arcangelo, noto come il santo longobardo di confine, ci sono le rovine di un castello, ci sono pure i fantasmi e le case nelle quali si dice che vivessero. Insomma, una visita che consiglio a chiunque fosse da quelle parti. Una volta risaliti sul pullman, poi, è arrivato il momento di andare in hotel. Un palazzo antico, raffinato, con soluzioni di demotica decisamente comode ed un’elegante sala da pranzo tutta specchi nella quale abbiamo raffinatamente cenato. Bello. Dopo un’ultima dormita in letti stranieri, abbiamo affrontato The long way home, 11 ore di corriera che, lo ammetto, mi hanno lasciato stremata, soprattutto per quel che riguarda le gambe, che ne hanno sofferto in maniera particolare. Pur volendo trovare altre soluzioni per la parte lunga del viaggio, possibilmente, sono comunque felice di aver fatto questa esperienza, e di essere riuscita a visitare un pezzo d’Italia che merita di essere visto. 

A presto!
 
 
 

Ischia, di nuovo!

Post n°859 pubblicato il 09 Luglio 2021 da Bridigala

Il nuovo giorno ha visto la mattinata libera (e con la botta che avevo preso ho scelto di non interessarmi minimamente a un secondo massaggio. Magari mi avrebbe fatto bene, ma avevo già sofferto anche troppo...) e quindi la sottoscritta appallottolarsi sotto un ombrellone e decidere di finire un romanzo splendido, che avevo lasciato a metà ingiustamente, ovvero Ninfee nere, di Michel Bussi, più “furbo” che giallo, ma molto intenso dal punto di vista emotivo e con un finale a sorpresa che mi ha commossa e intrigata anziché no. Il giochino effettuato dall’autore con le tre donne protagoniste non lo svelerò, ma ammetto che mi ha fatto un poco arrabbiare, anche se ne ho capito sia l’utilità che la bellezza. Si tratta di un omicidio a Giverny, nel paese in cui Monet dipinse tutte le sue Ninfee, e secondo me è molto realistico quando narra del fatto che basta una persona malvagia per inquinare tutto un mondo. E ne basta una genuinamente buona per ridare speranza a quello stesso mondo. 

In ogni caso, ormai arrivata a tre quarti della lettura (l’avrei finito la sera dopo, in un nuovo hotel, a Caserta) , ho dovuto interrompere. Con la mia socia, la fiera G., abbiamo scelto un panino per pranzo e c’è lo siamo fatte portare sotto l’ombrellone, per poi rivestirci e prepararci per il pomeriggio, nel corso del quale abbiamo fatto un tour dell’isola in battello, vedendo dal mare ciò che avevamo già visto da terra. Azzardo a dire che Ischia, dal mare, è ancora più bella che da terra, e che l’approdo a S.Angelo mi ha permesso di vederlo anche dal basso, dopo che tre giorni prima mi ero dovuta accontentare di vederlo solo dal mare. Come al solito, sono rimasta ancorata alla dolcissima signora E., che al ritorno d aCapri era stata malissimo, e per la quale ero un poco in ansia, ma è in realtà riuscita ad affrontare tutto senza problemi, perché il mare sotto costa non era per nulla mosso, e quindi abbiamo davvero navigato benone. Tornati in hotel, ci siamo organizzati per andare a mangiare la pizza. Avevo scoperto che c’era una pizzeria a circa 100m dall’albergo, ed espresso il desiderio di andare ad assaggiare una pizza verace, e a questa mia idea le tre grazie, K. E il marito,  ed R. Sì erano uniti, trovando però la pizzeria vicino all’hotel “piccola è brutta” e decidendo di prenotare altrove. Già immaginavo che sarei rimasta in albergo insieme a coloro che si erano prenotati per restare, ma non avevo tenuto conto del fatto che avevano pensato a me è deciso di prenotare un taxi per andata e ritorno, così mi sono trovata costretta (e, per una volta, dico Per fortuna,) ad andare in centro , in una pizzeria sul corso principale di Ischia porto, che, finalmente, sono riuscita a vedere e gustarmi. Io, che sono furba come la volpe, ho scelto di assaggiare la pizza Cosacca, una pizza con pomodorini e pochissimo pecorino grattugiato, insomma, avrei mangiato un bue (il panino del mezzogiorno era stato piccinissimo) e mi sono trovato a mangiare letteralmente ‘na grosta de pan, ma io me la sono voluta, era comunque una crosta buona, quindi me la tengo taccio per sempre. Invece di restarcene fermi a guardare la partita, ci siamo lasciati cacciare, e quindi siamo andati a passeggio, guardando qualche vetrina e cercando un locale dove passare un po’ di tempo. Niente tv, naturalmente, quindi ho potuto scoprire come andavano i risultati soltanto ahimè sul 2 a 1, e poi taxi e... arrivati in hotel mi sono guardata, dalla tv nell’atrio, i goal, la volontà di Lukaku non è bastata al Belgio per sopraffarci, ma questo ormai è passato, no? Ho finito di sistemare la valigia (aperta, che il mattino dopo ancora dovevo prendere cose) e me ne sono andata a nanna. Il mattino dopo ormai era tutto “finito”, eravamo in disarmo, si partiva, ahimè. Un vero peccato lasciare la splendida Ischia, ma ci attendeva La Reggia di Caserta e non solo... a presto!

 
 
 

Capri

Post n°858 pubblicato il 08 Luglio 2021 da Bridigala

E veniamo, nonostante abbia già ampiamente disquisito sull’argomento nei commenti, alla giornata “libera”, il giorno di relax, con tanto di massaggio e giornata pigrissima. Tutto bene? Quasi, se uscendo dalla vasca da bagno non mi fossi schiantata sul bordo e non avessi quindi preso una botta potente all’osso sacro. Pranzo al bistrot dell’hotel, con vista sul castello aragonese, e pomeriggio in piscina a leggere un rosa “Gli imprevedibili effetti dell’amore” di Grazia  Cioce, in cui Emma, la protagonista, vive una vita a metà dopo un trauma fin quando l’obbligo a partecipare ad un corso di sopravvivenza non cambierà le carte in tavola. Dimenticabilissimo, ma assai simpatico. Verso sera, poi, avevo l’appuntamento nella piscina calda, con idromassaggio e sauna e bagno turco, sempre per cercare di rilassare le maledette gambe. Per accorgermi della botta terrificante, ovviamente, ho dovuto aspettare il giorno dopo, quando ci siamo alzati davvero molto (troppo) presto, per prendere il traghetto per Capri, l’isola più elegante del golfo, quella dei Vip. Ovviamente tutti chiedevano della grotta azzurra, che praticamente non si può più visitare perché le condizioni per farlo sembrano non presentarsi praticamente più (considerando che devi fare un trasbordo tra barche in mare aperto, con il mio equilibrio, ti pare che io mi preoccupo di non poterla visitare? Sopravviverò, a maggior ragione se non devo visitarla 🤣) e quindi appena terminata la traversata ci siamo lanciati verso il motoscafo che ci avrebbe portati a vedere i faraglioni, nella direzione opposta rispetto alla grotta azzurra. Motoscafo che ha delle strette panchine di legno, ovviamente. E la sottoscritta ha scoperto saltando sull’acqua che il suo fondoschiena era ampiamente e dolorosamente ammaccato. Comunque è stata un’escursione bellissima, il senso di libertà e la meraviglia per le bellezze della natura ti fanno compagnia, anche se sei su un motoscafo affollato. Appena scesi, andando verso il bus, ovviamente sono volata per terra, perché l’uso delle gambe per mantenere l’equilibrio sulla barca mi aveva sfinita, ma, essendo a braccetto della nostra mitica guida, sono riuscita comunque a non farmi male nell’atterraggio (nessuna guida è stata maltrattata per ottenere questo risultato). Siamo scesi a Capri, dove gli altri hanno cominciato la visita, e mi hanno parcheggiata al ristorante dove avremmo mangiato.Mi sono persa la piazzetta, ma sono stata coccolata, sinceramente, e non lo dimentico, davanti ad un panorama spettacolare. Dopo un ottimo pranzo siamo saliti ad Anacapri, dove era prevista la visita alla villa di Axel Munthe medico e filantropo svedese che scelse il luogo con la vista più bella di Capri per la propria Villa ,(e poi diventò cieco...)  che lasciò al governo svedese, quindi siamo in buona sostanza entrati in terra straniera per fare le foto più incredibili di giornata. Ripreso il traghetto ci siamo resi conto che non sarebbe stato un ritorno agevole, il mare era grosso, e il capitano ha dovuto allungare il tragitto per “ballare” meno, quindi da un’ora siamo arrivati ad un’ora e mezza. La signora E., una dolcissima nonna che si è autoproclamata come la mia mamma “plus”, ha passato un tempo infernale, perché soffre il mal di mare, mentre io davo le spalle al senso di marcia e non mi preoccupavo di nulla al mondo (almeno una rogna che non ho!), solo che lei ed il cavaliere che mi volevano mollare erano effettivamente in difficoltà. Per me l’unico problema era il fatto che essendo su una panchina di legno i salti continuavano a ripercuotersi sul mio osso dolorante, e sulla schiena. Tutti ne siamo usciti con la schiena a pezzi, ma molti assai esaltati dall’esperienza. Qualcuno con lo stomaco ai limiti. In ogni caso anche questa è stata una grandissima esperienza. A presto! 

 
 
 

Ischia

Post n°857 pubblicato il 07 Luglio 2021 da Bridigala

 

Il giorno successivo, un altro risveglio ad orario “lavorativo”, in compenso sapevamo che al mattino avremmo fatto un tour in pullman dell’isola d’Ischia, la più grande tra le tre visitate, quindi almeno io non mi sono sentita particolarmente preoccupata nell’affrontare la giornata, anche se le gambe non giravano. Abbiamo preso il bus ed incontrato la nostra guida, Antonio, piccoletto e  pieno di energia. Bruno, con gli occhiali, per qualche ragione l’ho paragonato allo iettatore di Totò, fors eper l’abitudine di sgranare gli occhi per sottolineare i concetti e ripeterli fino allo sfinimento. Ci ha parlato dell’isola, detta isola verde sia per la vegetazione che per il fatto che è l’unico luogo al mondo in cui si è formato il tufo verde, pietra di origine vulcanica, molto porosa, solitamente beige o nera. Ischia ha diversi comuni (vediamo se me li ricordo tutti): Ischia, Lacco Ameno, S.Angelo, Casamicciola Terme, Forio, 36 crateri vulcanici, molte fumarole e molti stabilimenti termali. Anche il nostro albergo, infatti, utilizza l’acqua termale per le piscine e per la spa, e il giorno dopo ne avrei approfittato (e presto conoscerete i risultati...). Gli stop sono stati essenzialmente di carattere fotografico, e nel frattempo ho scoperto che non sarebbe stato sufficientemente agevole visitare i giardini della Mortella, per cui con dispiacere ho rinunciato, visto che comunque le gambe non mi assistevano. In ogni caso, ad un certo punto abbiamo fatto una pausa un poco più lunga a S.Angelo piccolo borgo molto “coccolo”, che un tempo era abitato da pescatori, e che oggi vede come ospite d’onore (almeno prima della pandemia) Angela Merkel, la cancelliera tedesca. Ammetto di aver rinunciato alla visita, all’ingresso paese ho trovato una panchina e lì sono rimasta, per scelta, alzandomi solo per fare 50m fino al belvedere e fare qualche foto, per avere un’idea di cosa ci fosse lungo la discesa, e poi ho ripreso il mio posto sulla panca, aspettando che il gruppo facesse la sua visita. Siamo poi arrivati a Lacco ameno, la zona vip, dove si trova la villa di Angelo Rizzoli, che volle l’ospedale sull’isola con tanto di eliporto, dove abbiamo fotografato il fungo, una formazione in tufò verde che usciva dalle acque e che ha proprio la forma di un grosso porcino. Siamo poi passati da Casamicciola, dove esisteva uno stabilimento termale per i poveri, che erano proprio quelli che avevano maggior bisogno delle cure  prestate alle terme, a dimostrazione del fatto che gli isolani erano avanti. 

Tornati all’hotel è stato necessario pensare al pranzo, sicuramente qualcuno è uscito, sia per spendere meno che per curiosità,io invece mi sono abbigliata da piscina e sono andata a mangiare al bar della stessa , sedendomi proprio con il vecchietto tatuato, quel R. Che le tre grazie volevano (in apparenza) appiopparmi, e dico in apparenza perché alla fine se lo litigavano tra loro, e lui, a cui probabilmente la merce non interessava né punto né poco, se la rideva e faceva solo quello che gli andava e nulla più. In ogni caso, nel pomeriggio, mi sono tirata fuori l’ultimo romanzo di Kathy Reichs, e me lo sono letta da cima a fondo. Questa volta Tempe Brennan è tranquilla, il nuovo capo dell’ufficio di medicina legale di Charlotte è una persona tranquilla, la stima e le da consulenze senza problemi, con Ryan va tutto bene, Kathy, sua figlia, sta finalmente per tornare dall’Afghanistan, dove sta facendo il soldato. Tutto bene? Magari... a Charleston, nell’altra Carolina, viene trovato un bidone con dentro due cadaveri, e quindi materia per lei, che viene inviata “in prestito”, e come sempre si lancia nel lavoro e nel tentativo di dare un nome e quindi un luogo di riposo ai poveri resti. Che, in questo caso, assomigliano in maniera inquietante, per modus operandi, a quelli che una decina di anni prima aveva analizzato in Canada, restituiti dal San Lorenzo. Una nuova discesa all’inferno per la nostra eroina e il suo caballero, un romanzo che finalmente ci restituisce la “nostra” Tempe, un po’ più serena del solito. 

Se di fronte a me c’erano le grazie, accanto a me si è piazzata, con soddisfazione di entrambe, G. Farmacista viterbese, una sorta di “Betta dalla lingua s-cetta”, che non si tiene un cece in bocca, ma in compenso sai sempre cosa pensa, e da quel momento in avanti avremmo scoperto che stiamo proprio bene in società, e ne avremmo approfittato ogni volta che era possibile. Lei ha detto di essersi organizzata anche con dei massaggi, e io ho preso coraggio, e sono andata alla spa ad informarmi. Mi hanno fatto una consulenza e consigliato di fare prima ozono terapia e poi un massaggio light. L’indomani avrei scoperto quanto in realtà fossi stata consigliata dal diavolo in persona... ma ne riparleremo, oh, se ne riparleremo... a presto!

 
 
 

Procida

Post n°856 pubblicato il 06 Luglio 2021 da Bridigala

E ricomincia l’avventura del signor Bonaventura. La nostra guida in questo caso è di quelle toste, e ti mette la sveglia direttamente lei, per cui alle 8 (sigh) eravamo tutti a far colazione, pronti e ruspanti per l’avventura successiva, ovvero la conquista dell’isola di Procida, prima escursione del tour. Il mezzo scelto per arrivare sull’isola è l’aliscafo, rapido, talmente tanto che si viaggia solo all’interno, e le amanti della tintarella friggono e soffrono perché tocca stare al chiuso. Io, invece, che sono sotto farmaci per la nevralgia al trigemino, sono ben felice di stare più riparata, anche se  tocca tenere la mascherina su naso e bocca. Pazienza, ci sta, tra l’altro credo che sia corretto utilizzare le mascherine, per cui non lamentiamoci. Scendiamo e scopriamo che non ci sono autobus, le strade sono troppo strette, per cui passiamo direttamente ai taxi, minivan su cui arrampicarsi per le distanze maggiori. Cominciamo da Terra Murata, il punto più alto, dove c’era anche la terribile prigione D’Avalos, che dovevamo visitare, ma essendo pericolante la nostra capo gruppo si è rifiutata di portarci dentro (e io la appoggio). Scesi fino al belvedere dei cannoni, ci siamo trovati poi a dover risalire sui taxi, ma le mie gambe si sono rifiutate. Ecco che due signori mi hanno preso per ascelle e caviglie e buttata nel taxi come un sacco di patate. (Sarebbe bastato uno scalino mediano, eh). Una volta nel veicolo, l’autista procedeva come un siluro in immersione, a velocità assurde per il diametro delle viuzze, tanto che D., il signore di San Marino, è esploso in un “ma sono strade a senso unico, vero?” “Ma che ne saccio...” abbiamo rischiato un paio di frontali, ma più tranquillo del nostro autista non ne ho visto nessuno, giuro. Inutile parlare dell’ottimo pranzo (ho già detto che abbiamo mangiato bene?) . Procida da’ l’impressione di essere un’isola viva, non turistica, di quelle dove la gente vive di pesca e di attività che vanno oltre il turismo. I paesaggi che abbiamo imparato ad amare dal Postino, l’ultimo film di Troisi, sono lì, sotto gli occhi del visitatore, e sono davvero suggestivi. Nel pomeriggio, siamo scesi verso il porto, e ci sono state un paio d’ore di libertà, che io non ho sfruttato: me ne sono rimasta con la guida ed un’altra signora, G., una farmacista laziale, sotto il tendone di un bar, a sorseggiare squisite granite al limone (e rischiare di farmi venire una gastrite dall’acidità 🤣). In quel mentre, alcuni di noi sono riusciti a contrattare e fare un giretto in barca intorno a Procida, vedendola anche dal mare (cosa che oggettivamente è sempre più suggestiva che da terra) , tanto da suggerire alla guida di inserire anche un’escursione di quel tipo tra le possibilità. Ripreso l’aliscafo, siamo tornati in hotel, e se devo essere molto sincera mi sono sentita piuttosto giù. Le gambe non stavano collaborando per nulla. Comunque, mai abbattersi, almeno di facciata, e far finta di nulla, se ci si crede, diventa vero. A presto!

 
 
 

Vacanze!

Post n°855 pubblicato il 05 Luglio 2021 da Bridigala

Buongiorno a tutti. Tranquilli, nonostante io sia sparita per un’intera settimana non sono stata risucchiata da cose brutte... sono scappata in vacanza, e anche se dicevano che doveva esserci il wi fi... non l’ho chiesto ne cercato, ho deciso di fare una vacanza disintossicante (poi non ho avuto tutto questo tempo, eh, non era solo vacanza relax) e ho lasciato in valigia il tablet, rinunciando a rimanere in contatto. Ora, però, mi sembra corretto farvi un minimo di riassunto, ve lo meritate.Ah... non vi importa? Sarò breve, signori miei, a tappe, in modo da non sovraccaricarvi eccessivamente 😉.  

La cosa che mi ha maggiormente disturbato, in questo caso, è stato il viaggio in bus. Purtroppo le mie gambe lo soffrono, e io avevo già dolori alle gambe prima di partire, un viaggio di 11 ore, per quanto con soste, è sempre interminabile, quando le gambe soffrono di stare costrette in una posizione per tanto tempo davvero, non passa più, anche se ho pisolato variamente sia all’andata che al ritorno. In ogni caso, arriviamo a Napoli, scendiamo dal pullman, quelli con cui lo avevamo diviso, che andavano in Calabria, salgono nel loro hotel, noi incontriamo Tina, la guida, e aspettiamo il mezzo che ci porti al porto a prendere il traghetto per Ischia. Peccato che eravamo in 20, e il mezzo prevedeva giusto giusto 20 posti. Eravamo tutti tamponati/vaccinati/guariti, ma ammucchiati come sardine a quelle temperature qualcuno ha rischiato di sentirsi male. Comunque, arrivati al porto, abbiamo scoperto di doverci arrangiare letteralmente con i bagagli, di doverceli trascinare a bordo, cosa che abbiamo fatto (io con il terrore di cadere in acqua, visto il mio noto senso dell’equilibrio) comunque con un po’ di buona volontà e qualche accidenti mormorato tra i denti via dritti e pedalare. Trovato un angolo dove lasciare il bagaglio ci siamo inerpicati sulla scaletta e su, sopra coperta, col vento in faccia, a goderci la traversata di un’ora buona fino all’isola. Una volta attraccato, ovviamente, stessa trafila, un bus ad attenderci e poi, finalmente, siamo arrivati all’hotel. Verso le 21 eravamo seduti a tavola (alleluia, il pranzo in autogrill era stato una cosa pietosa, oltretutto avendo poco tempo ne avevo mangiato metà...), e abbiamo cominciato a comprendere che in effetti il soggiorno ci avrebbe regalato diverse soddisfazioni culinarie, cosa che si è puntualmente verificata. (E la mia linea piange...). 

Al mio tavolo ci eravamo riuniti un bel gruppetto di single. Io, la più giovane non accompagnata (poi avremmo scoperto che del gruppo faceva parte una bella famigliola di madre, padre, ed una splendida ragazza di colore, lei sì davvero giovane, oltre che molto bella), R., di Torino, un farmacista in pensione, tAtuato, calvo e nasuto; poi quelle che mi è scappato di nominare conme le tre grazie: N. Avvocatessa di Milano, A., sempre milanese, ma con la mamma russa, quasi coetanea di R., piuttosto aggressiva e la più dolce delle tre, con quell’accento modenese che fa venir voglia di lasagne al ragù, G.. Tutte e tre divorziate, due su tre pure parecchio arrabbiate, ancora. Le nostre avventure torneranno presto, per ora mi fermo, che mi pare già una tirata fin troppo lunga... 😉 À presto!

 
 
 

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VENTUNO LUGLIO


È per te che sono verdi gli alberi
e rosa i fiocchi in maternità
è per te che il sole brucia a luglio
è per te tutta questa città
è per te che sono bianchi i muri
e la colomba vola
è per te il 13 dicembre
è per te la campanella a scuola
è per te ogni cosa che c'è ninna na ninna e...
è per te che a volte piove a giugno
è per te il sorriso degli umani
è per te un'aranciata fresca
è per te lo scodinzolo dei cani
è per te il colore delle foglie
la forma strana della nuvole
è per te il succo delle mele
è per te il rosso delle fragole
è per te ogni cosa che c'è ninna na ninna e...
è per te il profumo delle stelle
è per te il miele e la farina
è per te il sabato nel centro
le otto di mattina
è per te la voce dei cantanti
la penna dei poeti
è per te una maglietta a righe
è per te la chiave dei segreti
è per te ogni cosa che c'è ninna na ninna e...
è per te il dubbio e la certezza
la forza e la dolcezza
è per te che il mare sa di sale
è per te la notte di natale
è per te ogni cosa che c'è
ninna na ninna e...
(Jovanotti)

 

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