Creato da senzaporteefinestre il 06/02/2007

TEMPO

E' più il non detto di quel che si può rivelare.

 

 

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Post n°108 pubblicato il 12 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

 

"Molte cose ai mortali è concesso,
poi che vider, sapere; ma prima
di vedere, nessuno è profeta
della sorte che a lui toccherà".

Aiace, Sofocle

   Vuoto intorno. Annaspo nel caos cercando il vuoto.
Da tempo, ormai, ho smesso di accumulare.
Immagine di me, antica, che ritorna e si ripete.
Di giorno svuoto, mi libero, getto, cancello.
Divido, sottraggo.
   Vacilla la volontà sotto questo peso.
   La notte si sveglia la parte di me che ha paura della perdita,
al mattino ritrovo tutto in ordine, ogni cosa al suo posto.
   Come non succedesse mai nulla.
Tutto inizia sempre allo stesso punto. Dentro e fuori.

   Sentirti.
Per sentirti meglio, elimino gli occhi. Bendata, senza orbite.
Vengo verso te, con le mie mani, il naso, la bocca. Sentirti.
   Uno alla volta escludo i sensi. Non ti tocco. Senza mani, mutilata.
Non ti bacio. E vorrei morderti, tenerti tra i denti, in gola.
Cannibale. Mastico pensieri.
   Ti annuso, come un animale.
L'odore di te mi da alla testa.
   Senz' occhi, senza mani, senza bocca. Animale in agonia.
Agonia del desiderio spostato in avanti, verso il nulla.
   Verso l'amore.
   Ho il cuore che striscia sul pavimento. Cado. 
   Senza mani.
   Non voglio rialzarmi. Non posso.

 


 

 
 
 

Post N° 107

Post n°107 pubblicato il 12 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   Come note
questa forma si muove nell'aria
come gocce di pioggia sull'erba
come onde eterne
andare tornare
nel mio sogno di mare e vento

   E tu sedevi                    solo
quasi un regalo la tua immagine perduta
incastrata tra le ossa e i tendini
nei giorni a venire

   Ogni volta ne ripercorro i profili
e sei nudo abbandonato al sogno
contro quella barca sulla sabbia
rosso che ti avvolge

   Sul balcone ti prendevo da dietro
esile                    percorrevo la tua schiena
lacrime di impossibilità il tuo andare tornare
danzavi nel buio

   Avrò avuto quindici anni l'inverno che scappai nuda, di notte, nei campi.
Solo il dolore lenisce l'amore.

 
 
 

Post N° 106

Post n°106 pubblicato il 10 Maggio 2007 da senzaporteefinestre


   Graffiarti a sangue la schiena.

   Non ho paura del sangue.
Neppure allora, dentro quelle stanze di morte.
Che c'era più vita in quel sangue avvelenato, che non in questo muoversi ed agitarsi.

   Quando sei dentro non vedi, non senti, non comprendi.

   Graffiarti. Piano. Esserti dentro, sopra, sotto, intorno.
Vederti, sentirti, comprenderti.

  
Come uccello ferito ti ho imboccato, ore infinite a tenerti le mani perchè non ti strappassi la flebo.
   Per notti intere ho sognato quegli occhi verdi e quella nuvola allegra e fragile di rossi capelli.
La pelle, una maschera sottile, appoggiata su di un teschio immacolato.
Adoravo le tue ossa, la tua gola. La morte ti dormiva accanto. In attesa.

   Il tuo salto nel vuoto. Pomeriggio d'estate.
Bacio quegli occhi chiusi ormai.

   Ritorno alla tua schiena. Mi ci aggrappo.
Nel buio ti porto a fondo. Nel mio dolore.
Non è questo che voglio, guardami. Non voglio la tua sofferenza.
Nella tua carne cerco la mia salvezza.

 
 
 

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 10 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   "You are always
that complete beside me at every moment"

   Siena, luglio 1989

   Riposa, dice mio padre. La cascina in pietra.
Riposa, i libri allontanano dalla vita.

   Cammino per ore nella campagna. Colline di sole e ulivi. Ancora silenzio, corpo da stremare nella corsa all'alba, silenzio e libri. Parole e silenzio.

   Tu rimani in città. Chi porterai al macello al posto mio?
Di chi saranno i capelli sulle tue lenzuola? Ti scrivo, ma già sono lontana, assente.
Già la mia vita scorre parallela alla tua. 

   Certosa di Pontignano. Notte, luci, musica.
Bevo, mi allontano dagli altri. Cerco il silenzio originario di questo luogo di preghiera e meditazione.

   Lo incontro in un angolo buio. Anche lui beve.
Si accorge di me, mi saluta e sorride.
Mio padre, penso. Occhi tristi, stanchi, forse. E' inglese, mi dice.

   Mi siedo sull'erba umida. Mi segue.
Silenzio.

   Sopra di me. Tengo gli occhi chiusi.
Ascolto il battito del cuore, non mi muovo.
Cerco di respirare con questo peso, il mondo sopra di me, duro,
caldo mondo che mi rende liquida.

   Ancora mio padre.
Riposa. Io riposo adesso. Non penso,
non leggo, non scrivo.

   Si alza e mi prende per mano. Mi gira la testa.
Mi aggrappo a lui come nel vuoto ad una speranza.

   All'uscita, si avvicina alla macchina. C'è qualcuno dentro.
Mi fa salire. L'autista esce, mi sfuggono le loro parole.
Entra in macchina e mette in moto.

   Ricordo il silenzio, il suo sorriso sbiadito, i capelli bianchi.
La sua mano sulla mia.

   San Gimignano e le luci in lontananza. Campagna.
Ci fermiamo. Vedo le stelle sopra la testa.
Ricordo le stelle, l'aria fresca.

   Paura. E desiderio. Un desiderio al quale non potevo sottrarmi.
Sopra di me, mi chiedeva se volevo. Io prendevo tempo. In silenzio.
Ogni secondo il desiderio aumentava, giocavo a resistere. A me stessa.

   Anche lui giocava. Chiedeva. In inglese, implorava.
Ogni secondo era uno spazio in più occupato. Lo sentivo nel cuore.
Ma pensavo avrebbe occupato anche la mia mente, i miei occhi, la mia gola. 

   Riposo. Silenzio, ancora.
Corpo da stremare, per non sentire quel vuoto che grida.
Grida e squarcia il silenzio dentro.

  

  

  

 
 
 

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Post n°104 pubblicato il 08 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

 

L'amant

 

 

 
 
 

Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 08 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

Tu non puoi più farmi del male


Dentro la vasca da bagno, caldo umido e pensieri.
Le lamette nella bowl Kosta Boda, occhi di donna mi osservano. Solo uno, sono giorni che ci penso, che mi cullo nel pensiero di farmi male, nella voglia di provare dolore, d'imbrattarmi di sangue. Solo uno, un piccolo taglio alla gamba che non vedrà nessuno.

Ripenso all'estate torrida che ci ha visto amanti. Continui viaggi per raggiungerti.
Tu che ridevi dei miei dolcevita neri di seta. I foulard di Hermes con gli angeli azzurri.
Coprivo i tuoi morsi.
Mi guardavo allo specchio. Blu viola dei tuoi lividi. Il mio appartenerti. Il tuo prendermi.
Blu purezza, angeli e Madonne. Viola desiderio che si allarga.

Se davvero mi ami voglio essere trapassata da te.

La mia cicatrice più bella?
Una profonda escoriazione alla schiena. Contro l'asfalto.
L'interno coscia destro, dilaniato cadendo mentre scavalcavo un muro.
Un polpastrello perduto. Quella volta lo raccolsi e lo portai con me al pronto soccorso.

Un altro taglio. L'ultimo, lo giuro.
Prendo coraggio ed entro nella carne. Per qualche secondo non accade nulla.
Poi arriva il sangue. Respiro adesso.

Il secondo giorno di tirocinio in clinica universitaria il chirurgo mi vuole con sè.
Io e lui, il carrello delle medicazioni nella stanza di quest'uomo con l'addome aperto e richiuso. Aperto e richiuso. Ancora. Quante volte? I tessuti non tengono più, penso ad un vestito lavato in lavatrice ad alta temperatura. Per sbaglio.
Ma qui lo sbaglio non lo ammette nessuno.

Gli passo la forbice retta, venti centimetri.
Mi guarda dritto negli occhi.
Poi infila la punta nel drenaggio, un buco osceno appena sopra l'ombelico.
Con l'altra mano schiaccia l'addome.
L'uomo adesso geme.

Non saprei dire quanto entri la forbice. Ho l'impressione che l'intera mano del chirurgo sia dentro. Trattengo i conati di vomito. Mi manca l'aria e le gambe mi tremano.
Adesso entra dall'altro buco, all'altezza dello sterno.

Sento il bruciore delle garze dentro la ferita. Lo sterno spaccato.
Garze e garze imbevute di iodio.
Ne esco viva. Tocca a te, e piangi. Io non piangevo, ricordi?

Tum tum tum, il rumore del cuore.
Mano sul petto, notte dopo notte a vegliare questo cuore bastardo.

Tum tum tum a guardare il soffitto.

Tum tum tum, cadere in un vortice di mai più, mai più, mai più. Mai più svegliarsi.
Eterno dormire. Impazzisco.

Fai, mio buon Gesù, che mi svegli anche domani. Buonanotte.

Intanto mi tocco. E mi immagino una giovane principessa con le trecce praticare una fellatio al suo biondo servitore.

Vado a pranzo con il chirurgo.
Mi confessa che gli piacciono le ragazze fredde e precise.

Penso che non sono una ragazza.

Sorrido. A me piacciono gli uomini che sanno maneggiare un bisturi. Sorride.

La prima volta mi sutura il braccio destro, l'interno del gomito.
Gli chiedo di farlo senza anestesia.
Poi lo lascio toccarmi. Come un mare in tempesta su di uno scoglio.
Lo lascio andare e venire, ad occhi aperti.
Quando viene, piange. Mi chiede perdono.
Bacio la sua testa e guardo i miei punti sul braccio.

La seconda volta entro nel suo studio senza parlare.
La sua mano sotto il mio camice.
Mi prende contro l'armadio, la chiave conficcata nelle reni, non respiro.
Ho le gambe, i piedi, sporchi di sangue. Svengo.
Al risveglio conto dieci punti di sutura all'inguine sinistro.

Ho cambiato ospedale.

L'odore dello iodio mi scalda ancora.



Generalmente mi taglio con una lametta (il braccio destro, ma anche l'inguine, la pianta dei piedi e talvolta l'interno della bocca).



 
 
 

Post N° 102

Post n°102 pubblicato il 07 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   Non ho paura del nuovo. Dell'altro da me.
Non ho paura di ciò che ancora non conosco e si cela dietro l'angolo.

   Ho orrore del tempo che passa e si avvolge placido come un filo di seta.
Del già detto, ho paura. Del già visto e sentito.

   Ho orrore del ripetersi, dell'abitudine.
Della paralisi degli occhi, della nebbia che mi impedisce di vederti.
Di perdermi nella tua bellezza, ogni giorno nuova.
Della paralisi delle mani, dei gesti perduti, dimenticati.
Della paralisi del cuore, della mente.

   Ho in me una curiosità feroce, incontenibile.

   Salto da un punto all'altro, da uno stato all'altro.
Sono fuoco, incendio, mi spengo.
Sono acqua, invado, rompo argini, evaporo.
Sono aria.

 
 
 

Post N° 101

Post n°101 pubblicato il 07 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

Ma tu non puoi crescere mai
perchè i burattini non crescono mai

nascono burattini

vivono burattini

muoiono burattini

 
 
 

Post N° 100

Post n°100 pubblicato il 05 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   Chiudo gli occhi e sei dietro di me. Respiro, sei dentro.
Mi piace questo paesaggio. Sempre lo stesso.
Stoccolma, dalla finestra della nostra suite al Grand Hotel. Alba, luci lontane, barche.
Infinito che sfuma. Silenzio e questo marmo bianco che mi sorregge.
Ascolto il tuo andare e tornare. Mare calmo, onde leggere.

   Mordo la tua mano. Ha il sapore dei miei ricordi.
Dita che sanno di mare e rabarbaro, di vele e di sole. Vento e silenzio.
Onde che incalzano i miei respiri, sempre più profonde, intense.
La tua mano sulla mia gola, vento che gonfia le vele. Le strappa.

   Il cuore oscilla nel vuoto del corpo.
Muove impazzito, esplode in schegge di carne ed occhi.

 
 
 

Post N° 99

Post n°99 pubblicato il 04 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

Vorrei baciare i tuoi capelli neri

 
 
 

Post N° 98

Post n°98 pubblicato il 04 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

[...] Dunque, una volta per tutte, ti viene proposto
un breve precetto: ama, e fa ciò che vuoi. Se tu taci,
taci per amore: se tu parli, parla per amore; se tu
correggi, correggi per amore; se tu perdoni,
perdona per amore. Sia in te la radice dell'amore;
e da questa radice non può derivare se non il bene. [...]"

Sant'Agostino




  
Mi sfugge il ricordo della prima stretta allo stomaco.
Quando le tue parole erano solo un pozzo, nero e profondo, al quale io toglievo il pesante coperchio arrugginito.
La nonna vi aveva piantato a protezione cespugli di rose dalle spine assassine.
Ma io ho mani di ferro, a prova di fuoco, quando si tratta di scovare il pericolo.
   Cingimi di spine e sarò tua per sempre.
Una volta aperto, il pozzo mi soffia in faccia il tuo odore, non ci sono più i pesci di quand'ero bambina, pesci con i baffi e foglie marce.
   Ci sono le tue parole adesso.
Chiudo gli occhi e ti respiro, hai lasciato l'odore del tuo corpo, del tuo essere.
La tua non è solo scrittura, è vita.
   Richiudo il coperchio, spingo lentamente il dorso della mano contro le spine, mi hai marchiata a ferro e fuoco. Ti ricambio con il sangue.
   Di notte, nonna dorme, la treccia sciolta in un fiume nero sul cuscino accanto al mio, mi sfioro.
Il dolore della ferita ancora aperta rallenta il mio piacere, ad ogni fitta indietreggio, ricomincio dall'inizio. Immobile per non svegliare la nonna.
E non so se tutto il mio piacere futuro sarà legato a questo rituale, questo strisciare lento della mano nel buio silenzioso. L'odore delle sue camicie da notte.
Dolore di spine che rallenta l'urlo soffocato contro il cuscino.



Giro intorno a queste quattro mura.
Cado dentro al pozzo. Melma scura e odore di pesce morto. Ancora foglie attraverso le quali appare il tuo volto, piccole scaglie, taglienti e lucide, di te.
Coaguli di me, atterriti, schizzano lontani.

   Se cerchi un feto di cui nutrirti, io sono sterile ormai.

   La mia Chanel in mezzo alla strada, le auto che suonano, solito spaccio di merda sotto ai portici, slalom di avvocati e commercialisti tra un corpo e l'altro.
I miei libri, le tue urla contro il mio silenzio, e quel tuo viso rabbioso sempre in lotta contro la mia esistenza. Combatti i miei respiri.
Indomabile, ribelle, ferro da piegare, ossa da spezzare. Questo sono per te.

   Un utero da riempire e poi svuotare.

   Ci deve essere un pensiero universale che accomuna tutti gli uomini deboli e feriti sulla terra quando alzi quella tua mano di vento e parole sulla mia testa di sogni e poesia.

   E nell'angolo quarantacinque chili di pianto e carne plasmata a tua immagine che comincia a sanguinare.

  
 


 
 
 

Post N° 97

Post n°97 pubblicato il 03 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   Aria compressa nelle orecchie, non sento più nulla.
Capisco quello che mi urli in faccia dal labiale.

   Sposto il piatto pieno, i gomiti ben piantati sulla tovaglia antica, prendo e nascondo la testa tra le braccia. Le mani a coprire gli occhi. Mi bagno. Nessuno vede.

   E ripartono i rumori. Assordanti. Credo di impazzire.
Detesto la tua bocca. Il rumore di denti, lingue, mani e succhi gastrici che si accaniscono sul cibo. Mani unte.

   E penso al tuo corpo. Lo isolo.
Lo seziono. Senza guanti, perchè il brivido maggiore me lo da il tuo sangue tiepido sui polpastrelli. Ti porto sotto le unghie, particelle di te tra la montatura e la pietra viola.
Viola passione.

   Penso a questo mentre premo forte le dita sulle palpebre chiuse.
Io spingo e piango. Tu non mi vedi.

   Mi basta un dolore qualsiasi sul quale adagiarmi e farmi portare via.
Fuori di qui.

   Un dolore scintilla che mi accenda il meccanismo consueto.
Altalena del piacere, ondeggio.

   Funziona. Funziona sempre.

 
 
 

Post N° 96

Post n°96 pubblicato il 02 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo

G. Ungaretti

  

Impastata di sogni e vertigine tento un movimento nel buio del letto.
Ma il braccio destro è addormentato.
Posizione scomoda durante il sonno. Durante la veglia. Sempre.
Tutta una vita di posizioni scomode, corpo scomposto. Disarticolato.
Il sangue non defluisce bene adesso.
Afferro, stringendo i denti, il braccio con l'altra mano. Pesa.
Braccio addormentato di un'altra io che non conosco. Stesa. Morta.
Lo lascio andare e cade.
Con la mente mi sposto dalla paralisi. La applico al braccio sinistro.
Anche alla gamba destra, a quella sinistra. Ai piedi, alle mani. Al tronco.

   Adesso la guardo, mi prendo una sedia e la guardo.
Provo a girarlo questo corpo pesante. Pensante? Lo spingo di lato, senza il suo sguardo puntato stringo questa carne bianca, riflessi d'azzurro. Non grida.
Mi accanisco.

   La testa che pensa, guarda il corpo spegnersi, come le candele votive della mia infanzia. In ginocchio. Una moneta, una candela.
Se ne accendo due, con una sola moneta, Dio mi punirà?
Dio che tutto vede, avrà il coraggio di colpirmi, qui, adesso?

   Dopo qualche secondo sento un formicolio sulla punta delle dita.
Doloroso quasi.
Il sangue riprende la sua corsa. Fiume in piena che travolge.
Tutto si riaccende. Miracolo della vita.
Questa volta Dio non mi ha punito. Sorrido.


 
 
 

Post N° 95

Post n°95 pubblicato il 01 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

En tus brazos

Essenza. Gratto via i significati aggiunti, le metafore,
le nobili intenzioni che non mi appartengono.
Mi tolgo la pelle con la facilità con cui mi sfilo un vestito.
Mi sembra naturale muovermi nel mondo marchiata
solo delle mie cicatrici. Esibirle.
Il segno che ho già vinto, che sono sopravvissuta alla morte,
al delirio.

immagine

 
 
 

Post N° 94

Post n°94 pubblicato il 01 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   "Perchè corri?"
   "Per raggiungerti al più presto".

   Senso unico. Una volta imboccato so che dovrò percorrerlo fino in fondo, riempirmi gli occhi di queste immagini. Anche ad occhi chiusi, comunque, vedo.
Accelero. Strada e paesaggio si fondono, scappano in un punto lontano da me.
Dietro, dove non mi volto.

   Andare avanti.

   Tornare indietro.
Strada a doppio senso, viaggiare in direzioni opposte, questo sembra essere il senso. Evitare lo scontro. Quasi sempre è possibile.

   "Perchè corri?"
   "Per sfuggire il paesaggio, perchè non so se sto viaggiando sola e tu sei l'allucinazione, il fumo dell'alcool. Non so se viaggi nella direzione opposta, se saprò evitare lo scontro. Quasi sempre è possibile".

   Mantenersi vivi, andare oltre.
   Pensieri legati ad una catena pesante.
Corrono sin dove possono arrivare.
Poi sono strattonati indietro, questo deve fare molto male.

 
 
 

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Post n°93 pubblicato il 30 Aprile 2007 da senzaporteefinestre

 

 

   Frantumata l’illusione, inseguo un percorso di incontri.
Mi prendo, soffocando, da ognuno qualcosa di ciò che ho perso.

   Perdita.
   Sin da bambina, mi rivedo distesa e sanguinante sull’asfalto con quella maledetta bambola in mano.
L’eroe che ritorna, io che corro chissà dove, perché.
La perdita mi fa vacillare, il mondo mi scivola sotto i piedi.
  
Ti perdo, impazzisco. Qualcosa che lentamente mi frana dentro, un male che invade la mente.

   Bevo senza sosta. Anestesia totale, perversione che supera il suicidio.

   Chiudo gli occhi e cerco questo corpo. Appare a frammenti nei volti degli altri.
Certe notti è solo un'ombra, vaga e lontana. Sono io, mi riconosco.
Mi bevo come lacrime. Mi raccolgo in qualche angolo, frammenti sparsi di solitudine e dolore.

   Perdita.
Mi lascio svuotare del tutto. Dissanguata, assorbita, frustata.

   Quella notte sull'asfalto caldo, le guance bagnate, guardavo la luce.

 

 







 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

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Post n°92 pubblicato il 29 Aprile 2007 da senzaporteefinestre

Grato respiro una radice

esprime d'albero corrotto:

io mi cresco un male

da vivo che a mutare

ne soffre anche la carne.

S. Quasimodo 

 

Non esiste un tempo per questo mare calmo
La spiaggia, gli scogli. Ripetizione, lentezza
Seduta, osservo. Il movimento delle onde, bassa marea, orizzonte
Occhi che riflettono il mare
Quand'è cominciata la storia?
Quando gli occhi hanno visto, le mani afferrato,
la bocca bruciato come fiamma,
quando le parole sono uscite dalla gabbia? 

 
 
 

Post N° 91

Post n°91 pubblicato il 28 Aprile 2007 da senzaporteefinestre

   Ai corpi dunque ci volgiamo, che i deboli

   possano contemplare rivelato l'amore:

   i misteri d'amore nascono nelle anime

   ma il nostro corpo è il libro dell'amore.

   John Donne

immagine

Nulla accade e tutto accade. Ad occhi chiusi, la tua voce, sola.
Voce che sostituisce un'immagine, un corpo.
Ad occhi chiusi, ascolto gli spazi bianchi, il vuoto.
Vuoto che non è possibile riempire, vuoto che vive e cresce.
Vuoto desiderio.

 
 
 

Post N° 90

Post n°90 pubblicato il 27 Aprile 2007 da senzaporteefinestre

già l'airone s'avanza verso l'acqua

e fiuta lento il fango tra le spine,

ride la gazza, nera sugli aranci

S. Quasimodo

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 27 Aprile 2007 da senzaporteefinestre

   "Wie?" sagt der Reisende

   Danzavano nell'aria. Se chiudo gli occhi li rivedo, li sento sfiorarmi la pelle.

   I sensi ingannano.

   Tendaggi di lino bianco appesi a fili come stenditoi. Ti dividevano da me, dal mare.
Il rumore delle onde di quelle notti è il mio silenzio.
Apparivi, d'incanto il vento ti portava via.

   Esco, aria leggera. Il corpo mente. I sensi ingannano.

  

 
 
 

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