Creato da thallullah il 29/04/2006

Carina, la poesia.

...la cosa che fai con gioia,come se avessi il fuoco nel cuore e il diavolo in corpo.

 

 

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Post N° 150

Post n°150 pubblicato il 18 Ottobre 2008 da thallullah

Paradiso o inferno cosa importa?
 Il 20 Agosto 1857, un tribunale del II Impero condanna Charles Baudelaire, Poulet-Malassis (L’editore) e lo stampatore a forti ammende pecuniarie  
 
Active Imagedi Carina Spurio - I suoi “Fiori del male” oltraggiano la morale pubblica e la religione.
Tutti gli elementi del dramma di Baudelaire sono nei Fiori del male; una famiglia ripudiata e che lo ripudia, un’amante che lo tradisce, un tutore inflessibile, numerosi creditori e una malattia ereditaria aggravata dalla sifilide contratta intorno ai vent’anni. (in foto Monica Maggi)
 
“Contemplo gli antichi anni, gli orribili anni, passo il mio tempo a riflettere sulla brevità della vita. Nient’altro. E la mia volontà sempre più si va consumando. Se mai uomo conobbe, giovane, lo spleen e l’ipocondria, di certo quello sono io. E ciononostante, ho voglia di vivere e vorrei conoscere un poco la sicurezza, la gloria, l’appagamento di me stesso. Qualcosa di terribile mi dice: mai, qualche cosa mi dice : prova. Di tanti disegni e progetti accumulati in due o tre cartelle che non oso più aprire, che cosa eseguirò. Forse mai niente.”

Il poeta è cosciente della propria doppiezza. Figlio di un uomo estremamente distinto, dotato di raffinatezza e educazione, scomparso troppo presto, il giovane Charles non perdona alla madre il secondo matrimonio con il futuro generale Aupick, il quale voleva impartire educazione al ragazzo inculcandogli i suoi principi e le sue convinzioni convinto di fare il suo bene. Auspik distrugge l’intimità assoluta che lo legava alla madre senza comprendere la fragilità di un giovane pieno di contraddizioni.
Il poeta maledetto è incline allo spleen e alla solitudine, è collerico e istintivo, concluderà il proprio processo di autodistruzione tra il vino e l’hashish che gli consentono di uscire fuori di sé.
Secondo Baudelaire l’artista è l’essere superiore che la massa soffoca, schiaccia, riduce al proprio nulla. L’artista è un dandy. Il dandysmo è un culto, una regola di vita che differenzia l’individuo, non solo nell’abbigliamento, ma anche sul piano morale, politico e sociale. Il dandysmo da istituzione al di fuori dalle regole, rispetta invece leggi rigorose a cui sono sottoposti i suoi soggetti. Questi esseri non hanno altro da fare se non curare l’idea del bello nella loro persona, sentire e pensare. Possiedono tempo e denaro senza i quali la fantasia non può tradursi in realtà.
Sembra ovvio, senza la libertà e il denaro un semplice desiderio è solo una volgare utilità. Il denaro è necessario a coloro che si fanno un culto delle loro passioni, ma il dandy non auspica al denaro, non è nemmeno poco riflessivo come sarebbe facile credere. Cos’è allora questa passione che diventa dottrina e registra molti adepti?
E’ il piacere di meravigliare, di non essere mai colti di sorpresa, il bisogno di essere originali e sorridere  anche quando si è stretti dal morso di un serpente.

“Perduto in questo mondaccio, urtato dalle gomitate delle folle, sono come un uomo spossato che veda dietro sé, negli anni profondi, solo delusioni e amarezza e , davanti, solo una tempesta che nulla racchiude di nuovo, né insegnamento né dolore.”

Un disagio esistenziale a livello espressivo diventerà una fertile creatività poetica, tutto avviene a livello artistico nell’abbandono agli effetti devastanti dell’angoscia esistenziale. Angoscia opprimente che nella parola poetica ( con cui il poeta si difende) diviene energia e aggressività.
Tra genio e sregolatezza Baudelaire rimane uno dei più grandi poeti francesi, il più famoso e il più letto in tutto il mondo, colui che inconsciamente ha esercitato una profonda influenza nella letteratura del suo paese ma anche sulle altre.

“…questa testa conterrà anche
qualcosa di ardente e
di triste -bisogni spirituali-
ambizioni tenebrosamente
represse – l’idea di una
potenza crucciosa e inattiva-
qualche volta l’idea di una
insensibilità vendicatrice,
qualche volta anche il mistero,
e infine, l’Infelicità.”


Pessimistici pensieri messi a nudo lo conducono contemporaneamente al culmine del cieli e verso gli abissi tra mille sensazioni si trasformano in tempeste di fiamma. Dietro ogni verso, ogni sogno, ogni desiderio, sembra aprirsi un baratro che inghiotte tutto.
 Baudelaire con i suoi scritti e la sua vita, rappresenta la figura dell'artista maledetto, figura, che ancora oggi, segna profondamente la visione dell'intellettuale e del poeta ai  nostri giorni. Morirà a soli 46 anni. La Corte di Cassazione francese ,nel 1949, riabiliterà le opere e la memoria del poeta scomparso.
Ma cos’è la Poesia oggi? Lo chiedo  a Monica Maggi, giornalista e scrittrice contemporanea. Insegna dal 2002 all'Università Roma Tre (Scienze Politiche) dove conduce un laboratorio di giornalismo e scrittura e dirige una rubrica di attualità per Grazia, scrive su Linus, Per Me, Bella, Di Tutto, Geo, L'Espresso.
 
 Monica, 140 anni dopo Baudelaire, c’è ancora vita nel punto da cui scaturisce il senso?
"Sì, e credo oggi piu’ che mai. Nella nostra umanita’, intesa come natura umana, vanno salvaguardate le parti di sensorialita’ , gli spazi razionali e la meta che ci prefiggiamo. Un lavoro pesante? Sicuramente, ma anche Cesare Pavese aveva intuito che  esiste una “fatica del vivere”. E’ pero’ una sfida questo nostro mantenere intatte le tre parti di noi che devono, ogni giorno, dialogare tra loro in un gioco di vasi comunicanti che mai si devono svuotare.
 
La poesia mi cura/ allevia e solleva./ Se la poesia è bastarda/ ricorda/ tutto/implacabilmente./
Da  “Calco”, lietoColle, tua ultima raccolta di versi.


"E’ stata la riflessione di una sera che ho trasformato in poesia. Per me i versi sono una frustata sulla carne viva, sono un pungolo su cose che correrebbero il rischio amaro di essere dimenticate. Adesso lavoro sui versi proprio in questo modo: sono un diario di riflessioni scritte quasi a voce alta a me stessa e ad un’invisibile platea di ascoltatori.
Sono quasi tutte scritte sul mio blog www.monicamaggi.splinder.com, in modo che chiunque se le possa leggere, mi possa conoscere, possa sentire dentro di me quello che, poi, scorre in ognuno di noi.
Io ho avuto questo dono dal Cielo: perche’ privarne gli altri di goderne di riflesso?

 
(Monica Maggi
Hermes Mensile

 
 
 
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