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Messaggi del 20/12/2013

 

Anche Pierluigi Battista nella lista di proscrizione di Grillo da il giornale

Post n°10834 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

La firma del Corriere accusato di aver criticato solo ora il finanziamento ai partiti. E di non aver lodato il M5S

Continua la rubrica "Il giornalista del giorno" sul blog di Beppe Grillo. Dopo Maria Novella Oppo e Francesco Merlo, in quella che ha tutta l'aria di una lista di proscrizione è apparso pure Pierluigi Battista, firma storica del Corriere della Sera.

 

Il reato? Aver criticato il finanziamento pubblico ai partiti in un "lungo articolo" in cui - a detta del M5S - "è riuscito a superarsi". "Battista ha il furore di un Savonarola: Tutti sapevano che la sostituzione della parola finanziamenti con la parola rimborsi era solo un imbroglio lessicale, una furbata per accaparrarsi quelle imponenti risorse pubbliche che gli italiani avevano plebiscitariamente scelto di non voler destinare ai partiti", si legge nel post, "Battista non ha riportato (non sapeva? non voleva? non poteva?) che l’unica forza politica che ha rinunciato ai rimborsi (per 42 milioni di euro) è stato il M5S. Anzi, per il Battista, il M5S è l’ultimo arrivato, ma anch’esso famelico, un soggetto che provoca ormai ribrezzo: il disgusto che l’opinione pubblica prova nei confronti dei partiti arraffoni.Compresi, come si è visto in Emilia Romagna, i nuovi arrivati (uno fuori dal M5S dal 2012, ndr), anch’essi famelici, del Movimento 5 Stelle".

 
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Oscar 2014 - La grande bellezza nella shortlist tra i film stranieri da movieplayer

Post n°10833 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

notizia a cura di scritta il 20 dicembre 2013
Tra i nove film selezionati spicca anche quello di Paolo Sorrentino. Tra questi, ne saranno scelti cinque che saranno i candidati ufficiali nella categoria per il Miglior Film Straniero.
Oscar 2014 - La grande bellezza nella shortlist tra i film stranieri
Meno nove... poi meno cinque, e poi chissà! Non stiamo facendo già il countdown per l'anno nuovo, ma la situazione è ugualmente elettrizzante: La grande bellezza di Paolo Sorrentino figura nella shortlist dei nove film che hanno una possibilità concreta di essere scelti per far parte della cinquina di pellicole candidate al miglior film straniero per gli Oscar 2014
Il che non significa che il film di Sorrentino sia già candidato, ma già il fatto che sia stato scelto (insieme ad altri otto) su 76 pellicole, è una soddisfazione sia per il regista napoletano che per il nostro cinema. Di questi nove film - che elenchiamo di seguito - ne saranno scelti poi cinque, che saranno ufficialmente in nomination per l'Oscar.
Le candidature saranno annunciate il 16 gennaio 2014, mentre per la notte degli Oscar si dovrà aspettare il 2 marzo. Ecco i film della shortlist!


Belgio The Broken Circle Breakdown di Felix van Groeningen
Bosnia-Erzegovina An Episode in the Life of an Iron Picker di Danis Tanovic
Cambogia The Missing Picture di Rithy Panh
Danimarca Il sospetto di Thomas Vinterberg
Germania Two Lives di Georg Maas
Hong Kong The Grandmaster di Wong Kar-wai
Ungheria con The Notebook di Janos Szasz
Palestina con Omar di Hany Abu-Assad

 
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Un posto al sole coi fiocchi, sabato su Rai3 il film tv con Enzo Decaro-Corrado Tedeschi guest star da realityshow.blogosfere.it

Post n°10832 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Napoli, Cervinia e Sorrento sono le città in cui è ambientato lo speciale appuntamento in prima serata della soap opera, in onda il 21 dicembre su Rai3. Ecco i personaggi e il cast.

un posto al sole coi fiocchi-rai3-cast.jpgUn posto al sole compie 18 anni e, per l'occasione, regala al suo pubblico un vero e proprio film tv che andrà in onda sabato 21 dicembre, alle 21.30 su Rai3.

Un posto al sole coi fiocchi, questo il titolo del film, vedrà alcuni dei protagonisti della soap opera alle prese con le vacanze natalizie, trascorse tra Napoli, Cervinia e Sorrento.

Nel capoluogo campano rimarrà Giulia Poggi (Marina Tagliaferri) che vivrà un'appassionata storia d'amore conWalter Diamanti, un attore di fiction di basso livello che torna a Napoli dopo tanti anni, interpretato da Enzo Decaro, guest star al suo debutto nel mondo delle soap. Un debutto del quale dice: "Mi sono divertito molto nel ruolo di Diamanti. L'idea di coinvolgermi in questo progetto è stata diFrancesco Nardella, vicedirettore di Rai Fiction nonché mio grande amico, che ringrazio anche perché mi ha offerto l'occasione di avere una storia con Marina Tagliaferri". Ma aTv Sorrisi e Canzoni esclude di entrare nel cast: "Un'esperienza perfetta ma che si è aperta e chiusa. Bisogna vedere se riescono a trovare spunti interessanti...". Lei, a sua volta, si dice entusiasta del film con cui "Un posto al sole ha finalmente allungato una mano verso l'esterno per aprirsi ad un nuovo pubblico e a nuove tematiche".

A Cervinia andranno Raffaele Giordano (Patrizio Rispo) con sua moglie Ornella Bruni (Marina Giulia Cavalli) e il cognato Renato Poggi con la compagna Adriana (Fiorenza Tessari). L'entusiasmo ha contagiato anche loro: "Non siamo nuovi a questi esperimenti, abbiamo già realizzato puntate tematiche e altre con ambientazioni storiche. E non ci fermeremo qua: diventeremo un piacevole incubo per il nostro pubblico".

A Sorrento, infine, ci saranno Nikolin Reka (Luca Turco) e Manuela Cirillo (Cristiana Dell'Anna) finalmente lontani dalle difficoltà che hanno rischiato di separarli e accompagnati da un'altra guest star: Corrado Tedeschi, nell'insolita veste di un elegante direttore d'albergo.

 
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La grande bellezza, nuovi riconoscimenti da Ansa

Post n°10831 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Ai London Critics' Circle Film e ai Critics' Choice Movie Awards18 dicembre, 16:20
La grande bellezza, nuovi riconoscimenti(ANSA) - ROMA, 18 DIC - Ancora riconoscimenti internazionali per La grande bellezza di Paolo Sorrentino. Ai London Critics' Circle Film Awards - votati dai 140 membri della più antica associazione di critica cinematografica britannica - ha avuto 3 nomination (miglior film straniero, miglior film dell'anno e miglior regista, unico non anglofono fra 5 candidati). E ai Critics' Choice Movie Awards, annunciati a Santa Monica dalla Broadcast Film Critics Association, è candidato come miglior film in lingua straniera.

 
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L’asse PD-Carlo De Benedetti contro Google da fanpage.it

Post n°10830 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

L'asse PD-De Bendetti sostiene la web tax per attaccare Google.
L'asse PD-Carlo De Benedetti contro Google.

Da qualche giorno il web italiano è animato dal dibattito sulla web-tax (detta anche Google-tax); dalla nuova delibera AgCom e, non ultimo, dal decreto “Destinazione Italia” che prevede una remunerazione da parte di Google in cambio dell’indicizzazione dei contenuti dei giornali iscritti alla FIEG.

In altri termini stiamo assistendo ad una vera e propria crociata contro Google che viaggia sull’asse PD-Carlo De Benedetti. Non è un caso che il patron di Repubblica sia sceso in campo, in prima persona, a sostegno dell’emendamento firmato da Boccia. Un intervento forte, vigoroso, fatto da uno dei principali imprenditori nazionali nonché Presidente del principale gruppo editoriale del paese.

L’intervento di De Benedetti è un segnale forte lanciato alle istituzioni in primis e a Renzi in secundis il quale, durante l’Assemblea Nazionale del PD, era intervenuto per bocciare la norma. L’articolo del Presidente del Gruppo Repubblica-L’Espresso è un intervento che potremmo definire “di linea”, atto a tracciare il solco lungo il quale si muoverà non solo lo stesso De Benedetti ma la FIEG più in generale.

A sostegno di quanto scritto sull’Huffington Post dal patron della CIR, Gianni Valentini, dalle colonne di Repubblica, loda l’emendamento come un modo per combattere l’evasione via internet.

“Piuttosto, la norma introdotta nella legge di Stabilità tende a combattere l’evasione via Internet, per difendere la concorrenza sul mercato interno e contribuire magari a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro”

Un articolo che – in lunghi passaggi – distorce il contenuto della norma (non si parla mai di beni, ma solo di servizi) e che, inoltre, paventa lo spettro dell’evasione fiscale – termine alquanto azzardato poiché Google le tasse le paga -. Uno spettro che è figlio di normative europee e pertanto Google – così come Facebook e altri – si muove all’interno di un perimetro normativo consentito dall’Unione Europea.

De Benedetti, così come Valentini, ha piegato i tre paragrafi scritti da Boccia per denunciare “l’evasione” perpetuata da Google. Ha utilizzato una norma – scritta male – per mettere sotto i riflettori il “nemico Google” contro il quale il suo gruppo, e la FIEG più generale, combatte una decennale battaglia.

Una battaglia che non ha nulla a che vedere con la GoogleTax ma che in realtà mira a “piegare” Google alle volontà degli editori italiani.

Il mantra – che da dieci anni ripete la FIEG – è: “Google è un nostro competitor, per utilizzare i nostri contenuti ci deve pagare”. Per quanto possa sembrare incredibile gli editori italiani si reputano concorrenti di Google. In altri termini un piccolissimo gruppo di “produttori di contenuto” reputa che chi indicizza quel contenuto sia un suo concorrente.

Per dare una misura di quello di cui parliamo dobbiamo dobbiamo ricordare che l’80% del contenuto indicizzato da Google è prodotto dagli utenti e solo il 20% del contenuto mondiale viene creato da gruppi editoriali/commerciali/etc… All’interno di questo 20% dovremmo scorporare la risibile parte prodotto in Italia e che – secondo la FIEG – Google dovrebbe remunerare. Perché Google dovrebbe remunerare gli editori e non quel’80% di user che – quotidianamente – crea contenuti che vanno in rete?

Ciò che lascia ancora più perplessi è l’idea per la quale aziende private – sempre desiderose di libero mercato – chiedano l’intervento dello stato per tutelare, non un principio generale, ma i propri fatturati.

Ciò che lascia perplessi è la richiesta da parte di uno dei più grandi imprenditori italiani di una legge “ad aziendam” che vada a colpire quello che egli stesso definisce un suo competitor. Quale sarebbe stata la reazione della rete se Berlusconi avesse provato ad esercitare la stessa pressione?

Una legge che, inoltre, non chiarisce cosa si intende per servizi – si parla di link e banner -, perché un servizio è anche un software scaricato, un servizio è anche l’assistenza on line.

Ciò che lascia perplessi è l’esiguità della norma: 3 paragrafi che dovrebbero definire il perimetro

a) Di cos’è servizio;
b) Di cosa è tassabile e cosa no (perché palesemente la norma esclude i beni);
c) Come possa questa legge non interferire con la normativa UE sulla libera circolazione dei beni e dei servizi.

Ciò che lascia perplessi è che questo pacchetto di norme sia elaborato da un Presidente del Consiglio giovane e un onorevole quarantacinquenne. Ovvero una classe politica che dovrebbe levare il proprio sguardo al futuro piuttosto che alle tutele di agglomerati di potere.

Infine ciò che De Benedetti – e lo stesso Valentini – dovrebbe ammettere è che il terreno della partita non è quello delle tasse ma quello dell’innovazione. Qui non si tratta di far pagare il dovuto ma di attaccare – da più parti – un attore che più di ogni altro – insieme a Facebook – è riuscito a stravolgere le regole del web.

Dinanzi ad una rivoluzione copernicana assistiamo ad una reazione farraginosa, fatta di lobby e imprecisioni. Dinanzi ad una rivoluzione copernicana lo Stato italiano legifera in maniera scomposta, non precisa. Legifera sulla scia delle volontà dei gruppi di potere, commettendo errori madornali che, di certo, non aiutano un dibattito sereno intorno ad un nuovo quadro normativo.

Un dibattito sereno, che oltrepassi le logiche del liberismo, è necessario ma non può essere fatto con leggi fatte “ad aziendam”.

Ripetiamo: se una legge simile l’avesse fatta Berlusconi cosa avremmo detto?



continua su: http://www.fanpage.it/l-asse-pd-carlo-de-benedetti-contro-google/#ixzz2o2UXWyCt 
http://www.fanpage.it

 
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I soliti media finti moralizzatori all'attacco dei tifosi juventini da tuttojuve

Post n°10829 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

I soliti media finti moralizzatori all'attacco dei tifosi juventini. Ma dov'erano fino ad oggi? Dov'erano a Firenze o Bologna?

© foto di www.imagephotoagency.it

Parte puntuale il solito attacco dei media che invocano l'intervento di Tosel per il "merda" udito stasera allo Juventus Stadium contro Pegolo portiere del Sassuolo. Premesso che questa tipologia di coro, ma anche molte altre sono sempre esistite nel mondo del calcio, la domanda sorge spontanea: perché adesso? Tosel ha fornito l'assist con la clamorosa sanzione ai danni dei bambini che avevano imitato i grandi in Juventus Udinese ed eccoli i soliti media (Corsport, Gazzetta e Sportmediaset) pronti subito a raccoglierlo, a diventare giudici spietati e moralizzatori di professione solo quando a giocare è la Juventus. Ma dov'erano in passato quando questo coro, come molti altri, si ripetevano in tutti gli stadi di Italia? Dov'erano quando i napoletani distruggevano il settore ospiti dello Stadium o i fiorentini dileggiavano i morti dell'Heysel? Ma soprattutto dov'erano a Bologna quando non hanno dedicato neanche un trafiletto ai vergognosi striscioni contro i tifosi bianconeri o ai sassi contro il pullman dei giocatori? Queste crociate sembrano proprio continui tentativi di attaccare dall'esterno una squadra invincibile sul campo. Fior fior di giornalisti che si ergono a paladini della giustizia e che magari sognano una squalifica del campo per Juve Roma. Quegli stessi giornalisti che dopo l'eliminazione della Juve in Champions sportivamente hanno titolato la tempesta perfetta; o quegli stessi corrispondenti che l'anno scorso esultavano al gol del Chelsea ospiti nello stadio di Torino. I tifosi cominciano ad essere stanchi e qualcuno dovrebbe farsi sentire in quanto il solo Conte non può sempre difendere da solo la Juve e gli juventini. Non sente nessuno il bisogno di finti educatori che dietro la morale nascondono la loro anti juventinità e ci riescono anche molto male. Come al solito e come Conte aveva già anticipato ad inizio stagione toccherà vincere soli contro tutto e tutti, convinti come già visto con il Sassuolo, che il tecnico salentino saprà bene come riuscire a caricare i suoi giocatori, soprattutto nelle difficoltà, magari appendendo alle porte degli spogliatoi un po' di carta stampa.

 
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VERGOGNA MEDIATICA: PERCHE'?

Post n°10828 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

18.12.2013 08:59 di Massimo Pavan Twitter: @pavanmassimo
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Oggi i giornali, come ieri alcuni media online e tv, tirano fuori le dichiarazione di Coppola, ex portire  e non c'è nessuno, non un quotidiano che si permetta di mettere quanto meno in discussione quanto detto dall'ex portiere del Siena. Non uno che quanto meno voglia ricordare le parole non di anni e anni fa ma del luglio 2012. Noi non saremo più bravi ma siamo sicuramente onesti, non vogliamo e non permettiamo che una persona rivenga sbattuta in prima pagina con accuse false e tendenziose, non permettiamo che la gogna mediatica riparta e soprattutto vogliamo che chi è onesto venga riconosciuto come tale mentre chi si contraddice da solo non meriti alcun commento. A noi non interessa il titolo a nove colonne o vendere qualche copia in più a noi interessa che chi legga si renda conto di come stanno realmente le cose e sopratutto che nessuno si permetta più di attaccare una persona che non ha fatto nulla, accusata da gente che qualcosa ha sicuramente fatto e non proprio di "normale".

Ecco la versione del luglio 2012:  "Sì, la riunione si svolse a pranzo. Non mi risulta che il nostro allenatore ci disse che la partita era concordata. Anzi, mi ricordo ancora l'emozione che ho provato ad ascoltare le parole del mister. Ci esortava a dare il massimo per vincere dopo la sconfitta col Portogruaro".

Ribadiamo come oggi nessuno riporta queste parole preferendo il titolo a nove colonne e queste parole:"Non so se Conte fosse a conoscenza preventivamente di questo accordo assunto in occasione della partita di andata. Posso solo dire che quando l'argomento fu introdotto ci lasciò sostanzialmente decidere come meglio credevamo, ciascuno per conto suo. In sostanza lui si chiamò fuori. Conte ribadì che lui ci teneva ad arrivare primo, ma che, qualora la squadra di fosse ritenuta impegnata dall'accordo con l'Albinoleffe ci avrebbe lasciato fare". 

Ricordiamo infine che nel processo sportivo non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato e chi spera in un nuovo processo è totalmente fuori strada.

sei d'accordo? clicca qui e parlane con @pavanmassimo

 
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Homeland 4, Damian Lewis: ‘Il season finale è stato destabilizzante’ da televisionando

Post n°10827 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

ATTENZIONE SPOILER

  • All’indomani del finale di Homeland e dopo l’intervista con spoiler al producer Alex Gansa, ancheDamian Lewis fornisce spiegazioni sul finale e i suoi sentimenti per le scelte degli autori: l’intervista contiene spoiler giganteschi sul finale della terza stagione, e vi invitiamo a non leggerla se non siete a pari con la messa in onda americana e non gradite sapere in anticipo cosa succederà.
Come abbiamo scritto più volte, Homeland 3 si è concluso con la morte del personaggio di Damian Lewis, uno dei pochi non sorpreso dal finale:

‘L’ho saputo all’inizio della stagione, ma non mi sono sorpreso: sapevo che l’aspettativa di vita di Brody era minore di quella degli altri personaggi’.

L’attore confessa di essere contento per come è finita la storia di Brody:

‘Gli autori hanno fatto un buon lavoro: sapevo era diventato un personaggio popolare e volevo interpretarlo al meglio, farlo andar via col botto, volevo che avesse un gran finale.’

‘Non volevo un finale da eroe perché Brody non lo è, è diventato una figura tragica nel corso delle tre stagioni, un uomo danneggiato: ma volevo che il finale scatenasse una qualche reazione, volevo che fosse toccante, anche per tutte le cose non dette e non fatte, che si sentisse il dolore tra lui e Carrie, e che lei lo vedesse morire. Spero che siamo riusciti a rendere al meglio tutte queste cose.’

Lewis rivela inoltre che è stato ‘destabilizzante‘ girare il finale:

‘Ero nell’auto e tutte le comparse gridavano il mio nome, poi sono uscito col cappio al collo e dovevo guardare questa gente venuta lì per un’esecuzione: è stato angosciante. Dovevo interpretare un ruolo, ero immerso nella sua storia.’

‘Aveva detto a Carrie che non voleva fosse lì, ma negli ultimi secondi la cerca tra la folla e la trova: nel momento della sua esecuzione, in una terra straniera e di fronte a facce che non conosce, è chiaro che gli piacerebbe vedere qualcuno di conosciuto, e chi meglio della donna che ama? Mi stavo concentrando su questo, rendere in maniera credibile la mia morte.’

‘Alcuni fan mi hanno scritto una mail del tipo, spero tu possa tornare, altri che sono rimasti annichiliti dopo il season finale; Brody era diventata una figura controversa, alcuni pensavano che lo show non potesse andare avanti finché Brody era in vita, altri pensavano che Brody fosse il centro dello show e che questo non potrebbe sopravvivere senza di lui: per parte mia, posso dire che è stato divertente e un gran privilegio interpretare questo personaggio’.

L’attore aggiunge anche che gli autori hanno fatto di tutto per mantenere il segreto, e che durante la scena della sua morte ha dovuto interrompere le riprese, non perché stava effettivamente soffocando ma perché aveva avvistato una delle comparse che tentava di fotografare la scena:

‘Abbiamo dovuto cacciare una delle comparse perché tentava di fare delle foto: indossava un burka nero e aveva un iPhone bianco, l’ho vista mentre penzolavo a sei metri da terra e ho cominciato a gesticolare, dimentico che agitare le braccia era il segnale che stavo soffocando. ‘

Considerando che l’ultimo giorno di riprese si è concluso a notte fonda l’addio è stato tutto sommato tranquillo, ma Lewis spiega che gli mancherà la ‘famiglia Homeland’, si dice aperto ad eventuali ritorni sottoforma di sogni o flashback (già smentiti però da Alex Gansa) e pronto ad altri lavori: oltre a Queen of Desert di Werner Herzog (nel cast Nicole Kidman, James Franco, Robert Pattinson; le riprese inizieranno a gennaio in Marocco), non esclude un ritorno in tv:

‘Non credo tornerò a lavorare da quest’anno, ma è mia intenzione, se mi proporranno qualcosa di nuovo: e comunque continuerò a guardare Homeland, anche quest’anno non ho sentito molto la mia mancanza e penso lo show possa farcela anche senza di me’.

Originariamente scritto il 16 dicembre 2013, aggiornato il 17 e il 18 dicembre dicembre.

Homeland 4, Alex Gansa: ‘Nella quarta stagione ci sarà un reboot’ [SPOILER]

Il season finale della terza stagione di Homeland fa segnare il record per la serie Showtime: i telespettatori sintonizzati live, secondo i dati diffusi dallo stesso canale, sono stati 2.4 milioni di persone, quasi 3 milioni se si contano le repliche, più 27% rispetto al finale dell’anno scorso. A questi numeri record vanno aggiunti gli utenti che usufruiscono dello show utilizzando tutte le piattaforme Showtime, pari a 7 milioni di persone in media per ogni singola puntata dello show, un risultato migliore di quello ottenuto da Dexter. Ma viene spontaneo domandarsi, alla luce del finale, se questi numeri reggeranno nel corso della quarta stagione, su cui ci fornisce qualchespoiler lo showrunner Alex Gansa: se però non avete visto la dodicesima puntata della terza stagione, vi invitiamo caldamente a non leggere oltre.

Come scrivevamo ieri, Homeland 3 si chiude in maniera sanguinosa: dopo aver ucciso Danesh Akbar, capo dell’Iranian Revolutionary Guard, Nicholas Brody (Damian Lewis) viene infatti giustiziato sulla pubblica piazza, confermando l’anticipazione di Ausiello secondo cui proprio il gioiellino Showtime avrebbe perso il suo protagonista principale. Dice Alex Gansa, showrunner della serie:

‘Perdere Brody e Damian è triste, ma lo show deve andare avanti e lo farà con alcuni – se non tutti – fan: alcuni vogliono uno show di spie, altri uno show romantico, altri chissà cosa vogliono: sappiamo che non soddisferemo tutti, ma ci sembrava il momento giusto per la scomparsa di Brody, stava per finire il periodo in cui lo sentivamo come un personaggio vitale la cui presenza era essenziale ogni volta che appariva sullo schermo: la sua apparizione limitata in questa stagione è stato un po’ un testamento, volevamo fosse sullo schermo solo quando la sua presenza significasse qualcosa’.

Come già notavamo ieri, la morte di Brody era una delle poche, se non l’unica, delle conclusioni possibili, e Gansa conferma che ‘tutta la stagione è stata strutturata per questa fine, non Brody ammazzato nella pubblica piazza di Tehran, ma comunque con la sua morte‘. L’autore ha anche ringraziato la rete per aver permesso una simile svolta narrativa – ‘Erano esitanti, ma quando hanno sentito le nostre spiegazioni ci hanno lasciato fare‘ – e fa sapere di ritenere improbabile cheDamian Lewis possa tornare nello show in sogno o via flashback (anche se aggiunge ‘Mai dire mai‘). Nonostante il rinnovo già assicurato, molti hanno percepito questo finale come un series finale, tesi smentita dallo showrunner:

‘Sembrava un series finale, ma non lo è: nella scena finale (in cui Carrie disegna una stella per Brody sul muro degli eroi) capisci che la relazione centrale dello show è finita, ora servirà un grande ripensamento dello show, un reboot: non ci stiamo ancora pensando, ma abbiamo la tentazione di mostrare al pubblico una Carrie che fa le cose per cui è stata addestrata, ossia la capo-stazione CIA in un paese straniero.’

‘Ci sembra un punto interessante da cui partire, e abbiamo scelto la Turchia per la sua vicinanza all’Iran, hanno un confine in comune e sarà più facile controllare Javadi (il nuovo capo dell’IRG scelto dalla CIA all’insaputa degli iraniani, ndr) da lì; inoltre Istanbul è una città fantastica in cui girare, anche se non sappiamo se gireremo fisicamente lì, per quanto sarebbe bello girare alcune scene oltreoceano’.

Questo non significa però che rivedremo Javadi, gli autori devono infatti ancora decidere comestrutturare la quarta stagione di Homeland, non solo per la gravidanza di Carrie (porterà il bambino in Turchia – e quindi sarà una ‘working mom’ – o lo lascerà al suo – di lei – padre?) – ma anche a livello temporale; dice Gansa:

‘Una delle cose da chiarire è quanto tempo passerò, potremmo fare un grande salto temporale – o no: ma da questa decisione dipenderanno molte altre cose, ad esempio se Javadi tornerà e avrà un ruolo di primo piano, o se Carrie dovrà affrontare una nuova sfida.’

Rivedremo invece sicuramente Saul (Mandy Patinkin), che non lavora più per la CIA:

‘Posso confermarlo al 100%, non ha più un ufficio alla CIA, ma l’Agenzia delega molte cose ai contractor privati e lui fa parte del giro: di sicuro alla CIA fa comodo lavorare con una persona dalle grandi qualità e dalla grande conoscenza che ha Saul.’

Gansa non si sbilancia invece sul ritorno di Morena Baccarin (Jessica Brody, moglie di Nicholas) eMorgan Saylor (Dana Brody, figlia di Jessica e Brody), che non faranno più parte del cast regolare: l’autore spiega che Carrie potrebbe prima o poi avere dei rapporti con loro per un motivo o per l’altro (ad esempio spiegare perché Brody è morto), ma al momento è improbabile perché le circostanze della morte del protagonista devono rimanere segrete:

‘L’ultima cosa che la Revolutionary Guard o gli Ayatollahs di Tehran vorrebbero sentire è che la morte di Akbari è una decisione della CIA: il gesto di Brody deve sembrare quella di un pazzo, così che i negoziati possano procedere. Gli iraniani non sanno con sicurezza che Brody non è il bombarolo di Langley, chi lo sapeva per certo era solo Abu Nazir, cui Tehran aveva appaltato il lavoro di Langley’.

Originariamente scritto il 16 dicembre 2013, aggiornato il 17 dicembre.

Homeland 4, due addii nel cast regolare; e nel finale della terza stagione… [SPOILER]

Ieri su Showtime si è conclusa la terza stagione di Homeland con una serie di colpi di scena degni di un series finale, che ci spinge a chiederci… cosa succederà nella quarta stagione? Dopo il salto,spoiler sul finale di Homeland 3 e le prime – labilissime – anticipazioni sulla quarta stagione; come sempre, un post da evitare se non siete a pari con la messa in onda americana e non volete sapere niente di niente.

La terza stagione di Homeland si chiude in maniera sanguinosa e con un colpo di scena che priva lo show di uno dei protagonisti principali: dopo aver completato con successo la missione di uccidere Danesh Akbar, capo dell’Iranian Revolutionary Guard sostituito dall’infiltrato Majid Javardi,Nicholas Brody (Damian Lewis) viene infatti giustiziato sulla pubblica piazza, esecuzione cui assiste un’impotente Carrie Mathison (Clare Danes).

La puntata ci mostra poi un flash-forward di qualche mese dopo, con Saul (Mandi Patinkin) che – nonostante il successo dell’operazione Javardi – oramai lavora nel settore privato e Carrie (incinta e determinata a tenere il bambino, anche se non lo crescerà) promossa responsabile CIA in quel di Istanbul.

Certo, non è la prima volta che uno show perde uno dei protagonisti – pensiamo ai bagni di sangue di Game of Thrones o The Walking Dead – ma qui il problema è che i protagonisti di Homelandsono fondamentalmente due, di cui uno… morto ammazzato; va anche aggiunto però che a) da un lato Homeland è già sopravvissuto senza Brody (il protagonista è stato un fantasma per metà della terza stagione) b) i produttori hanno avuto il coraggio di fare, ai fini della storyline, una mossa che era l’unica possibile.

In attesa di spoiler e spiegazioni più certe che arriveranno tra qualche ora, relativamente allaquarta stagione di Homeland possiamo anticipare per certo che non rivedremo (in maniera regolare) due protagoniste, Morena Baccarin (Jessica Brody, moglie di Nicholas) e Morgan Saylor (Dana Brody, figlia di Jessica e Brody).

La notizia è arrivata nel weekend via TVLine (ed assume molto più senso alla luce del finale della terza stagione), con una stagione di ‘ritardo’ rispetto a quanto pensato da molti fan all’indomani dell’esplosivo finale della scorsa stagione che aveva fatto di Brody un fuggiasco; in realtà (anche complice la gravidanza dell’ex protagonista di V.) le due attrici si erano viste molto poco nel corso diHomeland 3 e, al massimo, saranno guest star come avvenuto in questa terza stagione per l’ex regular Diego Klattenhoff.

 
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Un boss in salotto: intervista a Luca Argentero e foto del film in esclusiva da elle

Post n°10826 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Argentero a Capodanno... Argentero tutto l'anno! L'attore è il protagonista della prima commedia del 2014

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Uscirà il 1° gennaio 2014 Un boss in salotto, commedia di Luca Miniero che vede come protagonisti Luca ArgenteroPaola Cortellesi e Rocco Papaleo. Il film racconta l’arrivo in terra nordica di un bizzarro boss della camorra, che ha scelto di passare gli arresti domiciliari a casa della sorella, sposata e con la classica famiglia perfetta, che non vede da 15 anni. Non serve neppure dirlo: la permanenza del “criminale” porterà un po’ di scompiglio in casa. A parlarcene è proprio Luca Argentero, che ci svela alcuni dietro le quinte della pellicola. Da vedere in anteprima anche nella gallery esclusiva. 

Partiamo dal tuo personaggio: si chiama Michele Coso e già qui si può intuire qualcosa sul suo carattere.

Esatto, è un nome che non lascia spazio a interpretazioni. Si può immaginare che è quantomeno privo di una grande personalità. Vive in una famiglia che è un matriarcato, è la moglie che porta i pantaloni e lui è totalmente succube. La moglie, Cristina, cerca in tutti i modi l’affermazione, dedicandosi alla carriera del povero Michele. Carriera che stenta a decollare.

Come descriveresti i personaggi di Paola Cortellesi e Rocco Papaleo?

Cristina – Paola Cortellesi – è una donna che tenta in tutti i modi di mascherare le sue origini meridionali e che si è rifatta una vita al nord, dove ha costruito una famiglia all’apparenza perfetta. Ha due bravissimi figli che le sono molto legati, un marito… Ha totalmente cambiato identità dal passato. Il personaggio di Rocco Papaleo – il fratello malavitoso di Cristina – è quello che arriva per rompere questo equilibrio, chiedendo di passare gli arresti domiciliari a casa della sorella. Da qui nasceranno situazioni e gag varie.

A proposito di gag, il set ha un cast di veri “maestri” della comicità come i due già citati o anche Angela Finocchiaro. Come ti sei trovato?

Hai detto benissimo: ero con il gotha della commedia. Io mi sono umilmente accodato a questo treno di talento. Che poi sono persone molto generose sotto tanti punti di vista, da quello professionale a quello umano. Paola è un’artista strepitosa, poliedrica, multiforme. Rocco è una persona disponibilissima, con cui confrontarsi: abbiamo fatto lunghe chiacchierate, che prescindevano dal lavoro. Sono stato circondato da persone che ne sapevano più di me.

All’interno del film si parla di famiglie “imperfette” e di camorra. Temi impegnativi che ultimamente vengono affrontati con toni da commedia. Che ne pensi?

Credo che faccia parte della nostra tradizione: cinematograficamente parlando siamo abituati a ridere dei nostri peggiori difetti. È un modo per esorcizzare i problemi. In più, per quanto riguarda questo film, non c’è alcuna ambizione di trattare queste tematiche se non in modo leggero e ridicolizzandole. Bello pensare di iniziare il 2014 parlando di cose importanti e di riuscire a schiacciarle a suon di risate. In sala c’è ancora il film di Pif (La mafia uccide solo d'estate), il suo è un modo più serio e costruttivo di trattare un argomento come la mafia. Noi abbiamo puntato sulle risate: per fare in modo che non faccia più paura.

Il 2014 ti vedrà su Sky dal 22 gennaio con il programma Pericolo Verticale, incentrato sul lavoro del soccorso alpino, dove appari in veste di conduttore e produttore. Come mai un progetto sulla montagna e su questo tipo di racconto?

In questo programma appaio quasi esclusivamente come produttore, in video ci sono come filo conduttore. Quella della montagna è una passione di famiglia: sono figlio di maestri di sci, ho imparato prima a sciare che a parlare! In più anche Simone Gandolfo – il regista del programma – è un grande amante della montagna e per tanto tempo abbiamo cercato di realizzare qualcosa assieme. Ne sono molto orgoglioso.

È noto che tieni molto alla tua privacy, ma i tuoi fan possono seguirti sui social network, come ad esempio Instagram, dove si può vedere un po’ di “dietro le quinte”.

Mi piace curare il rapporto con le persone che mi seguono. Il mio non è un lavoro autoreferenziale, non lo faccio per me. Mi diverte poter mostrare parti della mia vita, parti più curiose o scherzose, poter fare foto “stupide” ed è anche un modo per parlare dei miei progetti, per far vedere cosa sto facendo. Certe cose, logico, restano mie, scelgo di non mostrarle.

L’ultima foto che hai pubblicato rappresenta un tuo primo piano, mentre sorridi in radio con le cuffie. Una persona ti scrive: “che splendida visione”. Sono tutti così i commenti che ricevi?

Diciamo che il 99% sono attestati di apprezzamento… 

 
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Homeland, finale terza stagione 'col botto'. Damian Lewis: "Destabilizzante" da Adn

Post n°10825 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

ATT.NE SPOILER!!!
ultimo aggiornamento: 18 dicembre, ore 14:56
Roma - (Ign) - In Italia deve ancora andare in onda... quindi, meglio non andare avanti con la lettura se si preferisce non rovinarsi la sorpresa! Nicholas Brody, protagonista della serie insieme a Carrie Mathison (Claire Danes), viene impiccato. Ma il sergente potrebbe tornare? Gansa: “Direi che è altamente impropabile. Ma mai dire mai”
Roma, 18 dic. (Ign) - Negli Usa la terza stagione di 'Homeland' si è già conclusa, mentre In Italia l'ultima puntata andrà in onda lunedì 23 dicembre su Fox. Una puntata che cambierà il volto della serie rinnovata per la quarta stagione. Quindi, meglio non andare avanti con la lettura se si preferisce non rovinarsi la sorpresa...

 

La terza stagione si conclude con la morte del sergente Nicholas Brody, protagonista della serie insieme a Carrie Mathison (Claire Danes), impiccato a Teheran. Alex Gansa, showrunner della serie tv, - in un'intervista all''Entertainment Weekly' -, ha ammesso che questo sembrava più un finale di serie e che non c’è dubbio che Homeland dovrà essere reinventato per la quarta stagione. E ha anche rivelato che il titolo della puntata ('The star') si riferisce poprio alla perdita di una delle due stelle di 'Homeland'.

 

 

Un finale quindi che ha lasciato tante porte aperte e con il fiato sospeso gli spettatori. Damian Lewis, l'attore che ha interpretato il sergente Brody, dal canto suo - sempre all''Entertainment Weekly' - ha detto: "Penso abbiano fatto un ottimo lavoro con il mio personaggio. Ero consapevole del fatto che avesse raggiunto una notevole popolarità, quindi ci tenevo a uscire 'facendo il botto', volevo un gran finale. Non mi aspettavo un finale da eroe per Brody che un eroe non è, è diventato più una figura tragica nel corso delle tre stagioni. Un uomo danneggiato".

 

 

"Volevo che il finale scatenasse una qualche reazione, volevo che fosse toccante, anche per tutte le cose non dette e non fatte, che si sentisse il dolore tra lui e Carrie, del fatto che lei lo vedesse morire. Spero che siamo riusciti a rendere al meglio tutte queste cose", ha continuato l'attore 42enne.

 

 

A questo punto Lewis ha rivelato quanto sia stato ‘destabilizzante‘ girare questo finale, "angosciante". E la fatica per rendere la scena dell'impiccagione il più credibile possibile: Brody "aveva detto a Carrie che non voleva lei fosse lì, ma negli ultimi secondi la cerca tra la folla e la trova: nel momento della sua esecuzione, in una terra straniera e di fronte a facce che non conosce, è chiaro che gli piacerebbe vedere qualcuno di conosciuto. E nessuno è meglio di Carrie, la donna che ama. Mi sono concentrato su questo".

 

 

"Alcuni fan - ha detto ancora nella sua intervista - mi hanno scritto di sperare che io possa tornare, altri che sono rimasti annichiliti da questo finale di stagione" e altro ancora. "Io posso solo dire che è stato bello e un gran privilegio interpretare questo personaggio".

 

 

Lewis ha raccontato anche che gli autori hanno fatto di tutto per mantenere segreto il finale. Infatti la scena dell'impiccagione è stata interrotta quando ha visto una delle comparse che tentava di fotografare la scena: "Indossava un burka nero e aveva un iPhone bianco. L'ho visto mentre penzolavo a sei metri da terra e ho cominciato a gesticolare con le braccia, dimenticando che quello fosse il segnale per dire che stavo soffocando".

 

 

Dopo aver ammesso che gli mancherà la ‘famiglia' Homeland, l'attore non ha escluso eventuali ritorni sottoforma di sogni o flashback. Ma Brody potrebbe tornare? “Direi che è altamente impropabile. Ma mai dire mai”, ha detto Gansa.

 
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Il prezzo della vita, dal Connecticut alla Brianza da cinecittà news

Post n°10824 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò19/12/2013
“Abbiamo scommesso sulla rovina di questo paese e abbiamo vinto”. Con questa lapidaria sentenza di morte per un'intera comunità si chiude Il capitale umano, il nuovo film di Paolo Virzì, una 'commedia' dis-umana, amara e caustica che fa riflettere (senza impartire lezioni). Per capire l’Italia di oggi, l'Italia dei soldi facili e dei padri che tradiscono i figli, il regista livornese ha dovuto guardare lontano. Al romanzo dell’americano Stephen Amidon (lo trovate tra gli Oscar Mondadori) che racconta la relazione pericolosa e improbabile tra un immobiliarista di mezza tacca che aspira a fare il botto e un lupo della finanza che tenta di ingigantire la sua già cospicua fortuna puntando sulla crisi. Attorno a loro una moglie alto borghese che ha rinunciato alle sue ambizioni teatrali per una vita agiata e vuota, una psicologa giudiziosa e di buoni sentimenti ma che sembra ignorare tutto quello che le accade accanto, un rampollo viziato e alcolizzato, una ragazza ribelle e ferita…  Dal Connecticut alla Brianza, la vicenda intreccia i destini di tutti questi personaggi raccontando la stessa storia da vari punti di vista, a partire da un incidente d’auto in cui un povero cristo in bicicletta viene investito nella notte gelida, a pochi giorni dal Natale. 

Riscritta magistralmente da Virzì con Francesco Bruni Francesco Piccolo la storia, che ha accenti di giallo e di cui gli autori chiedono di non rivelare i risvolti, acquista una credibilità totale e inconsueta per il cinema italiano anche grazie al lavoro degli attori: Fabrizio Gifuni Valeria Bruni Tedeschi sono i ricchi,Valeria Golino e Fabrizio Bentivoglio la coppia piccolo borghese, Matilde Gioli Guglielmo Pinelli, insieme a Giovanni Anzaldo, i figli, le giovani vittime (ma mai del tutto innocenti) di questo gioco al massacro. 

Racconta Virzì: “Amo molto Amidon, un autore che ha uno sguardo sulla società alla De Lillo, e il suo romanzo mi ha dato modo di far emergere alcune questioni che riguardano questo paese non attraverso dei proclami, senza l'enfasi di un discorso apocalittico sul nostro tempo. Mentre seguiamo la traccia del thriller - cosa è successo quella notte a quel ciclista? - indaghiamo su cosa c'è dietro i comportamenti di queste persone. La speranza di soldi facili attraverso la finanza tossica, l'atteggiamento competitivo e i suoi effetti sui giovani”. Per lo scrittore, che è appena stato in giuria al Torino Film Festival, è stato stupefacente veder tornare sullo schermo una storia che alla sua origine era ispirata al cinema. “Amo questo film, anche se la sua struttura è molto diversa da quella di un libro già di per sé complesso, che ho impiegato quattro anni di lavoro a mettere insieme e che mi ha prosciugato”, racconta. 

Virzì lo considera un film meticcio. “Sicuramente avevo in mente modelli che vengono da un altrove. Non so se sia ‘americano’, so che la Brianza per me è un paesaggio esotico e minaccioso, che non avevo mai affrontato al cinema. Mi sono sentito come Ang Lee quando girava Tempesta di ghiaccio. So che qui c’è in parte l’humour nero di certi narratori ebrei americani, qualcosa di Chabrol, volevo creare un allarme nello spettatore che è un allarme sui nostri tempi. Ero alla ricerca di un tono, sicuramente diverso dagli altri miei film, volevo esplorare qualcosa d’altro rispetto alla commedia italiana”. Valeria Bruni Tedeschi insiste sulla solitudine del suo personaggio, la borghese Carla Bernaschi che per un attimo si illude di poter riaprire il teatro Politeama di Como, ormai cadente e in abbandono, appetito da chi vorrebbe trasformarlo in una banca o in un condominio. Ma Carla, con i suoi pii desideri, è costretta a piegarsi al
 freddo calcolo del marito: “I sogni, su cui aveva messo un coperchio, tornano a tormentarla ed è crudele perché siamo crudeli quando ci sentiamo annegare”, spiega l'attrice. Luigi Lo Cascio è l’intellettuale che lei chiama a dirigere il “suo” teatro e che poi abbandona come un giocattolo rotto. “Non è certo un eroe, ha anche lui i suoi lati oscuri – dice l’attore palermitano – ma per questa donna è un capriccio, il sogno di entrare in contatto con la cultura. Le intersezioni tra mondo dell’arte e potere economico sono spesso sghembe e precarie”. E se per Bentivoglio “c'è un capitale disumano” ma chi lo vive non se ne rende conto perché non sa di essere un mostro, Virzì spiega il bellissimo titolo: “Viene dal linguaggio delle compagnie assicurative che danno all’esistenza di ciascuno di noi un valore che nasce da un preciso algoritmo: quanto guadagni, che aspettativa di vita hai, quali e quante sono le tue relazioni significative. È quello che ci dà il cartellino del prezzo”. 
Il capitale umano uscirà il 9 gennaio con 01 in 350 schermi.

 
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Omaggio a Fellini con sindaco, ministro e Cardinale

Post n°10823 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Ang19/12/2013
A 20 anni dalla scomparsa di Federico Fellini, Cinecittà torna a rendere omaggio al regista riminese che negli studios di via Tuscolana ha diretto i suoi capolavori, tra i quali tre pellicole che vinsero l' Oscar per il miglior film straniero: Le Notti di Cabiria (1958), 8 ½ (1964),Amarcord (1975). 

Dopo aver coprodotto il film firmato da Ettore Scola Che strano chiamarsi Federico, interamente girato nello storicoTeatro 5 e presentato con successo nella sezione Fuori concorso alla Mostra Internazionale d'Arte  Cinematografica di Venezia, Cinecittà Studios dedica al regista cinque volte premiato dall'Academy of Motion Pictures Arts and Sciences  (nel 1993 l'Oscar fu alla Carriera) una giornata che vedrà la partecipazione del Ministro per i Beni e le Attività Culturali Massimo Bray  e del Sindaco di Roma Ignazio Marino e la presenza di Claudia Cardinale, che arriverà nella capitale per rendere omaggio al regista di cui afferma: "Per me il genio di Federico è di trasformare la banalità in qualcosa di magico". 

Si partirà con l'apposizione di una targa commemorativa al Teatro 5 in cui sono scolpite le parole di Fellini e  l'apertura di una sala a lui dedicata che fa parte di Perché Cinecittà, il primo dei nuovi spazi espositivi reso permanente dopo il successo di Cinecittà si Mostra, che si trova all'interno della palazzina Fellini. "Perché Cinecittà vuol ripercorrere le ragioni della nascita di un luogo che, appena sorto, divenne subito mito. La gloria e la decadenza con la follia della guerra, dal quale partì il filone del Neorealismo - spiega l’amministratore delegato Giuseppe Basso - e per quanto riguarda la sezione dedicata a Fellini, per la progettazione degli ambienti e la curatela, abbiamo collaborato con l’associazione degli scenografi e costumisti (ASC). In particolare, la scenografia è stata disegnata da Alida Cappellini e Giovanni Licheri mentre tra i costumi scelti dalla costumista Nicoletta Ercole,  sono esposti quelli indossati da Giulietta Masina in Giulietta degli Spiriti, da Anita Ekberg ne La Dolce Vita e da Marcello Mastroianni in Intervista. Siamo molto grati alle prestigiose sartorie teatrali con cui abbiamo lavorato. Abbiamo poi chiesto a Italo Moscati di effettuare le ricerche scientifiche di testi e immagini e di effettuare la regia dei montaggi video. Il nostro omaggio a Fellini è solo un piccolo contributo rispetto all'immensità del suo lavoro e del suo amore per Cinecittà - conclude Basso - Abbiamo pensato che creare uno spazio che riassumesse enfaticamente i simboli del suo cinema e della sua personalità artistica potesse essere il modo migliore di celebrarlo. Quanto al Teatro 5 di Cinecittà, è e sarà per sempre un monumento al Maestro". 

 
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Dal carcere a Cannes: storia di attore fine-pena-mai

Post n°10822 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa19/12/2013

Matteo Garrone l’avrebbe voluto per Gomorra, ma allora l’ergastolano Aniello Arena non poteva ancora uscire dal carcere di Volterra dove aveva iniziato da qualche anno il suo percorso di rinascita attraverso la Compagnia della fortezza, il gruppo teatrale diretto da Armando Punzo. L’occasione con Garrone si ripresentò nel 2011 indossando i panni del protagonista di Reality: Luciano che vende la pescheria per seguire il sogno anzi l’ossessione di partecipare al 'Grande Fratello'. A Cannes 2012 Arena partecipò via telefono con il regista e gli attori ai festeggiamenti in sala per il Grand Prix della giuria, poi finalmente presenziò alla conferenza stampa di Reality a Roma poco prima dell’uscita in sala. Ora la storia di questo riscatto di un fine-pena-mai attraverso il teatro e il cinema, è narrata, con la collaborazione di Maria Cristina Olati nel volume “L’aria è ottima (quando riesce a passare)”, edito da Rizzoli, di cui pubblichiamo qui un brano.

Quello raccontato da Arena è un viaggio che comincia dall’infanzia di scugnizzo a Barra, periferia orientale di Napoli: la passione per la chitarra e il ballo, l’amata maestra elementare, il padre scafista per il contrabbando di sigarette, la madre operaia in una fabbrica di scarpe. Infanzia che termina a 12anni con l’abbandono della scuola media alla prima bocciatura e l’ingresso nel mondo dei lavori saltuari. L’arresto del padre, il fascino per i soldi facili, lo spirito di rivolta lo spingono 16enne ad arrangiarsi con gli scippi, i borseggi sulla Circumvesuviana e arriva il primo arresto a 19 anni con il ‘battesimo’ nel carcere di Poggioreale.

Si alternano periodi di detenzione e di libertà, finché una rapina finita male e soprattutto l’ergastolo per la presunta partecipazione a un regolamento di conti tra alcune famiglie di Barra, finito con tre omicidi, chiudono definitivamente per Aniello i cancelli delle patrie galere. Da inizio 1993 il suo carattere ribelle e mai domo fa i conti con le ferree regole e la dura realtà del carcere.

Il racconto del libro percorre cronologicamente il tour nelle varie prigioni: Poggioreale, Bologna, Piacenza, Campobasso, Vasto, Viterbo, Secondigliano. Fino al penitenziario di Volterra. Un carcere uguale a tutti gli altri? Un rimedio peggiore del male che dovrebbe curare? No, perché lì comincia la risalita, la rinascita di Aniello che in tutti questi anni non ha mai perso la sua vitalità e forse la speranza di una vita diversa, ‘regolare’.
Il cambiamento arriva così nel 2001 incontrando la Compagnia della fortezza, il gruppo teatrale che Armando Punzo dal 1988 ha creato con i detenuti di Volterra, con l’idea che “le persone si possono trasformare, se anche le istituzioni si trasformano”.
Pubblichiamo di seguito un brano del libro.


In quelle settimane Armando spiegò di voler mettere in scena L’opera da tre soldi, quella in cui Brecht si chiede ironicamente se è peggio rapinare una banca o fondarla. Durante i preparativi dello spettacolo la coreografa, Pascale, ci disse - eravamo una cinquantina - che cercava qualcuno a cui far ballare la rumba. Io non mi feci avanti ma dalla sedia sentivo che quel ruolo era mio. Appena Pascale fece partire la musica, i candidati si misero in fila per provare a turno su una piccola pedana rotonda al centro della sala. Mentre la coreografa e Armando parlavano tra loro, mi alzai. Giravo intorno alla pedana, ero tentato, ma non avevo il coraggio di salire. Ce l’avevo dentro, ormai. Così iniziai a ballare, facendo rimanere tutti con gli occhi spalancati. Pascale si avvicinò e mi disse: “Aniello, questa parte è tua”.

Non sentivo di aver recitato, avevo solo seguito il mio istinto, il piacere di ballare che avevo sin da quand’ero piccolo.

“Per questa parte dovrai vestirti in rosso, da donna”, aggiunse subito Armando.

“Non se ne parla proprio. Levatevelo proprio dalla capa! Io da femmina non mi vesto” risposi.

“Aniello, non devi metterla sul personale… Il teatro è tutta un’altra cosa”.

“Che significa, non capisco…”.

“Persona e personaggio sono due cose diverse. Tu resti Aniello anche se interpreti il ruolo di una donna” mi spiegò con la sua voce calma ma decisa.

“Da donnaaaaaa” fecero in coro gli altri.

Le parole di Armando mi innervosirono, non le capivo. Però lui seppe convincermi. Perché Armando è così, ti contagia. All’inizio fu uno sforzo esagerato, maronna mia, volevo morire di vergogna. Ma la vera tragedia fu che ben presto ci presi gusto e andavo addirittura a cercarmi quei vestiti da donna che potessero starmi bene!

Nella mia vita stava succedendo qualcosa di nuovo senza che l’avessi previsto. Iniziò un periodo bellissimo: gli abiti da cucire, le scene da costruire, dipingere, allestire…

 
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Bellocchio gira 'La prigione di Bobbio'

Post n°10821 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

ssr19/12/2013
Le riprese del nuovo film di Marco Bellocchio, La prigione di Bobbio, dovrebbero iniziare la prossima estate. Lo ha detto il regista dopo aver ricevuto,  a Roma, la medaglia del Presidente della Repubblica per il Premio Franco Solinas.
La prigione di Bobbio racconterà la storia vera di una nobile costretta a farsi suora nel XVII secolo, che vive una passione d'amore e finisce in carcere. "Ora ci sono le condizioni per realizzarlo - ha spiegato all'Ansa Bellocchio - Da gennaio inizieremo a rivedere la sceneggiatura, a pensare agli attori e poi in estate vorrei iniziare a girare". Il film è una coproduzione fra Italia, Francia e Svizzera.

 
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Teatro 5, la casa amata da Federico

Post n°10820 pubblicato il 20 Dicembre 2013 da Ladridicinema
 

Stefano Stefanutto Rosa20/12/2013
“Quando mi domandano quale è la città in cui preferirebbe abitare e mi dicono Londra, Parigi, Roma, io dico, alla fine, se devo essere sincero Cinecittà… Il Teatro 5 di Cinecittà è il posto ideale, emozione assoluta, da brivido, da estasi, è quella che provo di fronte al teatro vuoto, uno spazio da riempire, un mondo da creare”. Sono le parole di Federico Fellini incise sulla targa che a lui intitola il Teatro 5, luogo mitico della sua creatività, nel ventennale della scomparsa.
A inaugurarla il ministro Massimo Bray che considera Cinecittà parte del mito di Roma ‘città eterna’. “Un luogo che non è solo memoria ma cerco di immaginare nel futuro: un centro di produzione digitale, multimediale, e perché no una grande museo della fotografia”.

E il ministro ha visitato la sala dedicata al grande regista riminese che fa parte di ‘Perché Cinecittà’, il primo dei nuovi spazi espositivi reso permanente, che si trova all'interno della palazzina Fellini. Spazio a cui ha contribuito Istituto Luce-Cinecittà con decine di immagini fotografiche del proprio Archivio storico, e con numerosi brani di cinegiornali e di alcuni importanti film.
A fare gli onori di casa nel Teatro 5 è il presidente di Cinecittà Studios Luigi Abete che accoglie gli ospiti tra cui: Nicola Borrelli, Roberto Cicutto, Giuseppe Basso, Jean Gili, Nicoletta Ercole, Enrico Vanzina, Aurelio e Luigi De Laurentiis, Gianni Letta, Paolo Ferrari, Stefano Rulli, Lamberto Mancini, Ivano De Matteo, Paolo Del Brocco, Marcello Foti, Marina Cicogna, Aurelio Regina, Leopoldo Mastelloni.
Non c’è solo l’omaggio al famoso cineasta nelle parole di Abete, ma anche un pensiero rivolto al futuro degli studios sapendo quanto sia necessario “integrare progetti di sviluppo e valorizzare il core business di questa area”. Anche per il sindaco di Roma Ignazio Marino questi teatri, così conosciuti nel mondo, “devono essere sempre più un luogo di produzione e post produzione”.

Claudia Cardinale ha lavorato in 8½ lo stesso anno che girava con Visconti Il gattopardo: “Luchino mi voleva bruna, Federico bionda. Con Fellini non esisteva copione, improvvisava, è stato l’unico regista con il quale ho lavorato senza sceneggiatura. Ai suoi attori spesso chiedeva soltanto di recitare contando i numeri. ’Tu appartieni all’Africa, comunichi energia, tu sei la musa' mi diceva”.

Scorrono i ricordi di chi l’ha conosciuto: Dante Ferretti, ”mi ha insegnato a dire le bugie”; Vittorio Storaro“una straordinaria capacità visionaria”; Gabriele Salvatores “arrivando a Roma con il mio primo film è stato il regista che mi ha comunicato il sogno di fare cinema”.
E soprattutto il ricordo un po’ malinconico di Carlo Verdone: “Una notte, era tardi stavo tornando da una cena con amici, e vedo una persona in via del Babbuino che stava appoggiato al muro e riconosco Federico e subito mi domando ma che fa all’una di notte tutto solo. Mi avvicino e lui ‘Ciao Carletto, sai dormo poco la notte’. Ma che fai? - gli dico io – E’ una situazione un po’ equivoca. ‘Aspetto una volante della polizia, ci salgo sopra e giro la città vedendo quello che succede, prendendo qualche spunto’. Insomma un’immagine poetica di una notte di fine novembre”.

A margine della cerimonia la voce dei lavoratori: “Cinecittà ha bisogno di un nuovo e serio progetto legato alla sua mission, ha bisogno di chi lavori realmente al suo rilancio perché un altro paese, migliore, è possibile e parte anche da qui”.

 
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