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Messaggi del 04/03/2019

 

Caffè

Post n°14937 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

In Belgio l'iracheno Ahmed ha un piccolo negozio in cui conserva una preziosa caffettiera d'argento. Durante una manifestazione dei teppisti fanno irruzione nell'esercizio e la rubano. Uno di loro però perde i documenti e Ahmed lo rintraccia con il desiderio di farsi restituire il maltolto. A Roma Renzo, un barista appassionato di aromi di caffè, viene licenziato e va a cercare lavoro a Trieste presso un'importante industria che importa il prezioso prodotto e in cui spera che le sue competenze vengano valorizzate. Ciò però non accade e il giovane, la cui compagna attende un figlio, è tentato dall'idea di compiere un furto. In Cina Fei è un manager di successo che sta per sposare la figlia del proprietario di una grande industria del settore chimico. Un giorno viene incaricato di far ripartire una fabbrica che è stata bloccata da un guasto nello Yunnan che è la sua regione di origine. Fei si accorge dei rischi che corrono la popolazione e le piantagioni di caffè che aveva abbandonato da giovane per cercare fortuna a Pechino. Deve ora decidere quale posizione prendere.
Caffè è un film in cui si avverte la sincerità dell'intento, il desiderio di andare a leggere la complessità della realtà contemporanea attraverso un elemento unificatore quale è il caffè per centinaia di milioni di esseri umani. È proprio di loro che si vuole parlare con queste tre storie che vedono protagonisti contesti sociali estremamente diversi ma che in fondo si trovano a doversi quotidianamente confrontare con il dio Denaro che sembra condizionare i comportamenti di (quasi) tutti. 
Si avverte anche lo sforzo produttivo che ha coinvolto maestranze delle diverse nazioni contribuendo così a un'immersione totale nelle diverse temperie socio culturali. Dispiace quindi assistere a una parte conclusiva in cui un'ampia gamma di situazioni, proprie più del mèlo che non di un'indagine sulla realtà, finiscono con il dominare la scena. Per l'impegno assunto da sempre con i lettori di non fare spoiler sui finali dei film non è possibile elencarle anche se sarebbe utile per supportare il giudizio. Il quale non è negativo perché film come questo possono far riflettere anche un pubblico non proprio addentro ai temi economici su problematiche che ci coinvolgono ormai a livello planetario anche se non hanno la visibilità di altri temi. Totò diceva: "Il coraggio ce l'ho. È la paura che mi frega". Agli sceneggiatori sarebbe stata forse necessaria una dose inferiore di paura di scontentare il grande pubblico. Purtroppo non è accaduto

 
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Chiamatemi Francesco

Post n°14936 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Jorge Bergoglio è uno studente come tanti nella Buenos Aires degli anni Sessanta, con amici e fidanzatina, quando decide di entrare a far parte dell'Ordine dei Gesuiti. Vorrebbe diventare missionario in Giappone ma non gliene viene data l'opportunità, perché da subito deve apprendere la virtù dell'obbedienza: sarà proprio questa a porlo di fronte alle scelte più importanti della sua vita, perché dovrà distinguere fra i doveri verso la propria coscienza e la sottomissione al regime dittatoriale di Videla e allo strapotere dei proprietari terrieri in una terra polarizzata fra grandi ricchezze e grandissime povertà.
Daniele Luchetti e il suo produttore, Pietro Valsecchi, si sono buttati nell'impresa di raccontare la storia di Bergoglio prima che diventasse Papa con lui ben vivo e presente in Vaticano, senza consultarlo e senza chiedere la collaborazione dell'istituzione ecclesiastica. Questo ha dato loro la (relativa) libertà di raccogliere testimonianze da una quantità di persone più o meno attendibili, di affrontare direttamente il capitolo più spinoso e controverso della vita dell'allora Responsabile provinciale gesuita, ovvero il suo rapporto con la dittatura argentina negli anni fra il 1976 e il 1981, e di prendere le sue parti dando credibilità alla versione della Storia che lo vede a fianco dei desaparecidos e dei preti militanti. Il che non significa che la sceneggiatura sorvoli sul fatto che Bergoglio ha tolto ad alcuni di questi ultimi la protezione dell'Ordine dei Gesuiti di fatto consegnandoli al regime, ma significa che concede al suo comportamento il beneficio di quella doppia lettura che riguarda gran parte della quotidianità sudamericana, ovvero la coesistenza di una condotta ufficiale e una ufficiosa, data dalla necessità di muoversi apparentemente all'interno delle regole per poi trasgredirle di nascosto seguendo la propria etica. Ed è attraverso un altro sdoppiamento che il film di Luchetti affronta il rapporto fra la "Chiesa classica", che il film non esita a descrivere come pavida e conservatrice quando non apertamente reazionaria e connivente con i poteri forti (fino alla delazione), e la Chiesa che guarda con simpatia alla "teologia della liberazione". Non mancano i riferimenti al misticismo, caro alla tradizione gesuitica e che in Sudamerica (come in una certa Europa "esoterista") ha da sempre i suoi convinti seguaci.
L'efficacia del racconto sta principalmente nell'aderenza della sua estetica a quella popolare latina, in rispettosa aderenza della forma al suo contenuto e all'etnia del suo protagonista. Luchetti si concede l'apparente elementarità "sudamericana" del racconto dipingendo un murales di larga accessibilità, e parte da un inizio fortemente didascalico (ad alto rischio biopic televisivo, nel solco di quelle "vite dei santi e dei prelati" dominato da Lux Vide) che diventa a poco a poco cinema, complice anche il potente inserto che ricostruisce l'inferno dei desaparecidos attingendo a piene mani da Garage Olimpo più ancora che da La notte delle matite spezzate. Solo alla fine, nella scena della messa di Bergoglio fra i nullatenenti alla viglia della sua ascesa alla poltrona papale, Luchetti si concede uno stile fortemente autoriale, facendo lievitare la sua cinematografia in parallelo all'elevazione spirituale di un uomo che ha imparato il coraggio passando attraverso lunghe e dolorose mediazioni: un uomo che oggi si espone dal balcone più visibile del mondo dopo che per una vita ha invitato gli altri a "non esporsi".
La storia di Bergoglio diventa in Chiamatemi Francesco metafora di un mondo diviso fra chi distoglie lo sguardo e chi sceglie di vedere, e in questo è supremamente cinematografica. L'Argentina dei dittatori, così come quella dei latifondisti che tolgono le terre ai contadini, è un mondo anche visivamente diviso in un sopra e un sotto, laddove il sotto diventa prigione o rifugio, visibile o invisibile, a seconda di chi effettua l'opera di occultamento, e dei motivi alti o bassi per cui sceglie di farlo. E la compulsione del giovane Bergoglio a "fare quel che si può fare" diventa nella maturità quella capacità (quantomeno dichiarata) di spingersi alle estreme conseguenze del pensiero cristiano, negando ogni complicità con chi opera in direzione contraria. 
Grande importanza nella formazione morale di Bergoglio e nella sua acquisizione di coraggio e consapevolezza è data in Chiamatemi Francesco alle donne. Senza calcare troppo la mano, Luchetti e il suo cosceneggiatore argentino Martin Salinas intessono la trama di figure femminili forti e anticonformiste, gettando i semi di quel pensiero papale tanto favorevole all'energia muliebre da far sperare nel futuro accesso delle donne al sacerdozio. La qualità portante del Bergoglio di Luchetti è infatti la propensione alla cura, più spesso identificata col materno perché comporta un obbligo inderogabile di protezione altrui.
Grande freccia all'arco di Luchetti è infine Rodrigo de la Serna, umanissimo attore argentino che porta con sé (cinematograficamente parlando) il ricordo di almeno due sue interpretazioni memorabili e supremamente attinenti: quella di Alberto Granado ne I diari della motocicletta, portatore insieme al Che del pensiero socialista in Sudamerica, e quella del desaparecido evaso in Cronaca di una fuga - Buenos Aires 1977. La sua interpretazione nei panni del giovane Jorge scansa l'agiografia e fa leva sulla dignità personale dell'attore per portare mano nella mano gli spettatori senza mai stancarli, pur restando praticamente sempre al centro della scena. Sergio Hernandez, l'attore cileno che ricordiamo in Gloria e in No - I giorni dell'arcobaleno, non è da meno nei panni del Bergoglio più anziano, la cui risata finale è presa d'atto definitiva e gioiosa della suprema ironia della vita

 
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Copia Originale

Post n°14935 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Copia Originale

Post n°14934 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: Can You Ever Forgive Me?

 

Copia Originale è un film di genere biografico, commedia, drammatico del 2018, diretto da Marielle Heller, con Melissa McCarthy e Anna Deavere Smith. Uscita al cinema il 21 febbraio 2019. Durata 106 minuti. Distribuito da 20th Century Fox.

Poster

Copia originale, il film diretto da Marielle Heller, segue la storia di Lee Israel (Melissa McCarthy), acclamata biografa che, tra gli anni Settanta e Ottanta, ha raggiunto il successo delineando le vite di Katherine Hepburn, Tallulah Bankhead, Estée Lauder e della giornalista Dorothy Kilgallen.
Quando si ritrova a far fronte alle difficoltà di pubblicazione, perché ormai fuori dal mercato editoriale, Lee imprime un ardito e irreversibile cambiamento alla sua carriera: indirizza le proprie doti di scrittrice verso il crimine, il furto e l’inganno, con la complicità di Jack (Richard E. Grant), suo amico fedele


 

Opera seconda di Marielle Heller dopo Diario di una teenager, da lei stessa sceneggiato, il film Copia originale racconta la vera storia di Lee Israel, scrittrice e giornalista americana che, per via di un carattere difficile e di alcuni problemi con l'alcool, e dopo un grande flop di un suo libro biografico su Estée Lauder, all'inizio degli anni Novanta, passati i cinquant'anni, si era ritrovata senza lavoro, e aveva quindi deciso di diventare una falsaria per cercare di sopravvivere.
Scrisse quindi centinaia di lettere ricopiando lo stile di celebri scrittori per poi venderle come originali; successivamente iniziò a rubare lettere e carte autografe originali da archivi e biblioteche, sostituendole coi i suoi falsi, e a vendere la refurtiva.
Entrata nel mirino dell'FBI, Israel si dichiarò colpevole di fronte a una corte di giustizia federale nel giugno del 1993, finendo con l'essere condannata a sei mesi di arresti domiciliari e a cinque anni di libertà vigilata, e le fu proibito di accedere ad archivi e biblioteche. Israel a quel punto riprese la sua carriera di biografa, e nel 2008 pubblicò "Can you ever forgive me?", un memoriale in cui raccontava nel dettaglio la sua epopea criminale e che è alla base di questo film.
Lee Israel morì la vigilia di Natale del 2014; pochi mesi dopo venne annunciata l'intenzione di fare del suo libro e della sua storia un film, che inizialmente avrebbe dovuto vedere protagonista Julianne Moore e regista Nicole Holofcener, che successivamente ha ceduto la macchina da presa alla Heller per rimanere coinvolta solo come sceneggiatrice al fianco di Jeff Whitty.
Copia originale è stato presentato in prima mondiale nell'agosto del 2018 al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto Film Festival. Il film ha ottenuto tre nomination agli Oscar 2019, per la miglior sceneggiatura non originale, la migliore attrice protagonista e il miglior attore non protagonista.

 

Il film è candidato a tre Premi Oscar 2019: migliore attrice protagonista (Melissa McCarthy), migliore attore non protagonista (Richard E. Grant) e migliore sceneggiatura non originale.
Il film ha avuto due nomination ai Golden Globe 2019 e tre ai Bafta Awards.

IL CAST DI COPIA ORIGINALE:
  • MONTAGGIOAnne McCabe
  • PRODUZIONE: Fox Searchlight Pictures

 
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The Front Runner - Il Vizio del Potere

Post n°14933 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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The Front Runner - Il Vizio del Potere

Post n°14932 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Front Runner

The Front Runner - Il Vizio del Potere è un film di genere drammatico, thriller del 2018, diretto da Jason Reitman, con Hugh Jackman e Vera Farmiga. Uscita al cinema il 21 febbraio 2019. Durata 113 minuti. Distribuito da Sony Pictures Italia/Warner Bros. Pictures Italia.

Poster

 

The Front Runner - Il Vizio del Potere, il film diretto da Jason Reitman, racconta la sfortunata vicenda del candidato democratico Gary Hart (Hugh Jackman) che nel 1988 fu costretto ad abbandonare la corsa alle elezioni presidenziali a causa di una relazione illecita con Donna Rice (Sara Paxton). Al suo posto vinse il ticket Michael Dukakis che, come sappiamo, fu sconfitto dal repubblicano George Bush.

Nella primavera del 1987, nelle fila del partito Democratico emerse un chiaro ed innegabile favorito nella corsa alla candidatura presidenziale: il Senatore del Colorado Gary Hart - il cui brillante e carismatico idealismo, oltre al puro fattore passionale, sembrava seriamente destinato alla massima carica della Casa Bianca, per scrivere un nuovo capitolo della storia americana. In aprile, Hart aveva creato il vuoto tra i suoi avversari. Tre settimane più tardi, dopo una spettacolare caduta in disgrazia, era fuori per sempre dalla corsa alle presidenziali.
The Front Runner esplora il momento della caduta improvvisa di Hart, come momento spartiacque della nazione. In questo singolare momento, il pubblico e il privato, politica e celebrità, giornalismo e gossip, nuove strutture di potere e vecchi squilibri di potere, ideali alti e difetti molto umani sembravano fondersi e combinarsi - disegnando un nuovo panorama tumultuoso con il quale tutti noi stiamo ancora facendo i conti.


 

Il cinema civile americano ha una lunga tradizione, confermata con gioielli che hanno reso gli anni Settanta il decennio del cinema politico. Film che hanno cambiato la società, si sono imposti del dibattito e hanno denunciato le storture del sistema. Un filone nobile in cui si inserisce anche un autore liberal di idee progressiste come il californiano, di origine canadese, Jason Reitman. Lo fa andando a ripescare una storia ormai lontana del tempo, e da questa parte dell'oceano poco conosciuta, come quella di Gary Hart, uomo delle montagne del Colorado destinato a diventare la risposta democratica agli anni duramente conservatori di Ronald Reagan. Il comunismo era in crisi, in quella fine del 1988, il muro sarebbe crollato, e con sé l’Unione Sovietica, in pochissimo tempo, e sembrava essere l'inizio di una nuova epoca piena di speranza, segnata dalla fine della Guerra fredda e dell’accanimento nei confronti dei più deboli della presidenza Reagan.

Ma in pochi mesi tutto cambiò, uno scandalo sessuale che coinvolse uno stordito Hart lo eliminò dalla corsa per le primarie democratiche. Si diceva stordito, perché erano anni ancora non abituati all’utilizzo di vizi e virtù privati per uso politico. Non si era ancora abituati a sbirciare nella camera da letto, lo si era risparmiato a personaggi di grande popolarità come John F. Kennedy.
The Front Runner - Il Vizio del Potere racconta come un giornale locale come il Miami Herald si lanciò subito sulle tracce del possibile scandalo extra coniugale e come anche l'autorevole Washington Post del Watergate non si trattenne, dando il via definitivamente a un nuovo modo di seguire mediaticamente la politica.

Jason Reitman è il figlio del grande regista comico Ivan, canadese di origini slovacche autore di classici come Ghostbusters (e sequel), Dave - presidente per un giorno e I gemelli. Jason ha esordito nel 2005 con la commedia ad ampia dose di cinismo Thank Your for Smoking, confermandosi con il successo due anni dopo di Juno, che lanciò Ellen Page. Il suo film migliore, prima di The Front Runner, arriva probabilmente nel 2009 con Tra le nuvole, con George Clooney e Vera Farmiga in grande spolvero. In carriera, Reitman ha ottenuto quattro nomination agli Oscar.
Il film è l'adattamento del libro All the Truth is Out di Matt Bai, scritto dall'autore stesso, da Jason Reitman, e dall'ex addetto stampa di Hilary Clinton, Jay Carson.

È stato presentato in prima mondiale al Festival di Telluride, poi a Toronto, prima di uscire nelle sale americane a novembre, totalizzando un incasso deludente di soli 2 milioni di dollari.
Hugh Jackman ha ottenuto i maggior elogi dalla critica, che ha reagito in maniera non unanime al film, mentre Vera Farmiga nei panni della moglie del senatore Hart si è fatta valere. Nel cast anche J.K. Simmons, Oscar per il ruolo dell’insegnante terribile in Whiplash, Alfred Molina e Kevin Pollack.

 

CURIOSITÀ SU THE FRONT RUNNER - IL VIZIO DEL POTERE:

Tratto dal libro "All the Truth Is Out: The Week Politics Went Tabloid" del giornalista e sceneggiatore americano Matt Bai.

IL CAST DI THE FRONT RUNNER - IL VIZIO DEL POTERE:
  • MONTAGGIOStefan Grube
  • MUSICHERob Simonsen
  • PRODUZIONE: BRON Studios,Creative Wealth Media Finance, Right of Way Films

 
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The Lego Movie 2

Post n°14931 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Lego Movie 2: The Second Part

The Lego Movie 2 è un film di genere animazione, azione, avventura del 2019, diretto da Mike Mitchell, con Chris Pratt e Claudio Santamaria. Uscita al cinema il 21 febbraio 2019. Durata 106 minuti. Distribuito da Warner Bros..

Poster

"The Lego Movie 2: Una nuova avventura", l'attesissimo sequel del film campione di incassi e apprezzato dalla critica, riunisce gli eroi di Bricksburg in una nuova avventura per salvare la loro amata città.
Sono passati cinque anni da quella spaventosa avventura e ora i cittadini devono affrontare una nuova e gigantesca minaccia: i LEGO DUPLO®, invasori dallo spazio esterno, che distruggono tutto più velocemente di quanto si possa ricostruire. La battaglia per sconfiggerli e riportare l'armonia nell'universo LEGO condurrà EmmetLucyBatman e i loro amici in mondi lontani e inesplorati, tra cui una strana galassia in cui tutto è un musical. Saranno messi alla prova il loro coraggio, la creatività e le abilità dei MastriCostruttori, e si scoprirà quanto siano davvero speciali.


 

The Lego Movie 2 - Una nuova avventura è stato messo in cantiere già nel 2014, poco dopo l'uscita del primo Lego Movie, baciato dal successo di critica e di pubblico: con un costo intorno ai 60 milioni di dollari, portò a casa un bottino di ben 469, ridando fiato alla Warner Bros Animation.
Nessuno ha mai messo in dubbio che dovessero essere Phil Lord & Chris Miller a occuparsi del copione: i due sceneggiatori esperti in humour non si sarebbero mai occupati tuttavia della regia come successo per il primo lungometraggio, essendo di fatto impegnati con Solo: A Star Wars Story (che gli è stato poi sottratto, ma questa è un'altra storia). Mentre Lord & Miller scrivevano, si sono avvicendati tre registi al comando del progetto di questo sequel. Prima doveva essere firmato da Chris McKay, capo-animatore del primo, ma Chris è stato poi dirottato sull'ottimo Lego Batman - The Movie (2017). Per un periodo allora si è occupato del film Rob Schrab, per lasciare infine il comando a Mike Mitchell. Quest'ultimo arriva dalla DreamWorks Animation, dove ha diretto Shrek - E vissero felici e contenti (2010) e Trolls (2016).
The Lego Movie 2 incorpora nella narrazione i nuovi set Lego Friendsdestinati alle bambine: non a caso Lord & Miller hanno promesso che la storia prenderà vita dall'immaginazione non più del solo piccolo Finn, ma anche di sua sorella Bianca... e tutto potrebbe accadere. Il cast originale è davvero stellare: sono riconfermati Chris Pratt ed Elizabeth Banks, ma danno il loro contributo come sempre Will Arnett nei panni di Batman, nonché Gal GadotMargot Robbie e Jason Momoa, in ruoli che potreste immaginare (qualcuno ha detto DC Comics?). The Lego Movie 2, ancora animato dall'Animal Logic, tenta di invertire la tendenza al ribasso dei lungometraggi animati Lego al botteghino : dopo i 469 milioni di Lego Movie, Lego Batman ne ha portati a casa 311, Lego Ninjago solo 123.

 


  • MUSICHEMark Mothersbaugh
  • PRODUZIONE: LEGO System A/S, Lin Pictures, StarReel Entertainment

 
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La Casa di Jack

Post n°14930 pubblicato il 04 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The House That Jack Built

La Casa di Jack è un film di genere drammatico, horror, thriller del 2018, diretto da Lars von Trier, con Matt Dillon e Bruno Ganz. Uscita al cinema il 28 febbraio 2019. Durata 152 minuti. Distribuito da Videa.

Poster

La Casa di Jack, il film diretto da Lars von Trier, ambientato nell’America degli anni '70 segue l'astuto Jack (Matt Dillon) attraverso 5 incidenti, e cioè gli omicidi che definiscono il suo sviluppo come serial killer.
Viviamo la storia dal punto di vista di Jack che vede ogni omicidio come un'opera d'arte in sé, anche se la sua disfunzione gli dà problemi nel mondo esterno. Nonostante l'inevitabile intervento della polizia (cosa che provoca pressioni su Jack) si stia avvicinando, contrariamente a ogni logica, questo lo spinge a rischiare sempre di più.
Lungo il cammino scopriamo le sue condizioni personali, i suoi problemi e i suoi pensieri attraverso conversazioni ricorrenti con lo sconosciuto Virgilio, una miscela grottesca di sofismi mescolata con un'auto-pietà quasi infantile e con spiegazioni approfondite di azioni difficili e pericolose.

 

Presentato Fuori Concorso al Festival di Cannes 2018
Vietato ai minori di 18 anni.

IL CAST DI LA CASA DI JACK:

 
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