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Messaggi del 14/03/2019

 

Se Willy il principe di Bel-Air fosse un drama: Il trailer capolavoro da comingsoon

Post n°14968 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 
Tag: news, novità, tv

14 marzo 2019 - Emanuele Manta

A distanza di oltre vent'anni dall'ultimo episodio, Willy, il principe di Bel-Air continua a essere venerata dai suoi fan. La sitcom seguiva un giovanissimo Will Smith nei panni di un tormentato adolescente del ghetto di Filadelfia spedito dai ricchi zii di Bel-Air nel tentativo di tenerlo lontano dai guai. Una premessa che starebbe bene anche a un racconto dai toni più cupi, avrà pensato il film-maker Morgan Cooper, un grande fan delle storie di Willy, il quale di spontanea iniziativa ne ha realizzato un trailer con risultati sorprendenti.

Intitolata semplicemente Bel-Air, la versione in chiave drammatica della serie di culto creata da Benny Medina e Jeff Pollack è ambientata nei giorni nostri e in pochi minuti sfiora problematiche che nella serie originale erano ben visibili ma, se non relegate sullo sfondo, erano state affrontate giustamente con ironia, come per esempio le bande criminali, la brutalità della polizia e la disuguaglianza economica. "Come la maggior parte dei ragazzi degli Anni '90, sono cresciuto guardando Willy, il principe di Bel-Air. Anche da ragazzo, ho sempre pensato che ci fosse di più nella storia... Così, ho deciso di fare tutto questo", ha scritto Cooper su Twitter.

 
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Diabolik sono io

Post n°14967 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Diabolik sono io è un film di genere documentario del 2019, diretto da Giancarlo Soldi. Uscita al cinema il 11 marzo 2019. Durata 105 minuti. Distribuito da Nexo Digital.

Poster

Diabolik sono io, il docu-film diretto da Giancarlo Soldi, propone un inedito identikit del mitico ladro creato dalle sorelle Giussani, Diabolik.
Un'indagine avvincente sul mistero del primo disegnatore di Diabolik, inspiegabilmente scomparso senza lasciare tracce dopo aver consegnato le tavole del primo albo della saga. 
Il film guiderà gli spettatori attraverso la storia dell’intuizione di due giovani ed entusiaste imprenditrici milanesi nei primi anni '60, le sorelle Giussani, capaci di dar vita al Re del Terrore e al suo mondo.
Oltre a mostrare rari materiali d’archivio della casa editrice, il docu-film, si rivelerà anche un’indagine avvincente che cercherà una possibile spiegazione del mistero legato ad Angelo Zarcone (interpretato dall’attore Luciano Scarpa), il disegnatore del Numero Uno di Diabolik, inspiegabilmente scomparso senza lasciare tracce dopo aver completato le tavole di quel primo albo.
Di Zarcone, soprannominato ‘il tedesco’ per la carnagione chiara e i capelli biondi, si sa soltanto che dopo aver consegnato alla redazione Astorina le tavole de Il re del terrore, il primo numero di Diabolik, sparì senza lasciare recapiti. Sembrava essersi volatilizzato.
Si narra che nel 1982, in occasione del ventennale della testata, Angela e Luciana assoldarono persino il famoso investigatore Tom Ponzi per ritrovare Zarcone, ma il misterioso disegnatore si era come dissolto nel nulla.
Un uomo in fuga, un latitante, un’ombra nera che si aggira nella notte, cosa succederebbe se quel disegnatore si trovasse oggi a cercare se stesso? Chi troverebbe? Angelo Zarcone oppure Diabolik?



 
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Il Coraggio della Verità

Post n°14966 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Titolo originale: The Hate U Give

Il Coraggio della Verità è un film di genere drammatico del 2018, diretto da George Tillman Jr., con Amandla Stenberg e Regina Hall. Uscita al cinema il 14 marzo 2019. Durata 133 minuti. Distribuito da 20th Century Fox.

Poster

TRAMA IL CORAGGIO DELLA VERITÀ:

 

Il Coraggio della Verità, il film diretto da George Tillman Jr., segue la storia della giovane Starr Carter (Amandla Stenberg). 
Starr si muove tra due mondi: abita in un quartiere di colore dove imperversano le gang ma frequenta una scuola prestigiosa, soprattutto per volere della madre, determinata a costruire un futuro migliore per i suoi figli. Vive quasi una doppia vita, a metà tra gli amici di infanzia e i nuovi compagni. Questo fragile equilibrio va in frantumi quando Starr assiste all'uccisione di Khalil, il suo migliore amico, per mano della polizia. Ed era disarmato.
Il caso conquista le prime pagine dei giornali. Quando appare chiaro che la polizia non ha alcun interesse a chiarire l'episodio, la protesta scende in strada e il quartiere di Starr si trasforma in teatro di guerriglia. C'è una cosa che tutti vogliono sapere: cos'è successo davvero quella notte? Ma l'unica che possa dare una risposta è Starr.
Quello che dirà - o non dirà - può distruggere la sua comunità. Può mettere in pericolo la sua stessa vita.

PANORAMICA SU IL CORAGGIO DELLA VERITÀ:

 

Il film Il Coraggio della Verità è tratto da The Hate U Give, romanzo d'esordio della giovane Angie Thomas che ha scritto questa storia dopo essere stata molto colpita dalla morte di Oscar Grant, un ragazzo afroamericano ucciso dalla polizia a una stazione di Oakland in California il 1° gennaio del 2009. Grant non era armato ma, durante l'operazione di ammanettamento quando era già faccia a terra, è stato colpito alla schiena da un proiettile sparato da uno dei due poliziotti. Questo tragico fatto di cronaca è stato raccontato nel film Prossima Fermata Fruitvale Station, diretto da Ryan Coogler con Michael B. Jordan.

George Tillman Jr., regista di Il coraggio della verità, ha letto il libro prima ancora che fosse pubblicato, mentre lavorava alla serie TV Luke Cage. "Mi sono reso conto che la storia mi toccava davvero e ho telefonato subito all'autrice, Angie Thomas", ha raccontato Tillman alla Festa del Cinema di Roma dove ha presentato il film. "Una delle cose a cui mi sono sentito più vicino è l'idea dell’identità. Per quanto riguarda gli afroamericani c'è questa cosa che chiamiamo 'code switching', cioè nel tuo mondo e nella tua comunità sei afroamericano, ma nel mondo dei bianchi fai dei compromessi, diventi qualcun altro solo per far sentire meglio gli altri ed essere accettato".

 

CURIOSITÀ SU IL CORAGGIO DELLA VERITÀ:

Tratto dall'omonimo romanzo scritto da Thomas Angie.

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer Italiano del Film:

Starr Carter (Amandla Stenberg): Mi chiamo Starr, con due erre, mio padre ha voluto chiamarmi così. Garden Heights, mamma e papà dicono che la nostra vita è qui, perché la nostra gente è qui. Il liceo è il luogo in cui ti bullizzano, ti droghi o rimani incinta. Noi non andiamo lì. Williamson è un altro mondo, così quando sono qui sono Starr versione 2, fino a quando arriva il weekend.

Khalil (Algee Smith): Come stai? Ma che fine hai fatto? So che ora stai sempre in mezzo a i bianchi!

Voceo ff: Oggi Garden Heights è in subbuglio, dopo l'uccisione di un adolescente nero diciassettenne da parte di un agente di polizia bianco. Violenza, brutalità...

Carlos (Common): Viviamo in un mondo complicato
Starr: A me non sembra così complicato!
Starr: Non è solamente per Khalil, è per le persone nere, la gente povera, quelli nel culo del mondo! Io devo parlare per lui!

Maverick 'Mav' Carter (Russell Hornsby): Quando sei pronta a parlare, parla! Non permettere a nessuno di farti stare zitta! Non ti ho chiamata Starr per caso!

 

IL CAST DI IL CORAGGIO DELLA VERITÀ:

 
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Momenti di trascurabile felicità

Post n°14965 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

 è un film di genere commedia del 2019, diretto da Daniele Luchetti, con Pif e Thony. Uscita al cinema il 14 marzo 2019. Durata 93 minuti. Distribuito da 01 Distribution.

Poster

 

Momenti di trascurabile felicità, il film diretto da Daniele Luchetti, è liberamente tratto di libri di Francesco Piccolo e ha come protagonista Pif.

Lo yoga e l'Autan non sono in contraddizione?
La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo?
Perché il primo taxi della fila non è mai davvero il primo?
Perché il martello frangi vetro è chiuso spesso dentro una bacheca di vetro?
E la frase: ti penso sempre, ma non tutti i giorni, che sembra bella, è davvero bella?
A queste, e ad altre questioni fondamentali, cerca di dare una risposta Paolo (Pif), cui rimangono solo 1 ora e 32 minuti per fare i conti con i punti salienti della sua vita.


 

Momenti di trascurabile felicità nasce dal libero adattamento di due libri scritti da Francesco Piccolo, entrambi pubblicati con Einaudi: l'omonimo "Momenti di trascurabile felicità", del 2010, e il suo sequel "Momenti di trascurabile infelicità", del 2015. Sono libri in cui Piccolo, col suo stile autobiografico, leggero e ironico, propone al lettore spunti di riflessione che riguardano concetti importanti (come appunto quelli della felicità e della soddisfazione esistenziale) che vanno rintracciati nelle pieghe e nei dettagli della vita di tutti i giorni. Premiato con lo Strega nel 2014 con "Il desiderio di essere come tutti", Piccolo si è occupato in prima persona della sceneggiatura del film, assieme al regista Daniele Luchetti, e la cosa non sorprende: oltre che scrittore, infatti, Piccolo è anche sceneggiatore, uno dei più attivi e premiati in attività. Ha iniziato a scrivere per il cinema nel 2002, quando ha co-firmato il copione di ben tre film: Paz! di Renato De Maria, My Name is Tanino di Paolo Virzì, e Nemmeno in un sogno di Gianluca Greco, a partire da un soggetto dello stesso Virzì. Col regista toscano, poi, Piccolo ha collaborato anche in La prima cosa bella e Il capitale umano (per entrambi vincendo il David di Donatello alla sceneggiatura), Ella & John e Notti magiche. Tra gli altri registi con cui Piccolo ha lavorato ci sono Nanni Moretti (in Il caimano, Habemus Papam e Mia madre), Silvio Soldini (Agata e la tempesta e Giorni e nuvole) e Francesca Archibugi (Il nome del figlio e Gli sdraiati). Da notare, in questo intreccio, che lo stesso Luchetti è stato in passato assistente alla regia di Nanni Moretti e che la cantante Thony, che in questo film interpreta il ruolo di Agata, ha esordito sul grande schermo proprio grazie a Virzì in Tutti i santi giorni.

 

 

Dal Trailer del Film:

Paolo (Pif): Mentre morivo pensavo che avrei fatto i conti con le cose importanti della mia vita e invece...

Voce off: Lei può tornare sulla terra con il tempo che si è guadagnato con l'uso abbondante delle centrifughe: un'ora e trentadue
Paolo: Ma io pensavo dieci anni!

Impiegato Paradiso (Renato Carpentieri): Non spaventare nessuno, per esempio non chiedere a tua moglie se t'ha mai tradito!

Aurora (Angelica Alleruzzo): Non lo sai che quando giochi, il tempo rallenta e la vita si allunga, papà?!

 


 
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Sofia

Post n°14964 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Boy Erased - Vite cancellate

Post n°14963 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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Boy Erased - Vite cancellate

Post n°14962 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 
Tag: trailer

 
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La notte è piccola per noi - Director's Cut

Post n°14961 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

La notte è piccola per noi - Director's Cut è un film di genere commedia del 2018, diretto da Gianfrancesco Lazotti, con Michela Andreozzi e Francesca Antonelli. Uscita al cinema il 14 marzo 2019. Durata 91 minuti. Distribuito da Distribuzione Indipendente.

Poster

E' sabato sera. Una grande pista illuminata da led colorati, circondata da tavoli, e una band che suona musica dal vivo. Una donna aspetta il suo uomo, sparito all’improvviso anni prima senza dare spiegazioni. Un ragazzo e una donna più matura si sono dati un appuntamento al buio ma riconoscersi nella vita reale è più complicato che in chat, e anche meno emozionante. Un pugile alcolista vuole riconquistare la sua ex, la bella cantante della band, e per essere certo di farcela stringe un accordo col proprio Santo protettore. Un carabiniere si imbatte sulla pista con una sua vecchia conoscenza, un pregiudicato latitante. Quattro professoresse in libera uscita si concedono l’ebrezza di una serata popolare in balera e non mancherà qualche colpo di scena. Una coppia di ultraottantenni gelosi e riottosi si lascia per sempre e si rimette insieme a più riprese, fino a che l’alcol non appiana ogni dissapore. Una cameriera filosofa, una cartomante dispensatrice di speranze, un ballerino dal “piede assoluto”, un parcheggiatore clandestino e altri personaggi ancora percorrono con passo leggero questa notte di periferia e stordimento...

 

Dal Trailer del Film:

Naomi (Federica Victoria Caiozzo): La Naomi's Band e il locale vi danno un caloroso benvenuto a questa serata che si annuncia fantastica, perché sarà fantastica? Ma perché ci siete voi!

Ghega (Michela Andreozzi): Scusami, t'avevo preso per un cameriere, scusa!
Cosimo (Tommaso Lazotti): No, ma de che...mica c'è niente di male, signora!
Ghega: Come signora? Signora a me?! Ma m'hai visto?!

Uomo robot (Rino Rodio): Non è che ti serve un passaggio per caso? Però ho il furgone
Enrica (Teresa Mannino): Non sono mai salita su un furgone!

Voce off: Ma poi Oscar Wilde diceva la stessa cosa tua, perché diceva che felicità non è avere ciò che si desidera, ma desiderare quello che uno ha!
Sabbrina (Cristiana Capotondi): Bella! M'è piaciuta! Oh, non so chi sia sto Oscar Wilde, ma io qua dentro glie farei fa er capo cameriere!

Sabbrina: Guardati intorno, guarda quanti uomini ce stanno! Quer secco lì che c'ha che non va?! C'ha pure un bel lavoro, fa il centralinista all'INPS! È un lavoro!

Sabbrina: Va beh che se te va male come cameriere, puoi sempre ripiegare sulla laurea! Però siamo ottimisti, eh!

Furio (Philipe Leroy): Io invece sono fortunato!
Adelina (Alessandra Panaro): Cazzo, Sebastia', io ti sto scaricando e tu fai il premuroso, ma fa qualcosa! Mandami a cagare!

 

IL CAST DI LA NOTTE È PICCOLA PER NOI - DIRECTOR'S CUT:

 
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Boy Erased - Vite cancellate

Post n°14960 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Boy Erased - Vite cancellate è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Joel Edgerton, con Nicole Kidman e Lucas Hedges. Uscita al cinema il 14 marzo 2019. Durata 114 minuti. Distribuito da Universal Pictures.

Poster

Boy Erased - Vite cancellate, il film diretto da Joel Edgerton, racconta la vera storia della crescita, della presa di coscienza e della dichiarazione della propria omosessualità di Jared Eamons (Lucas Hedges), figlio di un pastore battista di una piccola città dell'America rurale, che all'età di 19 anni ha deciso di aprirsi con i suoi genitori (Nicole Kidman e Russell Crowe), riguardo alle proprie preferenze sessuali. Temendo di perdere la famiglia, gli amici e la chiesa cui appartiene, Jared viene spinto a partecipare ad un programma di terapia di conversione. Mentre è lì, Jared entra in conflitto con il suo terapeuta (Joel Edgerton) e inizia per lui il viaggio alla ricerca della propria voce e per accettare il suo vero io.


 

Secondo film da regista di Joel Edgerton, che nel 2015 aveva diretto il thriller Regali da uno sconosciuto - The Gift, Boy Erased è l'adattamento cinematografico del libro autobiografico "Boy Erased: A Memoir" scritto da Garrard Conley nel 2016 e incentrato sulla sua adolescenza in Arkansas, in particolare sugli anni in cui fu sottoposto alla terapia di conversione (o di riorientamento sessuale).
La sua opera è arrivata all'attore e regista australiano tramite la produttrice Kerry Roberts, determinata a denunciare un orrore che ancora si perpetra in buona parte dell'America settentrionale (dove la "cura dei minori gay" è proibita solo in un numero limitato di stati).
Da persona "cresciuta con un grande timore nei confronti delle istituzioni", Edgerton si è subito appassionato al progetto, anzi ha avuto la netta sensazione di essere stato scelto dalla storia di Conley.
Per prima cosa ha deciso di non tradire lo spirito dell'opera di partenza. Lo scrittore non se l'è sentita di firmare la sceneggiatura, ma il regista lo ha costantemente consultato e, rendendo giustizia alla trepidazione e a un certo elemento di mistero che caratterizzano il romanzo, ha scelto la via del prison-movie, lasciandosi però ispirare da classici come Qualcuno volò sul nido del cuculo. Nel film l'attore si è anche ritagliato un ruolo: quello del capo-terapista Victor Sykes, personaggio realmente esistito e rispondente al nome di John Smid. Lo stesso Conley ha deciso di apparire brevemente in Boy Erased, impersonando un inserviente del centro di correzione.

Se il film segna, incredibilmente, la prima collaborazione davanti alla macchina da presa di Nicole Kidman e Russell Crowe (che ha sostituito Viggo Mortensen, inizialmente scelto per la parte del padre del giovane protagonista), non è il primo sodalizio artistico fra Edgerton e un membro della famiglia Hedges.
Peter Hedges, padre di Lucas, ha infatti diretto l'attore ne L'incredibile vita di Timothy Green, nel 2012. Quanto al figlio, Joel era da tempo un suo estimatore, avendolo apprezzato in particolare in Manchester By The Sea (film per cui nel 2017 è stato candidato all'Oscar come miglior attore non protagonista) e Ladybird.
Nato e cresciuto a Brooklyn, Lucas Hedges ha iniziato a recitare all'età di 10 anni ne L'amore secondo Dan, ha lavorato poi ne Il mondo di Arthur Newman, in The Zero Theorem, Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Ben Is Back.
Per interpretare al meglio il ruolo del giovane Jared, ha letto più volte il libro di Conley, ha "sfruttato" il senso di spaesamento che gli provocava la presenza di una star come Russell Crowe sul set e ha "fatto appello" alla propria anima nerd. Nonostante sia un artista affermato, il ragazzo ha le sue insicurezze (sarà la sensibilità?) e ama definirsi un tipo bizzarro se non inquietante. Presentato al Toronto Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma e apprezzato dai critici USA, Boy Erased ha visto lottare strenuamente per i diritti di distribuzione Netflix, Annapurna Pictures, Focus Features e Amazon Studios.
Alla fine l'ha spuntata Focus Features. Candidato a due Golden Globe (miglior canzone e miglior attore protagonista in un film drammatico), Boy Erased non è il primo film che parla di un adolescente in un centro per la rieducazione alla sessualità. Nel 2018 è uscito, diretto da Desiree Akhavan, La diseducazione di Cameron Post, ambientato in Montana negli anni 90, tratto da un romanzo e con un cast capitanato da Chloë Grace Moretz.

 

Il film è tratto dal libro autobiografico scritto da Garrard Conley.

FRASI CELEBRI:

 

Dal Trailer Italiano del Film:

Marshall (Russell Crowe): Per quanto ne so, Dio ci ha concesso un diritto soltanto: quando un uomo e una donna stanno insieme possono creare la vita

Jared (Lucas Hedges): Ho chiuso con Chloe, perché...che Dio mi aiuti...perché credo che sia vero...su di me

Victor Sykes (Joel Edgerton): È una scelta, non si può nascere omosessuali!

Marshall: Io e tua madre non vediamo come tu possa vivere sotto questo tetto, se in sostanza vai contro Dio

Jared: Immagino che Dio e il diavolo facciano scommesse su di me

Nancy (Nicole Kidman): Una madre lo sa quando una cosa è sbagliata!

Marshall: È che per i miei principi ho rischiato veramente di perderti e ho dovuto chiedere a me stesso, se sono pronto a farlo

Dr. Muldoon : Ma qualunque cosa succeda, la scelta è solo tua!

 

IL CAST DI BOY ERASED - VITE CANCELLATE:

 
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Sofia

Post n°14959 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Sofia è un film di genere drammatico del 2018, diretto da Meryem Benm'Barek-Aloïsi, con Maha Alemi e Lubna Azabal. Uscita al cinema il 14 marzo 2019. Durata 80 minuti. Distribuito da Cineclub Internazionale.

Poster

Sofia, il film diretto da Meryem Benm'Barek-Aloïsi, racconta la storia di Sofia, (Maha Alemi), un a ragazza di vent'anni che vive in centro a Casablanca con i suoi genitori. E' un pò sgraziata e introversa, e non le deve essere facile confrontarsi con la personalità della zia Leila (Lubna Azabal), della madre, e ancor più della cugina Lena (Sarah Perles), che è svelta d'intuito e disinvolta. Quest'ultima ha il padre francese - Jean-Luc, fuori campo per tutto il film, ma dalla forte influenza - vive ad Anfa in una casa spettacolare sull'oceano, e se non bastasse è una brillante specializzanda in oncologia.
Durante un pranzo di famiglia (presente anche una coppia di imprenditori agricoli francesi che trattano un affare con i genitori e gli zii), Sofia ha violenti crampi allo stomaco. Per Lena, che viene in suo aiuto, è presto chiaro che la cugina è incinta, e che lei per prima ha ignorato i sintomi della gravidanza. Usando come scusa la necessità di recarsi in farmacia, Lena prende l'iniziativa di portare Sofia all'ospedale: grazie alle sue conoscenze, riesce a farla entrare e qui dà alla luce il bambino, fuori dal matrimonio, quindi illegalmente…
Da questo momento, Sofia (con un volto che ne rivela tutta la stanchezza e la confusione) ha 24 ore per risolvere un grosso problema: sposarsi per non infrangere la legge. Appena uscite dall'ospedale nel quale non hanno il diritto di restare, le due ragazze s'incamminano (con il neonato strillante tra le braccia) nella notte e nel quartiere antico e popolare di Derb Sultan alla ricerca di Omar(Hamza Khafif), che Sofia indica come il padre e che è un perfetto sconosciuto per tutta la sua famiglia (molto più agiata), la quale entra presto in scena quando scopre il segreto.
Adesso si tratta di difendere l'onore di Sofia, di trovare una soluzione, un accordo che possa soddisfare tutte le parti e salvare la faccia dal punto di vista sociale...

 


  • MONTAGGIOCéline Perréard
  • PRODUZIONE: Curiosa Films, Versus Production, Cinémage 12

 
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Film nelle sale da oggi

Post n°14958 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

 
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Mine

Post n°14957 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Mike è un tiratore scelto dei marines che assieme a Tommy, compagno e amico di sempre, viene inviato segretamente nel deserto per uccidere un pericoloso terrorista. Durante la missione qualcosa non funziona e i due soldati, si perdono in una tempesta di sabbia e restano isolati dal comando. Alla ricerca di una via di fuga, con i terroristi alle spalle, finiscono in un campo minato e Mike calpesta accidentalmente una mina mentre il compagno viene dilaniato. Bloccato nel mezzo del deserto, in campo nemico e senza rifornimenti, dovrà cercare di sopravvivere.
Fabio Guaglione e Fabio Resinaro al loro esordio come registi hanno deciso di porre l'asticella decisamente in alto. Perché la decisione iniziale era quella di conservare unità di tempo e di luogo nlla narrazione essendo consapevoli che c'era già chi, con Buried - Sepolto, aveva toccato i vertici chiudendo il protagonista in una bara. Hanno così deciso di invertire la situazione ponendo il loro protagonista in uno spazio aperto ma al contempo aspro bloccandolo in una condizione di immobilità. Nel passato c'era già stato un film che collocava un personaggio su una mina che poteva esplodere al minimo movimento. Si tratta di No Man'S Land opera prima di Danis Tanovic. Mentre però in quel contesto (la guerra serbo-bosniaca) la riflessione si orientava sul versante politico qui la scelta è decisamente diversa. Perché i due Fabio (come si firmano nei titoli di testa) hanno deciso di affrontare il tema delle mine con un'ottica del tutto particolare. Mentre non ci fanno dimenticare che diversi territori del nostro pianeta sono disseminati di ordigni che seminano morte per anni, dopo che le guerre sono formalmente terminate, allargano il campo e, grazie a un Armie Hammer decisamente all'altezza del ruolo, aprono il film alla dimensione psicologica. Perché non solo un soldato in zona di conflitto può trovarsi bloccato su una mina rischiando la propria esistenza. 
Tutti noi possiamo aver vissuto, nel corso delle nostre vite, uno o più momenti in cui ci sentivamo paralizzati dinanzi alla paura che ci imponeva una scelta o a un ricordo negativo del passato che ci impediva di andare avanti. I due registi sanno tradurre in immagini, senza perdere mai di tensione (perché questo era il rischio), questa condizione interiore. Il deserto si trasforma così in uno spazio in cui, come nell'astronave di Solaris di Andrei Tarkovsky, l'inconscio si materializza non consentendo fughe.

 
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First man

Post n°14956 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 


Neil Armstrong, ingegnere aereonautico e aviatore americano, conduce una vita bucolica e ritirata con la famiglia a cui ha 'promesso' la luna. La morte prematura della sua bambina lo spinge a partecipare al programma Gemini, il secondo programma di volo umano intrapreso dagli Stati Uniti il cui scopo era sviluppare le tecniche necessarie ad affrontare viaggi spaziali avanzati e successivamente impiegati nella missione Apollo. Selezionato e assoldato come comandante della missione Gemini 8, Neil è il primo civile a volare nello spazio ma sulla Terra le ripercussioni sono fatali. Tra incidenti tecnici e lutti in decollo e in atterraggio, tra la guerra in Vietnam e le tensioni sociali del '68, tra due figli da crescere e una moglie da ritrovare, Armstrong bucherà il silenzio del cosmo prendendosi la Luna.

Nel 1972, tre anni dopo il primo passo di Neil Armstrong sulla Luna, la magia lunare si era dissolta. Le tre ultime missioni del programma furono annullate. Fine dello spirito di conquista, del credito, dell'interesse politico (i russi erano vinti). Perché continuare?

Damien Chazelle non risponde a questa domanda o forse lo fa realizzando un film che ripercorre i desideri degli uomini che (non) hanno trovato spazio e compimento e la prodigiosa impresa di ingegneri e piloti che hanno realizzato l'ossessione di milioni di poeti prima di loro (Plutarco, Dante, Ariosto, Leopardi, Rabelais, Cyrano de Bergerac, Jules Verne, Hergé). 

Thriller, space-movie, melodramma lunare, Il primo uomo è un compendio di generi cinematografici che invece di cannibalizzarsi si arricchiscono a vicenda biasimando il mondo contemporaneo che ha perso il suo fervore. Alla maniera dei suoi personaggi, Neil Armstrong (Ryan Gosling) e Edward White (Jason Clark) su tutti, l'autore dispiega quel sentimento profondo di nostalgia che era regola direttiva in La La Land e sentimento solo in germe in Whiplash. Del secondo Il primo uomo condivide l'ossessione, la purezza, la stessa ricerca della perfezione, mostrando fin dall'epilogo al prezzo di quale sacrificio approdiamo su quell'isola utopica che chiamiamo La La Land e qualche volta Luna.

 
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La battaglia dei sessi

Post n°14955 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Billie Jean King, tennista californiana e campionessa in carica, combatte per ottenere, a parità di mansioni, la stessa retribuzione dei colleghi. Ma al debutto degli anni Settanta le cose non sono così semplici. Sposata con Larry King ma innamorata di Marilyn Barnett, Billie è impegnata a risolversi sul fronte privato e su quello pubblico, dove accetta e affronta la sfida lanciata da Bobby Riggs, ex campione a riposo. Machista e accanito scommettitore, Riggs vuole dimostrare sul campo la supposta superiorità maschile. Il 20 settembre 1973 all'Astrodomo di Houston in Texas va in scena "la battaglia dei sessi", la partita di tennis più famosa della storia. La posta in gioco: cento mila dollari e un set guadagnato all'emancipazione femminile.

Nuove generazioni di donne godono di importanti diritti. Diritti acquisiti, sociali e umani, che gli permettono di realizzarsi secondo scelte personali. Ma non è stato sempre così e non è ancora pienamente così. La battaglia per la parità di trattamento dei sessi è tutt'altro che conclusa. Per questa ragione è essenziale ripassare le tappe di un percorso centenario e ostinato.

La battaglia dei sessi, match d'antologia tra Billie Jean King e Bobby Riggs, è una di quelle tappe. Strappando il titolo a una sfida epica che catturò l'attenzione mondiale e cambiò per sempre la storia del tennis, la nuova commedia vintage di Jonathan Dayton e Valerie Faris rigioca la partita, una battaglia sportiva e politica insieme contro il pregiudizio sulla qualità del giocoofferto dalle donne. E l'interesse del film risiede nella lotta condotta da Billie Jean King in campo e fuori per ridurre lo scarto (economico) tra uomini e donne nell'universo sportivo. La battaglie dei sessi evoca una società, nemmeno troppo lontana, dove il sessismo era rivoltante e sistematico, sovente sostenuto da uomini che incarnavano l'autorità e la interpretavano con arroganza. 
Uomini come Jack Kramer (Bill Pullman), co-fondatore dell'Association of Tennis Professionals, certamente più pericoloso e infido del gigionesco Bobby Riggs. Se il tono del film è ludico, la materia è gravosa. Perché La battaglia dei sessi svolge la ricerca identitaria di una donna che scopre la propria omosessualità in un'epoca che non faceva sconti e coltivava col pregiudizio l'omofobia. Se il tono è appannaggio di Steve Carell, che stabilisce il codice del gioco e lo eccede a colpi di dichiarazioni incendiarie e motteggi, la materia è proprietà di Emma Stone, che ribatte il sarcasmo dell'avversario con implacabile resistenza.

 
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Francofonia

Post n°14954 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Jacques Jaujard era il conservatore in carica nel momento in cui la Francia fu occupata dai nazisti. Il conte Franziskus Wolff-Metternich era invece l'uomo mandato da Berlino per ispezionare l'inestimabile patrimonio artistico del museo parigino e trasferirne in Germania una parte. I due erano molto diversi, un funzionario e un aristocratico, e molto nemici, ma collaboreranno per preservare i tesori dell'arte e ciò che rappresentano. Sono loro a cui pensa Sokurov, nel realizzare un film sul Louvre, ma anche a Napoleone e alla Marianne, fuoriusciti dai dipinti, all'Hermitage e all'assedio di Leningrado, e a un mercantile che viaggia nella tempesta, come una moderna arca, con un carico di quadri che rischiano di finire per sempre in fondo all'Oceano. Sokurov va oltre l'idea del museo come contenitore per preservare l'arte e ne canta in questa elegia la natura di ritratto di una nazione e di un continente, codice genetico identitario. 
Ci sono momenti di Francofonia in cui pare di trovarsi dentro un'histoire di Godard, per il tono assertivo delle affermazioni politiche, la gravità e l'ironia, per la combinazione dei materiali visivi e lo sconfinamento di quelli sonori. L'incedere di Sokurov attraverso il Louvre è lontano da quello dell'Arca russa e, in generale, il film che ne esce è molto diverso, meno coerente nel progetto estetico, più variamente stratificato e assemblato, così come i materiali che lo compongono, dalle foto d'epoca alle conversazioni via computer col capitano del mercantile, dalle ricostruzioni forzate, al teatro, al repertorio. A questa dimensione grafica di pastiche, si associano i rimbalzi temporali, il presente delle riprese e il passato prossimo dei confitti mondiali, il passato remoto della scultura giordana di nove mila anni fa (un salto di pochi istanti che lascia storditi e smossi) e il presente della proiezione, cui è impossibile non pensare, con il mare a teatro di perdite immani e la distruzione mirata della storia antica del Medio Oriente, del tesoro della sua identità culturale, appunto. "Uno stato ha bisogno di un museo per esistere", dice il film, mentre sedicenti stati costruiscono la loro esistenza sullo smantellamento del museo di un mondo. Ma Sokurov mescola il tempo anche all'interno del girato stesso, inventando un duo di operatori alla Lumière nella Parigi occupata, dove passano turisti con abiti di oggi. 
All'incontro tra Jaujard e Wolff-Metternich si affianca quello del cineasta e dello storico che si fanno, per l'occasione, una persona sola. Sokurov si mette sulle tracce di Jaujard e Metternich proprio come uno storico dell'arte si mette sulle tracce dei personaggi di un quadro, entra nelle loro vite, nelle loro case. All'inizio del suo viaggio annovera tra i caratteri fondanti dell'identità europea la tradizione del ritratto, quel perpetrare la vita attraverso la raffigurazione del volto, che il primo piano cinematografico ha portato all'estremo. E allora non poteva mancare la Gioconda, presa a oggetto di un'efficace variazione dell'effetto Kulesov: alla sua leggendaria enigmaticità si può associare qualsiasi monologo, tanto quello rivoluzionario di fine '700 quanto quello egocentrico e assolutista di Bonaparte. Il tempo dell'arte non è quello dell'uomo, va oltre: fu questa consapevolezza ad accomunare Jaujard e Metternich. Ma la straordinaria vicenda della conservazione dei tesori del Louvre, nascosti nei castelli e scampati alla razzìa nazista, serve anche a Sokurov per suonare un requiem a ciò che è invece andato perso per sempre, nella sua Russia e nel resto dell'Europa orientale.
Intrinsecamente discontinuo, Francofonia offre momenti altissimi e altri in cui non è difficile distrarsi e finire con la mente al largo, certi di venire comunque presto recuperati dall'interesse del discorso e dalla bellezza delle immagini.

 
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7 Sconosciuti a El Royale

Post n°14953 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

Anni Sessanta. Un uomo affitta una stanza all'hotel El Royale nascondendo una borsa voluminosa sotto le assi del pavimento. Pochi attimi dopo viene ucciso da un altro uomo, la cui identità rimane misteriosa. Dieci anni dopo alcuni clienti decidono di soggiornare nello stesso albergo, che si trova all'esatto confine fra la California e il Nevada, al punto che una striscia rossa divide fisicamente a metà gli spazi: da un lato le camere in Nevada - lo stato del vizio, dell'illegalità e del gioco d'azzardo - dall'altro quelle in California - lo stato dell'amore libero, della contestazione e di Hollywood. Uno dopo l'altro i personaggi riveleranno la loro vera natura: perché in 7 sconosciuti a El Royale non bisogna tanto seguire il flusso del denaro quanto le motivazioni che hanno portato ognuno dei presenti (compreso il concierge) in quel luogo isolato al confine fra il Bene e il Male. Vale la pena tenere presente in quale epoca storica ci troviamo: la guerra nel Vietnam, i proclami di Nixon, le spie di J. Egard Hoover, le battaglie per i diritti civili.

Drew Goddard, lo sceneggiatore di CloverfieldWorld War Z e The Martian, nonché l'autore e regista di Quella casa nel bosco, crea un puzzle da ricomporre tessera dopo tessera, ma lascia anche alcune caselle vuote, invitando il pubblico a fare le proprie supposizioni.

I pezzi principali però combaciano, forse un po' troppo perfettamente, e la trama si lascia seguire, anche grazie a colpi di scena e sequenze shock accuratamente disseminati. Siamo in territorio post tarantiniano, con qualche omaggio a David Lynch, e la galleria di personaggi può fare leva sulla consumata abilità recitativa di alcuni interpreti - in particolare John Hamm e Jeff Bridges - nonché sull'appeal estetico (e poco altro) di Dakota Johnson e Chris Hemsworth. 

Il perno intorno al quale ruota tutta la vicenda è però la musica Motown, soprattutto quella interpretata dalla voce potente della sua splendida interprete, la star dei musical di Londra e di Manhattan Cynthia Erivo, da poco passata al grande schermo. È lei a regalare una spina dorsale a un film molto preoccupato della forma e meno attento alla sostanza: è qualità umana della Erivo a farci intravvedere un vissuto e uno spessore nel suo personaggio di cantante da 12 euro l'ora, quando il suo manager (Xavier Dolan, candido solo per il colore della pelle) ne intasca troppi di più.

 
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Morgan

Post n°14952 pubblicato il 14 Marzo 2019 da Ladridicinema
 

La dottoressa Kathy Grieff, dopo averle detto di non essere riuscita a convincerli a farla uscire, viene aggredita da Morgan, una ragazza rinchiusa in una camera di sicurezza: solo l'intervento di altri medici interrompe l'assalto. L'esperta in valutazione dei rischi Lee Weathers è incaricata dalla società proprietaria dello stabilimento dove è rinchiusa Morgan di recarsi in loco e valutare la situazione. Morgan, infatti, è stata creata artificialmente a partire da DNA sintetico e sta crescendo rapidamente: ha cinque anni eppure è già grande. Solo che sta anche sviluppando emozioni. Giunta sul posto, Lee esamina un filmato dell'aggressione. Morgan è seguita da sempre da Amy Menser, una specialista che si occupa del suo comportamento. Altri componenti del team di ricerca sono il dottor Simon Ziegler e il nutrizionista Skip Vronsky: compito di Lee è verificare che tutto sia stato svolto come da programma e che nessuno abbia commesso errori. Naturalmente, Lee parla anche con Kathy, in cura dopo l'aggressione. Kathy si sente in colpa, pensa di aver provocato Morgan, senza volerlo. Lee, fredda e professionale, non apprezza che una "cosa" come Morgan venga così personalizzata. Ziegler spiega a Lee che Morgan è stata creata dopo vari fallimenti: è convinto che anche quel terribile incidente possa insegnare qualcosa per far proseguire il progetto nella giusta direzione. Lee incontra anche Morgan che esprime dispiacere per aver ferito Kathy. Il giro d'orizzonte di Lee comprende anche la dottoressa Lui Cheng, parte importante del progetto. Mentre Lee cerca di capire cosa è giusto fare, l'intreccio delle personalità attorno a Morgan si fa più inquieto. Non senza conseguenze.
Da Frankenstein in poi la creazione artificiale della vita è spesso stata al centro dell'horror (o del fantahorror, come in questo caso). E anche senza scomodare Frankenstein (che però resta all'origine, in modo indiscusso), il tema richiama da vicino esempi recenti (Splice di Vincenzo Natali) o più remoti (Embryo di Ralph Nelson), dai quali il film riprende diversi spunti. Cruciale è sempre stata l'inconsapevolezza del "mostro" o, più ancora, la sua "innocenza" rispetto alla venuta al mondo, in una riflessione sull'essenza della natura umana e sulla sua replicabilità artificiale. Il lungo colloquio tra lo psicologo interpretato da Paul Giamatti e Morgan che si colloca nella fase centrale del film mette in evidenza questi aspetti, ponendo a confronto la fragilità ferita e letale di Morgan con il sin troppo umano senso di superiorità e di manipolazione dello psicologo.
Le questioni filosofiche alla base del film sono presentate con accuratezza, ma, al momento del redde rationem drammatico tendono a scolorire di fronte al susseguirsi degli eventi e alle diverse motivazioni dei personaggi, che dipendono non tanto da ragionamenti quanto dalla loro psicologia. In fondo, quindi, dalla loro maggiore o minore "umanità". Ed è proprio quella stessa "umanità", in qualche modo scivolata dentro Morgan, a renderla così pericolosa. Dopo i primi due terzi di preparazione, nell'ultimo terzo il film passa quindi all'azione disperdendo un po' l'atmosfera plumbea e opprimente attentamente edificata (e gli interrogativi morali sollevati) per mettere in scena lotte e inseguimenti ben realizzati, che conducono peraltro a un efficace colpo di scena finale.
Convincente esordio alla regia per Luke Scott, figlio di Ridley: non batte strade nuove e non fornisce variazioni innovative, ma affronta l'argomento con solide capacità narrative e buon occhio per soluzioni visuali suggestive (il finale nella foresta ne è valido esempio). In un cast apprezzabile si rivede con piacere la mitica Michelle Yeoh di tanti film di arti marziali (e non solo). In piccoli ruoli anche Jennifer Jason Leigh e Brian Cox (il primo Hannibal Lecter cinematografico). Anya Taylor-Joy, recente ottima protagonista di The Witch, replica la convincente prova con un ritratto sensibile e sfaccettato di un essere predestinato alla sofferenza. Da segnalare la musica pervasiva e suggestiva di Mark Patten, che contribuisce a generare un'atmosfera sospesa e inquietante.

 
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