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Post N° 501
Post n°501 pubblicato il 17 Giugno 2008 da kiku0
* Da fosco... * - E adesso cosa mi metto?... Certo non si trattava di un incontro galante e tantomeno il luogo si prestava a sfoggio di particolari mise, però era pur sempre un incontro... magari potevo scegliere un tacco dodici e una maglietta scollata tanto per assecondare la mia bistrattata vanità femminile... avevo o no il diritto di nascondere difetti ed esaltare qualche pregio?... Evidentemente no, visto che pioveva a catinelle, la temperatura era invernale e mio marito stava strombazzando col motore acceso da almeno dieci minuti. Per forza maggiore, ho così dirottato le mie scelte verso una scarpa bassa e un triste giacchino autunnale. Anche se io triste non lo ero per niente. Stavo per incontrare un amico di blog. Un'emozione che conosco assai poco visto che raramente passo dal virtuale al reale e ancor meno ho esperienze di questo tipo. In ospedale con i rispettivi coniugi. Una situazione anomala, ma che stavo affrontando senza alcun imbarazzo e con una buona dose di ottimismo. Meno ottimista era mio marito, lontano mille miglia dalla selva dei miei ameni pensieri, e tutto preso dalla ricerca di un parcheggio che aveva l'aria di un sicuro miraggio. Così , dopo avermi depositato davanti alla clinica , è ripartito verso destinazione ignota. Nell'attesa del suo ritorno, sono entrata nella clinica dall'ingresso sbagliato, ma , una volta tanto, l'ho fatto di proposito. L'ingresso, bellissimo, ormai inutilizzato, risale alla fine del 1800 e conduce ad un ampio porticato che costeggia un rigoglioso giardino colmo di verde e di ortensie rosate. Una specie di chiostro carico di silenzio e di sole improvviso che ho assaporato in tutta la sua bellezza dimenticando persino di essere in ospedale. Al ritorno del coniuge mi sono avviata , in apparente tranquillità, verso l'ascensore, ma già in preda ad una forte apprensione. Ho sempre detestato quell'orribile scatoletta che oscilla sotto i piedi e che ride in silenzio ben sapendo che non ho alcuna possibilità di fuga. E difatti stavo per scappare quando disgraziatamente lui ha aperto le fauci. - Va al terzo piano questo ascensore?... - Certo... anche al quarto e al quinto... - mi ha risposto, ridendo di gusto, un giovane uomo piuttosto belloccio. A volte basta una domanda cretina per cacciare via il panico. Così, mentre ridevo di me sotto lo sguardo compassionevole di mio marito, sono entrata nella macchina infernale. Arrivata al terzo piano mi sono diretta verso la camera che mi aveva indicato fosco. Stavo per salutare con la mia solita esuberanza, quando mi sono accorta che qualcosa non andava. Sta a vedere che hanno sbagliato trapianto e fosco è diventato fosca mi sono detta. Sì perchè nella stanza c'erano solo donne e alquanto stupite del mio stupore. Eppure era la stanza numero tre. - Scusi infermiera... per caso saprebbe indicarmi dov'è la camera di Carlo...sa quel paziente che ha sostituito il cotile?... - Il cotile???.... ha ripetuto la cara signora fulminandomi con lo sguardo mentre in sordina sentivo la mia metà che ripeteva come un disco... " te l'avevo detto di chiedere il cognome..." In effetti, io lo sapevo sto cognome ma mi capita sempre di dimenticare le cose che hanno poca importanza. In fondo a me bastava fosco. Mica era colpa mia se c'erano tre stanze col numero tre. Ripresami anche da questa peripezia, ho cominciato a girovagare fra i corridoi finchè non ho trovato la stanza giusta. Con passo deciso, mi sono diretta verso il mio amico che nascondeva a malapena, dietro un timido sorriso, la sua aria smarrita. Non so se per l'emozione o per lo spavento... :-))) *** |
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