La ricerca che sto conducendo sulla famiglia Ceravola di Alghero mi ha portato ad approfondire alcuni aspetti della vita cittadina dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento in Sardegna. Ritengo che il seguente articolo sia di grande interesse per inquadrare il profilo economico di quel periodo e per spiegare, almeno parzialmente, il gran numero di bambini che morivano in seno alle famiglie in quegli anni. Sono venuta a scoprire una grave crisi che privava le persone perfino di quel minimo necessario per sopravvivere. E, anche allora, il Governo si mostrava aguzzino e complice nell'emarginare i più deboli.
Dopo un periodo di rapida crescita economica, demografica, urbanistica dal 1870 al 1887, ci fu in Sardegna una gravissima crisi. Tra le conseguenze vi fu il sequestro e la vendita all'asta dei beni di coloro i quali non erano in grado di pagare le imposte. Il fenomeno aveva larghissima diffusione. «In un solo elenco di subastati, fra i contribuenti di Alghero e di Olmedo, per 8.033 lire d'imposta si metteva all'asta una proprietà fondiaria del valore di lire 150.882. Col continuo indemaniamento, con l'inasprimento delle imposte, tutte le energie sono venute meno e la miseria è divenuta generale.»
Se tutto questo avveniva, vi dovevano essere responsabilità precise e non lievi del potere politico.
«Da molto tempo fu domandato un sollievo nell'imposta fondiaria, ed il governo ha continuato ad aumentare le spese. Da molto tempo furono invocate agevolezze nei trasporti, ed il governo ha continuato a badare solo alle importazioni aumentanti le entrate doganali. Da molto tempo furono invocati aiuti alle piccole industrie, ed il governo ha continuato ad occuparsi della questione d'oriente. Da molto tempo fu reclamata la bonifica delle terre oggi incolte, ed il governo ha continuato a studiare la colonizzazione dell'Eritrea.»
I proprietari si accasciarono sotto il peso delle imposte su beni divenuti improduttivi, i comuni languirono dissanguati dalle estorsioni del governo, e i lavori, le costruzioni, cessarono quasi ad un tratto, facendo sentire il contraccolpo di tante miserie più dolorosamente che ad ogni altro sulla massa dei lavoratori che vivevano alla giornata.
A Sassari, in poco più di due mesi, fra il settembre e il novembre 1892 morirono almeno 120 bambini anche a causa di un'epidemia di difterite. Le abitazioni erano malsane, l'alimentazione inadeguata e bastava poco per ammalarsi e morire.
Ciò che ho scritto è tratto da un articolo pubblicato nel 1992 su un supplemento de "La Nuova Sardegna" che celebrava il secolo di vita del quotidiano. Mi è sembrato così attuale che ho ritenuto utile conoscerlo.
Inviato da: cassetta2
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