FRATTAGLIE

..utopiche elucubrazioni di una mente istintiva

 

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FRATTAGLIE

Frattaglie di sogni spezzati,
utopie disperse di un sole
salato e lontano,
come luce pallida
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di un pianto
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Frammenti chiamati
a raccolta
da un raggio
che ancora resiste,
che segue l'istinto
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di ricomporre
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Elucubrazione di alchimia, cucina e sensiby LaStregaFelice (6)

Post n°24 pubblicato il 16 Settembre 2007 da LaStregaFelice
 

Eccomi di nuovo qui, amici miei, per narrarvi come si svilupparono le mie capacità alchemiche tra mille esperimenti ed altrettanti fallimenti. L’uovo, una semplice sostanza, all’apparenza, ma in realtà simbolo del mondo e della vita, fu per me grande maestro di sapienza.

Sapete, quando ero una streghetta liceale non avevo mai molto denaro…non che fossi una spendacciona…ma i libri di alchimia costano parecchio e nonna Giselle voleva che mi arrangiassi un po’ con i miei mezzi. Davo pertanto ripetizioni di alchimia a piccole streghe paesane nelle lunghe e torride giornate estive, in mezzo al prato in giardino, con la micia GocciaDiMiele mollemente abbandonata sulla mia spalla, con un occhio vigile e l’altro nell’oblio dei sogni, ed i piccoli folletti dei tigli che mi solleticavano il naso e gli occhi con le loro manine dolci.

Un giorno, mentre attendevo di cimentarmi in questa attività, decisi di allestire una piccola cena per tutto il mio parentado, intento nel frattempo ad importanti attività più o meno occulte e sempre affamato la sera all’ora del convivio. Dato che proprio in quel periodo stavo leggendo il  Libro de arte coquinaria, scritto dal Maestro Martino (pronipote di quindicesimo grado di nonna Giselle e grande esperto di alchimia e sensi) decisi di sperimentare  una sua ricetta dal titolo “Ova piene” che di seguito vi riporto:

“Fa' bollire l'ova fresche in l'acqua sane, che siano ben dure, et cotte monderale politamente et tagliate per mità cavarane fora tutti i soi rosci, guardando di non rompere il biancho, et di quelli rosci ne pistarai una parte con un poca d'uva passa, un poco di bon caso vecchio et uno del frescho;  tem di petrosillo, maiorana et menta tagliate menute, agiognendovi uno o doi bianchi d'ova, o più, secondo la quantità che voli fare, con le spetie dolci o forti, como ti piace. Et questa tale compositione, mescolato ogni cosa inseme, farai gialla con il zafrano, et impierane quelli bianchi d'ova sopra ditte, frigendole in olio molto ad ascio; et per farli di sopra il suo sapore conveniente, prendirai alchuni di quelli rosci d'ova che sonno rimasti con una pocha d'uva passa. Et pistati inseme molto bene, li destemperarai con un poco de agresto et un poca di sapa, cioè vin cotto; gli passarai per la stamegna giognendovi un poco di zenzevero, un pochi di garofoli, et di canella (n.d.r….guarda che caso…) assai, facendo bollire un pochetto questo tal sapore. Et quando le ditte ova voli mandare ad tavola buttagli di sopra questo sapore.

Il punto di partenza per cotanta superba raffinatezza consisteva, appunto, nell’ottenere delle uova ben sode, ossia come meglio detto dal Maestro: “per fare ova tuffate con la sua cortece metti le ova fresche in l’acqua freda, et falle bollire per spatio d’un paternostro o un poco più, et cavale fore”.

Ma ahimè...la streghetta novizia giunse, io cominciai ad impartirle le perle della mia (assai scarsa) saggezza dimenticandomi così il paternostro e lasciando probabilmente l’ova in su lo foco almeno il tempo di dire tutto un rosario.

Cosa successe, invero, non oso riferirlo…sappiate soltanto che “li rosci e li bianchi” presero vita, divenendo piccoli esseri deformi ed assatanati, ruppero “la sua cortece” e si diffusero per la cucina, correndo e facendo a gara per vedere chi prima arrivava ad appiccicarsi al soffitto, al lampadario, ai mestoli appesi o alla coda di GocciaDiMiele che, incuriosita dal frastuono, si era recata sul luogo del misfatto e cercava disperatamente di acchiappare i demonietti che si stavano appropriando del suo regno.

Non lo posso negare...nonna Giselle non fu affatto felice del mio operato...

E fu così che imparai un’altra importante lezione ossia che sempre, quando ci si pone di fronte all’alchimia, anche la più semplice, ci vogliono cura, concentrazione ed il rispetto dei giusti tempi.

 
 
 
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