Dare un nome e cognome a tutti i rom, adulti e bambini, ricorrendo anche alle impronte digitali. Passa la linea del ministro dell´Interno, Roberto Maroni. I tre prefetti di Milano, Roma e Napoli escono dal Viminale con un´intesa di massima: per censire i campi nomadi, ricorreranno al rilevamento delle impronte digitali anche dei minorenni. Dopo oltre due ore di riunione domenicale, viene così ricucito lo strappo del prefetto della capitale, Carlo Mosca, "colpevole" di essersi dissociato dalla linea del ministro.
Sul tavolo del Viminale, ieri, c´erano tre ordinanze gemelle (3676, 3677 e 3678): quelle con cui, il 30 maggio scorso, il presidente del consiglio ha nominato i prefetti di Milano, Roma e Napoli commissari straordinari per l´emergenza rom, rispettivamente in Lombardia, Lazio e Campania. Il censimento dei campi riguarda infatti solo queste tre regioni. Almeno per ora. Il punto controverso è l´interpretazione dell´articolo 1, comma 2, lettera c: il commissario deve provvedere «all´identificazione e censimento delle persone, anche minori di età e dei nuclei familiari presenti nei campi nomadi attraverso rilievi segnaletici».
Da qui, è nata la questione delle impronte digitali. Bisogna prenderle anche ai minori? Il ministro dell´Interno, Roberto Maroni, non ha dubbi: «Sulle impronte si sono scatenate polemiche totalmente infondate, frutto di ignoranza o pregiudizio politico. In entrambi i casi - afferma il ministro - sono polemiche che non mi toccano e non mi faranno retrocedere di un millimetro». Per il responsabile del Viminale, «deve finire l´ipocrisia per cui sono tutti a favore dei bambini però tutti accettano che vivano in questi campi dividendo lo spazio coi topi». Insomma per il ministro, solo identificando i minori, si possono colpire i loro sfruttatori e migliorarne le condizioni di vita. Ricorrendo anche alle impronte digitali. Tra i tre commissari speciali serpeggia però qualche dubbio.
A uscire allo scoperto, venerdì scorso, è il prefetto di Roma, Carlo Mosca: «Così come non si prendono le impronte digitali per il passaporto ai minori italiani - sostiene - non si vede il motivo per cui bisogna farlo con i bambini rom». Un colpo alla linea del ministro. Diversa la posizione del prefetto di Napoli, Alessandro Pansa: il censimento qui è partito giovedì 19 giugno e ha già portato all´identificazione di 550 rom. Come? Incrociando schedatura fotografica e impronte digitali. Non di tutti, però. Foto e impronte vengono prese solo ai maggiori di 14 anni (quelli che per legge hanno bisogno di un documento).
A Milano, infine, sono già stati censiti quattro campi e identificati 300 rom. Il prefetto Gian Valerio Lombardi, però, pur non contrario in linea di principio alle impronte, non le ha fatte finora prendere. Una situazione, dunque, confusa. Per questo, i tre commissari speciali sono stati convocati ieri pomeriggio al Viminale dal capo di gabinetto, Giuseppe Procaccini. Il prefetto Mosca ha difeso la sua linea a tutela dei minori rom. Procaccini gli ha invece ricordato che l´ordinanza di nomina prevede di identificare i nomadi, anche minori, «attraverso rilevi segnaletici», come le impronte digitali appunto. A fine giornata è la linea di Maroni, quella che passa.
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