LIBRI MUSICA POESIA

Le mie parole

 

TAG

 

GUARDA I VIDEO

ASCOLTA LE CANZONI
INEDITE

OGNI STILLA DI TEMPO
LASCIATA AL CUORE
GRIDA VENDETTA
QUANDO LA VITA
DIVENTA NOTTE

 

SAMAR



SAMAR
Sono sola a guardare,
a guardare il sole
passare nella mia vita
sbagliata, di bambina comprata, venduta.
Mio padre Abdul per il proprio onore
ha venduto il suo fiore,
fiore di gioventù morto di schiavitù.

Abdul tu che mastichi qat,
per quel vizio elegante hai venduto Samar.
Abdul hai saldato il tuo conto e lo sposo è contento,
ma di me che sarà.
Samar, dietro al chador. Samar, dietro al chador.

Vorrei solo volare,
inseguire la luna,
fuggire un sovrano
che sporca nasconde la ruvida mano.
Penso che un uomo
ha peccato con Dio
per piacere a sé stesso
per far prevalere un unico sesso.

Abdul tu che sei il padre mio,
compri ancora il tuo qat, e non pensi a Samar.
Abdul tu che ossequi la legge, rispetti l'amico,
ma di me che sarà
Samar, dietro al chador. Samar, dietro al chador

Samar nome di donna,
in silenzio ho voglia
però devo rispetto
e cedo il mio corpo al mio turno nel letto.
L'uomo chiede ed ottiene
e placa i suoi ardori,
l'uomo delle mie pene,
mentre ascolto soltanto sfregar le catene.

Abdul tra i chador dentro al suk,
hai incontrato due occhi, era forse Samar.
Abdul hai voltato lo sguardo sopra un bel jembiah,
lei non era Samar.
Samar, dietro al chador. Samar, dietro al chador

 

 

FIGLI SPECIALI




Figli speciali

La voglia eterna urlata in quel pianto,
gli occhi che brillano dentro l'incanto,
per quella vita che ha avuto il suo tempo
di essere viva anche per un momento.

L'odore del figlio che abbracci piano,
dentro ti sale un orgoglio strano,
il bene profondo è il tuo uragano
e mentre lui cresce lo tieni per mano.

Perché tutti i figli sono speciali,
ma alcuni sono eccezionali.
Dice qualcuno che non sono uguali,
ma vivono amori, amori normali.

L'hai visto perduto nelle pupille,
il buio nel cuore e una rabbia ribelle.
Vedere quel cielo ormai senza stelle,
sentire la vita traversare la pelle.

E non è vero che tutto è finito,
anzi al contrario tutto è cominciato,
tutto è più vero é più definito
ed ogni giorno è un bersaglio centrato.

Perché tutti i figli sono speciali,
ma alcuni sono eccezionali.
Dice qualcuno che non sono uguali
ma vivono amori, amori normali.

La vita ha valori che molti non sanno,
perché la sfiorano dentro l'inganno
per figli speciali che loro non hanno,
che insegnano a vivere, loro lo fanno.

Non è dottrina per fare clamore
è una autostrada che passa dal cuore,
dona alla vita un cielo migliore,
trasforma il dolore, in un mare d'amore.

 

PADRE




PADRE

Il volto scavato dagli anni passati
le rughe sul viso capelli imbiancati.
Hai aperto la porta
ed ho visto la strada
ho sentito la voce che racconta novelle
perdersi piano in un cielo di stelle.

Ed eri una forza, tu sei la mia forza
che come una morsa mi strige a te
e io stringo una mano che risponde stringendo
quell'amore eterno che non finirà.

Mi manchi ti penso.
Mi manchi ti cerco.

In ogni momento che guardo lassù
e vedo i tuoi occhi riflessi nel blù.
Portami ancora a guardare quel mare
pieno di storie da ricordare
e fermare gli anni almeno un istante
e vederti ancora come un gigante.

Ed eri una forza, tu sei la mia forza
che come una morsa mi strige a te
e io stringo una mano che risponde stringendo
quell'amore eterno che non finirà.

 

BAMBINI E DESTINI



BAMBINI E DESTINI
Il sole che abbraccia
le culle al mattino
e fa ricordare
le fiabe al bambino,
illumina un mondo
che dolce ti avvolge,
son le braccia accoglienti
di chi ti protegge.
Per una vita che nasce sicura,
la paura diventa avventura.
Per una vita che nasce sicura,
la paura diventa avventura.
La pioggia che cade
nei giorni più neri
rabbuia le menti
e devia i pensieri,
dilaga in un mondo
che sporco ti vizia,
son le braccia vogliose
di chi ti sevizia.
Per una vita che si fa dura,
l’avventura diventa paura.
Per una vita che si fa dura,
l’avventura diventa paura.
Il vento del dio
che muove le cose
porta il bene all’oblio
in genti bramose,
e soffia nel mondo
di gente distrutta,
son le braccia arraffanti
di chi ti sfrutta.
Per una vita votata allo scopo,
il gioco è in un cerchio di fuoco.
Per una vita votata allo scopo,
il gioco è in un cerchio di fuoco.
La nebbia che avvolge
i destini più tristi
porta il buio nel cuore
e rende egoisti,
offusca un mondo
di gente allo sbando
nutrita dal sangue
di contrabbando.
Per una vita durata uno sputo,
l’uomo diventa un rifiuto.
Per una vita durata uno sputo,
l’uomo diventa un rifiuto.
I bambini del mondo
son tutti tuo figlio
sono solo una vita
che aspetta consiglio,
sono occhi che guardano
pieni d’ingegno
sono gocce di brina
sul terzo millennio.
Per una vita che nasce sicura,
la paura diventa avventura.
Per una vita che nasce sicura,
la paura diventa avventura.

 

QUELL'ACCORDO IN DO

 


Quell’accordo in do

Chitarra la tua voce
questo suono che mi piace
e quell’accordo in do
suona lento piano un po’.
Ma che rabbia che mi fai….
come mai.
Io ti ascolto e tu mi sfidi
musica allegra e tu ci ridi
parole si quante ne vuoi
parlano un po’ anche di noi
e delle notti che ci dai….
e tu lo sai.
E… canterai la mia canzone
questa chitarra e ancora unione
canteremo insieme al sole
con la voglia di riuscire.
E… canterai questa canzone
la tua chitarra e ancora unione
canteremo in riva al mare
con la voglia di restare.
Ma la vita ci separa
e ho voglia di provare ancora
quel dolce accordo in do
io ti ascolto e tu mi sfidi
musica allegra e tu ci ridi….
come mai
E… canterai la mia canzone
questa chitarra e ancora unione
canteremo insieme al sole
con la voglia di riuscire.
E… canterai questa canzone
la tua chitarra e ancora unione
canteremo in riva al mare
con la voglia di restare.
perché lo possiamo fare.

 

 

COME LE AQUILE

Post n°51 pubblicato il 22 Luglio 2008 da lutes
 




Era un pò che pensavo se mettere o no un racconto, che ho scritto qualche anno fa insieme ad altri. Bene ho deciso di farlo, spero che la lunghezza del testo sia battuta dall'interesse, perchè così Voi possa leggerlo tutto. Con affetto Giorgio

COME AQUILE

Alla vallata uno sguardo profondo e poi giù nel vuoto con un balzo deciso. Che il cielo fosse chiaro e lucente o che il vento fosse forte e impetuoso, le sue ali si aprivano ogni giorno alle correnti eoliche che scorrevano invisibili nell'atmosfera. Dal picco impervio dominava dal cielo, la terra sottostante. Occhi precisi, infallibili, che scrutavano ogni movimento, concentrati a cacciare. La neve aveva già fatto il suo corso. Già era caduta e già si era
sciolta. Il sole timido di primavera adesso scaldava le ossa, che ancora una volta gioivano dopo il lungo e rigido inverno. Le distese lanose dei campi le aveva viste coprirsi di quella coltre gelida. Aveva dovuto volare in quelle bufere di vento e di ghiaccio, ad occhi semichiusi, con le ali ritratte accanto al corpo. Sola in mezzo alla natura crudele dell'inverno. Aveva passato giorni e giorni nella scanalatura del picco grande, in attesa di momenti di quiete, in attesa di giorni propizi alla sua fame.
Adesso si apprestava, ancora una volta, come ogni anno, a spiccare il suo altissimo volo ed a lanciare il suo temuto grido di battaglia. Ad ali stese timonando in virate e picchiate, con la testa guardinga e fiera, passava in rassegna il suo territorio. Aveva riattivato il suo assetto da guerriera i suoi occhi lanciavano sguardi di disprezzo e di sfida, esprimendo quella rabbia, impersonata a guisa di minaccia. Era arrivata la primavera col sole tiepido e paziente, era arrivato il tempo della libertà, delle brevi correnti ascenzionali, delle lievi carezze delle brezze mattutine. Un'ombra scura che si muove sopra le gemme dell'erba fresca, si sposta in ampi giri concentrici e volteggia e plana. Al suo passaggio tutti gli occhi si sollevano verso l'azzurro del cielo assolato. Si accendono gli animi sotto l'impulso della paura, perdono la testa sotto di lei. Un coniglio lanoso intento a masticare i nuovi germogli, s'immobilizza, volta la testa e corre via, annientato dalla paura, è sperso e si allontana dal suo rifugio. Un cervo, con fierezza, smette il suo lento brucare e corre per unirsi al suo branco, lasciando che tutto accada lontano da lui. Un lupo che non si spaventa, ma rinuncia per un po al suo astuto cacciare e, spettatore di lusso, attende che il grosso rapace si serva prima di lui. Adesso che stringe nel becco possente e uncinato il membro più sciocco del suo popolino, si solleva nel cielo e aleggia silenziosa verso il picco grande, dove potrà finalmente placare la sua fame. Un coniglio grigio, innocente, l'insignificante figura di un ciclo naturale dove lui rappresenta solo la preda preferita e più facile. Ed è stato ancora lui a morire, a sacrificarsi per riportare la calma nella vallata. Per far riprendere la regolarità delle giornate. Per ridare il via al lento trascorrere del tempo che per un po sembrava essersi fermato sotto il
prepotente influsso della paura. Il giorno stava piano, piano morendo sotto l'incalzare delle tenebre. L'orizzonte era infuocato dietro al picco grande, guardinga stava ancora là, stagliata contro gli ultimi raggi solari. La sua
figura scura risaltava contro il vermiglio del cielo, il suo lungo becco uncinato si voltava ogni tanto, scrutando il suo regno che andava a dormire. L'avevano sorpresa le stelle. quella sera, e lei era là che pensava, la sua vita forse cominciava a pesarle, forse la sua libertà si stava trasformando in solitudine. Sfogliando col pensiero le vecchie primavere, tornavano alla mente infinità di prede e d'avventure. Crudeltà e soddisfazione si univano in un misto di fierezza e di sconforto, di appagamento e di pentimento. Mentre la notte arrivava ogni giorno più lenta. forse davvero adesso avrebbe voluto trovarsi in compagnia, magari con tutti gli abitanti della vallata a passare ore liete con loro. Sognava, sapeva che questo non era possibile, lei era la regina crudele e cosi sarebbe rimasta fino alla fine. Echeggiavano già nella valle gli insistenti cinguettii dei passerotti e lei era già piazzata sopra al suo piedistallo di pietra, pronta per un'altra giornata al comando della sua valle. Aveva guardato il sole scomparire e ora lo guardava riapparire, si era spento dietro di lei e lo vedeva adesso accendersi davanti, iniziando un'altro giorno.
Adesso tutto si illuminava gradualmente, al lento salire del sole. La foresta diventava lucente, pronta ad ombreggiare il suolo, le rocce del picco si scaldavano sotto gli artigli aggrappati dell'aquila e la vallata prendeva vita nella gioia del giorno e della luce. Spiccò il volo con due possenti colpi d'ali poi le allargò e le stese, planò in un larghissimo giro, oltrepassò la foresta, giunse all'ingresso della vallata. Qui si soffermò, volteggiando in più stretti giri. Qualcosa si stava muovendo cautamente sopra al suo territorio. Veleggiando, librata in aria continuò a vigilare quell'animale. Camminava eretto sulle due gambe posteriori, mentre nelle due anteriori teneva stretto uno strano bastone. Incuriosita, si abbassò su di lui. Pur vedendola, l'animale non indietreggiò e non s'intimorì. L'aquila deviò, impresse potenza alle sue ali e timonò verso il suo rifugio. D'un tratto il silenzio venne squarciato da un tuono, l'aquila segui il rumore, alzò il capo all'orizzonte, ma non vide il temporale.
Si volse allora indietro verso quell'intruso cosi spavaldo, vide il suo bastone fumante ed un passero cadere dalle fronde d'un faggio. Capi che quell'animale era più forte di lei, capi perché non aveva tremato nel vederla. Con il suo potente bastone avrebbe potuto raggiungerla anche lassù dove volava soltanto lei. Decisa a non arrendersi
tanto facilmente, si rifugiò con uno strabattere d'ali nella scanalatura che le serviva da riparo nell'inverno. Cosi si accorse che era stata privata della libertà, che adesso non poteva più volare tranquilla e spensierata, si accorse
che da predatrice era diventata una preda. Stava vivendo adesso quelle sensazione che lei stessa faceva vivere ogni giorno agli abitanti della sua valle. Ebbe disgusto per se stessa, si senti veramente crudele e decisamente
prigioniera. Prigioniera di quella rivelazione che gli aveva fatto tanto male. Quella vita da cacciatrice che l'aveva fatta sentire libera, ora le si rivoltava contro, ora che qualcuno stava cacciando lei. Prese il suo migliore aspetto, la sua più grande determinazione, si disegnò sul volto un ghigno da guerriera e si lanciò in un volo alto e sicuro. Volò e planò sopra alla foresta, localizzò il nemico usurpatore e lo sfidò. Attese che questo impugnasse il suo bastone e lo indirizzasse verso di lei, poi si girò fulminea, cabrò con forza verso il cielo più in alto possibile. Finalmente senti tuonare ed attese. Non ce la faceva più a salire in alto, si fermò, si rese conto d'essere ancora viva. Aggrappata ad un filo di speranza e di coraggio, si buttò giù di lato e iniziò una picchiata vertiginosa verso il suo nemico, verso se stessa. Si trovò a ridosso degli alberi in un battibaleno, virò, schivò, colpi con decisione col suo becco affilato. Poi si rilevò in volo e si diresse verso il picco grande. Ferma sulla più alta roccia del picco, con il becco insanguinato. L'aquila si atteggiava fiera del suo coraggio. Inutilmente pentita del suo comportamento egoista e crudele. Doveva
continuare a vivere fingendo, per conservare una reputazione conquistata rispettando i dogmi d'una vita.
Ma il giorno ancora una volta si stava addormentando, il sole aveva deciso di morire ancora, l'ombra del picco aveva iniziato ad allungarsi sulla valle. Il tentativo di finire tutto in battaglia era fallito, il nuovo re non era poi tanto forte e scaltro. Ma l'aquila adesso sapeva di non essere lei, né la più forte, né la più libera, né la più sola, né la più crudele. E donato un ultimo sguardo al suo regno, si voltò verso il sole morente e gli volò incontro, sfumando in
una linea scura dentro il vermiglio orizzonte.



 
 
 

LA BANDA DELLE BICICLETTE

Post n°50 pubblicato il 18 Luglio 2008 da lutes
 








La banda delle biciclette

Venite qua bambini…

Venite… venite qui da me.

M'invade il cuore

il vostro gridare,

squarcia l'orizzonte…

dei miei ricordi.

Sulle pietre intonacate…

a stento,

rimbombano ancora

gli strilli della banda…

"la banda delle biciclette."

Sotto a sipari

di lenzuoli stesi

buttarsi alla cieca…

giù per lo sdrucciolo.

Sulle selci artigiane

sento ancora,

il frenare delle ciabatte

e dentro il sole

dietro al campanile

la voce…

che chiama…

"Vieni a casa".

Ecco come adesso…

via… via… andate

è mamma.

AUDIO La banda delle biciclette

 
 
 

ALL'IMBRUNIRE

Post n°49 pubblicato il 14 Luglio 2008 da lutes
 





All’imbrunire

Lo vedi come è vuoto il divenire
che si fa sempre più brumoso all’imbrunire.
Lo vedi oltre le dita tese della mano
come è difficile raggiungere quel sole la, lontano.

Ed io che guardo sempre dentro agli occhi
Ho visto me riflesso dentro ai tuoi
Ho letto la certezza che non hai
E l’orizzonte è sempre la, senza ritocchi

E come è facile correre sul prato
prima che l’acquazzone l’abbia inzuppato.
E come poi nell’imbrunire
Devi stare in equilibrio se non ti vuoi bagnare.

Ed io che dico sempre quel che penso
Ho sentito la mia voce nella tua
Ho ascoltato con la nostalgia
Ed ho guardato l’orizzonte così immenso

E quando mi guardi così strano
le lacrime mi annegano, affiorando piano, piano.
Ma tu ragazzo mio non puoi capire
Come si ascolta il battito del cuore all’imbrunire.

 
 
 

Quell'accordo in Do

Post n°48 pubblicato il 08 Luglio 2008 da lutes
 
Tag: canzone

Vi dedico ancora una canzone dedicata alla vita, alla musica, alla chitarra del mio migliore amico, che canta le mie canzoni.

 
 
 

OCCIDENTE

Post n°47 pubblicato il 02 Luglio 2008 da lutes
 
Tag: poesia

Occidente

Dietro al sartiame del pennone centrale,

vedeva le stelle riflesse nel mare,

guardava nel buio le rotte navali

tracciate su mappe di vecchi corsari.

Sapeva che il vento gonfiava le vele

se preso a favore e magari col sole.

L'Atlantico intanto spingeva le onde

con venti contrari sulle sue sponde.

Occidente... la voglia di andare era forte, pungente.

Occidente... l'ignoto chiamava con voce insistente.

Con la speranza di chi non conosce,

partì per un viaggio pieno di angosce,

una rotta da sud ma verso occidente,

per prendere il vento che spinge da oriente,

La terra sperata era oltre le stelle

mise il fuoco nel cuore alle tre caravelle

non eran le Indie non c'era la prova,

era un mondo lontano, ... terra nuova.

Occidente... un battito d'ali scrutava prudente.

Occidente... terra gridava una voce insistente.

Quell'uomo che guarda ancora le stelle

e vede oltre il sole infinite novelle,

puntando i suoi razzi su un punto lucente

con grande fuoco è volato nel niente.

Con la destrezza di chi ha ponderato

viaggia diretto verso il cielo incantato,

non è l'oriente non è l'occidente

è lo spazio infinito che hai nella mente.

Occidente...il futuro, l'ignoto cercando un segreto.

Occidente...la certezza che il tempo non torna mai indietro.

 
 
 

Post N° 46

Post n°46 pubblicato il 29 Giugno 2008 da lutes
 

 Premio

Award Brillante

Premio Brillante Weblog viene assegnato a siti e blog che e si distinguono nella loro brillantezza sia nei temi che nel design il suo scopo è di promuovere e gratificare più o meno tutti nella blogsfera mondiale. Regolamento e ricevimento del premio: mostrare la pagina contenente il premio e citare il nome di chi vi ha premiato mostrando il link del suo blog. Scegliere un minimo di 7 siti o blog che credi siano brillanti nei loro temi e abbiano le caratteristiche di cui sopra. Mostra il loro nome e link e avvisali che hanno ricevuto il Premio Brillante Weblog (Facoltativo) Esibire foto e profilo di chi ti ha premiato e di chi viene premiato nel tuo sito. Qui di seguito metterò il siti e il blog che secondo me si avvicinano ai requisiti richiesti

Dono a mia volta questo premio a:

Ringrazio con affetto antoniettaalessi - riflessioni e poesia, che per prima mi ha dato questa gioia, ringrazio anche Musica e Poesia - mastino.filippo, che anche lui mi ha premiato, poi ringrazio Reginella78_A - pensieri sparsi, che non ho fatto in tempo a premiare prima io, infine ringrazio zeamays2 - pensieri sereni.., sempre premurosa.

 
 
 

RITORNERO'

Post n°45 pubblicato il 24 Giugno 2008 da lutes
 

Stò tornando.

Un salutone a tutti quelli che mi hanno messaggiato e anche a quelli che non lo hanno fatto.






IL PROBLEMA ADESSO E'


































STRIGARE LA PRATICHE ACCUMULATE.

A PRESTO ABBIATE FEDE

CIAO

 
 
 

Qualche giorno di riposo

Post n°44 pubblicato il 13 Giugno 2008 da lutes
 


Lascio un saluto a tutti i frequentatori di questo BLOG, da domani e per tutta la prossima settimana sarò in questo luogo, speriamo che il cielo sia azzurro come nella foto. Comunque sarà una settimana di riposo. Quindi a risentirVi tutti dopo il 21/06. Un abbraccio a tutti per l'affetto che mi avete dimostrato in questi mesi. Ciao Giorgio



 
 
 

Post N° 43

Post n°43 pubblicato il 11 Giugno 2008 da lutes
 
Tag: poesia




La traccia della vita mia

Amore mio dovevi dirmelo
che il vuoto intorno a te
si faceva insopportabile
e che il cassetto dei perché
non si chiudeva più.

Mi son distratto a vivere
qualcosa che era mio
senza voltarmi un attimo
troppo silenzioso anch’io
per essere con te.

Adesso accetta questo scampolo,
quest’attimo di tempo.
Per non rinchiuderci in un angolo
e non riuscire più, a fuggire via.
Per non distruggere una traccia
profonda come tutta questa, vita mia.

Amore mio adesso un brivido
accende quell’immagine
e l’album dentro me
fa scorrere le pagine
e gli occhi si riempiono...

di lacrime e di attesa
per avere ancora un’attimo
e poter chiedere scusa.

Adesso accetta questo scampolo,
quest’attimo di tempo.
Per non rinchiuderci in un angolo
e non riuscire più, a fuggire via.
Per non distruggere una traccia
profonda come tutta questa, vita mia.




 
 
 

L'idolo di pietra

Post n°42 pubblicato il 06 Giugno 2008 da lutes
 
Tag: canzone

Ho inserito una nuova canzone tutta MIA.
Dedicata al tempo che passa...
Fatemi sapere i Vostri preziosi giudizi (sinceri)




 
 
 

Tu davanti a me

Post n°40 pubblicato il 29 Maggio 2008 da lutes
 

Come l'acqua calma si increspa, accarezzata dalla brezza del mattino, così la tua pelle si agita, spinta dalla brama della curiosità. Nell'acqua un pesce pensa ai fatti suoi, guarda una foglia che passa cullata dalla corrente “foglia dove vai?" Non ha tempo per me, non c'è più. Ecco un cerchio nell'acqua, due, tre, piove e il pesce se ne và. Mille gocce infrangono lo specchio e il riflesso ai miei pensieri svanisce in mille rughe. E' l'acqua fredda d'autunno, ma vibra di vita, come è freddo il tuo cuore che nasconde emozioni. E' tornato il pesce, cade un insetto sul pelo verde lucido, si dibatte; due, tre colpi di coda, sarebbe un gioco da ragazzi, povero insetto, in una giornata così. Questa è la natura. Che silenzio sull'altare del fiume nel bosco, come ti piace ascoltare e stare in silenzio. Un ombra si muove sull'acqua, il merlo intinge il suo becco per bere, poi canta orgoglioso e ritorna nel bosco. Tu sei il barattolo di marmellata appena aperto, come questa parte di bosco ancora intatto, l'istinto naturale che ancora comanda il tempo. Non sentirò il lamento delle motoseghe e non vedrò i recipienti buttati dei detersivi, non toccherò con le mie mani questo tuo corpo.




 
 
 

CUORE FERITO

Post n°39 pubblicato il 25 Maggio 2008 da lutes
 
Tag: poesia
































Cuore ferito


Vorrei vederti ancora tutta nuda
dentro a quel caldo che si suda
con quel sapore aspro sulla pelle,
sai non ti ho considerata una di quelle.

Vedevo quelle goccioline chiare
scenderti tra i seni e accarezzare
quello che avevo accarezzato io
quello che in quel momento sembrava mio.

In quel momento si l’ammetto
tornavo indietro e confrontavo il tutto
era liscia la tua pelle profumata
posso dire che la voglia è ritornata.

Indipendenza, con le tue mutande in giro
col tuo corpo accanto al mio che dorme come un ghiro,
forse è stata la mia vera prima volta
non so nemmeno come l’ho risolta.

Se hai tremato anche tu con me
forse allora questo spiega il perché
tra le lenzuola umide di caldo afoso
sei riuscita a dirmi un si più caloroso.

Nel parlare ti eri raccontata
tu hai fatto bene a me, io ti ho aiutata
ad uscire dalle delusioni del passato
tu le hai dette io non ho parlato.

Poi mi hai salutato come nei films, tra tanta gente
hai detto “torniamo noi stessi, non è successo niente.”
Avevi un nome e non lo ricordo
avevi ancora il cuore ferito e troppo sordo.



 
 
 

"Premio D eci e lode"

Post n°38 pubblicato il 21 Maggio 2008 da lutes
 

Questo premio mi è stato donato dalla mia amica  passionetua3dgl
con questa motivazione: a te che sei un caro amico

Premio Dieci e lode

D eci e lode" è un premio, un certificato, un attestato di stima e gradimento per ciò che il premiato propone.
Come si assegna?
Chi
ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che
vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera
particolare, con qualsiasi motivazione sempre che il destinatario,
colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino
valori negativi come l'istigazione al razzismo, alla violenza, alla
pedofilia e cosacce del genere dalle quali il "Premio Dieci e lode" si
dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.
Le regole:
1.
Esporre il logo del "Premio Dieci e lode", che è il premio stesso, con
la motivazione per cui lo si è ricevuto. E' un riconoscimento che
indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore (nel
post originario c'è il pratico "copia e incolla");
2. Linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;
3.
Se non si lascia il collegamento al post originario già inserito nel
codice html del premio provvedere a linkarlo (nel post originario c'è
il pratico "copia e incolla");
4. Inserire il regolamento (nel post originario c'è il pratico "copia e incolla");
5. Premiare almeno 1 blog aggiungendo la motivazione.
Queste
regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il
premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è
necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri
farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per
mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati.
Si
ricorda che chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i
"Premio D eci e lode" che vuole e quando vuole ( a parte il primo),
anche a distanza di tempo, per sempre. Basterà dichiarare il blog a cui
lo si vuole assegnare e la motivazione. Oltre che, naturalmente,
mettere a disposizione il necessario link in caso che il destinatario
non sia ancora stato premiato prima.
Con Gioia lo Dono a:

idnim: a te che sei grande, grande

skira5: a te che sei amante della natura

antoniettaalessi: a te che sei la forza delle parole

voce_silenziosa: a te che sei la mia cantante

maristella 1955 : a te che sei la mia scrittrice preferita

SHADOW_OF_THE_LIGHT: a te che sei la mia poetessa

 
 
 

MALINCONIA

Post n°37 pubblicato il 13 Maggio 2008 da lutes
 
Tag: poesia



Malinconia

Mi sei passata accanto e sei scivolata via
oramai sei un fantasma nella vita mia.

Prima accarezzavo le tue guance dolci
e stavamo ore ed ore vicini ad ascoltarci.

Ma se mi stai vicino adesso non lo so
sento come il vento gelido del nord.

Mattone su mattone, cose non dette mai
nell’insoddisfazione, di giorni andati ormai.

E dietro alle parole affiorava quella sfida,
un giorno finalmente hai urlato quelle grida.
Finalmente quelle grida.
Finalmente quelle grida.

L’imbarazzo dei bambini, pronti nel capire,
quando siamo tutti insieme non sanno cosa dire.

E abitare ancora qui, tra queste quattro mura,
rende questa vita sai, un’esperienza dura.

Vederti, non vederti, sentirti andare via
i rumori familiari della malinconia.

Ti amo, non ti amo è un dubbio dentro me,
ma il tempo che viviamo è l’unico che c’è.

E dentro a questo cuore vedrai che guarderò
e un giorno finalmente per questo piangerò.
Finalmente piangerò.
Finalmente piangerò.


 
 
 

Post N° 36

Post n°36 pubblicato il 06 Maggio 2008 da lutes
 
Tag: poesia

Maggio
Sei bella ginestra così rivestita,
sul tuo argine avaro brilli di vita.
I papaveri arzilli come tanti pois
accendono il grano di felicità.

Dimmi come guardi il cielo, quando l’azzurro è immobile e traspare di luce.
Dimmi cosa immagini oltre le trame dell’infinito, quando il cielo è talmente grande che ii sole scompare nei riflessi della sua stessa luce.
Dimmi se è rilassante affondare l’immaginazione lassù, quando nessuna linea finisce o inizia e la superficie è un unico spazio immacolato.
Dimmi se chiudi gli occhi, quando l’azzurro cade e ti porta con se.
Dimmi la carezza che senti, quando un fantasma ti avvolge di vento.
Dimmi se non è abbastanza anche un solo giorno di primavera.

DIMMI.................

 
 
 

PRIMO MAGGIO FESTA DEI LAVORATORI

Post n°35 pubblicato il 29 Aprile 2008 da lutes
 




Lavoratori


Chiusi gli occhi
si alzano i confini,
esule migratore
il pensiero illumina
spazi d'ombra
confusi dal sudore.

Di pietra in pietra
affina l'aratro
e le ossa invecchiano
disgiungendosi.

Chiusi gli occhi
ossigeno alle cellule,
le ruggini cancerose
sembrano sparire
liberando veli di
speranze.

Come tralci ossuti, mai domi,
d'olivi centenari
non eroi di un giorno
ma uomini mai vinti.

 
 
 

25 APRILE COMMEMORAZIONE DELLA LIBERAZIONE

Post n°34 pubblicato il 24 Aprile 2008 da lutes
 



Io sono nato libero, mio nonno ha scelto di fare il partigiano nella Brigata Garibaldi,
GRAZIE NONNO.

Un nonno

Il vetro filtra un raggio antico
sulla poltrona di un vecchio amico,

vuota perchè
lui qui più non c'è.

Fatto di vento, pietra e memoria
fermo riflesso della mia storia.

In ogni pensiero
triste, sincero.

Esce ai miei occhi un luccichio
per un nonno vero come era il mio.

 
 
 

Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 18 Aprile 2008 da lutes
 

La rete
Sapete, sapete,
sapete cosa c’è
adesso c’è la rete
la rete dei perché.

Se vuoi che ti risponda
accendi il tuo PC
poi scrivi una domanda
non sai nemmeno a chi.

Eppure fa veloce
non c’è neanche gusto
fai click sopra una croce
sul risultato giusto.

È tutto scritto lì
è un pozzo della scienza
non c’è meglio di così
ma è privo di coscienza.

Forse finiremo tutti fossili nelle nostre poltrone....

 
 
 

FACCIAMO UN BILANCIO

Post n°32 pubblicato il 14 Aprile 2008 da lutes
 
Tag: poesia

Bilancio

Sfuma il sole dal rosa all’arancio
nell’orizzonte davanti a noi,
stringo la mano intorno al tuo fianco,
i colori del cielo negli occhi tuoi.

Nel tramonto, un airone bianco
vola sul prato più verde che c’è.
In un istante faccio un bilancio
della mia vita accanto a te.

Un pomeriggio tiepido, pieno di cielo blu
con qualche nuvola bianca che passa lassù.
Dopo una pioggia leggera che esce di scena,
una notte che splende con la luna piena.

È la storia più bella che ho da raccontare.
È la cosa che prima di tutto ho da ricordare.

Si leva leggera una brezza
che ti sfiora volando via
audace, sensuale carezza
che accende la mia gelosia.

Cerco i tuoi occhi e tu mi guardi,
dietro al cespuglio ricco di more.
Non ho più paura di fare tardi,
vieni vicino facciamo l’amore.

Un pomeriggio tiepido, pieno di cielo blu
con qualche nuvola bianca che passa lassù.
Dopo una pioggia leggera che esce di scena,
una notte che splende con la luna piena. 

È la storia più bella che ho da raccontare
È la cosa che prima di tutto ho da ricordare

Tutto sommato il mio è un bilancio positivo.

 
 
 

DIVERTIAMOCI UN PO'

Post n°31 pubblicato il 09 Aprile 2008 da lutes
 

Cambiamento

Oggi è cambiato vento

È cambiato vento e son contento

E non mi lamento

Se urli tanto non ti sento

E continuo del mio passo lento

Non ci metto sentimento

Ogni volta me ne pento

E continua quel tormento

Che da zero sale a cento

Fino allo sfinimento

E allora mi addormento

E sogno un bel momento

Mi hanno fatto un complimento

Sai tu sei un gran portento

Ti farei un monumento

Ma non c’è coinvolgimento

Mi riprende il turbamento

E mi sdraio a pavimento

Tu mi passi sopra al mento

Ed è come un tradimento

Vederti senza l’indumento

No non fare un movimento

Che poi sale il gradimento

E ci vuole un intervento

Che risolva questo evento

Mi rialzo quasi a stento

Ed il fuoco ormai si è spento

E ti guardo molto attento

Ai ancora quell’accento

Neppure un cambiamento

Ma oggi è cambiato vento

È cambiato vento e son contento

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: lutes
Data di creazione: 25/01/2008
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: lutes
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 58
Prov: PI
 
 

COUNTER

counter
 

POESIE DI QUESTO BLOG 2

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

lutesenzoociGinevra_2021babi77bgaliano1cielogoldqueenidnimmaristella1955photogsSangregorioGiuseppemaxymax2brunello10.57diletta.castelligristorialphabethaa
 
Citazioni nei Blog Amici: 25
 

IL MIO CD "GRAFFITI SUL CUORE"

IL COMPACT DISK

Clikka per avere informazioni

 

L'ODORE DELLA PACE



L'ODORE DELLA PACE

Quando son partito mi ricordo dissi: "ciao" America,
fiero ed invincibile, ho nel cuore l'America.
Sento già lontani i rumori di New York
e le luci di Manhattan nei pensieri porterò.
Mi hanno detto che la gloria vale più dei miei vent'anni,
che la pace sulla terra si protegge con le armi.

Ti ho cercato per salvarmi, via la mente dalle armi
Vi ho cercati per salvarmi, via le mani dalle armi

Mi hanno detto che obbedire e' un dovere di soldato
ma ci sparano con armi, che noi stessi gli abbiam dato.
Sento sibili paurosi, lacerare la foschia,
un proiettile nel cuore, ma la vita era la mia.
Porterete alla mia gente la medaglia alla memoria,
liberando la coscienza dal giudizio della storia, America

Ti ho cercato per salvarmi, via la mente dalle armi
Vi ho cercati per salvarmi, via le mani dalle armi

Quando son tornato a nessuno ho detto ciao, America.
come fossi nuvola, volo sopra l'America.
La bandiera a stelle e strisce i miei occhi non vedranno,
però voglio che si sappia che ho capito il loro inganno.
Se poi ci sarà la pace, questa avrà uno strano odore,
con le armi, per i soldi, e patriottico dolore, America

Ti ho cercato per salvarmi, via la mente dalle armi
Vi ho cercati per salvarmi, via le mani dalle armi

Ti ho cercato per salvarmi, via la mente dalle armi
Vi ho cercati per salvarmi, via le mani dalle armi

 

FIGLIA DEL DESERTO


Figlia del deserto
Sparano all'orizzonte,
sparano quei cannoni,
sparano nella fronte
di tutte le nazioni.
Hai lasciato quella terra,
hai lasciato la tua vita,
hai lasciato quella guerra
per poter farla finita.

Hai lasciato tutto ormai,
hai lasciato tutto ormai

Ma che ricordi hai
della tua gioventù,
diciott'anni , donna ormai,
ma il sorriso non c'è più,
muoiono le persone,
muoiono le speranze,
muoiono sul nascere
tutte le alleanze.
cadono le bombe,
cadono i soldati,
cadono nelle tombe,
uomini assassinati.
Li' non cambia mai,
fiamme rosse, fumo nero
sparano i mortai,
sembra tutto un cimitero.
E la pace e' un'utopia
e la pace e’ nella testa,
e la pace e' una follia,
una debole protesta.

Hai lasciato tutto ormai,
hai lasciato tutto ormai

C'è chi cerca di ingrandirsi,
c'è chi cerca la difesa,
c'è chi cerca di arricchirsi
e chi muore senza offesa.
Una guerra d'interessi,
cosi', senza pietà.
Strani accordi e compromessi,
chissà quando finirà.
Cadono le difese,
cadono nell'oblio,
cadono le chiese,
uomini senza Dio.
Dentro alla città,
del Dio di tre dottrine,
si respira la viltà,
di stragi e di rovine.
Il fratello e' una minaccia,
il fratello di prigione,
il fratello senza faccia,
di diversa religione.

Hai lasciato tutto ormai,
hai lasciato tutto ormai

Figlia del deserto,
dimentica il passato,
dimentica chi eri,
dimentica chi e' stato.
Ma quando alzi lo sguardo
e guardi verso oriente,
la' c’é ancora la tua terra,
la' c'e' ancora la tua gente.
Cadono i valori,
cadono di sdegno,
cadono nei cuori,
uomini senza regno.

 

L'IDOLO DI PIETRA


L'IDOLO DI PIETRA

E cadevano le foglie
come un vuoto
mi lasciarono nell’anima,
respiro di stagione che muore
e si porta via
i tramonti senza vento
che allietavano le sere
di settembre.
Ed il vento soffia ancora
ma non credere
che si fermi all’orizzonte,
lui scavalca i monti
e invade nuove terre
e si porta dietro
i semi della vita,
altri fiori coglierai
con le tue dita.

E sulla collina,
un rudere, che strano,
come idolo di pietra,
guarda il vento
che passa e va lontano.

E cadevano le foglie,
come spesso cade
il mito e la leggenda,
sensazione di illusione
e di incertezza,
che imprigiona
la tua mente nei suoi rami,
ti fa illudere che il sogno
è il tuo domani.
Ed il tempo scorre ancora,
sotto al ponte
tra il futuro ed il passato,
tra il possibile
e quello che è già stato,
più trascorre
e più ti accorgi che lo ami,
vuoi fermarlo
ma ti sfugge tra le mani.

E sulla collina,
un rudere, che strano,
come idolo di pietra,
guarda il vento
che passa e va lontano.

Ed il vento
ti prenderà per mano

Ed il vento
ti porterà lontano

 

DALLE CENERI ROSSE


DALLE CENERI ROSSE
Brilla dentro a grandi occhi,
una stilla di luce,
davanti a specchi
affacciati sul mondo
e profonda matrice,
che riprendono tristi esperienze,
di paura e dolore,
di semplici comparse
confuse tra confini e bandiere,
che un partigiano zelante
portò oltre il muro,
uccidendo l'orgoglio
di zingari senza futuro.
Lunghe file di vecchi trattori,
e sopra persone grigie,
coi volti uccisi ed i sogni perduti
nelle valige.
Come le aquile nere
scacciate dai lupi rossi,
portano stretti tra i denti e nei cuori
rancori repressi.
Quei bambini quei vecchi
quei giovani slavi,
orizzonte impazzito,
sporcato, e solcato da navi.

Bella la vita dell'uomo,
che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita,
nella vita dell'uomo.

Chi ha unito genti diverse,
ignorando la razza e l'etnia,
costringendoli a pensare
una sola filosofia.
Ha innescato una miccia
che un giorno e' brillata di luce,
dopo il muro ora esplode una guerra
che a morte conduce.
E i popoli vecchi signori dell'Europa unita,
in un bagno di sangue
han visto, fallire la vita.
E finito lo scempio, alla dignità,
immolata sui Balcani,
restan foto sgualcite di navi,
stracolme di mani.
E le mani degli avvoltoi,
organizzati in gran fiera,
che per loro, signori del mondo,
é una vera miniera.
Dopo la tempesta tutto sembra finito,
dalle ceneri rosse é riemerso,
il fantasma di Tito.

Bella la vita dell'uomo,
che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita,
nella vita dell'uomo.

E forte il vento dell'ambizione,
é tornato a far male.
Saran puniti, i figli cattivi,
del generale.
Il padrone ha suonato i tamburi,
la terra trema,e la vita si piega
nel suono di una sirena.
Bambini tremanti,
ammassati alle sbarre,
e insigni assassini che tramano,
dietro le guerre.

Bella la vita dell'uomo,
che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita,
nella vita dell'uomo.

Bella la vita dell'uomo,
che cerca la vita nell'uomo,
che trova la vita,
nella vita dell'uomo.

 

TESTO L'ABISSO NEGLI OCCHI

 

L'abisso negli occhi

Stanno parlando e quell'immagine
indugia senza fretta
su una periferia, una scuola
una casa maledetta.
Gente che si ferma,
nel punto illuminato
e cerca di parlare
e dire cosa è stato.
Mentre le domande volano
per chi potrà giovarne
trapassano le carni
di chi non sa che farne.
Di chi non sa che farne.
Di chi non sa che farne.

Cerco di conoscere l'abisso,
oltre il confine di un riflesso
che è passato come un lampo,
in quegli occhi senza tempo.
Come una ruga di dolore,
che dagli occhi arriva al cuore,
che annerisce quel destino,
fumo sporco dal camino.

Un delirio che ha infranto
lo specchio dello stagno
e avvolge la mia mente
nella tela del suo ragno.
Se ci fosse una ragione,
anche fosse la più estrema
perché adesso la mia voce,
la mia voce trema, trema di dolore,
per quella rabbia sorda
che vede indifferenza
e stringe la sua corda.
E stringe la sua corda.
E stringe la sua corda.

Cerco di conoscere l'abisso,
oltre il confine di un riflesso
che è passato come un lampo,
in quegli occhi senza tempo.
Come una ruga di dolore,
che dagli occhi arriva al cuore,
che annerisce quel destino,
fumo sporco dal camino.

 

 

 

 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963