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Elogio dell'imperfezione
Post n°25 pubblicato il 22 Gennaio 2012 da galadriel_fairy
«L’imperfezione», dice la Montalcini, «ha da sempre consentito continue mutazioni di quel meraviglioso quanto mai imperfetto meccanismo che è il cervello dell’uomo. Ritengo che l’imperfezione sia più consona alla natura umana che non la perfezione.» L’imperfezione è dunque una componente fondamentale dell’evoluzione. Dagli anfibi all’Homo Sapiens, il cervello dei vertebrati si è sempre prestato a un miglioramento, a un cambiamento, mentre negli invertebrati è nato così perfetto da non entrare nel gioco delle mutazioni, tanto è vero che i trilobiti vissuti centinaia di milioni di anni fa non sono essenzialmente diversi dagli insetti, dagli artropodi di oggi. Ecco perché l’imperfezione «merita un elogio» e Rita Levi Montalcini ne fa il titolo della sua autobiografia, appunto “L’elogio dell’imperfezione”. Coloro che ritengono di essere “perfetti” non potranno mai progredire, così come la scienza non può progredire e fare nuove scoperte se non vi è la tensione verso il miglioramento, la consapevolezza che i risultati fino a quel momento ottenuti possono essere migliorati. Chi ha la coscienza della propria “imperfezione” è costantemente affetto da un’incurabile curiosità, perché non si sente depositario della “conoscenza infusa”. Michelangelo Buonarroti sarebbe stato l’artista sublime che era se non fosse andato alla ricerca della perfezione? Io ritengo di no. Era teso costantemente alla ricerca della perfezione, consapevole, nel contempo, che mai l’avrebbe raggiunta e in tale contesto si comprende l’essenza della sua famosissima frase esclamata mentre percuoteva con un martello il ginocchio della sua statua del Mosè appena ultimata: “ Perché mi guardi e non favelli?!”. Ciò accade anche nel rapporto di coppia, quando si ritiene di aver “acquisito” il proprio partner “per sempre”: ci si adagia e non ci si corteggia più, si pensa che il rapporto sia “perfetto” e non abbia bisogno di nuova linfa e di ulteriori sforzi per migliorarlo… e così il rapporto pian piano rischia di spegnersi e si cade nell’abitudine… Adagiarsi sui risultati raggiunti in qualunque settore della vita è come se si morisse spiritualmente e mentalmente per asfissia |
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