Creato da galadriel_fairy il 26/12/2009

Galandriel_fairy

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amore sul web

Post n°27 pubblicato il 27 Aprile 2012 da galadriel_fairy
 
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Trovare il vero amore della propria vita attraverso internet è possibile? Sicuramente si, ma non è certo facile come può sembrare: si hanno le stesse possibilità che nella vita cosiddetta reale, cioè piuttosto scarse, con l’aggravante che sulla rete, soprattutto nei social network dedicati agli incontri di coppia, si trova di tutto: donne depresse e spesso squilibrate, ma soprattutto uomini “arrapati” che vanno a caccia di incontri facili, magari al buio, per uscire dal tran tran di un rapporto matrimoniale finito o appassito.

Il problema è che nel mondo reale sono facili da identificare subito, nel mondo virtuale invece no: qui la gente si “trasfigura”,  crea, consciamente o inconsciamente, un avatar diverso dal vero “se”, sia fisicamente che psicologicamente e forse è proprio per questo che utilizzano il web: che delusione poi quando s’incontrano! La bonazza biondona, dalle labbra turgide che elargiscono ad ogni respiro puro erotismo e dal corpo perfetto e statuario, risulta magari poi essere un’informe massa di carne o una scheletrica di un metro e venti, con il viso butterato e con il fascino di una cocuzza, mentre il grande uomo nerboruto e  fascinoso, che ha fatto in modo che le sue interlocutrici del mondo cyber lo indentificassero come il simbolo assoluto del sex appeal maschile, potrebbe essere “dal vivo” un insignificante scricciolo mezzo “cecato” o un novello Obelix (ma privo di forza) che nemmeno ingurgitando una confezione intera di viagra riesce a condurre a termine un “incontro ravvicinato del quarto tipo”.

Ci sono poi i tipi che nemmeno cercano un contatto reale, ma un’intesa solo virtuale e per queste persone chattare o stare comunque sul web diventa una mania, quasi una droga: sono quelli/e che spesso si definiscono gli innamorati dell’Amore, perché così giustificano il fatto che stanno sul web ma non “quagliano” mai, pur andando alla continua ricerca di innamorasi o di far innamorare si sé: la cosa che, secondo me,  li soddisfa di più è il gusto del proibito. Generalmente costoro hanno un’età che oscilla tra i 40 e i 60 anni, sono “felicemente” sposati,  godono nel “conquistare” e si accontentano di affascinare i soggetti sui quali concentrano la loro attenzione. Se hanno un blog è sicuramente zeppo di segnali erotici, scritti e non, di ammiccanti e misteriose femmine coperte di veli in pose provocanti o sensuali e (nel caso siano uomini) di maschioni superpalestrati con sguardi decisi e promettenti.

Come si spiega tutto ciò? Il Dott. Paolo Migone (Psichiatra, Psicoterapeuta, Condirettore della rivista "Psicoterapia e Scienze Umane") scrive a questo proposito: “La psicologia ha proposto tante teorie al riguardo. La psicoanalisi ad esempio, fin dai tempi di Freud, affrontò questo problema di petto, e fece l'ipotesi che vi fosse una paura inconscia verso la condizione monogamica, ufficiale, "normale", paura che inevitabilmente porta alla frigidità e alla depressione (pensa a quelle tante coppie di coniugi che, totalmente ignari delle proprie dinamiche inconsce, razionalizzano la loro difficoltà a stare bene insieme dicendo che alla sera "si annoiano a guardare sempre la televisione", oppure a quelli che dicono che "è la convivenza che toglie vitalità al matrimonio" -- quando ben sappiamo che per altre coppie è proprio la convivenza che fa crescere i sentimenti e il piacere di stare insieme). Il bisogno profondo di vivere qualcosa di bello con la propria fantasia, di "evadere", di provare sentimenti intensi -- bisogno perfettamente legittimo -- potrebbe insomma essere concepito non "in positivo", ma "in negativo", cioè come il tentativo disperato di provare determinati sentimenti dato che il soggetto non riesce a provarli nel modo "normale" perché ne ha paura. L'unica possibilità per lui è appunto di viverli in un situazione non vera, parziale, non ufficiale, in cui si sente meno responsabile di quello che fa, forse meno "in colpa" (infatti è proprio il senso di colpa -- di natura incestuosa, derivante dalla identificazione nella coppia dei genitori -- una delle ipotesi avanzate dalla psicoanalisi per questi fenomeni, riconducibili per brevità al paradigma classico dell'isteria). Chi quindi gode tanto in questi bei rapporti di fantasia (e, appunto, non di realtà!) non sarebbe più virile o interiormente più ricco, non avrebbe una vita affettiva più intensa, ma sarebbe semplicemente un impotente, una persona che ha paura della intimità affettiva e sessuale, forse anche della amicizia vera”.

 
 
 
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