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Un blog creato da Wonderwife il 22/09/2010

The Good Wife

avventure semiserie di una moglie perfetta (e di sinistra)

 
 

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L'amore in volo

Post n°38 pubblicato il 08 Gennaio 2011 da Wonderwife
 
Foto di Wonderwife

Non serve parlare d’amore per dire l’amore. Un discorso banale, un’osservazione qualunque, e all’improvviso  le parole sono piccoli uccelli migratori che puntano verso il sole.

Come uno stormo dalle forme inattese dai colori mutevoli si sono alzate dalle labbra di un uomo che d’amore non parla mai. Non l’ha fatto neppure questa volta, ma le sue parole, nel volo,  hanno preso la forma di un’isola e il colore brillante della stella polare. E io, naufraga da troppo tempo ho ritrovato la rotta.

Le ripeterò come un mantra ogni volta che ne sentirò il bisogno, e ritroverò il sorriso con cui affrontare un altro anno di lontananza, con la certezza che niente mi farà più del male.

Questo è stato il regalo più bello per l’anno nuovo: uno stormo di parole in volo a cui offrire il nido.

 
 
 

fatemi gli auguri...

Post n°37 pubblicato il 05 Gennaio 2011 da Wonderwife
 
Foto di Wonderwife

... che io sono già pronta, con tanto di prova fotografica!

 
 
 

Eclissi farlocche e pianeti avversi

Post n°36 pubblicato il 04 Gennaio 2011 da Wonderwife
 
Foto di Wonderwife

L'eclissi, l'eclissi! Ma dove? Le nuvole hanno fregato quasi tutti. L'effetto del sole nero però c'è stato, almeno per quanto mi riguarda: una giornata dove non ce n'è stata una che andasse per il verso giusto.
Dovevo immaginarlo fin da quando, insaponata sotto la doccia, ho dovuto sciaguattare, pattinando come un pinguino fino al cellulare: Nothing else matters dei Metallica è lo squillo riservato alle chiamate del mio Wonderson, quindi non si può ignorare. Il motivo della chiamata era, ovviamente, una minchiata che avrebbe potuto riferirmi al suo rientro, ma vabbe'... Non faccio in tempo ad asciugarmi che chiama Wonderhusband, per dirmi che i 1300 euri reclamati dal fisco su una vecchia dichiarazione, sono frutto di un errore dell'ufficio del personale del carcere travestito da azienda in cui lavora. Visto che li ho presi nel 2008, e non mi spettavano, 1000 li dobbiamo "rendere" obtorto collo, ma i 300 di penale? Se l'azienda non se ne fa carico, ho pronto un sito dove  spiegano come fabbricare le bombe carta.
Meglio vestirsi e andare a tagliare i capelli, visto che quando una donna non può cambiare il mondo cambia pettinatura. Così ho deciso di tradire il figaro barese per uno più vicino a casa mia.
Mi infilo i miei adorati stivaletti e scopro di aver perso un bottoncino, al suo posto resta un tristissimo spuntoncino di metallo, che se tiro un calcio a spazzata posso anche mutilare un eventuale aggressore. Sono in ritardo, quindi esco confidando nella lunghezza dei pantaloni.
Il parrucco è degno del suo nome, alla fine delle sforbiciate sto quasi per riconciliarmi col mondo. Un po' meno quando mi sparano il conto: taglio e piega = 96 euro. Preferisco credere che l'avanzare dell'età abbia inferto un colpo ferale al mio udito, ma  lo scontrino che mi poggiano davanti conferma la cifra. Conservo l'aplomb, calcolo velocemente se accendere un mutuo o pagare in contanti, poi svuoto il portafoglio, esco boccheggiando e cammino come uno zombie fino a casa, senza smettere di pensare a quanti sacchetti del supermercato avrei riempito con 96 euro.
Al telefono, Wonderhusband mi consola con un "pazienza, dai, almeno sei contenta del risultato?". Mi scatto una foto e gliela mando via mail con la dida "Ne valeva la pena?". Risposta: "Caspita, sì!! A meno che tu non abbia usato fotoshop...". Un bel vaffa mi è parso d'obbligo, e senza neanche la faccina che ride.
Non mi resta che lavorare, ma ho fatto i conti senza Wonderson  in preda a crisi isterica: deve scansionare quasi un intero libro per l'esame che deve dare fra una settimana. Comprarlo no? Non si trova più, mi dice con tono tranchant... Lo scanner è collegato al mio pc, quindi perché non dargli una mano? Tre ore alla catena di montaggio: lui scartabella e pigia, e io clicco su "scansiona", come uno di quei picchi di legno che beccano nel bicchierino.
Il sole, eclissato o no, è tramontato da un pezzo. E io non ho fatto nulla, se non aver perso tempo, e fatto non trascurabile, un bel po' di quattrini.  Lo so che in Nigeria si vive molto peggio di così, ma io vivo qui, non in Nigeria, quindi mi arrogo il diritto di dire che la giornata sarebbe anche potuta andare meglio. Mi capirete se non aspetterò con ansia la prossima eclissi solare?

 
 
 

Cretini? no grazie!

Post n°35 pubblicato il 03 Gennaio 2011 da Wonderwife
 
Foto di Wonderwife

Primo giorno feriale dell'anno e già ho voglia di uccidere i cretini.
Impresa ardua, ma soprattutto molto pulp perché sarei sporca di sangue dalla mattina alla sera vista l'abbondanza di vittime.
Entro in banca e mi metto in coda.Undici persone, due cassieri. Niente di nuovo e visto che poi dovrò passare a far la fila in posta, la situazione qui mi pare quasi buona.
Nell'attesa, l'occhio vaga. Prima si posa su un cartello rivolto al personale con la scritta "Per piasè, l'ultim g'ha de smorsà la fotocopiatris". Immagino che l'assunzione di personale nato al di sotto del Po sia  vietata dal regolamento. Sospiro e guardo altrove. Oltre il vetro che  separa il cassiere dal pubblico, a cinque centimetri dal vetro stesso e a dieci dai suoi occhi il tipo ha appeso il calendario di una discinta bellezza dall'aria molto plastica, nel senso che il chirurgo deve essere intervenuto con generosità. Capisco, c'è chi ama le donne e chi invece sbava sulle bambole gonfiabili deambulanti, dalla mimica facciale ormai assente, le labbra a canotto e il cervello in polipropilene. Quello che mi risulta meno comprensibile è perché la clientela debba essere messa a parte delle fantasie sintetico-masturbatorie del cassiere.
Mentre fisso  rassegnata un gluteo al polimero, sento una voce querula e squillante che scandisce urlando: "Vuol-dire-che-quel-giorno-non-avevi-soldi-sul-conto!! Vediamo-quanto-hai-adesso. Cento-novanta-quattro-euro. Non-bastano-a-coprire-il-debito!!"
La voce appartiene a un altro esemplare, questa volta femmina, di homo bancarius, appollaiato due scrivanie più in là. 
Mi aspetto che si stia rivolgendo a un cerebroleso, sordo e di età inferiore ai tre anni.
Invece ha davanti un uomo sulla trentina dalla pelle scura e con lo sguardo gentile che hanno spesso i cingalesi.
Se seguissi il mio istinto mi avvicinerei alla scimmia urlatrice e le chiederei, usando la  sua stessa quantità di decibel, chi le dia il diritto 
 di dare del tu a un cliente (che oltretutto si rivolge a lei chiamandola"signora", l'ingenuo...); chi l'autorizzi a far sapere a tutto il mondo che il povero cristo ha problemi economici; chi le ha detto che uno straniero ti capisce meglio se urli.
Il passo successivo sarebbe quello di sgozzarla con la pinzatrice arancione che ha sul tavolo, non fosse altro per lo sguardo disperato e imbarazzato con il quale il poveretto si allontana e guadagna l'uscita.
La scimmia urlatrice è l'addetta ai rapporti col pubblico, quindi posso capire anche il calendario popputo! Per fortuna, da quando ho scoperto che il presidente di questa banca (e di Impregilo) ritiene la Lega un "elemento di stabilità", ho deciso che qui chiudo il conto e tengo buona la zucca rigorosamente online. Zero rapporti umani, il che non è bello, ma bisogna pur proteggersi dai cretini.

 
 
 

Nuovo anno, vecchio lavoro

Post n°34 pubblicato il 02 Gennaio 2011 da Wonderwife
 
Foto di Wonderwife

Si ricomincia, la piccola appendice epifanica non la conto neppure. Ormai bisogna tornare alle grane quotidiane, senza più l’alibi degli acquisti e delle performance culinarie con cui giustificare le rimozioni momentanee.
Allora, pronti via, ho deciso: oggi pomeriggio – il primo di vedovanza bianca di questo nuovo anno – mi metto al lavoro, ricomincio a pensare all’esercito di pancioni enormi e di neonati  minuscoli sui quali concentrare il mio neurone, alla ricerca di idee nuove con le quali propinare concetti vecchi.  Non puoi dire nulla di rivoluzionario sulla gravidanza o sui neonati, allora bisogna trovare un altro modo, ma neanche quello deve essere rivoluzionario, altrimenti il cliente si spaventa e ti sega il lavoro. Il briefing? Tono amichevole senza essere salottiero, affidabile senza sembrare didattico, divertente senza usare l’ironia. E soprattutto, deve essere rigorosamente po-si-ti-vo!  L’emozione, la gioia, il miracolo della maternità… Tutto il resto, il vomito, il mal di schiena, le caviglie gonfie e il dolore inimmaginabile del travaglio va edulcorato, ridotto alla stregua di un lieve fastidio, più simile a un unghia spezzata che alla fatica di portarsi dentro, e poi espellere, un torello di quattro chili.
Penso alle benedizioni che manderanno alla scrivente le mamme in attesa, confrontando la realtà con la passeggiata meravigliosa prospettata dalle mie parole. A Milano  si dice che quello della gravidanza e del parto è un “mal desmenteghin”, cioè che si scorda subito dopo la nascita del pupo. Un po’ più difficile, però, dimenticarsi del fagotto grinzoso e urlante che monopolizzerà tutto il tempo, notti comprese.
Scrivere alle neo mamme di prendersi cura di sé con massaggi, letture e musica, sono certa che mi assicurerà un numero piuttosto alto di inviti a usare le mie terga per pratiche non ortodosse… Per fortuna non ci sarà il mio nome sui libercoli… io sono solo la pennivendola!

 
 
 

Cattivi propositi per l'anno nuovo

Post n°33 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da Wonderwife
 
Foto di Wonderwife

Il brindisi, i botti, i buoni propositi, gli abiti da sera e i lustrini coatti, anzi, mi mettono sempre un po' di tristezza.
Tra le cose alle quali devo mettere l'etichetta "Ciò Che Non Riesce Più A Emozionarmi", c'è anche l'arrivo del nuovo anno.
Ormai da parecchio sono finite le illusioni sul giro di calendario, e l'attesa di chissà quali buone nuove nella manciata dei mesi a venire si è acquietata, impallidendo fino ad esaurirsi in un'esile speranza, quella che il giovane anno in arrivo sia almeno non peggiore del vecchio che sta per concludersi.
Soltanto in un angolino piccolo piccolo del cuore, una parte di me (quella che rifiuta ancora, nonostante tutto, di crescere) aspetta sempre che il mio pessimismo venga sconfessato, ma ci crede sempre meno anche lei...
Con il passare degli anni, i problemi pubblici e privati sembrano accumularsi anziché risolversi, e mi chiedo che cosa ci sia mai da festeggiare.
Lascio i buoni propositi ai ragazzi (messi così male per quanto riguarda il loro futuro!) e alle anime belle, io mi tengo i miei vecchi, cattivi propositi: continuerò a fumare, non abbandonerò la cioccolata, soffrirò di gelosia, farò l'amore tutte le volte che potrò, farò della lettura il mio oppio e della scrittura la mia anfetamina.
E seguiterò a mettere in pratica la regola che mi ha accompagnato fino ad oggi: esaudire i desideri delle persone che amo, me compresa. Di più non posso proprio.

 
 
 

Prima che la centrifuga natalizia mi strizzi definitivamente...

Post n°32 pubblicato il 23 Dicembre 2010 da Wonderwife

... auguri a tutti gli amici blogger!

 
 
 

Si scrive Natale, si legge... si legge e basta!

Post n°31 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da Wonderwife
Foto di Wonderwife

Il solito dramma. Hai un bel dire ogni anno “stavolta li compro a ottobre”, va a finire sempre che il 24 mattina rimbalzi fra i negozi come la pallina di un flipper, alla ricerca dell’ultimo regalo, quello più difficile. Di solito per un maschio.
Se escludiamo i due mici, ai quali del natale non può fregare di meno se non per l’irresistibile tentazione di tirare giù a zampate gli addobbi dell’albero, i maschi di casa mia sono ossi duri.
L’abbigliamento è area proibita, perché il più vecchio dei due deve avere parte attiva nella scelta, pena la fine ignominiosa del capo nell’angolo più oscuro e dimenticato dell’armadio; il più giovane sostiene invece che “i vestiti mica sono un regalo, sono una cosa indispensabile” (l’ho sfidato a ripeterlo davanti a un CPA o a un accampamento rom abusivo).
In più, giustamente, i miei due amati (76 anni in due) adorano scartare la “sorpresa”, come quando avevano sei anni. Indispensabile quindi scorticarsi il cervello e riuscire a “sorprenderli”, perché questo è ciò che fanno loro con me, e questo è ciò che si fa per chi si ama.
Il fatto è che i loro interessi, peraltro costosi (informatica, fotografia, attrezzatura hi-fi, orologi, tecnologia varia ed eventuale), sono per me un universo sconosciuto e, in certi casi, addirittura repellente. Io ho problemi a far funzionare qualunque cosa che abbia più di un pulsante, ci ho messo tre anni a capire come funziona il T9, litigo con il decoder, mi sono fatta spiegare sei volte da mio figlio alcune funzioni di Photoshop andando in palla per sei volte già al secondo clic. Ma ogni anno cerco di raggiungere il massimo, chiedendo consigli al padre per il regalo del figlio e viceversa, ed entrando nei negozi con lo stesso atteggiamento del buon selvaggio, pronto a farsi spiegare dai nuovi conquistatori – insopportabili e sussiegosi commessi depositari del Verbo – cose che non capirò mai neppure con un corso al Cepu. Alla fine ne esco frustrata, ma con il regalo giusto. E ogni anno, stupiti, i miei due maschietti, felici, si illudono che un ritorno inaspettato dello Spirito(so) Santo abbia finalmente illuminato la mia mente limitata.
Ma quest’anno ho deciso di giocare sul mio territorio. L’amore per la lettura ci accomuna e, loro lo sanno, qui la faccio da padrona.  Il marito divora libri durante i viaggi settimanali e finiamo per passare il sabato mattina a rifornirlo di carburante narrativo;  il figlio sta lentamente saccheggiando la mia libreria, facendo trasmigrare i miei adorati volumi nel buco nero della sua stanza. Così ho deciso, quest’anno si regala cultura. E la Feltrinelli potrà aprire una nuova sede con il mio contributo.

 
 
 

Quanto vorrei credere a Babbo Natale!

Post n°30 pubblicato il 20 Dicembre 2010 da Wonderwife
 
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Lo so, in questo momento dovrebbe prevalere la frenesia di regali e cenoni, come mi suggerisce la lista chilometrica di cose da fare, appuntata alla mia scrivania per non scordare nulla. Ma se c’è un organo al quale non si può comandare, quello non è il cuore, è il cervello. E quando questo decide di ripiombare all’indietro in tempi più cupi, non sente ragioni. Ruminazione depressiva, la chiamano in psicologia.
Io la chiamo più semplicemente gelosia, una gran brutta bestia che si porta dietro una pletora di altre cosine poco piacevoli, come l’insicurezza, la mancanza di autostima, il senso dell’abbandono e, perché no, di finitezza del nostro essere, alias la morte. Allegra come atmosfera natalizia, eh…
Prima di farmi forza, e di arginare i pensieri neri nel recinto come piccoli maiali inferociti, mi ci abbandono un po’, mi rotolo nel fango con loro, perché farsi del male è un gusto tutto femminile.
La gelosia ha un sapore disgustoso, è un bolo amaro che esplode nello stomaco, invade la gola come un gas nervino, e mozza il respiro. Il suo colore è quello caldo e cupo del sangue.
Dalla deflagrazione, il cuore pompa veleno, la tossina pulsa sotto la pelle fino a che i polsi non possono più reggerne la montata. È una marea vischiosa che una volta raggiunti gli occhi distorce qualunque cosa, anche la più pura e innocente. Non l’avevo mai provata prima, mi credevo immune da questa debolezza deprecabile.
Ma se l’altra, la fonte di questa gelosia, era una che potrebbe esserti figlia, e che ha dalla sua parte bellezza e allegria, poco conta che abbia la consistenza intellettuale di una sciampista, e che mai lui abbia pensato neppure per un attimo che lei contasse più di te. Vince il fatto che una così possa donare, e abbia purtroppo donato, al tuo uomo un’illusione di giovinezza, di scoperta, di remise en forme dell’ego virile che tu non puoi dargli, perché vi conoscete così bene da sembrare una persona sola, anche se i fatti mi hanno confermato che anche questa è un’illusione.
Gli uomini over 50 sono spesso dei bambini in cerca di conferme, anche quelli che fino al momento fatidico sono stati perfetti, lo so da sempre, ma ho dovuto metabolizzare il fatto che anche il mio Mr. Darcy si fosse trasformato di colpo in un uomo normale, pronto a cedere al più banale e trito dei cliché. Non è stato facile. A sorreggere la mia autostima, non sono serviti neppure i segnali espliciti di altri uomini, apparentemente più inclini ad apprezzare il fascino cinquantenne rispetto alla chimera della giovinezza eterna. Era solo da lui che volevo la mia conferma.
A quanto pare, non è servito nemmeno il ripristino messo in atto – pazientemente e con grande impegno – dall’ex Mr. Darcy, con ottimi risultati per il menage che mai è stato tanto entusiasmante quanto lo è oggi, neppure negli anni migliori. Più niente, una volta contratta la malattia, è come prima. La gelosia corrode come neppure l’acido peggiore riuscirebbe a fare.
Mi chiedo se ogni anno l’inverno, il nostro anniversario e il natale in particolare, mi riporteranno indietro, cancellando per un po’ tutto ciò che di straordinario ho per le mani.
Potrei scrivere a Babbo Natale, chiedergli come regalo una botta di amnesia perenne che cancelli i brutti ricordi, o una dose di comprensione che mi faccia tornare ad essere la donna aperta e simpatetica che ero. Insomma, voglio qualcosa che mi trasformi di nuovo nella “buona moglie” di Mr. Darcy.

Ma io non credo a Babbo Natale…

 

 
 
 

Le piccole cose

Post n°29 pubblicato il 17 Dicembre 2010 da Wonderwife
 
Tag: neve
Foto di Wonderwife

Città imbiancate dalla  neve, atmosfera molto natalizia, compreso il traffico impazzito e gli scivoloni sui marciapiedi ghiacciati.

Tra le tante cose che per me hanno perso fascino con l’avanzare degli anni, c’è  anche questa. Non riesco ad amarla, la neve, vivendo in città. La troverei deliziosa solo sapendo che tutte, ma proprio tutte le persone che amo sono come me al caldo, a guardarla scendere dietro i vetri.

Come posso quindi cedere alla magia di un paesaggio bianco (che domani sarà comunque ghiaccio o disgustosa poltiglia marrone) quando so che il mio amore, stasera, deve partire per tornare qui, e che questo significa mettere in conto tratti ghiacciati, ritardi e cancellazioni?

Che bello sarebbe poter dimenticare i percorsi accidentati del quotidiano e riavere, anche solo per poco, lo stupore bambino per le piccole cose…

 
 
 
 

"E' TARDI, è TARDI!" DICE IL BIANCONIGLIO...


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