Creato da: CHIARA975 il 26/06/2006
Perchè la mente è una brutta bestia...Si rivolta contro chi la usa.

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Ci sono uomini che non si voltano….

Post n°65 pubblicato il 04 Ottobre 2009 da CHIARA975

Ci sono uomini che non si voltano….

 

Ci sono uomini che non si voltano.

Sono quelli che difficilmente ritornano sui propri passi.

Sono uomini che facilmente perdi. Ma che sanno farsi ritrovare.

Sono quelli che non hanno pregiudizi, che raramente mostrano rabbia e non emettono mai giudizi. Silenziosi, riservati, parlano poco, ascoltano e osservano.

Sono quelli che non amano l’eccesso, tanto meno nei sentimenti. Perchè sono  passionali e notano tutte le sfumature, le virgole, i silenzi...

Sono quegli uomini pronti a porgerti una mano, ma che non si farebbero mai condurre….

Gli uomini che non si voltano hanno occhi da eterno bambino, e quando ti guardano sanno già tutto: come ti senti, quello che senti, come sei, quello che sei, come li ami, quanto li ami….Occhi dolcissimi e intelligenti che tradiscono un fuoco interiore, quel qualcosa che "brucia" dentro a poche, determinate persone e le rende una virgola più vive delle altre, più vere.

Hanno lineamenti eleganti, quasi belli, dietro i quali si intravede un’intelligenza viva, una tenacia dissimulata e soprattutto un’ambizione tenuta a freno con la modestia.
Ma sono anche insofferenti e permalosi, spavaldi e indifesi, virili e delicati, semplici e sottili. Sono orgogliosi, ostinati, irriducibili lottatori che fronteggiano la vita con lealtà ma senza esclusione di colpi. A volte sono dimentichi, induriti oppure soltanto incuranti. Si inventano una coperta di cinismo per difendersi e curare i dolori dei loro giorni solitari.

Si difendono dalla vita perché sanno di essere dentro alle cose con il furore e la coerenza di chi è destinato a soccombere.

E, per questo, sono convinti che la loro vita aveva bisogno di uno sceneggiatore più freddo e spietato di loro.

Gli uomini che non si voltano credono alle parole. Sanno qual è la loro forza e penetrazione. Sanno che quando parlano seducono, convincono, sanno smussare angoli e vincere.

Hanno un’oscura bellezza: la capacità logica di disossare il pensiero avversario fino a scarnificarlo.

Gli uomini che non si voltano usano le parole come colpi di spada.

Gli uomini che non si voltano conoscono il loro valore.

E non sono disposti a scendere dal loro gradino.

Perché hanno rispetto delle proprie idee, dei propri pensieri, della propria dignità.

Accettare compromessi, sarebbe rinnegarsi.

Gli uomini che non si voltano non dicono mai “ti amo”.

Perché ne hanno paura.

Sanno che quello vero è esclusivo, devastante ed esigente.

Gli uomini che non si voltano vogliono amori di parole, non parole d’amore.

Ma la loro anima sa che l’amore è la maniera più compiuta e densa di assaporare la propria vita.

A volte incontrano donne che li amano più di loro. E questo li fa sentire in colpa.

Gli uomini che non si voltano bisogna farseli mancare.

E’ l’unico modo di amarli. Da lontano.

 

 
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Le donne della chat

Post n°64 pubblicato il 22 Settembre 2009 da CHIARA975

 

Qualche giorno fa Fosco6 ha pubblicato un post sugli uomini della chat (lo trovate qui). E’ stato un post che mi ha divertita molto, scritto con il suo solito acume e con l’ironia che lo contraddistingue e che gli invidio molto. Però…mi ha lanciato la sfida a farne io uno sulle donne della chat. Ed anche se l’argomento mi è particolarmente sgradevole, io non so mai tirarmi indietro davanti ad una sfida….e pazienza se con questo post mi alienerò del tutto le già poche simpatie femminili…

 

                         Le donne della Chat

 

Ho parecchie conoscenze che usano la chat come passatempo, anch’io per pochissimo tempo l’ho fatto. Per curiosità, perché spinta da altri, per provare… Non è stata affatto una bella esperienza, tutt’altro. Da lì è nata la diffidenza che mi lega a tutto ciò che è virtuale. Perchè in chat ho capito quanto è sola la gente e tanti soffrono di doppia (tripla, quadrupla….) identità. Ci sono troppe cose che non condivido, molte situazioni mi provocano forti reazioni violente. Odio l'ipocrisia e la stupidità che lì regnano sovrane.

 Perché? Vediamo un po’….

Care signore della chat, se vi dovessero fermare per strada e chiedere: “ …che misura di reggiseno porti? Il tuo matrimonio come va? Hai mai tradito? La tua vita sessuale ti soddisfa?”. Beh, io credo che sarei talmente disgustata dal tentativo d’intrusione nella mia vita che reagirei solo in un modo, con una gran bella “pizza” in faccia all’interlocutore così maleducato.

Nella realtà c’è un codice di comportamento che impedisce simili approcci, ma perché in chat si accettano domande e richieste a cui, nella vita normale, ogni donna sana di mente sarebbe autorizzata a rispondere con una martellata in testa?

 Semplice! Perché in chat è normale, non si ha nessuna remora a rispondere a questo tipo di domande, si abbattono tante censure…dopotutto, siamo lì per conoscere quanti più uomini possibili, no? E quindi bando alle ipocrisie, liberiamoci dei tabù, della nostra facciata di perbenismo e tuffiamoci subito in fantasie molto ben nascoste nella vita reale…. Conosciamo una persona e dopo 10 minuti diventiamo amiconi, nascono alleanze improvvise, ci si ritrova a raccontare di amori persi, di occasioni svanite, di delusioni e di fallimenti. Si diventa subito divertenti, loquaci e simpatici. E cosa importa se seguono a ruota subitanei voltafaccia incapaci di lealtà?…tanto ci protegge un monitor…

Nella chat puoi apparire e non essere, e quindi perché non approfittarne? Allora via libera ad ogni tipo di menzogne, più o meno consapevoli… si può provare il piacere di essere quello che non si è e non si sarà mai, condividere false passioni e interessi  solo per il gusto di darsi un tono...

Vorrei capire cosa spinge, che bisogni hanno “certe” donne quando decidono di andare in chat.

 Ho sempre pensato ingenuamente, e forse stupidamente, che è la donna a fare la differenza in una relazione (matrimonio, amicizia…). Credo davvero che una donna può, se vuole, redimere il delinquente più incallito e rovinare l'uomo più buono della terra. Sarò maschilista, ma sono portata a “comprendere” (non giustificare…) in parte certi comportamenti  degli uomini in chat. Dopotutto i seduttori compulsivi, i  “trombeur de femmes virtuali”col loro campionario di frasi ad effetto sempre pronto, i bugiardi patologici, ci sono sempre stati e ci proveranno sempre… ma sta a noi donne stopparli in una frazione di secondo e mantenere la nostra dignità. A me sembra, leggendo certi profili, che in chat gli uomini siano meno falsi delle donne; se vanno lì per rimorchiare, per una “conoscenza veloce”, quasi sempre non ne fanno un mistero, lo ammettono subito, anzi… mettono subito le mani davanti.

Le donne no, perse in un misto di ipocrisia e ingenue speranze…

Già dai profili sembra di essere al mercato : una vetrina di gnocche bionde, brune, rosse, alte, occhi a mandorla o da cerbiatta, blu, verdi, grigi e gialli... La vuoi Timida? Piccante? Passionale? Allegra? Ce n’è per tutti i gusti…
C’è la sognatrice… per la quale andare in chat equivale a mettersi il vestito della festa e poi scendere nella piazza virtuale a fare relazioni pubbliche per promuovere se stessa. Sono donne che vivono la realtà come pagine di un romanzo e ad ogni nick maschile assegnano il ruolo che hanno deciso debba svolgere, per poi scaricarli in una frazione di secondo appena il soggetto in questione dimostra di non volersi immedesimare nella parte…

Ci sono i “sepolcri imbiancati”, la categoria per cui provo più ribrezzo… quelle che vivono la loro vita pubblica in modo irreprensibile, mostrando un’aureola che cade non appena cominciano a muovere le dita su una tastiera, quando vien fuori l’anima oscura che sanno nascondere così bene a tutti. Certo è gratificante e magari divertente questo senso di onnipotenza che dà la possibilità di mettersi tante maschere, la possibilità di inventarsi  infinite vite con la protezione di un monitor e finalmente poter mostrare parti di sé temute, nascoste, desiderate. Magari per vendicarsi di un torto, o soddisfare voglie perverse… Ma a cosa serve? Tanto poi, quel che sei, con il tempo viene fuori... e la vita prima o poi chiede sempre il conto…

E le seduttrici ad oltranza…? Quelle che riempiono il profilo di foto tanto sexy quanto false, accumulano amici a decine, scelgono la preda, l’affascinano con le parole, tanto mistero e banale narcisismo…donne in realtà profondamente infelici col partner o malate di solitudine, eternamente alla ricerca di una conferma del loro fascino, consapevoli che nella realtà hanno raccolto solo fallimenti…

Ci sono quelle che vanno in chat solo per “conoscere belle persone”. Che ipocrisia! Tanto poi si sa che trovata la “bella persona”, il passo successivo è la verifica sul campo…. A queste credo si possa applicare un aforisma di Sacha Guitry che mi fa sorridere:"Ci sono donne che vanno dicendo con convinzione "Io non mi vendo" e giurano di non accettare alcuna proposta. Son proprio quelle che ti rovinano..."

E che svendita di donne solari! Solare...nel senso che prima o poi ti danno una sòla? Mi fanno ridere quelle che si definiscono “passionalesensibileaffettuosassoltutamenteriservatissima”…salvo poi trascorrere in chat tutta la giornata e gran parte della notte a parlare di quanto sia timida e introversa.

Ma la categoria che mi incuriosisce di più è di quelle che vanno lì a parlare dei propri problemi sentimentali, o familiari o sessuali. Io non ho tabù riguardo al sesso, ma non riuscirei a parlare con naturalezza con uno sconosciuto di qualcosa di tanto intimo e privato che credo debba rimanere una cosa da vivere e di cui parlare in due. Non so voi, ma tutto questo mi ricorda tanto il mercato centrale, quello del pesce, dove c'è abbondanza di cozze, scorfani e polipi ma finisce, che dopo una grande abbuffata, vomiti tutto.
Credete davvero che la chat sia il posto giusto dove alleviare la solitudine, condividere i problemi, avere comprensione? Lì non c'è educazione, etica, alcun pudore....tutto è messo in piazza, nascita, vita, lavoro, famiglia... e vivisezionato col nostro permesso.

Trovo triste e patetico cercare di annullare i propri problemi nel virtuale, risolvere i propri conflitti relazionali in un mondo fatto di fantasie e banalità. E mi fanno paura le emozioni spese male, quelle che ci rendono aridi e portano solo danni ad altri.

 Scrivere questo post mi è costato, non mi piace fare il giudice della vita e dei comportamenti degli altri. Ma a chi cerca di convincermi che la chat tira fuori l’anima più profonda delle persone, rispondo che tira fuori il peggio di noi, e che è difficilissimo trovare chi, nel passaggio dal virtuale al reale, ti conferma l’impressione data dietro il monitor, piuttosto si rischia di essere trascinati in una melma talmente fastidiosa da farti stare realmente male.

Fuggire dalla realtà è un bisogno comune a tutti, si passa la vita a fuggire da una situazione insostenibile, da un sentimento che cambiato nel tempo, da se stessi, da un luogo. Si fugge per cercare qualcosa di nuovo che ci emozioni, ci faccia sentire di nuovo vivi, che ci dia speranza, x azzerare i pensieri e sentirsi liberi. Ma è una fuga che può portarci lontani da noi stessi, rischiando di farci perdere il possesso di sè, cambiando radicalmente la vita e la socialità di chi ne resta invischiato.

Stanchi di lottare contro i nostri pensieri, tentiamo di scacciarli, in fuga verso un nulla affollato di fantasmi che raccontano storie che svaniscono appena dette.

Dovremmo chiederci cosa significa x noi la chat…o si rischia di passare la propria vita a sognare e inventarsi mille altre vite virtuali correndo il rischio fra qualche anno di rimpiangere le piccole cose reali che ci rendevano davvero felici.

Bisogna stare attenti - o ci dimentichiamo di vivere… veramente.

                               .................................................

I profili

...donne che si lamentano di abbandoni , di intimità ed amicizie troncate , di colloqui interrotti , e dell amaro in bocca , e di menzogne , di sparizioni ...
spesso sono profili ...

tra quelli chi svolazza in bloglandia ignoto , senza data di nascita nè storia , e cala sui blog di donne , rari i commenti e prolifici nelle messaggerie , pronti a cambiar d abito , spesso con più vesti contemporaneamente , figli della chat destri nel corrompimento delle identità vissuto come gioco e non come una frode ... quando non sian maschi che si fingon donne , o non donne che giocano da maschi ...

aperti a parlar di sè in messaggeria si guardano dal blog dove raccontar fatti o pensieri , chè a tener su la frode per mesi è cosa ardua , scansando l identificazione che nell altrove avviene con il blog e con gli amici , senza esporre al confronto ciò che narrano a ciascuna dettagliatamente ...

senza che ciascuno legga degli altri , senza scattar di notizie , e diffidenze e allarmi , senza subir reazioni a detti , e azioni o comportamenti , pronti a sparir senza passato , sciacalli di credulità e d imprudenza ...

(gentile regalo di occhiodivolpe)

 
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Ho uno specchio...

Post n°63 pubblicato il 03 Settembre 2009 da CHIARA975

Io ho uno specchio.

Bella scoperta direte voi… E no, perché io ho uno specchio speciale.

Non l’ho comprato, l’ho trovato per caso. Me lo sono ritrovato fra le mani senza accorgermene, ma ho capito subito che era diverso da tutti gli altri.

Inizio a specchiarmi tutte le mattine, e quello che vedo è una Chiara ancora un po’ sonnacchiosa, un pizzico svogliata e insoddisfatta…e lui è lì, pronto a suggerire, a incitarmi a far programmi per la giornata, a stimolarmi…Insomma, è uno specchio, non può muoversi, ma è come se mi desse una pedata nel sedere e mi dicesse…”smuoviti e vai…il mondo ha bisogno di te”.

Perché io a volte mi pongo obiettivi troppo alti, e quando non li raggiungo, mi sento una fallita. E le piccole gioie, non mi soddisfano più. Ogni tanto, qualcosa che mi ricordi quello che sono e quello che ho, che è comunque tanto…è necessaria, indispensabile.

Poi mi ci specchio durante il giorno, così…tanto per controllare che tutto proceda bene. Lo guardo, lo prendo un po’ in giro…lui mi guarda benevolo… mi fa l’occhiolino…ed io lo saluto con un sorriso.

A volte gli do uno sguardo prima di uscire, quando mi vede nelle peggior condizioni. Mi rimbrotta se il vestito è troppo audace, se la frangetta è troppo corta, se il trucco è troppo pesante e mi aggiunge anni…A volte è antipatico e dispettoso col suo essere sempre meticoloso, mai clemente e così diretto…. In realtà so che è imparziale, sincero e mi vuole bene….mi fido dell’immagine che mi rimanda e poi…quando mi pare di scorgere un’espressione arguta e furba, come se ammiccasse tutto contento…io gli perdono tutto. Anche gli… “etti” di troppo che mi fa notare.

A volte lo vedo così prezioso e unico che…mi prende la paura irrazionale che qualcuno o qualcosa possa rovinarmelo. Ma è uno specchio, e se lo rinchiudessi in un cassetto per proteggerlo da tutto…la sua vita, il suo esistere…che senso avrebbe?

Così mi limito a maneggiarlo con delicatezza, e a togliergli la polvere una volta la settimana. E godo del fatto che lui ci sia, che è la cosa più importante.

Ma è quando sono giù di morale e mi prende il magone che lui mi dimostra tutto il suo valore. Mi guardo in lui e lui mi rimanda un’immagine nuova di me, sconosciuta anche a me stessa. Quando mi specchio, sono costretta ad abbassare ogni mia corazza, ogni difesa e a guardarmi dentro in profondità. Mi dice che non devo avere paura di essere quella che sono, e il vuoto che spesso sento dentro di me in realtà è solo una zavorra che mi trascino dietro da troppo tempo e di cui non ho più bisogno, e che non devo cercare altrove quello di cui ho bisogno, è già tutto dentro di me.

Mi guardo attraverso lui e vedo una donna che fa le cose solo se ci crede, testarda e cocciuta nelle sue speranze, inquieta e dalle mille facce, una che ama lealmente ed è vera, assurdamente vera sempre.

Lui non saprà mai quanto sia cristallino...e quanto le nostre anime si somiglino.

Io ho uno specchio in cui mi rifletto, corpo e anima.

Anzi ….no. Avevo.

Avevo uno specchio speciale, unico. A cui devo molto. Che mi ha dato molto.

Mi conosceva dentro, mi capiva, mi leggeva fra le righe.

Mi insegnava le cose, senza averne consapevolezza.

Era complice, alleato e benevolo.
Riflessa in lui, mi sentivo forte. E splendida.

In un momento di rabbia e di dolore, l’ho rotto.

Come tutti i gesti dettati dall’agitazione, dallo stress, dalla paura… ha lasciato uno strazio, un indefinibile senso di vuoto, tanta nostalgia e tristezza.

Perché anche se mi ha ferita, gli vorrò bene, sempre e comunque.

E spero che senza di me, stia meglio.

                                  .........................................

 

Queste parole le ho scritte qualche tempo fa. 

Le dedico a tutte quelle persone che da sconosciute sono diventate presenze importanti nella nostra vita.

A chi ci è stato vicino in qualche modo, come amico/a o come compagno/a.

A chi ci “rimanda” la parte migliore di noi, a chi ci regala leggerezza e sorrisi in abbondanza e sa appianare le salite nel nostro cammino.

Ed a chi, strada facendo, perdiamo. Non per cattiveria, ma per distrazione….

Ed a chi lasciamo andare…per autodifesa, perché in quel momento pensiamo che sia la cosa migliore da fare, perché quando le cose ti feriscono preferisci passarci in mezzo piuttosto che girargli le spalle…..

 

 
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Vacanze e sogni...

Post n°62 pubblicato il 28 Agosto 2009 da CHIARA975

Anche per quest’anno le mie non-vacanze sono finite. Sono tornata a casa più stanca della partenza. Ma è andata così e non mi lamento. Credo, comunque, di aver lasciato piccoli ricordi piacevoli a chi è stato in mia compagnia. E questo mi fa stare bene.

Il fatto è che adoro vedere posti nuovi, ricerco con avidità città diverse e persone “differenti” che mi insegnino qualcosa, ed è già qualche anno che non riesco a fare quello che vorrei. E questo mi mette addosso un po’ di malinconia. Non mi piace il mare, le spiagge affollate, “fare le vasche” lungo il corso di qualche località turistica e tutte le cose che presuppongono una “stanzietà”.

Il mio viaggio inizia già qualche giorno prima, quando c’è un intenso scambio di sguardi fra me e la valigia, mi prende quell’ansia positiva e, trepidante, mi proietto all’imminente partenza.

 E’ strano a dirsi, ma ogni partenza, è per me un rinascere. Mi sento più leggera, con la testa sgombra e vagabondante, in una condizione di apertura verso l’incognito, verso tutto quello di nuovo che mi aspetta. Senza paure, né riserve.

Devo ringraziare di questo i miei genitori, che alle mie richieste di intraprendere piccoli viaggi, anche da adolescente, non si sono mai opposti. Tutt’altro. Mia madre, da…”sicula con la mente da svedese” mi ha sempre detto “Vai!”, senza darmi il tempo di riflettere,accompagnando la frase con l’apertura della porta….

Sono cresciuta sentendomi ripetere fino allo sfinimento che un viaggio insegna più di 100 libri….

Mi divertono gli aeroporti o le stazioni, dove mi immagino vite nascoste tra valigie e zaini, dietro occhi celati dagli occhiali scuri, i sottintesi dietro una frase ascoltata per caso, basta un capo di abbigliamento che mi incuriosisce per accendermi in un gioco di fantasie…..

Ricordo il mio primo viaggio da sola, avevo 17 anni e la Toscana che mi aspettava.

Ricordo ogni discorso fatto con i miei compagni di viaggio, quasi un giorno in treno passato a parlare di astronomia, di religione, di scuola e di amicizie. Era la prima volta che mi allontanavo da casa completamente da sola e provavo un brivido strano, di piacere e di paura insieme, quell’ebbrezza complicata e fervida che si vive solo a quell’età.  Da allora, ogni partenza trasforma la mia vita in un foglio bianco pronto a registrare ogni sorpresa, ogni stimolo, ogni nuova sensazione data da un paesaggio diverso o dall’incontro casuale con uno sconosciuto.

E devo ammettere di essere stata fortunata, perché in viaggio ho incontrato persone che mi hanno sempre aiutata, consigliata o semplicemente accolta con semplicità e calore. O addirittura protetta, quando la mia giovane età e la mia timidezza, mi procuravano un imbarazzante turbamento per la forzata intimità con dei perfetti estranei.

Ma viaggiare aiuta anche in questo, ad abbandonare le nostre vite molto protette e a metterci in gioco, allontanare i nostri limiti, scoprire e scoprirci.

E richiede anche coraggio, perché c’è il rischio di non ritrovare, al ritorno, quello che avevamo lasciato. Ma bisogna trovare la forza di rischiare, perchè per imparare a camminare da soli nella vita occorre accettare certe sfide, provare col distacco la solidità di un rapporto, e poi fidarsi….

Credo che “ci piaceremmo” tutti di più se partissimo per un viaggio, non importa dove, ma portando con noi solo il necessario, vivendo con pienezza e curiosità il luogo nuovo che ci accoglie, mettendo a  fuoco la diversità dei luoghi e delle culture, senza essere schiavi delle abitudini o delle cose, senza riserve, rispettando la natura, l’armonia del posto, scelte e persone magari insolite, e solo con la voglia di lasciarsi penetrare dallo spirito di un luogo che vuole incontrarci.

Come entrare in un grembo nuovo.

Ho un sogno che vorrei realizzare, anche se aspettando ancora un po’, rischio di farlo con la badante appresso…Un lungo, lunghissimo viaggio in moto.

Se viaggiare è come riscoprire il mondo con gli occhi del bambino che eri e ancora, forse, potresti essere…con una moto è ancora più fantastico, perché con una moto il viaggio si vive ancora più profondamente.

Avete mai provato il senso di libertà che regala una corsa in moto? La velocità, quel senso di “sospensione” dalla realtà, l’ebbrezza del vento con cui ti scontri… per me non esiste di meglio. Ogni volta che salgo su una moto, stranamente mi accorgo di essere felice. Respiro un pezzo di mondo che sento mio.

Se poi si viaggia abbracciati alla persona che amiamo, stretti stretti, affidandoci a lui e chiudendo gli occhi…beh, sono brividi così intensi che si ricordano per la vita!

Per ora, mi limito a sognarlo questo viaggio: passo dalle montagne alle scogliere in un attimo, dai caldi colori dell’India a quelli dell’Artico in un batter di ciglia, un minuto mi muovo con facilità nei canyon dell’Arizona e quello dopo nelle affollate città giapponesi. Riesco perfino a sentire gli odori…. Mica facile, roba da Università del sogno!

C’è un proverbio arabo che mi torna in mente spesso, dice “ Chi non viaggia, non conosce il valore degli uomini.” Mi sa che ha proprio ragione….

 

 
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Quanto dura un amore?

Post n°61 pubblicato il 23 Maggio 2009 da CHIARA975

Quanto dura un amore?

Quanto dura un affetto, un sentimento, un legame?

Non ce ne rendiamo conto sempre, ma tempo e amore camminano insieme. A volte vicini e solidali come compagni, altre invece paralleli e opposti, pronti ad ignorarsi. Altre ancora, si rincorrono in fila, come due vagoni dello stesso treno….

Io sono una che osserva, curiosa di imparare e sperimentare, e a cui poi piace dar forma alle emozioni scrivendone. Una che racconta con sincerità quello che sente, e quello che gli altri le insegnano vivendo. Però non mi piace parlarne, definire l’amore; non credo sia cosa facile delimitare in una frase un concetto così ricco di sfumature. Preferisco di gran lunga prestare attenzione ai segni che i sentimenti lasciano dentro di noi, piuttosto che imprigionarli nelle parole.

E come si può parlare di sentimenti senza legarli al tempo? L’amore e il tempo sono due equilibri in bilico costante: al tempo chiediamo di diventare amore, all’amore domandiamo di trasformarsi in ore e poi in giorni, possibilmente in anni….E così si confondono e si fondono, diventano complici o nemici, affiatati o in lotta, continuamente.

Il tempo trasforma l’immagine che abbiamo dell’amore e l’amore si diverte a stravolgere la nostra percezione del tempo. Perché certi sentimenti ci fanno crescere, ci fanno capire veramente chi siamo e mentre ti confronti con l’altra persona la vivi, la conosci e diventi parte della sua vita.

Si comincia da bambini, quando ti innamori del compagno di scuola e ti dicono che “sei troppo piccolo, cresci e passerà”.

….Passerà…?

E i giorni passano, tu diventi grande e quel vulcano che hai dentro continua a crescere.

Diventi adolescente e il compagno di scuola lascia il posto al ragazzo incrociato in piazza, al mare, nelle sere con gli amici. Ti monopolizza i pensieri ma tutti ti dicono che è solo un’infatuazione, che è ancora presto per parlare di amore. Ti dici che avranno ragione loro, che hanno più esperienza in fatto di sentimenti, che è giusto aspettare…..

Poi incontri la persona che credi quella giusta, unica e speciale. Ed allora ti dicono che se è un amore…ne esci in due mesi, se è un bell’amore in due anni, se dura di più…è l’amore che ti cambia la vita.

Ancora tempo e amore che s’intrecciano.

Il tempo mette tutto in discussione, ti fa scoprire il valore di certi sentimenti, l’amore rompe gli schemi, le tue sicurezze, sperimenti te stesso in una nuova dimensione. Dal momento in cui ti innamori non sei più lo stesso, metti il tuo futuro e la tua felicità nelle mani di un'altra persona, l’amore ti cambia ed è come rinascere, si riparte ogni volta da zero. Per questo il tempo è il comune denominatore di ogni sentimento, il suo banco di prova.

Come si può valutare un affetto, misurare la bellezza di un sentimento se ci fermiamo a giudicare solo il suo presente? Si può solamente percepire osservandolo nei molteplici cambiamenti a cui il tempo lo sottopone. E non sarà mai uguale.

…E quando si capisce davvero se un sentimento è destinato a durare, a vincere le inevitabili sfide del tempo?

Magari si potesse! Avessimo la chiave per vedere il futuro, ci eviteremmo di prendere un sacco di cantonate. Tante e tante sono le ragioni e le chiavi che possono aiutarci a capire, e sono tutte molto soggettive. Ma….quando ti perdi a guardare tutti i particolari di lui/lei, pian piano ne scopri i limiti e, nonostante ciò, non puoi pensare né desiderare altro. Che magari preferisci anche litigarci…piuttosto che fare l’amore con un altro. Quando leggi nei suoi occhi sincerità, dolcezza e tenerezza, sostegno e non solo passione. Quando conosci qualcuno che conserverà sempre la sua libertà rispettando la tua anche scegliendo l’impegno del cuore e della vita quotidiana, insegnandoti ad essere libera emotivamente, di pensiero e d’anima. Quando capiamo che il tempo non va subìto ma vissuto come una opportunità, pregustando come i mesi e gli anni cambieranno chi amiamo, quante cose nuove ci saranno dentro di lui/lei, quante conoscenze, immaginando come sarà e come saremo… scoprendo in noi la voglia di metterci in sintonia con ritmi diversi, e sentirci ugualmente pieni di vita, realizzati e felici, con la caparbia volontà di inventarci ogni giorno per non cadere nella facile trappola della noia.

Perché ricordiamoci sempre che sentimenti e tempo si guardano l’un l’altro e si fanno l’occhiolino, ma…se vuole…il cuore li frega entrambi e vince lo stesso.

 
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Cara mamma.....

Post n°60 pubblicato il 09 Maggio 2009 da CHIARA975

Una donna può essere mille cose, e rimane sempre una DONNA.

Una donna può darsi a mille uomini, e rimane sempre e solo SUA.

Finchè non diventa madre.

E all’improvviso capisce che la sua vita non è più tutta sua, che ormai sarà legata a quella di suo figlio in ogni suo respiro, in ogni sua emozione.E da quel momento vivrà con gli occhi spalancati, le orecchie e il cuore sempre di sentinella. E sarà un misto di paura e fatica. Paura che il bambino si ammali, di non avere denaro a sufficienza, di dar poco o troppo, di non ripetere gli stessi errori dei nostri genitori, paura di dover rinunciare a vivere come prima, di non poter più disporre del proprio tempo, paura per la propria salute…perché lei è necessaria al suo bambino.

Non esiste genio né condottiero che non sappia che non c'è battaglia più difficile di crescere un figlio.

Dal giorno in cui abbracciamo nostro figlio, sappiamo che ci aspettano preoccupazioni infinite, l’ingratitudine e l’ostilità adolescenziale, inquietudini e delusioni e ribellioni…ma anche le impagabili gioie dell’essere il primo punto di riferimento di un altro essere umano

Ma li amiamo più di noi stessi, perché sono la nostra parte più nobile.

Domenica è la festa della mamma, e vorrei ricordare così la mia, anche se non leggerà queste righe e non avrò mai il coraggio di dirle che ho dovuto aspettare di diventare anch’io madre, per capire la sua grandezza….

Ho trovato questo video sul web, che mi ha divertita molto. E' tutto quello che dice una madre in 24 ore, condensato in 2 minuti e 55 secondi.

Mi chiedo: ma siamo davvero così rompine???

 

 

“Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall'altro quanto l'essere incinta. Una madre è raddoppiata, poi divisa a metà e mai più sarà intera. “ Erica Jong

P.S. Un abbraccio a chi ogni tanto si affaccia su questo blog dal proprietario spesso assente...

 
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le persone sono opportunità....

Post n°59 pubblicato il 09 Marzo 2009 da CHIARA975

Stamattina mi chiedo perché persone che hanno un’importanza marginale nella nostra vita, o addirittura nessuna, vedono in noi quella scintilla di grandezza che ci rende diversi e forse migliori rispetto ad altri.

E chi invece amiamo di un affetto sincero e profondo, non vede nulla…..

Bisogna davvero andar via per sentirsi apprezzati?

Bisognerebbe ricordarsi che le persone sono opportunità…e quelle che lasci tu, le prende qualcun altro.

(o si rischia di passare il resto della propria vita a rimpiangerle).

 
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Dicono di me..........

Post n°58 pubblicato il 01 Marzo 2009 da CHIARA975

Dicono di me che credo a tutto quello che mi dicono.

Che non riesco a non essere sempre sincera.

Che non so nascondere ciò che sento.

Che sono esageratamente, impietosamente, selettiva nelle mie amicizie.

Che dovrei volermi un po’ più bene.

Che scappo davanti alle carezze, come un cucciolo ferito.

Che raramente mi confido con qualcuno, e ancor più raramente ho aperto il mio cuore.

Che mi piace divertirmi, mi piace ridere e far ridere, non prendermi troppo sul serio… perché vorrei creare dentro e intorno a me serenità … ma a volte esagero, e nei momenti meno opportuni.

Che trasmetto la mia stima e il mio affetto, ma a volte sono autoritaria, possessiva e rompina.

Che sono buona, generosa, sensibile ed affettuosa, femminile, dolce, intelligente, simpatica, brillante, paziente ed affidabile, comprensiva ed altruista, onesta e coerente, che non faccio mai agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me…in pratica, una fallita.

Che credo ingenuamente che ogni buona azione ha sempre un ritorno.

Che sono difficile, a volte strana, complessa, in ritardo con la vita, profondamente insicura, che mi sento sempre fuori posto, che spesso penso una cosa e ne esce fuori un’altra….

Che mi sminuisco sempre.

Che io sono il peggior nemico di me stessa.

Che non mi perdono mai i miei sbagli.

Che non riesco a nascondere le mie debolezze….ma so ironizzarci e ridere sopra abbastanza bene da non diventare patetica.

Che qualunque cosa faccia, la faccio mettendoci la testa, la pancia, l’anima, il cuore e le frattaglie.

Che sono coraggiosa e se credo in qualcosa, vado avanti come un panzer.

Che sono una donna che non apprezza i complimenti, che se ne riceve uno si stupisce, come una bambina diventa rossa e abbassa lo sguardo, vergognandosene.

Che sono troppo passionale ed istintiva.

Che mi accendo facilmente, e quando succede viene a galla la mia precedente reincarnazione in uno scaricatore di porto.

Che sono spigolosa e scontrosa, amabile e tenera….a fasi alterne.

Che basta davvero poco per deprimermi e farmi vedere tutto nero (ndr: ma basta una telefonata o un sms di una bella persona, piena di affetto, intelligenza e simpatia…o una canzone di  Bruce Springsteen...e mi passa tutto in un nanosecondo ).

Che ci sono persone a cui non riesco a non voler bene per sempre, anche se mi hanno graffiato a sangue il cuore.

Che mi bevo ogni sorta di tradimento, bugie, scuse, giustificazioni, subitanei voltafaccia…consapevolmente, perché, stupidamente, amo.

Che una come me, non cambia neppure volendo.

Queste frasi mi sono state ripetute parecchie volte in pochi giorni, da svariate persone. Evidentemente c’è qualcosa di vero.

Forse in me c’è davvero qualcosa di sbagliato in questo periodo.

Ma siccome non mi piace fare la lagnona, l’eterna insoddisfatta, l’autodistruttiva per troppo tempo… ho deciso di fare come gli aquiloni.

Che volano più in alto quando hanno il vento contro, piuttosto che a favore.

 
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Nessun gioco di parole se in gioco c’è la vita.

Post n°57 pubblicato il 04 Febbraio 2009 da CHIARA975

Quando diedi alla luce mia figlia il parto si presentò all’improvviso problematico, per cui si decise di sottopormi ad un intervento d’urgenza. Qualcosa andò storto, ed io entrai in coma. Per qualche giorno, io “dormii”. Per tutti io ero senza coscienza, ma in realtà sentivo i medici che si sforzavano di svegliarmi, sentivo mia madre che chiedeva incessantemente “perché?”, sentivo il dolore e le carezze. Ma il mio corpo si rifiutava di rispondere ai comandi della mente. Anzi, stavo così bene che, forse, non desideravo affatto che questo avvenisse.

Capita nella vita di essere felici senza saperlo, e di vedere rovesciata l’esistenza in un attimo. Un incidente o una malattia, ad un certo punto prenderà per te la faccia del destino…E ci si scopre all’improvviso inermi, umiliati dall’aver bisogno di assistenza costante, bisognosi ed alla mercè di persone estranee….

Ho visto oggi al TG dell’ultimo trasferimento di Eluana Englaro. Il viaggio che la porterà quasi sicuramente alla morte.

Quello che mi è successo non è neppure lontanamente paragonabile al suo dramma, ma me lo fa sentire lo stesso molto vicino.

Mi risuonano in mente le parole del padre, che non riesco proprio a mandar giù. Affermava nell’intervista che difende per sua figlia il diritto a lasciare che la vita segua il suo “corso naturale”. Senza interventi esterni, né accanimenti terapeutici. E che non si tratterebbe, nel suo caso, di eutanasia né, tanto meno, di omicidio.

Allora, per favore, qualcuno mi spieghi esattamente di cosa si tratta perché io non accetto questa versione.

Eluana è stata riconosciuta una disabile grave, ma non è una malata terminale perché respira senza l’ausilio di nessuna macchina. Il suo cervello non si è mai spento, c’è una leggera attività cerebrale, ha il ciclo mestruale, assimila ciò che le viene somministrato. Alterna periodi di veglia e altri di sonno, ha sempre presentato risposta ai sintomi del dolore. Non le viene praticata alcuna terapia medica oltre la somministrazione di alimenti. E’ stata curata e vegliata costantemente e con affetto dalle suore di un istituto religioso, senza alcun onere da parte della famiglia.

In mancanza di una legge che approvi il testamento biologico, che affermi in modo chiaro ed inequivocabile chi e come deciderà della nostra morte nel caso di una “non-coscienza”, come si può assistere inermi, con freddezza e distacco all’esecuzione (perché di questo si tratta) di un essere umano?

Io credo che la vita del padre di Eluana sia diventata mostruosamente dolorosa dall’attimo dell’incidente che ha trasformato la vita di sua figlia. E penso che nessuno di noi possa pienamente capire lo strazio di vedere una figlia, una persona che abbiamo amato infinitamente, ridotta ad un vegetale. Ma credo pure che un padre deve difendere la vita dell’essere che ha generato, accompagnarla con amore nel momento in cui il suo corpo si spegne…non anticiparne la fine se questa tarda ad arrivare.

Anche se Eluana avesse in qualche modo manifestato la volontà di non essere mantenuta in vita artificialmente, e pur ammettendo che, in un barlume di lucidità, preferisca la morte ad una vita  in queste condizioni….non è altrettanto atroce toglierle l’alimentazione e condannarla in questo modo ad una fine crudele, che solo la sedazione che gli verrà somministrata maschererà come un gesto d’amore?

E a noi che difendiamo i diritti di tutti, cardine di ogni società civile, chi dà il diritto di decidere di una vita, forse imperfetta, ma a suo modo sempre utile?

E se il “diritto ad una morte naturale” nascondesse in qualche modo il nostro egoismo e l’incapacità ad affrontare una croce troppo pesante da portare?

E se in nome della "qualità della vita" s'insinuasse il seme di una sottile, nascosta, intolleranza verso i disabili?

E cosa insegneremo domani ai nostri figli? Che per assicurare agli handicappati, a chi non è in grado di provvedere autonomamente alla sua vita, ai più fragili, una vita migliore... invece di migliorare le loro condizioni di vita e circondarli di amore... bisogna solo scegliere in che modo eliminarli? Sarebbe una cultura di morte...

Spero che il silenzio, la solidarietà e il rispetto per i protagonisti di questa tragedia rendano meno tragica la fine di questa vicenda… per poter credere che, nella vita, tutto abbia un senso.

 

 
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Post N° 56

Post n°56 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da CHIARA975

Quest’anno per me è passato in un secondo. Giorni frenetici, pieni di cose da dover fare, piuttosto che di voler fare. Ma mi accorgo che, finalmente, il tempo va con me, non contro di me.

Stranamente, ingenuamente…ho fiducia al domani.

Ora sono più calma, dedico più tempo alla vita sociale, faccio una cosa alla volta. L’ambizione resta…ma è mediata dal cuore e dalla testa.

Voglio augurare un felice e sereno Natale a tutti quelli che, come me,  hanno dovuto accettare l’idea che nella vita non si può fare tutto, ma cominciano a capire che non c’è niente di male nell’essere normali.

Auguri a chi sa che esiste l’affetto donato, libero da ogni pretesa….anche se non l’ha mai conosciuto.

Auguri a chi sa che non è il conto in banca che fa grande un uomo.

Auguri a chi non si accorge che la serenità sta dietro l’angolo, ed è fatta di piccole cose… perché la vita è fatta così…un insieme di bene e male, e come prenderla spesso dipende solo da noi.

Auguri a chi crede alla magia del Natale e soprattutto a chi non riesce a viverlo ogni giorno.

Auguri a tutti quelli che amo, e che sanno quanto li amo.

A chi passa da qui, vi stringo in un forte abbraccio e con sincerità auguro…     

Buon Natale e Buon 2009 a tutti voi.

Che possa regalarvi momenti di serenità

e la semplicità degli affetti sinceri che riscaldano il cuore.

                                                

                       

 
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Frammenti che passano veloci....

Post n°55 pubblicato il 13 Dicembre 2008 da CHIARA975

Ogni tanto mi  arrivano in regalo parole, pensieri che mi stuzzicano. E questi pensieri li faccio miei, perché sono importanti e decido che non è giusto lasciarli lì, muti, ma bisogna dar loro  respiro, farli crescere, spingerli giù fin dentro al cuore e alla pancia perché portino frutto…

Come i ricordi.

Istanti che la vita cristallizza in qualche forma…

I ricordi fanno parte di noi, che lo vogliamo o no. È naturale ricordare, a volte impossibile non farlo. Ci sembra che stiano lì, nascosti in qualche angolo del cervello, a prender polvere…e invece sono vivi, forti, basta un niente e ricominciano a toccarci l’anima. Basta così poco a volte... un nomignolo, un profumo, la sagoma di un corpo, un’espressione. Viviamo, corriamo, amiamo, pensiamo a tutt’altro e loro balzano fuori all’improvviso, facendoci crollare addosso una montagna di malinconia.

C’è chi li vive con un’intensità spaventosa. Chi si fossilizza sul passato, rischiando di perdersi tutto il presente. Chi li idealizza a tal punto da non riuscire a vedere più nulla con lo stesso splendore. Ma non è tutto oro quel che luccica.

Il tempo ci aiuta a superare le delusioni, a vedere le cose da un nuovo punto di vista. Lo spirito di sopravvivenza, invece, ci aiuta a fare pulizia mentale, scartare i brutti ricordi e tenere solo quelli belli.

Anni fa, credevo che legarsi ai ricordi fosse solo l’inutile, amaro piacere di farsi del male.  Io che ho sempre messo la mia mente davanti a tutto, sempre proiettata in avanti, credevo che portarsi appresso i ricordi fosse come legarsi un aratro dietro.

Ed avevo organizzato il mio archivio mentale in questo modo: le cose brutte le mandavo in scadenza dopo qualche mese, e venivano cestinate insieme a chi mi aveva deluso, che veniva anche etichettato come “stronzo”. Perché chi si vuole bene, dovrebbe cercare sempre di reagire alla brutta fine di una relazione o di un’amicizia. E soffocare un bel ricordo con uno brutto, è una delle soluzioni più immediate e semplici. Riuscendoci…

Tutto quello che restava invece, quello che ritrovavo con tenerezza, con gioia, con una goccia di nostalgia, entrava, ed entra, a fare parte del mio bagaglio di esperienze a cui attingo ogni qualvolta mi trovo di fronte a situazioni simili, o quando sento, più forte del solito, il bisogno di ritrovare le mie radici.

Pian piano, ho capito che il passato ci segna e non è così facile da dimenticare, così come chi ha condiviso momenti importanti e decisivi della nostra vita. Compagno/a o amico/a che sia. E se la persona l’hai ancora dentro, l’hai amata, allora il ricordo diventa forte, quasi prepotente.

I ricordi ci dicono sempre qualcosa di noi, di noi e di coloro che li hanno vissuti con noi, perché ogni cosa che facciamo è diversa per intensità, per come reagiamo o per come la viviamo, a seconda delle circostanze o di chi abbiamo accanto.

Così come la maggior parte delle gente che incontri passa senza lasciare un segno, esistono persone che ti si spalmano nell’anima, che si conficcano nel cuore e non sloggiano più. Un po’ perché sono loro a volerlo, e un po’ perché siamo noi che lo desideriamo.

Questi “soggetti” sono i più pericolosi. Perché, se da una parte, sono quelli che hanno la capacità di scaldarci il cuore, di dare un senso a quello che facciamo, di farci sentire vivi, dall’altra c’è il rischio che riescano a ferirci, a farci del male, a farci perdere la fiducia anche se ormai viaggiano lontano da noi.

E poi ci sono i ricordi dolorosi, quelli che non hanno tempo: immobili, enormi, mille volte più forti della capacità di dimenticare, che restano lì come pugnali conficcati nel cuore, inesorabilmente. E sai che non basterebbero mille vite a cancellarli. Sono la perdita di una persona cara, un abbandono che non riusciamo a metabolizzare, amori sbagliati, cattiverie gratuite a chi non le meritava affatto, cose di cui ci vergogniamo o lontane rinunce…Sarebbe bello avere una chiavetta dei ricordi e spegnere tutte le cose spiacevoli che la memoria conserva.

Ma per crescere, bisogna commettere errori e accorgersi di ciò che abbiamo fatto. Senza ricordi non potremmo mai sapere chi siamo, e come siamo diventati ciò che siamo, perché è su di loro che costruiamo il nostro presente, ogni giorno.

A volte per soffrire un po’ meno, basterebbe elaborare i ricordi traumatici dando un senso alle perdite subite, accettare le sconfitte o i sensi di colpa, capire che l’umiliazione che proviamo è un incidente di percorso e trarne un nuovo insegnamento. Non si rimuovono i ricordi dolorosi, ma si incomincia a guarire…

E la consapevolezza del possibile dolore (nostro o altrui) ci renderà, se abbiamo rispetto della vita e dei sentimenti, più cauti ed attenti nella nostra vita.

Certo si soffre, ma è un bene che sia così. Perché significa essere in grado di ascoltare se stessi e di vivere il presente con una buona dose di ottimismo. Perché è bello, e confortante, sapere che dietro di noi c’è una storia, la nostra minuta e piccola storia. E poi credo che cancellando così tanti momenti brutti, troppi ricordi belli perderebbero il loro significato.

Certo sarebbe bello dimenticare il dolore e il male…però che esseri saremmo? Se tutto ci passasse sopra e scivolasse subito via come l’acqua sull’impermeabile..che cosa saremmo? Le gioie avrebbero lo stesso sapore? Non credo…E’ come fare un gol a porta vuota: vai in campo da solo e gioisci perchè fai gol? No. Troppo facile…Vuoi mettere fare un gol alla Maradona partendo da centrocampo e bevendoti mezza squadra?

Se mi guardo indietro, vedo una donna fortunata, perché come tutti, ho tanti ricordi che mi hanno ferita ma quelli felici sono molti di più. Se non ne parlo, è solo per il mio esagerato senso del pudore. Ma so che se cancellassi  quelli dolorosi, non avrei la speranza di trovare qualcosa di diverso, e quindi di arricchirmi.  Che questa ricchezza mi faccia male o bene non so. Impoverirmi non potrà di certo.

Fra poco inizierà un nuovo anno. Sarebbe bello se tutti sorridessimo ai nuovi ricordi che verrano…

 

 
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Caro diario....

Post n°54 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da CHIARA975

  .....mi sono rotta!

Si, sono stufa. Devo liberarmi di qualche peso.

Devo smetterla di cercare di farmi comprendere e comprendere sempre gli altri. Famiglia, amici, estranei che in qualche maniera fanno parte della mia vita…agiranno sempre in  qualche modo di cui mi sfuggirà a volte la logica. Devo imparare a farmi scivolare le cose addosso, a non impormi inutili sofferenze solo perché qualcuno fa cose che non sono in grado di capire.

Aspettare che gli altri, anche chi mi vuol bene, capiscano sempre quel che mi passa per la mente e i motivi che determinano i miei stati d’animo è stato, credo, un segno di immaturità.

Devo smetterla di sentirmi offesa da certi comportamenti che non mi piacciono, se questi, dopotutto, non mi fanno alcun male.

Perché quello che non capisco, o non accetto, non è sempre un’offesa alla mia persona.

Ho capito che si può essere molto vicini, si possono condividere molte idee e molti sentimenti, ma in realtà ci si conosce soltanto in superficie e la realtà più profonda di ogni essere umano è, e dev’essere, rigorosamente off limits per chiunque altro.

Sai diario, a volte mi pare che ci sia un'altra me che faccia questi sbagli. Perchè la Chiara che tu conosci sa bene com'è assolutamente importante il rispetto reciproco e il diritto di ciascuno all'intimità personale, e che nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a sottostare all'obbligo di spiegarsi continuamente, altrimenti i vincoli affettivi diventano troppo tesi e rischiano di trasformarsi in catene.

Strana la realtà, e ammettere che spesso si appare o ci comportiamo per quel che non si è.

Ed io mi sono davvero rotta di questa mia insicurezza, della fragilità, del mio bisogno di “manifestare” ogni sentimento, che mi porta spesso a considerare mentalmente chi voglio bene come una mia proprietà personale. Anche se li amo, se li rispetto, se fanno parte in qualche modo della mia vita, questo non mi fa diventare il loro giudice….spingerli a fare sempre quello che a me pare “giusto” mi trasforma, mio malgrado, in un’oppressione da cui, ragionevolmente, si desidera solo scappare.

Non voglio più spaccare il capello in quattro, valutare, analizzare, vivisezionare, giudicare e interpretare.

Molto meglio apprezzare il buono di ognuno, agire e amare, e godere del fatto che esistono.

Come dici?...Che a volte dimentico tutto questo perché sono un’eterna insicura?

Si, mi sa che hai ragione.

Ho creduto per tanto tempo che io valessi per quello che davo, cercando il mio valore confrontandomi continuamente con gli altri. Mi misuravo con gli altri, decidendo poi il mio posto nella scala. Ho sempre cercato il riconoscimento altrui, altrimenti mi sentivo smarrita…

Individui a me lontanissimi per mentalità, carattere, principi, comportamenti, con cui mi sono misurata credendoli stupidamente migliori di me. Tutti.

Perché l’autoconfronto è pericolosissimo. Quasi sempre se ne esce sconfitti. E la propria autostima va a farsi benedire.

Come dice quella pubblicità…”Perché io valgo”. Ecco, d’ora in poi io dirò a me stessa che valgo.

Io valgo, e basta.

Basta essere compiacenti, basta sentirsi perennemente sotto esame, basta comportamenti spettacolari per conquistare l’approvazione, la stima o l’amore di qualche persona.

Voglio essere degna dell’affetto di chi è importante per me, per quel che sono.

Ed a cui so che posso, e voglio, dare tantissimo,  senza bisogno di inventare scuse per farmi amare... senza la necessità di sollecitare risposte.

Anche perché, caro diario, comincio finalmente a capire che io non “brillo” per qualità speciali….apparentemente non brillo.

Ma quando voglio, e con chi voglio, sono un diamante.

 
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Post N° 53

Post n°53 pubblicato il 26 Settembre 2008 da CHIARA975

Io non piango.

Cioè…non piango davanti agli altri.

Però non mi ero mai resa conto di questo.

Per me è così naturale nascondermi quando ho voglia di piangere….

E forse è proprio questa la cosa che mi ha fregato nella vita.

Qualche mese fa ho avuto un incidente. Ero un po’ ammaccata e preoccupata, su una sedia a rotelle in un angolino del pronto soccorso e, mentre tutti erano distratti da problemi ben peggiori, io mi sono accorta di avere le guance bagnate…stavo piangendo.

Lì…completamente sola, la rabbia e i dolori hanno trovato una via d’uscita.

Quando mio marito è venuto a prendermi, mi sono accorta che mi guardava in modo strano. Dapprima  non capivo, poi all’improvviso l’illuminazione: dopo tanti anni insieme, era la prima volta che mi vedeva piangere.

E credo davvero che sia l’unico uomo che mi abbia visto con gli occhi lucidi.

Non mi piace piangere. Ma ammetto che le facce delle donne che piangono diventano davvero potenti. A volte sono di una bellezza terrificante.

Dev’essere per questo che fanno paura agli uomini. Qualsiasi uomo credo sopporterebbe eroicamente un dolore per qualcosa per cui crede, ma nessuno sopporta la vista di una donna che piange.

Il pianto è una forza centrifuga e centripeta insieme, libera ogni genere di sentimenti ed emozioni.

E’, a volte, ricattatorio. Perché una donna che piange e singhiozza, diventa terribile. E’ un’arma di difesa o di seduzione. Può essere isteria, dolore lacerante o gioia infinita.

Ma io non ci riesco.

Io preferisco sorridere. Tutte le volte che posso. A volte, a oltranza.

A costo di sembrare stupida, superficiale, idiota.

Non so bene quando ho iniziato. Come tutti, ho avuto i miei problemi, i miei dolori, le mie ansie e le mie cocenti delusioni.

E queste, pian piano, mi hanno insegnato quali sono le cose davvero importanti nella vita.

Il sorriso è stato una dolce scoperta.

Orgoglioso. Liberatorio. Terapeutico. Contagioso.

Una bella sfida a volte. Perfetto per chi, come me, non ama le cose facili.

Perché richiede di guardare in faccia la realtà e non farsi spaventare.

Non è che ci riesca sempre, anzi... Ma ci provo testardamente. Credendoci profondamente.

Io credo profondamente nei sorrisi, e nei sorrisi mi apro….

Sorrido perché so di donare serenità, che mi ritorna centuplicata.

Sorrido per nascondere i miei dolori ed evitare inutili sofferenze a chi mi ama.

Sorrido perché odio chi si atteggia a patetica infelice invece di smuovere il didietro e vivere davvero.

Sorrido dei buffi spettacoli offerti gratuitamente dal genere umano.

Sorrido perché è bello imbattersi in qualcuno che tira fuori il bello che hai dentro, compresi i pensieri positivi.

Mai pianto di gioia, e quando sono felicissima, rido a crepapelle.

Perché so che tutto quello che mi circonda c’è adesso, ma domani potrebbe non esserci più. Nessuno sa quanto è lungo il nostro cammino.

So che fra un dubbio e una certezza, tra la debolezza e la forza, tra il dolore e la gioia…c’è un piccolo spazio che spesso è facile colmare con un sorriso.

E allora provo con un sorriso, magari timido, magari mandato con una mail, con un sms, con uno sguardo, a cambiare una giornata. O anche solo un momento, che fa lo stesso. L’importante è provarci.

No. Non è che io sia così buona come potrebbe sembrare…tutt’altro. E non sono affatto perfetta, e nemmeno la mia vita lo è.

E so benissimo che non so fare miracoli.

E non pretendo, col sorriso, di piacere a tutti. Il novantanove per cento della popolazione mondiale vive bene ugualmente, senza intrattenere alcun tipo di relazione con me.

Forse ho solo tanta paura, mi vergogno a chiedere aiuto e il sorriso è stato per parecchio una maschera che mi ha protetto, non so.

Mi sono sentita spesso un animale ferito, incapace di accogliere le carezze…

In quei momenti avrei desiderato tanto che qualcuno mi sorridesse. Per questo adesso, che sono più grande e più forte, ne apprezzo l’enorme valore.

Adesso, non mi nascondo più dietro falsi sorrisi. Quelli di oggi sono veri, sinceri, trasparenti e sentiti. Esprimono tutta la mia essenza.

Sorrido perché ho voglia di cose vere, di persone vere, di sorrisi, di parole, di un braccio sulle spalle, di umanità.

Ed anche se la strada per la serenità e l’equilibrio interiore è ancora molto molto lunga, forse troppo perché ci riesca…sorrido perché inizio a capire che è la semplicità delle piccole cose che aiuta a respirare meglio, ogni giorno un po’ di più.

Aveva ragione Francois Renè de Chateaubriand…

Forse è vero che la vera felicità costa poco. Perché, se è cara, vuol dire che non è di buona qualità!

Forse sto imparando a camminare.

Ascolta: "American pie" (perchè mi mette sempre di buon'umore...)

 
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IL  GIOCO  DELL' APE  REGINA

Post n°52 pubblicato il 28 Agosto 2008 da CHIARA975

Chi è l'ape regina?

Io chiamo così una categoria di donne per le quali non nutro molta stima (anzi, nessuna...), che sfruttano il loro “essere donna” non come una ricchezza, ma per monopolizzare gli uomini e trattarli come giocattoli.

L'ape regina fa così:

sta con un uomo...

poi...

quando non lo ama più...non lo stima più...non gli serve più...ha un altro che reputa più attraente...

lo molla senza problemi,

ma...

vuole soddisfare il suo amor proprio...premiare la sua autostima...vuole continuare ad avere il monopolio del suo giocattolino...gli piace avere la sua corte di uomini adoranti...

ed allora inizia un gioco perverso e cattivo...

e inizia a convincere l'ex che adesso il suo nuovo ruolo è quello dell'amico-confidente

per cui inizia una giaculatoria di: come sta bene col nuovo fidanzato/amante/compagno/amico...

come fanno sesso in modo splendido...quanto lo fanno e come...

quanto si sente soddisfatta e gratificata dal nuovo rapporto...

e se quel povero disgraziato che l'amava accenna una minima reazione...ODDIO...tragedia...allora lui non le vuole davvero bene perchè se le volesse bene COME LEI GLIENE VUOLE dovrebbe essere contento e fare i salti di gioia di saperla felice fra le braccia dell'altro che l'ha sostituito (anche se chi l'ha sostituito ha il quoziente d'intelligenza pari a quello di un sasso e un enorme buco nero nella scatola cranica...)

col risultato di farlo soffrire come una bestia...e colpevole di non condividere il suo entusiasmo…

Non ho mai avuto, per fortuna, incontri ravvicinati con questo tipo di persone (con la mia…”trasparenza”, ne sarebbe nata di certo una lite…) ma è una situazione molto comune. Stranamente, più maschile che femminile. Perché se a fare l’ape regina fosse un lui, qualunque donna con un briciolo d’orgoglio lo manderebbe a farsi f…riggere nel giro di una frazione di secondi. Credo sia più difficile per noi donne accettare passivamente il confronto con un’altra, o almeno lo spero….

Mi chiedo: perché un uomo sottostà ad una tortura simile…perché farsi invischiare in una situazione che umilia la propria dignità e ci degrada?..... E’ per un residuo d’amore? Ma l’amore deve creare gioia, non sofferenza. Se c’è dolore, allora bisogna capire che è l’ora di fuggire a gambe levate…

Più o meno, sono le cose che ho detto a chi si trova in questa situazione…. senza nessun risultato. E’ difficile riuscire a liberarsi dal senso di colpa per non aver saputo essere il migliore, quello capace di regalare le emozioni più forti, di non aver saputo cambiare chi amavamo… Difficile anche non cedere alla rabbia muta e al risentimento, che inutilmente si cerca di zittire…ma che regala linfa e potere a chi continua a vivere da parassita nella vita di chi le ha amate.

Mi torna alla mente una famosa frase di Vittorio Buttafava: “Neanche gli uomini più grandi e sensibili sfuggono alla comune e meschina regola di idolatrare le cose e le donne che non si ottengono e di svalutare quelle che si hanno.”

Mi verrebbe da pensare che è solo l’orgoglio ferito che ci fa restare legati a chi ci ha mollato.

Ma non voglio crederci, sarebbe troppo riduttivo ed un’offesa alla propria intelligenza. Meglio soffrire ma a testa alta, morire d’amore si, ma con dignità.

E voi, che ne pensate degli ex che pretendono di farvi partecipi dei loro attuali “affari di cuore”?

 
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Post N° 51

Post n°51 pubblicato il 01 Luglio 2008 da CHIARA975
Foto di CHIARA975

Le donne sbagliano sempre.

Mattinata trascorsa all’ufficio postale. Odio aspettare, aspettare arrivi, telefonate, eventi (confesso che l’età e il tempo cercano di venire a patti con la mia irruenza e la mia insofferenza perenne, ma la lotta è dura per entrambe le parti…).

Un signore accanto a me si guarda in giro e poi, credendo di essere divertente, si rivolge all’uomo che gli sta dietro con questa frase: “Gli uffici postali sono pieni di donne…” (la frase era più…colorita, io l’ho “alleggerita”).

Dopo averlo incenerito con lo sguardo, mi fermo a riflettere che dovrei essergli grata per avermi dato l’opportunità di far passare più velocemente il tempo…Come? Ma proprio guardando le donne….

Ho iniziato a guardarle con occhio critico, partendo dai loro gesti, dagli sguardi sereni o preoccupati per…andare oltre e specchiarmi in loro, sperando di capire gli errori, le paure, il senso di inadeguatezza e le  soddisfazioni comuni per tutte.

E mi pare di essere giunta alla consapevolezza che le donne sbagliano sempre.

 Sbaglia la mamma che ha accanto la sua piccola vestita e pettinata come una piccola Barbie. Ha la tentazione di usare la figlia per realizzare i suoi desideri repressi, vedendola già nei panni di velina o letterina.

Mi commuovo davanti alla madre con un figlio disabile, che vive con mortificazione l’estremo dolore,  il disagio di non aver "saputo" partorire un figlio sano. Ma sbaglia quando, nella consapevolezza che nessuno riuscirà ad amarlo come lo ama lei, a capire i suoi bisogni e la sua mancanza di autonomia,  resta legata a doppio filo con lui incatenandolo a dipendere da lei.

Guardo la madre di famiglia, che si annulla nel dare sostegno incondizionato ai figli e al marito, ma che non riceve lo stesso appoggio che dona per scelta. E rinunciando a lavorare, sbaglia.

Guardo la professionista in tailleur e valigetta 24ore, che ha rinunciato a farsi una famiglia per correre dietro ad una improbabile carriera professionale. E sbaglia…..

C’è la mamma che fa mille raccomandazioni alla figlia, la guardo e mi rivedo allo specchio…. Sono una mamma troppo apprensiva, di quelle che non riescono a tagliare il cordone ombelicale che le lega ai figli. Siamo mamme che soffochiamo i figli con le nostre premure. E sbagliamo.

Sbagliamo pur facendo tante rinunce, col senso di colpa che non ci lascia mai…presenza fissa di tutti  pensieri, compagno di tante notti….

Davanti a me c’è una bella ragazza, parla al cellulare sommessamente ma afferro qualche parola. Credo parli con l’uomo che ama…ma che ha deciso di proseguire il suo cammino senza di lei. Lei prega, chiede, pretende….

Sbagliano le donne che s’intestardiscono negli amori non corrisposti, perché amare davvero è permettere a chi ti sta vicino di poter stare meglio,lasciandogli vivere la sua vita senza di te.

Sbagliano le donne che hanno “bisogno” di innamorarsi, perché inevitabilmente cadono fra le braccia di uomini sbagliati, uomini che cercheranno di cambiarle, che diverranno delle sanguisughe succhiando loro energia e gioia di vivere, uomini che avranno paura delle loro fragilità  o della loro forza….

 Sbagliano perché non sanno che non hanno bisogno a tutti i costi di un uomo che non vale nulla, per esistere…..

C’è il tipino perfettino a  pochi passi da me…e mi fa ridere…non sa quanto sbagliano le donne che si affannano ad essere sempre “belle e brave” agli occhi di tutti…perché poi rischiano di diventar estranee a sé stesse…

Ritorno con lo sguardo all'uomo che mi sta accanto.

Lui non ha incertezze, non ha dubbi, non ha bivi da scegliere, decisioni da prendere, alternative da considerare.

Lui non diventa triste a causa di una donna, e neppure allegro…Ciò che gli modella gli stati d’animo sono il suo lavoro e i suoi affari.

Non si sente una persona peggiore, non ha sensi di colpa, sa di essere nel giusto.
Lui è un uomo e vive meglio di me. Mi chiede solo di essere affascinante, civettuola, frivola, divertente e, se necessario, affettuosa e seduttrice. Non devo lasciarmi trasportare alla minima provocazione, non devo lamentarmi né farmi prendere dalla depressione,  devo tenere a bada gli ormoni ballerini, ricordarmi di essere discreta, distante, distinta, simpatica e allegra, e, ecco il segreto, anche un po’ misteriosa…..

Perché io sono una donna.

Una cosetta facile facile insomma....

Siamo così.....

 
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Post N° 50

Post n°50 pubblicato il 12 Giugno 2008 da CHIARA975

Comincio a pensare che io sono la persona meno adatta ad avere un blog. Perché un blog è un diario, e come tale dovrebbe parlare più spesso di me. Invece io che faccio? Sparisco. Colpa di un periodo veramente molto impegnativo sotto tanti punti di vista.  Colpa della mia mania di far tutto e farlo bene…alla fine ti accorgi che tutto e bene, come dice il proverbio, non vanno affatto d’accordo e ti rimane dentro l’insoddisfazione, e rischi di non vedere più il vero valore delle cose. A me stava succedendo, ho dovuto fare una scelta e trascurare il virtuale, per dare spazio e pensieri alla vita “vera”. Che non vuol dire che sto passando un brutto periodo, tutt’alto, non potrei desiderare giorni migliori, è un periodo denso di vita, di gioia e di serenità. E’ stato solo un periodo di…assoluta concretezza.

Agli innumerevoli impegni  si è aggiunta la sensazione di sentirmi come atrofizzata, nessuna voglia di raccontarmi, mi ero talmente convinta che a nessuno importasse di me o di non riuscire più a dire quello che provavo, o almeno di non riuscire più a dirlo con la stessa intensità con cui lo sentivo, che preferivo leggervi e basta…guardandovi da lontano e ascoltando i vostri sentimenti di riflesso, in silenzio.

In questo periodo una persona a cui tengo molto, mi ha detto che il blog non è altro che una manifestazione di vanità. Un palcoscenico. Questa cosa mi ha un po’ colpita, è una di quelle frasi che ti restano dentro e ci rimugini continuamente perché non riesci a digerirla. Ed allora, fatidica, la domanda:“ Perché IO scrivo in un blog?” Io che non sopporto le chat, certi blog e le varie messaggerie perché permettono solo di apparire e non di essere. Io che ho terrore di chi si costruisce una, due, mille identità, di chi s’inventa vite parallele, vetrine virtuali…Ma io, riesco davvero ad essere trasparente come vorrei?

Perché la Chiara che scrive qui non sono io.

Mi somiglia, ma è un po’ più saggia, e racconta un sacco di storie perché vuol essere amata e capita. Ed ha pure un pessimo carattere, ma è più clemente di me con se stessa . Non è vero che ama parlare, adora il silenzio, soprattutto quello dell’anima, in cui si riconosce. Ciò non toglie che a volte ama raccontarsi con qualcuno “speciale”, e le risposte  che riceve riescono a imprimersi nelle sue giornate, e la fanno stare bene.

Chiara scrive per lasciare traccia di questi giorni in cui riflette sulla bellezza di coltivare certe presenze, della magia del prendersi cura di chi le vuol bene. Vorrebbe scrivere del suo entusiasmo e del suo stupore davanti a certe presenze, doni, che la vita, inaspettatamente, ti fa, e che, senza far nulla di speciale, ti regalano tanta di quella gioia da farti sentire...miracolata. Scrive per mostrarsi di più di quanto il suo orgoglio, nella realtà, le permette. Perchè scriverne è un modo per fermare certe sensazioni, certe scosse che percuotono mente e corpo, e non riesce davvero a mantenerle in silenzio...per poi ritornare, arricchita, alla sua vita al di là della soglia.

E’ anche un modo per dire grazie a chi ripone fiducia in lei e nelle sue possibilità, anche quando lei non ci crede molto. E per tanto altro ancora…

Mi dispiace per chi è passato spesso di qui cercandomi, mi dispiace per chi non ha trovato i miei commenti nel suo blog, mi dispiace per chi mi ha manifestato affetto e non ha ricevuto risposta…ma sono fatta così; quando soffro (ma non è questo il caso), quando so che c’è qualcosa di prioritario, quando c’è qualche tempesta che mi agita, io…mi chiudo. E chi mi vuol bene sa che deve solo aspettare.

E’ un post strampalato, lo so. Non preoccupatevi di capire. Volevo solo dirvi che sto tornando.

E tornerò a farvi sorridere, promesso.

 

 
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Post N° 49

Post n°49 pubblicato il 29 Settembre 2007 da CHIARA975

Ieri primo incontro scuola famiglia. Di solito io dormo, mi concilia il sonno meglio di una tribuna politica. Altrimenti parlo il meno possibile, ho superato da tempo ogni desiderio di protagonismo.
Ma ieri una cosa mi ha colpito costringendomi ad abbandonare il solito torpore...Dunque, vi racconto. Entra una collega che conosco superficialmente da un paio di anni, 45enne...portati, ahimè, malino ma....persona sempre cordiale e gentilissima, viso sereno che incute fiducia e personalità assolutamente priva di invidia o presunzione. Donna molto mite ma non per questo stupida.
Scambio di convenevoli e viene subito raggiunta da un "ragazzo" molto carino e con un fisico da...pensierini poco casti   (non miei, io non ne faccio......e smettela di ridere, vi sento!)
Escono e si scatena il taglia-e-cuci....... La frase più gentile è stata: "ma che ci ha visto in quella?"

Ora, io di solito non giudico, vivo applicando la regola del "puoi fare tutto quel che ti pare, basta che non vieni a rompermi le uova nel paniere....", ma l'atteggiamento delle signore non mi è piaciuto affatto.
Faccio un passo indietro e mi ricordo che in tutte le epoche ci sono state ragazzine che si sono dedicate a curare il proprio Edipo con signori di una ventina d'anni maggiori di loro. Credo che sia sempre successo, vero? E' nell'ordine naturale delle cose che le ragazzine si innamorino, almeno una volta, degli amici dei loro genitori. Ma una volta la società e le famiglie stesse consideravano tali cotte passeggere e da evitare, nascondere ed eliminare sul nascere. Adesso invece nessuno si scompone più. Apparentemente. Non che io abbia nulla contro, se un uomo cresciutello ed una ragazza si innamorano ed hanno voglia di stare insieme, ben venga.  Ciò che mi lascia indignata è che la società così finto moralista condanni ancora amori e amoretti fra una donna matura e un uomo molto più giovane. Il contrario invece, beh...fa quasi simpatia.
Per la mentalità comune continua ad essere considerato un fatto aberrante e si guarda quasi con depravazione la donna con un partner più giovane. Ed allora scattano tutte le ipotesi: c'entrano i soldi?...un interesse economico?...ha bisogno di una figura materna?....perchè in caso contrario, come fa un ragazzo giovane a stare con una vecchia di quarantacinque anni??

Io penso perchè gli piace e si è innamorato di lei. Ci sono un sacco di uomini ai quali piace di più la frutta matura di quella acerba.
Ma è malvisto, e su questo non c'è dubbio alcuno.
E mi ripeto che, forse, i commenti acidi sono frutto solo dell'invidia...


Io non vorrei mai un uomo più giovane accanto a me perchè penso che noi donne maturiamo molto prima dell'altra metà del cielo...La donna è un meccanismo molto complesso e assolutamente imprevedibile. L'uomo, soprattutto sentimentalmente, è una macchina elementare. Queste diversità , i diversi tempi di maturazione, si notano maggiormente in amore. Ma, ripeto, è solo quello che farei io, non esprimo giudizi negativi, non condanno...

Ma...ma...se al posto della signora in questione ci fosse mia figlia? La penserei allo stesso modo? Le prospetterei l'incubo di vivere sempre con l'ansia di essere abbandonata per una donna più giovane, le convenzioni sociali, i giudizi e gli sguardi ironici...
Un pò come se mi comunicasse di voler sposare una persona di colore.  Non sarei contraria ma....ci metterei un pò a ingoiare il rospo. E pensare che io mi vanto di essere la persona meno razzista del mondo......
Non è la stessa cosa dite?

Ebbene a me pare di si, che il principio sia lo stesso, che quando le grandi idee si scontrano con questioni personali, ci sia qualcosa che non funziona....

Questo è quello che penso io, adesso andate avanti da soli....

PS. La signora in questione s'è n'è bellamente fregata delle convenzioni, dei falsi pudori, dei giudizi della gente, delle costruzioni mentali e dei preconcetti... e col "ragazzino" ci ha fatto 3 figli.   BRAVA!

 
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Post N° 48

Post n°48 pubblicato il 27 Settembre 2007 da CHIARA975

 

"Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come s'avvicinano il sole e la luna, o il mare e la terra.

Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra.

La nostra mèta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro, d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento."

H. Hesse

Avete presente l'ora buca? Quella miracolosa e amatissima a scuola, quando per un motivo o per l'altro manca un'insegnante? Ed allora succede che ti metti distrattamente al pc, lasciando che le pagine si aprano da sole, che il mouse si muova fra siti e testi quasi fosse guidato da un'entità superiore, poi leggi e scopri che certe parole sono un'illuminazione....

 
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Mea culpa di una logorroica.....

Post n°47 pubblicato il 15 Settembre 2007 da CHIARA975

....riesco ad immaginare cosa stai pensando: che parlo troppo, che non rifletto e poi mi pento di quel che m'è scappato dalla bocca. Che sono troppo istintiva e mi lascio trasportare dalle mie paure, dandogli parole che non meritano.  E' che sono convinta che la dote più preziosa fra marito e moglie è il dialogo. Il "sapersi parlare". Cioè intuire gli affanni dell'altro, i suoi problemi e i suoi impegni, e discutere le sue opinioni, condividere i suoi interessi, vincere le sue depressioni, incoraggiare le sue lotte e le sue fatiche, conquistare la sua fiducia.

Col dialogo.

Perdonami, ma mi illudo che qualunque cose accada, difficilmente una donna perde davvero l'uomo al quale sa parlare. 

 Ed io ci provo....

Se una coppia si sfascia, molto spesso è proprio perchè non ci si parla più, non ci leggiamo dentro, non diamo un corpo ai nostri pensieri. E la colpa è di quel triste silenzio in cui l'affetto sprofonda lentamente. Io non sopporto il silenzio a due....Lo trovo destabilizzante. Devastante. Perchè è sempre impari la lotta contro il nulla....Ci sono silenzi che inscindibilmente legano, quando due anime si "leggono" e non hanno bisogno di parlare per capirsi...ed altri che irrimediabilmente allontanano....

Sono sempre stata in grado di affrontare lacrime, urla, insulti, offese, accuse, promesse, giuramenti, verità, menzogne, assurdità, dolcezze, distacchi, motivazioni, arrivederci e addii. A tutto è possibile, e conseguente, una reazione. Ma davanti al silenzio non ho difese. Riconosco la mia incapacità a decifrarlo, a gestirlo. Ecco perchè non l'ho mai sopportato. E parlo...parlo...Sai, non te l'ho mai detto, ma a volte, quando la sera torni stanco coi tuoi mille problemi nell'animo, non vorrei stancarti con le mie parole inutili...e mi sento colpevole...ma è più forte di me, l'emozione e il piacere del confronto con te è impagabile, anche quando l'unica tua reazione alle mie chiacchiere è ....

Parlo con te per mostrarmi e farmi capire, parlandoti metto a nudo le mie fragilità, sicura che capisci le mie intemperanze inopportune, la mia folle paura di sentirmi sola...Ti parlo perchè non so essere ciò che ho nel cuore, e quando vorrei essere ciò che ho nel cervello...Vorrei dirti che qualche volta ho bisogno di sentirmi dire che ti importa un pò di me...E adoro quando mi parli di qualcosa, qualunque cosa, perchè tu intuisci subito cosa ho voglia di dirti, di cosa voglio sfogarmi, almeno grossomodo..., e perchè hai sempre qualcosa da raccontare che vale la pena d'essere ascoltata.

Io so che questo bisogno di inondarti sempre di parole è una cosa irrazionale. Un pò me ne vergogno. Ti chiedo scusa. Ma la vita è piena di cose irrazionali...E' frutto di quell'insicurezza che ognuno di noi nasconde dentro la propria armatura. Parlandoti riconosco i miei sbagli, le mie paure assurde, e sempre parlandoti capisco che in gioco c'è qualcosa di molto importante fra noi, e allora mi calmo, mi passa immediatamente e ritrovo il sorriso....

P.S. Si, che una donna arrivi a quarant'anni con tutte queste paure e insicurezze è veramente indecente, lo so. E che sia tanto amareggiata nel constatare quanto sia schiava dei sentimenti è decisamente idiota, so pure questo. E che senta il bisogno di scriverlo qui, poi, è infantile oltre che idiota. Ma hai il privilegio di avere una donna che, anima e corpo  , desidera per te solo il meglio. E che è profondamente convinta che tu sia unico e irripetibile...Questo mi riscatta?   

   

(Che poi, una femmina fuori dall'ordinario come me...dove la trovi?

 
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"...You got to burn to shine."  (Per risplendere devi bruciare)  J. Giorno

Post n°46 pubblicato il 02 Settembre 2007 da CHIARA975

Che dite?


 Che in fondo anche le delusioni, grandi o piccole che siano, sono utili?


 Che ci insegnano a crescere?


 A temprarci il carattere?


 A diventare uomini e donne forti e adulti?

Che la sofferenza può diventare un grande patrimonio?

Che sofferenza e gioia sono figli legittimi della capacità di amare?

Che il dolore aggiunge valore alla vita?

Che ci rende migliori di chi ha il cuore arido e vive di apparenza?
 
Forse avete ragione.
 
….forse.

P.S. Io ci metterei un bel punto interrogativo alla fine.  Ah, come si può vedere, sono appena tornata. Con molti più dubbi di prima, a quel che sembra ...

 
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