Mettiamo da parte le banalità, ma trovo sacrosanta la riflessione - il tempo aiuta e cancella un po' tutto-.
Mi fermo sola davanti a quell'imponente edificio che altro non è se non i poliambulatori del Rizzoli, su quella collinetta. Sono ad un altro follow-up, un altro giro di boa in questo percorso a ostacoli che non avrei voluto fare. Chi mi accompagna solitamente non c'è, è a casa a vomitare nel cesso per una labirintite acuta scoppiata esattamente la mattina stessa. In autostrada non c'era traffico, tangenziale vuota, io come al solito in ritardo. Non me ne frega più nulla, le ore da attendere sono sempre identiche, sia che arrivi in orario sia che si ritardi. Al più farò le mie scuse. Parcheggio sulla terrazzina a pagamento, mezza vuota o un po' di più, mi addentro nel labirinto di ponticelli, scalette, vetrate, vernice grigia, vetrate ancora e ascensori arrivando all'accettazione dopo una ventina di minuti dicendomi quello che ho sempre pensato: non ho senso dell'orientamento e spesso perdo la bussola e comunque se devo andare a destra sicuramente andrò a sinistra... ecc... e vabbeh, fanculo. Prendo i miei due numeri, risalgo al primo piano e mi siedo circondata da persone stampellate, bambini sghignazzanti, bambini che corrono, autoparlanti che urlano numeri, infermieri, ausiliari, sedie a rotelle, parrucche e gente che ne ha sicuramente per il cazzo di trovarsi lì, seduti ad aspettare. Sempre nella più totale indifferenza mi avvio verso l'ambulatorio ortopedico, quello a cui sono stata destinata, entro mi siedo nuovamente, anzi no, silenziosamente ancora in piedi tiro fuori la lastra e la tc (sia mai che voglia vedere anche quella, l'ortopedico).
-Sono passati quasi due anni, ti fa male, tutto bene, la rotula? come te la senti?- ,- tutto bene, grazie, la rotula non s'inceppa più... mi pare tutto a posto, che faccio mi stendo sul lettino?- - sì ok, arrivo...- e tante parole che nel profondo mi sembrano ancora inutili, lo so, sarà un giorno così. Non sento l'importanza del momento.
Esco, vado davanti all'altro ambulatorio, la visita più importante... e inizia a battermi il cuore ed è grottesco ma: sento una gran voglia di saltare addosso al mio oncologo... e non è un incubo, sono sveglia. E' perchè sono sola? Non lo so, ma vorrei smembrarlo la dentro. Entro con un gran sorriso e lui ne rimane colpito -hei! sei venuta sola...- e allora spiego tutto, marito, labirintite, vomito, sola. E vorrei saltargli addosso. Il nirvana sparisce nel momento in cui esco, c'è quasi da vergognarsi, la bolla si rompe, torno in macchina, ritorno a vivere.
Inviato da: cassetta2
il 02/09/2020 alle 09:45
Inviato da: amandaclark82
il 30/12/2016 alle 17:20
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il 26/07/2016 alle 13:53
Inviato da: to_revive
il 26/07/2016 alle 00:15
Inviato da: pabela84
il 06/03/2015 alle 22:48