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Terrorista in libertà

Post n°146 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da Non_sono_comunista
 

(ANSA) - SIENA, 4 OTT -

Cristoforo Piancone e' stato interrogato la scorsa notte nel carcere di Siena sulla rapina compiuta lunedi' in una filiale del Mps. L'ex brigatista ha risposto ad alcune domande, ribadendo che la rapina e' stata fatta perche' egli aveva necessita' di denaro. Alle domande sull'identita' dei complici, l'ex Br non ha risposto. Piancone non ha rinnegato la sua trascorsa appartenenza alle Br ma ha sottolineato che la rapina e stata compiuta per motivi personali.

Molti lo definiscono ex, a me piace chiamarlo con il suo nome, quindi brigatista e terrorista, in quanto non si è mai pentito e tutt'oggi ribadisce orgoglioso la sua appartenenza. Era in semilibertà e subito ne ha approfittato per effettuare una rapina che ribadisce fatta per scopi personali, ma se così fosse, perchè non rivela anche il nome dei complici? E se così fosse, considerando il governo che abbiamo, non corriamo il rischio che gli sia dato un incarico da portaborse o peggio ancora dei soldi?

Infine, mi riferisco ai giudici, non sarebbe meglio che certa gente pluricondannata rimanga in carcere senza sconti, considerata anche la pericolosità?

Commenti al Post:
a_tiv
a_tiv il 04/10/07 alle 18:53 via WEB
Caro NSC ti riporto lo stesso commento che ho rilasciato a Dike che ha scritto un post sullo stesso argomento. La questione delle pene detentive tormenta tutti gli uomini che si pongono dubbi sui metodi e gli strumenti di recupero e di ravvedimento dei rei. Per quanto, però, garantismo e umanesimo nella gestione dei detenuti si possano adottare non finiremo mai di dover constatare che la clemenza non è sempre foriera di buoni esiti. Ciò che a mio avvso, rende il crimine più diffuso e spregiudicato è la consapevolezza che alla fine i conti che vengono presentati sono accessibili e tali da non scoraggiare eccessivamente le attività criminose. Ho l'impressione che tutto abbia inizio con la microcriminalità. Quest'ultima cresce e si evolve nella certezza di farla franca o di patire una pena marginale. Il carcere per breve periodo diventa una scuola del crimine e non è più in grado di spaventare i giovani alla ricerca del danaro facile. Sarebbe necessaria un'opera di grossa prevenzione contro la microcriminalità nei quartieri e nelle periferie delle grandi città. In alcune realtà dove il fenomeno è endemico ed irreversibile le periferie ed i quartieri a rischio andrebbero presidiati dall'esercito. Abbiamo anche constatato che le inizitive di clemenza alimentano il crimine. Le carceri sono sempre zeppe e la condizione carceraria spesso è esplosiva. Si dovrebbero costruire altre case di pena e decongestionare l'affollamento. La gestione di un carcere dovrebbe essere più attenta anche per evitare che all'interno si svolgano attività criminose, quali la continuità nel gestire traffici illeciti ed anche evitare che entrino sostanze stupefacenti. Per il caso dei condannati per terrorismo e banda armata limiterei l'accesso alla semilibertà ai soli ravveduti che abbiano dimostrato vero pentimento ed una inequivocabile scelta diversa di vita e(perchè no?) far indossare loro braccialetti di controllo e monitoraggio quando godono della semilibertà. Ciao! Vito
 
 
Non_sono_comunista
Non_sono_comunista il 05/10/07 alle 00:11 via WEB
Caro Vito, sfondi una porta aperta, la certezza della pena deve essere uno dei primi deterrenti nel combattere la micro e la macro criminalità, per i reati più gravi come il terrorismo ci vorrebbero addirittura delle pene esemplari, per citare un esempio, all'indomani dell'ascesa in parlamento di D'elia che dichiarò che tutti hanno il diritto di rifarsi una vita replicò subito la moglie dell'agente Fausto Dionisi dicendo che a suo marito tale diritto era stato tolto, da qui si deduce e ribadisce il tuo concetto che il farla franca giustifica azioni criminali. Infine laddove la giustizia scricchiola l'alternanza di governi sinistri aggrava la situazione, vorrei portarti a memoria l'amnistia concessa per coprire i reati dei partigiani comunisti e gli scempi compiuti, per arrivare poi ai giorni nostri con l'indulto che ha rimesso in libertà chi ha minato la sicurezza pubblica vanificando così il lavoro di forze dell'ordine e giudici, sprecando altresì soldi nostri. NSC
 
svitol5
svitol5 il 05/10/07 alle 16:52 via WEB
Ho sentito l'altro giorno la giustificazione del giudice di sorveglianza che dice di aver applicato la legge e comunque non si pente del suo operato. La legge purtroppo consente troppa discrezionalità da parte dei giudici per i benefici della legge Gozzini. Il giudice precedente aveva deciso in modo contrario semplicemente perché il brigatista non si era pentito, punto e basta. Come dici te giustamente gente che si era macchiata di attentati contro lo stato non deve avere incarichi nelle istituzioni. Quando ci si libererà della sinistra massimalista al governo allora forse si risolverà il problema e speriamo presto. Un saluto Vito
 
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