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Il mistero della pietra azzurra... e gli angeli caduti.

Post n°169 pubblicato il 18 Novembre 2008 da mizar_s_light
 

E' l'enigma che chiude questa sorta di trilogia dei misteri che fanno riferimento all'elemento terra.

Qualche settimana fà, cercando sul web notizie sulla Dama di Mali, per il post I volti della Terra, mi sono imbattutto nella storia del professor Angelo Pitoni, italiano di Rieti, geologo della FAO, botanico, scopritore di miniere di smeraldi, esperto in pietre rare, esploratore di luoghi remoti e scopritore di reperti archeologici unici, oltre che medaglia d’oro della resistenza e commando delle Special Force inglesi e dell’Oss americano (antenato della CIA), agente segreto a soli 20 anni e decorato con la Silver Star americana. Insomma, una vita che basterebbe a riempire i libri del miglior Wilbur Smith.

Pitoni, oltre ad aver studiato la Dama di Mali, ha fatto conoscere al mondo una roccia incredibile, battezzata Skystone. La scoprì nel 1990 durante un viaggio in Sierra Leone, nel quale si era recato per valutare la consistenza di alcuni giacimenti di diamanti. Durante uno dei suoi rilevamenti un indigeno gli parlò della antica leggenda degli angeli caduti, che narra di una civiltà di angeli divenuta nel tempo tanto pervertita da scatenare le ire di Allah, che per punirli li aveva fatti precipitare sulla terra. Loro, il cielo e le stelle. Le stelle erano i diamanti, il cielo...ce l'aveva sotto i piedi. Nei pressi degli scavi giacevano cumuli di rocce di un colore azzurro intenso che non aveva mai visto. Ne prelevò dei campioni ed al ritorno dal suo viaggio li fece analizzare, e queste sono le sue parole "I laboratori dell’università di Ginevra, quello di Roma, quello di Utrecht, quello di Tokyo, di Freiberg affermano tutti la stessa cosa: la pietra azzurra ”non esiste”. O perlomeno non esiste in natura. La sua composizione: oltre il 77% di ossigeno, poi carbonio, silicio, c
alcio, sodio... fa pensare a un prodotto sintetico, una specie di intonaco. Ma c’è di più, la pietra azzurra al microscopio si rivela fibrosa, a cristalli bianchi, e l’azzurro scompare inspiegabilmente"

Una roccia che in natura non esiste, di un intenso azzurro con striature bianche che fanno pensare al cielo, ritrovata sempre in strati datati 12.500 anni prima di Cristo. Pare inoltre che la stessa pietra circolasse anni prima in un mercato del Marocco. Pure in quell'occasione fu analizzata, con gli stessi risultati, tanto che ne fece un articolo anche il Corriere della Sera nel 1996 parlando addirittura di Kryptonite (sono riuscito a trovare l'articolo,
eccolo). Finì per essere dimenticata come accade per tutti i reperti archeologici che non trovano spiegazioni.

Ma torniamo alla leggenda, trovate le stelle ed il cielo, mancano gli angeli. Anzi no, perché ci sono anche quelli, i "Nomoli". Gli indigeni raccontano che è meglio lasciarli stare e che ogni volta che scavando per cercare i diamanti ne trovano uno smettono immediatamente. Riesce ad assistere ad un ritrovamento, prima di un bastone ben lavorato e, sei strati geologici più sotto, di una statuetta, che riporta le sembianze di un tizio piuttosto brutto, dal volto insolito, un Nomoli. Fa esaminare il bastone all'Università "La Sapienza" di Roma, tre differenti analisi danno al manufatto un'età di 2.500 anni, e se la statuetta si trovava sei strati più sotto deve risalire ad almeno 12500 anni prima di Cristo. Altre statuette sim
ili si trovano al British Museum di Londra e al Musèe de l’Homme di Parigi dall'inizio del secolo, un po' trascurate e non collegate ad alcuna civiltà africana conosciuta.

Appunto, un'altra civiltà sconosciuta e una roccia artificiale vecchia di migliaia di anni... un altro mistero che giace, avvolto dal buio, oltre il tramonto della nostra conoscenza. 

 
 
 
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Un blog di: mizar_s_light
Data di creazione: 08/12/2007
 

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MIZAR

Zeta Ursae Majoris

Dall'arabo Miz'ar (cintura) è la stella centrale del "timone" della costellazione del Grande Carro, porzione dell'Orsa Maggiore e si trova a 60 anni luce dalla terra.
Il suo nome originario era Mirak, fu ribattezzata nel sedicesimo secolo da Giuseppe Scaligero.
Sua compagna inseparabile è Alcor, distante dalla terra 80 anni luce, più difficilmente visibile data la vicinanza ad una stella molto più luminosa, tanto che gli arabi la chiamavano Al-Suha "La trascurata". Nelle notti senza luna e fuori dalle città la si può vedere brillare debolmente, sopratutto se si cerca di non guardare direttamente Mizar. Nell'antichità la capacità di saper individuare nel firmamento le due stelle era considerata segno di buona vista.

I moderni telescopi hanno scoperto che il sistema Mizar-Alcor è tra i più complessi e tra i più affascinanti di quelli conosciuti. Entrambi gli astri infatti si dividono in sistemi multipli, Mizar è in realta una coppia strettissima di due stelle, Mizar A e Mizar B, che sono a loro volta una doppia ed una tripla, Alcor invece è una doppia.

Il motivo per cui Mizar è il mio nick e la luce di Mizar è il nome del mio blog è insito proprio in questa breve descrizione. Il suo sembrare un unica stella alla sola vista essendo in realtà un sistema molto complesso rispecchia la mia personalità ed il mio modo di pormi con gli altri. La prima impressione che trasferisco al mio interlocutore è sempre fuorviante rispetto alla mia vera essenza, la mia personalità è molto variegata e complessa e spesso mi piace "giocare" a far trasparire un lato piuttosto che l'altro. Mi piace essere poliedrico.
La luce di Mizar è una metafora del mio pensiero, perchè come la sua luce è il frutto e la somma delle luci delle stelle che la compongono, così il mio pensiero è il risultato dell'interazione di tutte le componenti della mia personalità.

Ed io non le conosco tutte...

 

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