Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

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IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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QUANTE RISORSE CI PORTANO QUESTI IMMIGRATI...

Post n°1 pubblicato il 04 Aprile 2010 da lecasame

Contributi pubblici allo scrittore Tawfik indagato per truffa

La Regione Piemonte regala 100mila euro allo scrittore amico di Saddam

TORINO 02/04/2010 - Aveva strappato alla Regione Piemonte un contributo di oltre centomila euro, raccontan­do ai funzionari di piazza Castello che quel denaro pubblico lo avrebbe utilizzato per ri­strutturare e ammodernare i locali del centro culturale italo-arabo Dar Al Hikma di via Fioc­chetto 15, a Torino. E a dimostrazione di tutto ciò, aveva presentato fatture e preventivi dei lavori eseguiti all’interno del centro culturale da lui diretto. Ma quei lavori, in realtà, non erano stati mai effettuati o del tutto pagati. Una situazione che era sfuggita ai funzionari della Regione, ma non alla magistratura torinese. Nel registro degli indagati sono stati così iscrit­ti i nomi dello scrittore iracheno Younis Ta­wfik, direttore del centro di cultura islamica, e dei tre pubblici ufficiali che avevano concesso i contributi pubblici: il primo è accusato di truffa aggravata per il conseguimento di eroga­zioni pubbliche, gli altri di omissione in atti d’ufficio. Il pubblico ministero Antonio Mala­gnino ha chiuso nei giorni scorsi l’inchiesta e notificato ai quattro personaggi il tradizionale avviso della conclusione delle indagini preli­minari.
L’inchiesta su Younis Tawfik, intellettuale ira­cheno nato a Ninive 53 anni fa ed emigrato in Italia nel ’79 per sfuggire al regime di Saddam Hussein, è una costola dell’indagine avviata tempo fa dalla procura di Torino nei confronti di padre Mario Loi, il prete simbolo della Falchera noto come “padre Rambo” e finito nei guai per malversazione ai danni dello stato per un contributo ottenuto dalla Comunità euro­pea. Contributo in denaro che il sacerdote aveva utilizzato per creare l’Associazione Spe­ranza Azzurra 2000. Padre Rambo aveva poi subito minacce da un consulente che pretende­va parte di quel denaro ed era stato costretto a pagare 86mila euro per una consulenza costa­ta, in realtà, appena 26mila euro. Quell’episodio aveva convinto la magistratura a indagare anche su altri contributi pubblici, l’indagine allargata aveva consentito al pm Malagnino di scoprire che esistevano anomalie pure nel co­siddetto “fascicolo Tawfik”.
Lo scrittore iracheno aveva infatti presentato un paio di istanze alla Direzione Cultura dell’assessorato alla Cultura della Regione Pie­monte: la prima (datata 15 ottobre 2003) fina­lizzata a ottenere un contributo di 81mila euro «per la realizzazione di un progetto per la manutenzione straordinaria dei locali in uso al centro culturale e il successivo acquisto delle necessarie attrezzature e arredi» e «per l’esecu­zione dei lavori di ristrutturazione e di manu­tenzione straordinaria e acquisto di attrezzatu­re per i locali»; la seconda (è del 7 marzo 2007) finalizzata a ottenere un contributo di 203mila euro «per la ristrutturazione dello spazio dedi­cato alla cultura e allo spettacolo, per la norma­lizzazione e l’ampliamento del centro cultura­le ». La Regione aveva parzialmente accolto quelle due istanze e riconosciuto a Tawfik un contributo di 73mila euro per il primo progetto (in due tranche da 43mila e 30mila) e un contributo di 70mila euro per il secondo pro­getto (ma in questo caso erano stati erogati solo 35mila euro, vale a dire il 50 per cento del totale assegnato). All’intellettuale iracheno erano stati così consegnati 108mila euro. Poi è scattata l’inchiesta della magistratura.
E nell’inchiesta sono finiti anche tre funzionari della Regione Piemonte, colpevoli di non aver richiesto a Tawfik, «a seguito della concessio­ne del contributo, la rendicontazione dei lavori entro la fine dell’anno successivo alla data di approvazione del contributo regionale». Ades­so dovranno rispondere di omissione in atti d’ufficio in concorso tra loro.

da CronacaQui

...

Ma chi è questo 'bel' tipo? Andiamo ad indagare...

...


L'Harem sotto la Mole

Era il 1997 quando lo scrittore iracheno Younis Tawfik, in Italia dal 1979 e ormai (purtroppo, nota di APF) piemontese d'adozione, parlò forse per la prima volta dell'esistenza di harem a Torino a margine di un convegno intitolato "Molte radici una città". Harem è l'istituzione islamica della separazione delle donne per sottrarle agli sguardi e ai contatti con uomini estranei. Nella sua forma più rigorosa costringe le donne entro le mura domestiche, impedendo loro di uscirne se non in rare occasioni ben motivate durante le quali sono accompagnate da un uomo di fiducia.

Se possibile, inoltre, delimita anche all'interno della casa spazi inaccessibili agli estranei, dove le donne e i bambini si ritirano in occasione di visite maschili o vivono in permanenza.
Tawfik spiegò che harem deriva dalla parola haram che indica tutto ciò che è proibito. Ma soprattutto, a chi mostrava perplessità all'idea di una simile istituzione trapiantata sotto la Mole, replicò: "andate in San Salvario e alzate la testa, vedrete che i tetti sono pieni di paraboliche. Ebbene, dove c'è una parabolica, c'è una donna segregata che passa il tempo a guardare la televisione".

E in effetti allora c'erano più paraboliche in San Salvario, già colonizzata nelle vie più vicine alla stazione di Porta Nuova da una folta comunità extracomunitaria, che nel quartiere della Crocetta.

Siccome una delle poche evasioni dall'harem consentite è dettata da motivi di igiene - alle donne segregate è permesso infatti di recarsi periodicamente in un hammam, un bagno turco - Torino ha prontamente provveduto: la nostra città non potrà vantare la prima moschea ufficiale d'Italia, primato detenuto da Roma, ma nello stesso anno in cui la capitale si dotava di un luogo di culto e attività islamici, il 1995, nel capoluogo piemontese si inaugurava il primo hammam per donne del nostro paese. Si trova presso il Centro interculturale Alma Mater, fondato, come spiega il sito internet che ne illustra le attività, da donne native e migranti.

Se ne vantano, lo frequentano e lo sostengono numerose femministe storiche torinesi, fiere di aver contribuito a creare per le donne immigrate un'opportunità di uscire di casa ed evidentemente troppo contaminate dal relativismo culturale per lanciare invece battaglie contro la reclusione delle donne e le altre istituzioni tradizionali che gli immigrati trapiantano in Italia: di sicuro le mutilazioni genitali femminili e le punizioni fisiche, presto anche - se già non si praticano - matrimoni imposti e prezzo della sposa.

Anche Younis Tawfik è presidente di un hammam creato nel 2001 dall'associazione italo-araba fondata nel 1985 che si chiama Dar al Hikma, La casa della Sapienza. Il bagno turco si trova in via Fiocchetto: diversamente da quello dell'Alma Mater, ha giorni riservati agli uomini e altri alle donne, come succede di solito nei paesi in cui l'hammam è nato.

da Blog Torino

 
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