Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.

 

DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

.........................................

 

IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

................................

Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

................................

 

Messaggi di Agosto 2012

 

ISLAMICI SGOZZANO CRISTIANO

Post n°978 pubblicato il 31 Agosto 2012 da lecasame

ATTENZIONE: questo filmato non è censurato. Le immagini sono molto forti, guardatelo soltanto se siete molto forti di stomaco.

Io non lo sono particolarmente ma ho deciso di guardarlo tutto. Voglio sapere e sentire profondamente quali rischi stiamo correndo. Voi decidete per voi.

 

 http://tv.liberoquotidiano.it/video/107105/Ecco_come_gli_islamici_sgozzano_i_cristiani.html

 
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CHI HA VOTATO CONTRO IL TAGLIO ALLE PENSIONI

Post n°977 pubblicato il 31 Agosto 2012 da lecasame

 
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Napolitano ci costa 26.000 € l’ora e la Lega propone: chiudiamo il Quirinale

Post n°976 pubblicato il 26 Agosto 2012 da lecasame

Napolitano ci costa 26.000 € l’ora e la Lega propone: chiudiamo il Quirinale

26 agosto, 2012

Il 19 luglio di quest’anno il presidente della Repubblica ha dichiarato: “Per evitare che la crisi degeneri siamo tutti chiamati a fare dei sacrifici”. Ok, vero. Peccato che il Colle costi 624.000 euro al giorno, disponga di 1.807 dipendenti e un parco auto che comprende tre Maserati. Ben 1807 dipendenti solo per svolgere funzioni meramente notarili di controllo e garanzia nonché di rappresentanza  con fastosi cerimoniali, non certo per azioni esecutive come avviene in ogni repubblica presidenziale. Una pletora di 1807 persone, quasi tutte inutili sanguisughe, suddivise tra addetti di ruolo alla Presidenza, tra i quali 108 appartenenti allo “staff personale” del Presidente, assunti con contratto in scadenza al termine del settennato, ed unità del personale militare e delle forze di polizia distaccate per esigenze di sicurezza, tra cui spiccano 297 variopinti e coreografici corazzieri.
Un organico superiore di 587 unità rispetto al 1998, cioè aumentato di oltre il 50 % in 10 anni, del triplo in 20 anni! il cui costo si attesta sui 129 milioni di euro l’anno, contro i 67 dell’Eliseo! Di tutto rispetto, poi, è’ anche il parco auto presidenziale, che conta, stando a quando fatto trapelare dall’ex ministro Renato Brunetta (i bilanci della Presidenza della Repubblica tutt’altro che pubblici e trasparenti): una Lancia Thesis limousine; tre Maserati; due Lancia Thesis blindate; una Lancia Thesis di riserva; 2 Lancia Flaminia 335 del 1961 (utilizzate per le sfilate del 2 giugno);14 auto (una di proprietà e 13 in leasing) a disposizione dei Presidenti emeriti della Repubblica, del segretario generale, del segretario generale onorario e dei 10 consiglieri personali del presidente della Repubblica; 10 auto di servizio. Un’attenzione particolare, infine, merita il capitolo stipendi. Nel luglio 2011 il sito del Quirinale ha platealmente annunciato la generosa rinunzia “a termine” di Giorgio Napolitano (ovvero fino al 2013, alla scadenza del suo mandato) all’adeguamento all’indice dei prezzi al consumo del suo appannaggio personale secondo l’indicizzazione automatica prevista dalla legge n.372 del 1985. Peccato che, andando a vedere in cosa consista questo “duro sacrificio” si scopra che, in concreto, tutto si risolva nella rinunzia a 68 euro mensili. Insomma, oltre al danno pure la beffa.
Da quando è stato eletto, il Presidente aveva già visto aumentare di circa 2.000 euro il suo assegno mensile, come denunciato da Franco Bechis su il Giornale. Al momento lo stipendio del Capo dello Stato ammonta a circa 20.000 euro lordi al mese, cioè 239.182 l’anno e, come se non bastasse, con tale modesto emolumento il presidente cumula un ulteriore cospicuo vitalizio da parlamentare. Ben altri esempi, in realtà, giungono d’oltralpe. In Francia il Presidente Hollande, dopo appena 10 giorni dalla vittoria alle urne, ha mantenuto la promessa di tagliare del 30% lo stipendio presidenziale, così decurtato di circa 7.000 euro al mese, passando dai 21.300 euro lordi di Nicolas Sarkozy a 14.910 euro, col che l’uomo più potente di Francia finirà col guadagnare 178.920 euro lordi l’anno. In Germania il presidente federale percepisce uno stipendio annuo netto di 199.000 euro, disponendo poi d’uno straordinario dell’ordine di 80.000 per le sole spese di rappresentanza ed interventi di vario tipo (fonte Salvo Mazzolini, corrispondente da Berlino). In Spagna re Juan Carlos, nel luglio 2012, ha deciso di ridurre il proprio stipendio del 7,1%, ovvero di ben 21.000 euro l’anno portandolo a 272.752 euro annui, e quello di suo figlio, il principe Felipe, di 10.000 euro l’anno, riducendolo a 141.376 euro. Decisione seguita ad una precedente riduzione del 2% già decisa nel 2010.
Come non intravedere solo “spicciola propaganda” nel tentativo massmediatico di spacciare il taglio dello stipendio del nostro Capo dello Stato, in realtà la rinuncia ad un risibile aumento, nella fattiva partecipazione del Quirinale ai sacrifici cui è chiamato il Paese?
José Alberto Mujica Cordano è da due anni Capo di Stato in Uruguay. Ha inaugurato una Presidenza fondata su austerità, umiltà e solidarietà. Il Presidente “Pepe”, difatti,  pur percependo uno stipendio di 250.000 pesos al mese (circa 10.000 euro) ed un’ulteriore pensione da senatore, trattiene per se solo 800 euro e devolve il resto in beneficienza in favore del Fondo “Raúl Sendic”, un’istituzione a sostegno dello sviluppo delle zone più povere del suo Paese. Non solo, ma rifiuta ogni scorta a protezione della propria persona ed ha chiesto come auto presidenziale una semplice utilitaria, una Chevrolet Corsa usata solo durante gli incontri ufficiali. Non dispone di alcun conto in banca, risultando per il fisco un “nullatenente”, ed il suo unico patrimonio è una vecchia Volkswagen Fusca, mentre una modesta umile fattoria è di proprietà della moglie ed ha persino aperto le porte della sua residenza ufficiale ai senza tetto, disponendo che una vasta area del Palacio Suarez y Reyes ospiti i più bisognosi! Niente sfarzi, niente sprechi, niente protagonismi per il Presidente del piccolo Paese del Sudamerica. Un santo? No, una persona coerente che non vive sulla luna e che si fa partecipe dei sacrifici imposti agli uruguayani in attesa che arrivi il tempo delle vacche grasse.  “Questi soldi –ha spiegato il Presidente- anche se pochi, mi devono bastare perché la maggior parte degli uruguaiani vive con molto meno”.
Senza minimamente pretendere che Napolitano segua l’esempio straordinario che giunge d’oltreoceano, è “troppo” chiedere al Colle di rinunciare a qualche sfarzo, privilegio e protocollo in più pur di far conseguire qualche ragguardevole risparmio ai conti dello Stato? Come è ormai risaputo, la Casa Bianca, ovvero la Presidenza di una Nazione 5 volte più grande di quella italiana, costa 136 milioni di euro l’anno, poco più della metà della Presidenza italiana. L’Eliseo costa 112,5 milioni di euro, meno della metà del Quirinale, pur contando il doppio in quanto a poteri attribuiti dalla Costituzione. Buckingham Palace e la Monarchia inglese costano ai sudditi di Sua Maestà 57 milioni, ovvero quattro volte meno il nostro Capo di Stato, come già avevamo scritto su Qelsi in questo articolo datato 7 dicembre. A fronte dei 1.807 collaboratori del nostro Presidente (fonte “L’Italia dei privilegi”), l’imperatore del Giappone dispone di un personale composto da circa 1.000 unità, il presidente francese dispone di 941 dipendenti, di cui 365 militari, il re di Spagna di 543 dipendenti, il presidente americano Barack Obama, che è contemporaneamente Capo dello Stato e Capo del Governo, di 466 in tutto fra consiglieri, funzionari, impiegati, addetti alla sicurezza ed alla manutenzione, cuochi, giardinieri e “stagisti”, la regina Elisabetta II d’Inghilterra di circa 300 dipendenti, ovvero un sesto dei dipendenti del Colle romano, il presidente federale tedesco che, come il nostro, ha compiti di mera rappresentanza e garanzia, di 160, meno di 1/10 rispetto al Quirinale, senza dire del Presidente irlandese, che svolge funzioni simili al nostro e che di dipendenti ne conta solo 12. Come può un Presidente chiedere a gran voce più sobrietà alle forze politiche, a cominciare dal taglio dei rimborsi elettorali sino alla riduzione del numero dei parlamentari senza essere lui il primo a dare l’esempio? Con che autorevolezza un uomo di Stato può chiedere sacrifici alla sua gente senza sopportarne alcuno in prima persona, che poi sono sacrifici per modo di dire perché certo lui non ha il problema dell’ultima settimana del mese. Fino a quando l’Italia potrà permettersi questo scandalosa incongruenza? Il governo tecnico di Mario Monti ha sentito il bisogno di aggiungere in squadra altri “supertecnici” (vedi Bondi ed Amato) per scoprire dove si annidano i più odiosi sprechi e le più comuni inefficienze della spesa pubblica e mettere mano ad un corposo piano di “spending review”.
Da tali tagli, però, rimarranno esenti proprio gli organi costituzionali, dal Quirinale alle due Camere, in ragione della loro artificiosa autonomia. Ma se si vuole davvero iniziare a tagliare i costi più improduttivi e “parassitari” della politica non bisognerebbe cominciare da una netta sforbiciata ai conti dei piani più alti del Palazzo? Comunque sia, appare più che doveroso agli occhi di un popolo chiamato dalla propria classe politica a fare pesanti sacrifici che sia la stessa politica per prima ad incamminarsi sul percorso tracciato. E ci viene da pensare che abbia ragione Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord ed eurodeputato del Carroccio che in una intervista ha dichiarato: “Visti i poteri che ha Napolitano, pochissimi, 624mila euro al giorno per mantenere il Quirinale è una spesa folle e ingiustificata. E’ vero che Napolitano si è preso poteri che non dovrebbe avere, in modo più o meno corretto, ma stante così le cose e con la riduzione dei parlamentari, la divisione dei compiti tra Camera e Senato delle Regioni, la presidenza della Repubblica potrebbe rimanere un ruolo di rappresentanza con costi ridotti di 100 volte. A Roma ci sono tanti musei e ce ne potrebbe essere un altro di più”. Ovvero? “Semplice. Bisogna chiudere il Quirinale e trasformarlo in un museo a pagamento sul modello di Versailles, spostando la residenza del capo dello Stato in un altro luogo di Roma molto meno oneroso per i cittadini”.
Parole sante, ma ci vorrebbe un governo di politici seri per farlo, altro che il governo dei tecnici.

di Caelsius Mars © 2012 Qelsi

http://www.qelsi.it/2012/napolitano-ci-costa-26-000-e-lora-e-la-lega-propone-chiudiamo-il-quirinale/

 
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Milano, La criminalità di strada parla straniero

Post n°975 pubblicato il 26 Agosto 2012 da lecasame

De Corato: "La criminalità di strada parla straniero"

Milano. Lunedì, 13 agosto 2012 - 09:14:00

di Riccardo De Corato, Vice Presidente del Consiglio Comunale

Ringrazio innanzitutto la Polizia di stato per essere riuscita ad acciuffare il delinquente romeno autore dell'ennesima aggressione nei confronti di un anziano brutalmente picchiato sul ponte di via Farini. Ancora una volta dobbiamo prendere atto, checchè ne dicano Pisapia e la sua maggioranza che da un anno governano la città, nonostante il loro buonismo spalmato a piene mani nei confronti degli stranieri, i dati diffusi dall'Osservatorio regionale sull'integrazione nel marzo scorso ci dicono che il

75% dei furti milanesi è commesso da stranieri

e che la criminalità di strada parla straniero. Infatti sempre secondo questi dati

6 rapinatori su 10 non sono italiani.

Per le rapine la percentuale si abbassa al 63%. Inoltre secondo un rapporto dell'Ismu, la fondazione regionale che studia i fenomeni immigratori, diffuso a dicembre 2011 il 31% dei reati è commesso da extra-comunitari, visto che un altro aggressore di una 96enne in via Arnaboldi è stata aggredita e scippata da un nord africano, che le ha strappato mezza catenina d'oro. Tutto ciò avrebbe dovuto consigliare chi governa la nostra città ad avere un atteggiamento diverso verso costoro.
Ricordiamo che il mese d'agosto, la criminalità di strada e predatoria che è per lo più straniera si fa più arrogante, come stanno a dimostrare le continue rapine, scippi e violenze sessuali di queste ultime ore per questo avevamo chiesto l'intervento del Prefetto. Infatti per la maggioranza tutto va bene, secondo loro Milano è sicura e quindi, stranieri o no la criminalità di strada non c'è, al contrario di quello che i milanesi vedono sulle strade, anche oggi a Milano, al contrario di costoro che pensano solo a inventarsi numeri e percentuali per auto soddisfarsi del fatto che a Milano, secondo l'attuale maggioranza non ci sarebbe nessuna emergenza da affrontare e lo abbiamo visto anche in Via Arnaboldi. Ne sa qualcosa la 96 enne che è finita in codice verde all'Ospedale Sacco con escoriazioni a braccia e gambe come il povero ciclista anziano che aveva difeso la sua bicicletta sul ponte di Via Farini.
Ricordo infine per coloro che parlano di percentuali negli anni precedenti che dati della Questura alla mano a Milano nel periodo 2007-2010 i reati erano diminuiti del 34%. Mentre nel 2011 sono aumentati del 5,2% rispetto al 2010 con le rapine in strada aumentate del 18% rispetto al 2010 e i borseggi del 13% sempre rispetto al 2010, dati della Questura di Milano riferiti alla stampa in Piazzetta Reale agli auguri di Buon Anno delle forze di polizia, carabinieri e vigili. A proposito dov'erano i Vigili di Quartiere mentre veniva aggredita la 96 enne visto che eravamo di giorno in una via centrale di Milano? Ad agosto l'Assessore Granelli ha rafforzato il contingente dei Vigili di Quartiere e in generale delle pattuglie automontate? Restiamo in attesa di qualche risposta da parte Sua non dei suoi laudatores della maggioranza".

http://affaritaliani.libero.it/milano/de-corato-la-criminalit-di-strada-parla-straniero130812.html?refresh_ce

 
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SIAMO SCHIAVI

Post n°974 pubblicato il 24 Agosto 2012 da lecasame

SIAMO SCHIAVI

I numeri di oggi sulle pensioni

In poco più di vent'anni, calcolando l'avanzo per la spesa pensionistica ai tassi "statali" di interesse:

Lombardia avrebbe in cassa 68 miliardi di euro.

Sicilia avrebbe un deficit di 168 miliardi,

Campania avrebbe un deficit di 135,

Puglia avrebbe un deficit di 130,

Calabria avrebbe un deficit di 88.

In questi due decenni ci hanno preso non solo tutte le uova ma anche le penne, il becco, le zampe e le ali. Della gallina dalle uova d'oro non è rimasto niente.

 
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INDIANO PICCHIA LA MOGLIE PER UN'ORA PERCHE' NON GLI HA DATO UN FIGLIO MASCHIO

Post n°973 pubblicato il 21 Agosto 2012 da lecasame

Picchia la moglie incinta per un'ora
perché non gli ha dato un figlio maschio

L'uomo era ubriaco e ha lasciato che bambine di 3 e 5 anni assistessero al pestaggio. La vittima ha chiamato i carabinieri

TRENTO - Ubriaco ha picchiato la moglie per oltre un'ora, davanti alle due figlie di cinque e tre anni, per la sola colpa di non avergli dato un figlio maschio. Protagonista della vicenda è un indiano residente da sette anni nell'alto Garda, in Trentino; la vittima è la moglie, connazionale di 35 anni al quarto mese di gravidanza. È in attesa di una bambina, la terza figlia, ed ora è ricoverata all'ospedale di Arco con prognosi di 25 giorni.

L'uomo - secondo la denuncia - sarebbe tornato a casa ubriaco e, noncurante della presenza delle due figlie, ha percosso per un'ora la moglie con calci e pugni. La donna ha atteso che il marito si addormentasse sfinito e ha quindi chiesto aiuto al 112. I carabinieri hanno denunciato l'uomo per maltrattamenti in famiglia e affidato le bambine ai servizi assistenziali di Trento, segnalando peraltro alle psicologhe una particolarità: la figlia più piccola si presenta coi capelli cortissimi e vestita da maschietto. Perché così il padre desiderava. Sono stati allertati anche i servizi sociali affinché le due piccole siano trasferite in una casa protetta per bambini.

http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=214968

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Tornano i barconi a Lampedusa, arrivano dalla Tunisia, non sono profughi!

Post n°972 pubblicato il 20 Agosto 2012 da lecasame

Tornano i barconi, Lampedusa indifesa

Senza respingimenti, si ricomincia: ieri sono sbarcati in 400. Arrivano dalla Tunisia, non sono profughi. Ma noi gli spalanchiamo le porte

 

Ricominciano gli sbarchi di massa a Lampedusa. Solo ieri so­no giunti sull'iso­la oltre 400 clande­stini, nella mag­gioranza, se non tutti, tunisini.

An­che se parlare di sbarchi non è cor­retto, perché si tratta di accompa­gnamenti, di pre­sa in consegna dei clandestini - detti «migranti» secon­do il pi­agnisteo po­liticamente corret­to - in alto mare e loro traghetta­mento sulla terra­ferma. E non sia­mo di fronte al soc­corso umanitario - mare in burra­sca, carrette del mare lì lì per sfa­sciarsi, condizio­ni disumane oltre a mancanza d'ac­qua e di cibo - sul quale non si discu­te. Ma proprio di una procedura di benvenuto. I due natanti sul quale erano imbarcati i 400 tunisini so­no motopescherecci in buono sta­to, l'uno di 16 e l'altro di 12 metri. Il mare era mosso, ma di quel mo­to ondoso ben sopportato anche dai bagnanti in pattino. E nessu­no dei «migranti» dava segno di di­sidratazione o inedia. Entrambi i pescherecci sono stati avvistati dal servizio di pattugliamento, un aereo islandese in missione per conto della Frontex (l’agen­zia europea per il coordinamento del pattugliamento delle frontie­re esterne aeree, marittime e ter­restri degli Stati dell'Unione) e un elicottero della nostra Marina mi­litare.

Segnalate le due imbarca­zioni con prua su Lampedusa, al­la prima le è andata incontro una squadra composta da una moto­vedetta della Guardia di Finanza, una nave della Marina militare e tre motovedette della Capitane­ria di Porto assistite da due elicot­teri. Alla seconda una flotta com­posta da due navi della Marina e due motovedette della Guardia costiera, ovviamente assistite da un elicottero. In totale, sette unità navali e tre aeree (figuriamoci i co­sti). Neanche si fosse dovuto an­dare in soccorso dei naufraghi del Titanic. In ogni modo, i clan­destini, tutti in buona salute (la traversata dalla costa tunisina a Lampedusa è di cento e sessanta chilometri per cui anche andan­do a 15 nodi in sei-sette ore si è a destinazione) sono stati trasbor­dati dai pescherecci alle unità na­vali che li hanno felicemente e confortevolmente condotti alla meta.

Questo per dire che grazie a ciò che Roberto Maroni giustamente definisce «buonismo peloso» (ci torneremo subito) praticato in specie da questo governo che van­ta addirittura un Ministero per l'Integrazione all'insegna «del­l’Avanti c'è posto», si è come ste­so u­n tappeto rosso tra i centri nor­dafricani di smistamento dei clan­destini e le coste della madrepa­tria. Che così sono diventate le preferite, scalzando quelle spa­gnole da quando Louis Rodri­guez Zapatero ebbe l'idea di bloc­care l'immigrazione clandestina armi alla mano. Nessuno vuole che si giunga a tanto, per carità. Neanche pensarci. Però, qualco­sa si deve pur fare per scrollarci di dosso l'etichetta di Paese-Bengo­di del Clandestino. Ad esempio procedendo al rimpatrio imme­diato quando sussista la certezza che i «migranti» siano tali e non perseguitati politici con diritto d'asilo (categoria alla quale il «buonismo peloso» vorrebbe far comprendere chiunque metta piede- clandestinamente- in Ita­lia). E qui torniamo a Roberto Ma­roni. Riferendosi ai 400 e passa sbarcati ieri l'ex ministro ha man­dato a dire: «Vengono dalla Tuni­sia, non sono profughi ma clande­stini e possono essere rimpatriati subito in base all'accordo da me fatto un anno fa. Ministro Cancel­lieri, coraggio, non si faccia frega­re dal buonismo peloso di qual­che suo collega di governo ». Paro­le sante.

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/tornano-i-barconi-lampedusa-indifesa-830642.html

 
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Pil: ecco l'Italia a due velocità

Post n°971 pubblicato il 20 Agosto 2012 da lecasame

Pil: ecco l'Italia a due velocità

Il Centro Sud è fermo, il Nord continua a crescere (poco)

25-06-2012 - di Massimo Morici

 

 

L’Italia del Pil rimane ancora spaccata in tre. Di fronte alle

regioni settentrionali che, nonostante la crisi, continuano a correre sopra la media nazionale dello 0,4%, con un Nord Est e un Nord Ovest cresciuti rispettivamente dello 0,9% e dello 0,6%,

le regioni centrali faticano a mantenere il ritmo con un magro aumento del Pil dello 0,1% mentre

il Sud non cresce affatto e rimane stazionario.

Questo dicono i recenti dati dell'Istat sul 2011.

L’ennesima conferma di un Paese a due velocità con il Nord che perfoma bene tutti i settori, in particolare l’agricoltura e l’industria nel Nord Est, e il Centro Sud che se la cava solo nel terziario, mentre tutto il resto arranca.

C’è la crisi, ma non in tutte le aree
Le industrie resistono, per lo meno nella locomotiva d’Italia: il valore aggiunto delle imprese industriali venete, trentine, friulane ed emiliane è aumentato dell’1,1% contro una media nazionale inferiore di un punto percentuale (+0,1%), mentre nelle regioni del Nord Ovest la crescita del settore industriale è stata ancora più decisa con un 1,2%.

Crescita che ha portato nuovi posti di lavoro nel settore: +1,5% l’incremento occupazionale nelle industrie nel Nord Ovest e +1,4% nel Nord Est.

A soffrire, invece, sono soprattutto le imprese industriali del Centro e del Sud che hanno registrato una significativa contrazione rispettivamente dell'1,9% e dell'1,8%, con il conseguente crollo dei posti di lavoro: -4,3% nelle regioni centrali e -2,2% nel Sud.

Del resto l'andamento occupazionale nel 2011 in tutti i settori, spiega l'istituto nazionale di statistica, rispecchia le differenze nelle dinamiche territoriali del valore aggiunto: a un aumento dell'input di lavoro nelle regioni settentrionali (+0,3% nel Nord-ovest, +0,9% nel Nord-est), si contrappone una flessione nelle regioni centromeridionali (-0,5% nel Centro e -0,3% nel Mezzogiorno).

Tornando ai settori, i servizi se la cavano un po’ dappertutto (+0,8% la crescita media nazionale del terziario), con dati più alti nel Nord Est (+1,1%) e nel Centro (+0,8%), mentre Nord Ovest e Sud si fermano un poco al di sotto della media nazionale, con un +0,7%. Bene, infine, l’agricoltura nelle regioni Settentrionali, con un +2,1% nel Nord Est che compensa un magro 0,3% del Nord Ovest, mentre Centro e Sud subiscono una contrazione rispettivamente del 2,4% e dell’1,6%.

Le due Italie: un confronto internazionale
I dati dell’Istat fotografano un’Italia a due velocità. Utile, in questa direzione, anche il confronto con i principali partner europei.

Se staccassimo il Nord dalla Penisola, ci ritroveremmo di fronte a un Paese con ritmi di crescita simili a quelli del Regno Unito (Pil a +0,8% nel 2011) e dati settoriali sostanzialmente in linea, o leggermente inferiori, con quelli dei maggiori partner europei.

Diverso il discorso per il Centro Sud che, scontando sia un ritardo di tipo storico sia una minore competitività del tessuto imprenditoriale, si ritrova con performance (qui serie storiche dell'Eurostat) in linea o addirittura inferiori a quelle degli Stati dell'Europa mediterranea, come Spagna e Portogallo (Pil nel 2011 in crescita dello 0,7% la prima, in calo dell'1,6% il secondo).

da panorama.it

 
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Goletta Verde 2012, Legambiente, inquinate Calabria, Campania e liguria

Post n°970 pubblicato il 19 Agosto 2012 da lecasame

Goletta verde: mare italiano inquinato. Ecco i divieti di balneazione

Goletta Verde 2012, Legambiente: verificare lo stato di salute delle acque nel nostro paese ha individuato ben 120 spiagge con mare molto inquinato. Maglia nera per la Calabria, Campania e liguria

Goletta Verde, 2012 – Una valida e utile iniziativa quella promossa da Legambiente che ha circumnavigato l’Italia con la Goletta Verde per verificare lo stato di salute delle acque di balneazione. E’ l’ora dei cartellini e tramite il sistema messo a disposizione di Google Maps, ci propone un tracciato con cui è possibile individuare i punti in cui il mare è inquinato, poco inquinato o entro il limite di legge. Alla Calabria viene assegnata la maglia nera con 19 punti di acqua sporca, Campania 14, e Liguria 15. Le acque più pulite, invece, si trovano in Sardegna e Toscana, quest’ultima tuttavia conta di una sola zona inquinata e solo sei bandiere blu.

Il laboratorio itinerante su un totale di 205 analisi microbiologiche ha trovato 120 punti non balneabili, ben 100 zone “fortemente inquinate“, cioè con concentrazioni di batteri di origine fecale pari ad almeno il doppio dei limiti di legge. A inquinare non è tanto il sistema fognario (in genere le acque reflue sono bonificate), ma torrenti, fiumi e canali.

Quindi sono solo loro i colpevoli? O gli impianti di depurazione non funzionano a dovere? Tuttavia Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale dell’associazione ambientalista, denuncia: “Alla mancanza cronica, soprattutto da parte dei comuni dell’entroterra, si aggiunge il carico inquinante dei reflui non adeguatamente trattati dagli impianti in attività: una situazione davvero imbarazzante che va sanata una volta per tutte“. Il problema è quindi grave, ne va della nostra salute, il turismo che diventa di conseguenza un problema economico che in questo momento di crisi graverà sicuramente sulle tasche degli italiani. La Corte di giustizia europea, a fine luglio, ha condannato il nostro paese per 109 agglomerati urbani medio grandi, soprattutto in Sicilia e Calabria e non si sono ancora adeguati alla direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue.

La leggenda

I punti contrassegnati in:

- ROSSO sono fortemente inquinati
(Escherichia coli > 1000 UFC/100 ml – Enterococchi intestinali > 400 UFC/100 ml);

- GIALLO sono inquinati
(Escherichia coli > 500 UFC/100 ml – Enterococchi intestinali > 200 UFC/100 ml);

- BLU sono entro i limiti di legge.

Facendo riferimento ai valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010).

In alcuni casi il segnalino colorato localizza un’area di prelievo indicativa. Nelle note del punto di campionamento viene specificata rispettivamente: la data, la provincia, il comune, la località e il punto di prelievo.


Visualizza GOLETTA VERDE 2012 in una mappa di dimensioni maggiori

 
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BOLOGNA: TUNISISNO AGGREDISCE E FERISCE DONNA INCINTA

Post n°969 pubblicato il 18 Agosto 2012 da lecasame

Bologna: donna incinta ferita e rapinata, preso l'aggressore tunisino

Gli agenti del Commissariato Due Torri, ieri sera poco prima delle ventuno, sono riusciti a rintracciare e sottoporre a fermo di indiziato di delitto un trentenne tunisino. Sulla scorta delle informazioni fornite dalla vittima della rapina, gli agenti hanno rintracciato un uomo corrispondete all'aggressore ed hanno proceduto al suo controllo in strada, durante il quale, ai poliziotti, non sono sfuggite le piccole macchie di sangue sul piede e sul volto del soggetto che, particolarmente agitato, è stato trovato con al seguito un set di coltelli da formaggio, lunghi circa sette centimetri, tra cui uno con la lama ancora lievemente sporca di sangue.

Portato in questura è stato sottoposto ai controlli di rito. Sprovvisto di documenti ma non di precedenti è stato sottoposto a fermo e, su disposizioni del PM, tradotto in carcere. La vittima, ha raccontato agli agenti di essersi accorta di essere seguita lungo via Irnerio, ed aveva accelerato il passo per raggiungere la propria abitazione ma giunta davanti all'ingresso, sotto al portico, è stata raggiunta alle spalle dal tunisino che ha tentato di derubarla. Istintivamente, la donna, ha stretto a se ancora più forte la borsa cercando di proteggersi il ventre, a motivo del proprio stato di gravidanza, ma l'uomo le ha sferrato due fendenti con un coltello al braccio ed alla coscia destra, riuscendo nell'intento e fuggendo immediatamente.

Attualmente la signora è ricoverata in ospedale.

18/08/2012
 
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Egiziano picchia moglie incinta che si toglie velo, denunciato

Post n°968 pubblicato il 18 Agosto 2012 da lecasame

Egiziano picchia moglie incinta che si toglie velo, denunciato

17 AGO 2012

(AGI) - Palermo, 17 ago. - Un egiziano di 19 anni e' stato denunciato dalla polizia a Porto Empedocle (Agrigento), per aver picchiato brutalmente la moglie incinta, che si era tolta il velo a causa del caldo. La coppia abita a Torino ed era in vacanza presso la famiglia della donna, nata a Porto Empedocle da genitori tunisini. La vittima, che ha 20 anni, e' ora ricoverata nell'ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento.
Secondo quanto ricostruito, aveva chiesto al marito il permesso di levarsi il velo perche' soffriva il caldo, e al diniego dell'uomo si e' scoperta egualmente. A questo punto, la violenta reazione dell'egiziano, che l'ha percossa in strada, davanti a vari testimoni che dopo aver cercato invano di trattenerlo hanno chiamato il 113.

http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201208171520-ipp-rt10098-egiziano_picchia_moglie_incinta_che_si_toglie_velo_denunciato

 
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Servizio Pubblico - Finti poveri scovati dai Carabinieri - 26/01/2012 Satarlanda.eu

Post n°967 pubblicato il 16 Agosto 2012 da lecasame

Servizio Pubblico - Finti poveri scovati dai Carabinieri - 26/01/2012 Satarlanda.eu

 
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ZINGARI: LA GRANDE PAURA

Post n°966 pubblicato il 16 Agosto 2012 da lecasame

La grande Paura parte 1, emergenza rom a Milano
La prima parte, con l'audio completo, dell'interessante documentario di Rai 3 sull'illegalità e il grosso lavoro di sicurezza svolto da tutte le FF.OO

 
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Salvini: "Basta patto di stabilità. Formigoni si unisca alla rivolta"

Post n°965 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Salvini: "Basta patto di stabilità
Formigoni si unisca alla rivolta"

Il segretario lombardo del Carroccio: la spending review e lo scontento dei suoi sindaci e di quelli del Pd per le decisioni romane. La sfida al governatore nel nome del Nord

di RODOLFO SALA

L’ha detto, l’altra sera, alla festa di Pontida. E il tendone quasi veniva giù per gli applausi: «I nostri sindaci non devono essere lasciati soli, quando dopo l’estate arriverà il momento di disobbedire al governo, e a quel punto ci seguiranno anche gli altri, a cominciare dagli amministratori del Pd che su questo tema sono incazzati come e più dei nostri». Eccola la sfida: permettere a chi amministra i Comuni lombardi, quelli con i conti a posto, di spendere i soldi che hanno in cassa per dare un po’ di ossigeno all’economia. E fa niente se il patto di stabilità lo vieta.

Ma la campagna d’autunno annunciata da Matteo Salvini, plenipotenziario in Lombardia della Lega targata Maroni, a ben vedere ha parecchio a che fare con il destino di Formigoni. Perché è a lui che il neo segretario lombardo del Carroccio si rivolge: «Si deve mettere alla testa di questa rivolta, solo così potrà dimostrare di essere un autonomista non solo a parole, ma anche nei fatti». Insomma: i 200 milioni che la Regione ieri ha messo a disposizione degli enti locali per investire sul fronte delle opere pubbliche vanno bene, ma certo non bastano. E il governatore, se vuole restare in sella, deve uscire dalla scia del Pdl «a trazione meridionale». Deve mettersi l’elmetto e fare la guerra a Monti, anche se il suo partito sostiene il governo.

Ma come? Alfano dice che dopo la virata a sinistra di Casini l’alleanza con la Lega rinascerà...
«Non
se ne parla. Alle prossime politiche noi andremo da soli, perché questo è il governo che ha trattato peggio il Nord».

Però in Lombardia la spina non la staccate, anche se volete che si voti l’anno prossimo, e non alla scadenza naturale del 2015.
«Sarebbe la cosa migliore, 17 anni ininterrotti alla presidenza della Regione sono troppi. Comunque trattiamo, vogliamo portare a casa dei risultati concreti. E alla fine tireremo le somme. Non parliamo di alleanze, ma di quel che faranno gli amministratori leghisti in Lombardia, dove governiamo 500 Comuni su tremila. Dovranno lavorare come un solo uomo per disobbedire ai diktat del governo sul patto di stabilità, e allargare il fronte. Mica potranno metterli tutti in galera».

E Formigoni dovrebbe capeggiare questa rivolta.
«Se non lo facesse, perderebbe una grande occasione. Del resto se lo dice un sindaco di sinistra come Fassino, che bisogna sforare il patto, perché non dovrebbe dirlo anche Formigoni? A quel punto si realizzerebbe l’autodeterminazione del Nord, e sulla spinta dei sindaci nascerebbe una grande alleanza territoriale tra Lega, Pd e un Pdl che qui sceglie una strada diversa dal centralismo degli Alemanno e dei Cicchitto».

Questa è fantapolitica.
«No, è la forza dei fatti che ci porta a immaginare questo scenario».

E comunque Formigoni dovrebbe togliere il disturbo per lasciare il posto a uno dei vostri, se davvero si voterà la prossima primavera?
«Dopo tutti questi anni può fare altro, ci sono tanti ruoli importanti. È chiaro che si sente sotto attacco per le vicende giudiziarie in cui è coinvolto, anche se si tratta di accuse non provate. Per questo tende a non muoversi, mentre noi tendiamo a portare a casa il massimo, chiedendogli di passare dalle parole ai fatti».

Nell’immediato che cosa vi aspettate?
«La lista l’abbiamo consegnata: si va dalla riduzione dei ticket sui farmaci ai fondi per le aziende agricole, e bisogna pure mettere dei quattrini per gli esodati. Se Formigoni parlerà in lombardo potrà continuare a governare. Ma la madre di tutte le battaglie è fare in modo che i Comuni virtuosi spendano i loro soldi per asfaltare le strade, costruire gli asili, pagare i creditori privati. È una battaglia difficile, per questo è indispensabile la copertura, anzi la regia, della Regione. Ci seguiranno tutti: destra, sinistra, liste civiche. Sarà la nostra campagna d’autunno».

10 agosto 2012

http://milano.repubblica.it/cronaca/2012/08/10/news/salvini_basta_patto_di_stabilit_formigoni_si_unisca_alla_rivolta-40671501/

 
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SICILIA, LA PIU' SPRECONA

Post n°964 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Sicilia, stipendi da 17 mila euro al mese nella Regione più sprecona d’Italia

Più consiglieri della Lombardia, 363 mila euro solo per i rinfreschi. Spese lievitate del 75% in 10 anni

di Mario Ajello

ROMA - Chissà come l’ha presa Zorro. Per lui, e per gli altri sprechi siciliani come lui, finire nel mirino di Mario Monti non dev’essere comunque piacevole. In questo caso il de la Vega è un anziano cavallo: quello donato dal presidente della Regione alla clinica Villa delle Ginestre, dove curano i pazienti con lesioni spinali tramite l’ippoterapia e dove il quadrupede Zorro si fa pagare dal contribuente per vitto e alloggio 2.335 euro al mese. Sempre meno di quanto la Sprecopoli isolana spende per la Zelkova.

Non è una campionessa di volley o una ballerina arrivata dall’est, ma una pianta così rara che per essere studiata richiede un consulente regionale ad hoc, retribuito con 150.000 euro. Sono pochi inoltre, da quelle parti gonfie di palme e battigie, anche i maestri di sci o meglio: di sci di fondo. E infatti il governatore Lombardo ha appena istituito una commissione per l’abilitazione di nuovi professori di questa nobile disciplina alpina.

Sprecano tutti, ma la Sicilia si distingue per l’agilità delle mani bucate. Quanti sono i

deputati dell’assemblea regionale? Novanta.

Dieci in più della Lombardia,

anche se gli abitanti lombardi sono 4 milioni e mezzo in più di quelli isolani.

E i consiglieri più pagati tra tutti? Sempre loro che, tra diaria, rimborsi e indennità, arrivano a 17mila euro al mese.

Perfino più di Zorro. Il quale almeno (né lui né la Zelkova a cui dopo una raffica di proteste è stato tolto il personal training vegetale) non gode del rimborso spese forfettario annuo per le spese di trasporto ferroviario, aereo e marittimo che per i magnifici novanta dell’Ars è di 10.095 euro. Più l’indennità di trasporto su gomma: pari a euro 13.293 per il deputato che debba percorrere una distanza massima di 100 chilometri.
La retribuzione media di un eletto è di undici volte superiore al reddito medio del resto della popolazione siciliana.

Se le uscite della Regione sono lievitate in dieci anni del 75 per cento è anche a causa del tic delle nomine. Come quella, tragicomica, andata in scena pochi giorni fa. Il governatore firma il decreto di nomina del presidente del collegio sindacale della Sicilia-e-servizi (una delle tante partecipate della Regione in via di smantellamento) intestandolo a un detenuto il cui cognome è tutto un programma: Eugenio Trafficante. «Non sapevo che fosse agli arresti», si giustifica Lombardo dopo che s’è scoperto che Trafficante sta in carcere con l’accusa di stalking. Secondo uno studio della Cisl, negli ultimi anni il governatore ha nominato in media tre consulenti al mese. Per non dire del popolo dei baby pensionati della Regione. C’è chi è andato via anche a 46 anni, e chi tra i baby pensionati più baby pensionati di tutti - ossia i forestali - ha battuto il record: a riposo a 45 anni. E questo è il caso, diventato proverbiale, di un certo Totò Barbitta, pensionato con meno di diciassette anni di lavoro.

Nessuno batte la Sicilia in fatto di cocktail. Tra il 2010 e il 2011 l’erario ha offerto oltre 400 tra aperitivi e rinfreschi più cene e colazioni. Praticamente ogni giorno, a palazzo dei Normanni c’è stata una tavola imbandita: 6000 euro per fare pasteggiare i membri dell’assemblea dei veterinari, 5000 euro per il buffet dei chirurghi articolari, 5900 euro per un cocktail rinforzato in onore del concorso mondiale enologico (che però s’è svolto a Bruxelles), 3500 euro per una colazione di lavoro durante il convegno sul «ruolo della donna nella cultura della vita». In tutto, si sono mangiati 363.000 euro. Facile immaginare, di fronte a queste libagioni regionali, i problemi di linea che possono affliggere chi ci capita. Ma niente paura.

Una delibera governativa ha stanziato 11 milioni di euro, per finanziare ogni tipo di attività sportiva, compreso wushu kung fu, il kumite e il twirling, che è una specie di ginnastica ritmica. Ma adesso, a questo ritmo di sprechi isolani, da Roma hanno gridato the end.

18 luglio 2012

http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=208944

 
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MASSIMO D'AZEGLIO

Post n°963 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

"Abbiamo troppo buona parte quassù per vivere soli, senza bisogno di trascinare a rimorchio questa grossa sdrucita barca dell'Italia meridionale."

Massimo D'Azeglio

 
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BERTOL BRECHT

Post n°962 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Bertol Brecht

 
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Finale Emilia: il sindaco del Pd fa sgombrare le tende dei terremotati per la sagra dell’anatra

Post n°961 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Finale Emilia: il sindaco del Pd fa sgombrare le tende dei terremotati per la sagra dell’anatra

“Orgogliosi della città che vogliamo” è stato lo slogan che campeggiava nei manifesti della campagna elettorale di un anno fa, aprile-maggio 2011, in vista delle elezioni comunali di Finale Emilia. La faccia era quella del candidato sindaco Fernando Ferioli, i partiti che lo sostenevano Pd-Idv-Sel e una lista civica. Insomma, il centro-sinistra. Ferioli ha poi vinto le elezioni, è diventato sindaco succedendo a Raimondo Soragni, anch’egli di centro-sinistra, e si è trovato ad amministrare la cittadina di 16.000 abitanti a nord della provincia di Modena.
Finale Emilia, purtroppo, è stato il paese più vicino all’epicentro del terremoto che si è verificato lo scorso 20 maggio, il primo di una lunga serie di eventi sismici culminati in scosse altrettanto forti il 29 maggio e 3 giugno. La cittadina ha pagato un duro pegno: una vittima, numerosi sfollati e danni ad abitazioni e fabbriche. La torre dell’orologio, simbolo di Finale Emilia, è crollata, diventando una delle immagini emblematiche della tragedia.
La questione sfollati ed evacuati si è rivelata sin da subito una patata bollente per il sindaco Fernando Ferioli, finito al centro delle polemiche a fine giugno per aver ordinato ai terremotati di tornare nelle loro abitazioni qualora fossero agibili. Non tutti gli sfollati, traumatizzati e impauriti, erano d’accordo, ma la polemica non durò a lungo.
A due mesi di distanza una nuova ordinanza del sindaco è destinato a suscitare polemiche che non si spegneranno tanto facilmente. E’ l’ordinanza 445 del 1 agosto 2012, “Sgombero dei giardini pubblici De Gasperi (capoluogo) e Carrobbio (Massa finalese) per organizzazione e svolgimento di iniziative socio-culturali ed aggregativa”, che recita quanto segue:

Proprio così, lo sgombero “anche avvalendosi della Forza Pubblica”. Niente di scandaloso, se non fosse per la poca sensibilità dimostrata nei confronti di famiglie di terremotati, alcune delle quali hanno persino perso del tutto la loro abitazione, che hanno preferito per motivi personali organizzarsi autonomamente in via del tutto provvisoria, senza servirsi delle tendopoli della Protezione Civile e quindi senza neppure pesare sulla collettività.
Considerando i problemi burocratici e le polemiche ogni volta che si decide di sgomberare campi Rom o accampamenti abusivi, stupisce e allarma la velocità e severità con cui si è deciso di usare il pugno di ferro per famiglie di terremotati che certo non si sono sistemate nei giardini De Gasperi e Carrobbio per bighellonare, ma anzi hanno dimostrato dignità e compostezza.

A nulla è servito opporsi, cercare di convincere l’amministrazione comunale per ottenere il permesso a rimanere nei giardini ancora per qualche giorno. I terremotati sono stati cacciati, nemmeno fossero delinquenti.
Hanno prevalso le ragioni delle “iniziative socio-culturali e aggregative”, come da delibera.
Ma quali sono queste iniziative da svolgere proprio nei giardini pubblici dove si erano provvisoriamente sistemati i terremotati?
Udite udite e tenetevi forte!
Gli stand della fiera di Ferragosto e la sagra dell’anatra.
Guai a dare la priorità ai terremotati!

di Riccardo Ghezzi © 2012 Qelsi

 
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SICILIA IN FIAMME. DOV'E' L'ESERCITO DEI FORESTALi?

Post n°960 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Sicilia in fiamme, che scandalo E dov’è l’esercito dei forestali?

Hanno lasciato bruciare lo Zingaro, uno dei posti più belli d’Italia. Un operaio è morto eroicamente. Ma che fanno gli altri 28.541?

Un’isola in fiamme.Capolavori della natura e scenari mozzafiato, cancellati dagli incendi che, da gior­ni, si levano da un angolo all’altro della Sicilia.

8 agosto 2012

Fiamme che nascono all’improvviso,furiose e davastan­ti e seguono solo un’unica, folle lo­gica, quella di delinquenti e piro­mani. Sono stati almeno dodici ie­ri, nell’isola, gli incendi che hanno tenuto impegnati Canadair e altri mezzi aerei nel tentativo di argina­re la drammatica situazione. Una si­tuazione nera come quel fumo an­gosciante, anche se un filo meno critica di quella di lunedì, caratte­rizzata da una trentina di roghi che hanno attaccato, soprattutto, la provincia di Palermo e, nel Trapa­nese, la riserva naturale dello Zin­garo, proprio uno di quei capolavo­ri della natura e di quegli scenari mozzafiato cui accennavamo poc’anzi: sette chilometri di riser­va naturale, tra i paesi di San Vito Lo Capo e Castellammare.L’intera area è stata infatti devastata da uno dei più grossi incendi che l’abbia­no mai colpita, e per doma­re le fiamme sono sta­ti impiegati oltre duecento uomi­ni, un Canada­ir­e un elicot­tero. Eppure quest’in­cendio, co­me gli altri cento ro­ghi di questi giorni divam­pati nell’isola, comeesoprattut­to l’incendio dell’al­tro giorno a Colle San Vi­tale, l’area boschiva sovrastante il Comune di Castronovo di Sicilia, che è costato la vita a Francesco Piz­zuto, 42 anni,il forestale-eroe,auti­sta della squadra antincendio «Ra­falzafi », suscitano una domanda inevitabi­le: per uno di loro, uno di loro che si è battuto tra le fiamme con eroi­smo, uno come Francesco, vittima della sciagurata strategia dei piro­mani, che cosa fanno gli altri? Che cosa fanno gli altri 28541 forestali ufficialmente, quanto esagerata­mente in forza alla Regione Sicilia. E che, come primario compito, do­vrebbero agevolmente, dato il loro elevatissimonumero, pattugliaree «vegliare» sull’incolumità e sulla preservazione della aree boschive edelleriservenaturaliprotette? Do­ve sono? In quale dei mille uffici, scantinati o sottoscala di quel labi­rinto degli sprechi che è la Regione Sicilia, si nascondono? Ricordava­monoistessisuquestestessecolon­ne, recentemente che con 5 milioni di abitanti e due piccole catene montuose (Madonie e Nebrodi-Pe­loritani), nonché le aree non certo vastissime degli Iblei, degli Erei e del comprensorio del Sosio, la Sici­lia vanta però un esercito di circa 30 mila forestali, per la precisione ap­punto 28542 mentre la Lombardia, con una popolazione doppia e l’ar­co alpino alle spalle ne ha appena tremila. Con esempi oltre ogni de­cenza tipo Godrano, paesino di mil­le abitanti in provincia di Palermo, dove i forestali «in servizio» sono 190, più di quelli impiegati in tutto il Molise, dove però i cittadini sono 160 mila e gli ettari a bosco sono 80 volte di più. Tornando alla crona­ca, un anziano è deceduto colto da malore, mentre tentava di domare un rogo divampato nella sua cam­pagna. E sono riprese ieri all’alba le operazioni di spegnimento sui rilie­vi di Casteldaccia (Palermo), ma preoccupano maggiormente due grossiincendidivampatiinprovin­cia di Messina, a Piraino e a Naso, dove le fiamme minacciano alcune abitazioni. A Nicosia (Enna) diver­se famiglie evacuate hanno potuto far rientro solo a notte fonda nelle loro case, una volta estinti cinque incendi, tutti dolosi, appiccati in pieno centro abitato, mentre per un altro incendio è stata persino per qualche ora chiusa al traffico la rampa di ingresso dello svincolo Zia Lisa sulla Tangenziale di Cata­nia, in direzione Messina.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/sicilia-fiamme-che-scandalo-e-dov-l-esercito-dei-forestali-828238.html

 
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Cosa viene dopo la primavera?

Post n°959 pubblicato il 15 Agosto 2012 da lecasame

Cosa viene dopo la primavera?

Riporto un post di Quintana5 che trovo assolutamente preciso e illuminato, così come abitualmente sono i suoi post.

 

La domanda sembra banale: dopo la primavera viene l’estate! Non sempre è così, specie se qualche nome è stato dato con troppa facilità. Il mio primo post ha riguardato la cosiddetta primavera araba, il cui nome riecheggiava la famosa “primavera di Praga”, cioè il tentativo del regime comunista cecoslovacco di aprire a forme di libertà e di democrazia; al tentativo in questione la notte tra il 20 ed il 21 agosto posero fine i carri armati del Patto di Varsavia, che entrarono a Praga ed annullarono tutte le riforme.

Alla primavera di Praga non seguì l’estate, ma un grigio inverno.

 

Qualcuno guardando i movimenti di ribellione nei paesi arabi, ricordando la primavera praghese ebbe la brillante idea di chiamarla “primavera araba”; fin da allora avevo qualche dubbio, io che non sono certo un professionista dell’informazione né, tantomeno, della politica. Non starò a ricordare i motivi di dubbio, citarsi è sempre poco elegante, dico che i miei dubbi sono stati confermati, anzi…

Andiamo a vedere cosa è successo e partiamo dal paese più ad Ovest tra quelli coinvolti dalle rivolte, la Tunisia.

Da dove iniziamo? Proviamo a vedere cosa succede: gli islamisti hanno vinto le elezioni, e uno. “L’Unità”, in una corrispondenza del 20 aprile (ricordare questa data) da Tunisi ci descrive un paese in fermento, voglioso di libertà, con un Islam le cui parole d’ordine sono pluralismo, tolleranza e stabilità, fa dire a tale signor Bechir, un imprenditore “Però ora abbiamo la libertà, ed è un bene incomparabile” e termina l’articolo descrivendo: “Momenti di danza tradizionale in riva al mare, intervallati da sfrenati balletti al ritmo di rap. L’Islam del nuovo millennio, almeno qui in Tunisia batte anche questo ritmo”; il Presidente del Governo provvisorio aveva anche parlato di una democrazia regolata dalla legge, altra cosa che sembra ineccepibile, tuttavia è sempre bene mettersi d’accordo sui termini usati, altrimenti non ci si capisce e bisogna accordarsi su cosa significa democrazia e di quali leggi parliamo.

Prima avevo chiesto di ricordare una data, il 20 aprile. Al giornalista dell’Unità era sfuggita una notizia e cioè che il 28 marzo, tre settimane prima della sua intervista, due tunisini sono stati condannati a sette anni e mezzo di reclusione per blasfemia e tutto questo per aver diffuso un libro di critica all’Islam ed è strano che non abbia posto attenzione a questa notizia, infatti Human right watch, tramite la sua rappresentante in Tunisia, Emna Galeli, aveva condannato la sentenza "un attacco alla libertà di espressione e libertà di credo" e si era anche detta preoccupata per il fatto che la religione possa venir utilizzata per imporre un nuovo tipo di censura; sarà stato distratto? Ma non finisce qui, la religione islamica è rimasta religione di Stato (art. 1 della Costituzione) ma alcuni si sono rallegrati che la Shaaria non sia diventata fonte primaria di legislazione, significa che la preoccupazione che potesse andare peggio era concreta. Non basta ancora: i salafiti impongono la loro legge (sono fondamentalisti) in parecchi villaggi dell’interno e ci sono parecchi episodi di intolleranza nei confronti degli ebrei (ce ne sono circa 30mila); in più è stata istituita una milizia islamica ed un “comitato per la diffusione della virtù e la repressione del vizio” che pare controlli che non si tengano comportamenti contrari all’islam radicale. Infine sono stati respinti dei medicinali inviati da Israele: brutto segnale! Possiamo dire che ci sia stato un vero progresso? Io ho parecchi dubbi al riguardo.

Passiamo alla Libia: il Governo non sarà instaurato prima di settembre, pur essendosi tenute le elezioni il 7 luglio; la maggioranza relativa è stata appannaggio del partito più liberale, quello di Jibril, con 39 seggi, il secondo posto è stato dei Fratelli Musulmani di Sawan, con 17 seggi, ma soprattutto peseranno i candidati “indipendenti”, espressione di 120 partiti, molti dei quali legati proprio ai Fratelli Musulmani. Costoro saranno in ogni caso determinanti: sia se si realizzerà una grande coalizione tra il partito di Jibril e quello di Sawan, sia se invece si arriverà ad un Governo presieduto dai Fratelli Musulmani ed appoggiato dai tanti candidati indipendenti. Sawan è stato chiarissimo: “la sharia (la legge islamica) sarà alla base della prossima legislazione”. Piuttosto chiaro, no? Sappiamo che la politica consiste in compromessi e possibilità: si riuscirà a tenere la Shaaria fuori dalle fonti del diritto? Progressi per il popolo libico verso la democrazia? Anche qui mi si permettano parecchie perplessità.

Andiamo a vedere l’Egitto: la vittoria dei Fratelli Musulmani è stata chiara e senza discussioni; non starò a ricordare chi sono costoro, chi vuole cerchi da solo, in modo che le informazioni possano essere selezionate autonomamente. Duranta la campagna elettorale alcuni esponenti religiosi hanno appoggiato Mursi, poi vincitore, sostenendo che costui avrebbe istituito il califfato e liberato Gerusalemme; una tesi simile è delirante, come pure le proposte di partiti che hanno ottenuto il 20% dei voti: distruggere, o almeno coprire con dei teli, le piramidi e la statua della Sfinge, simboli di paganesimo preislamico. Non si tratta di mattacchioni con consensi da prefisso telefonico, stiamo parlando di un partito da 20%!

Sempre per restare al folklore, si è anche proposto si istituire spiagge separate per uomini e donne e di mettere fine a musica occidentale e divertimenti eccessivi, anche nelle località turistiche. Parlando invece della situazione economica e sociale, questa sembra in preda al caos incotrollato: il 40% degli egiziani vive al di sotto della soglia di povertà, le esportazioni stanno diminuendo e persino il turismo è in forte calo. Si temono rivolte per fame. Nel frattempo i Fratelli Musulmani, contravvenendo alle loro promesse elettorali, stanno occupando tutti gli spazi del potere, anche se il Governo non è ancora stato formato ed anche qui i Fratelli Musulmani hanno mentito.

Infine la Siria: sappiamo perfettamente che razza di assassino sia il Presidente Assad, sta sterminando cittadini del suo stesso paese ed ha spesso appoggiato movimenti terroristi.

Notizia che è sfuggita a quasi tutti è che sta perseguitando ed uccidendo i palestinesi presenti in Siria: secondo fonti sia di Hamas che di Al Fatah circa 500 palestinesi sono stati uccisi da uomini del regime, non occasionalmente, ma presi, torturati e poi uccisi. Dove sono le flottiglie? E i pacifinti? Qualcuno ha fatto non una marcia di protesta, ma almeno due passi di dissenso sotto l’ambasciata siriana?

Non solo: questo paese ha ammesso, per bocca del portavoce Jihadi Maqdisi di possedere delle vietatissime armi chimiche e biologiche e che è pronta ad usarle se attaccata. Qualcuno ha detto qualcosa? Forse ero distratto e non ho sentito?

Infine veniamo ai ribelli: non sappiamo molto di loro, se non che si rifanno quasi tutti all’Islam e già questo non è un buon segno; se poi integriamo questa informazione con il fatto che non vogliono avere rapporti con la NATO, il quadro sembra ancora peggiore. Si sa per certo infine che nel calderone siriano c’è la presenza di Al Quaeda e di Hezbollah: qualcuno vuole ad immaginare cosa succederebbe se costoro si impadronissero di armi chimiche o biologiche?

Sarà il caso di parlare ancora di primavera araba? Io prenderei impermeabile ed ombrello….

 
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