Creato da: lecasame il 04/04/2010
Con calma e per piasèr

 

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62 del 2001.

 

DIFENDIAMOCI!

Intanto difendiamoci
da chi ci sta sbranando,
poi penseremo a individuare
chi glielo sta lasciando fare.

 

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UN GIORNO MIGLIAIA DI UOMINI LASCERANNO...

Proclama all’occidente 
del presidente algerino Houari Boumediene
nel 1974 dal podio delle Nazioni Unite:

“’Un giorno milioni di uomini lasceranno l’emisfero sud per fare irruzione nell’emisfero nord. E non in modo amichevole.

Verranno per conquistarlo, e lo conquisteranno popolandolo con i loro figli. E’ il ventre delle nostre donne che ci darà la vittoria”.

.........................................

 

IL CUCULO

... quando si schiude l’uovo del cuculo, il piccolo intruso sbatte fuori dal nido i suoi “fratellastri” caricandosene sul dorso le uova e gettandole fuori, o spingendo giù gli altri uccellini del nido se sono già nati...

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SPOT PARTITO DEMOCRATICO SVEDESE

 

QUESTA E' SPARTA!

 

Dichiarazioni DIRITTI UMANI

Dichiarazione Universale
dei diritti umani

................................

Dichiarazione Universale
dei diritti dell'uomo nell'islam

................................

 

Messaggi di Settembre 2012

 

MAROCCHINO PICCHIA E VIOLENTA MOGLIE E FIGLIA. ARRESTATO ESPONENTE ASSOCIAZIONE IMMIGRATI

Post n°993 pubblicato il 29 Settembre 2012 da lecasame

Nel Catanzarese

Botte e violenza sessuale su moglie e figlia
Arrestato esponente di associazione immigrati

L'uomo, un marocchino di 42 anni, è molto noto sul territorio catanzarese. Da diversi anni risiede a Sellia Marina ed è lì che i carabinieri lo hanno ammanettato. I fatti denunciati risalgono al 2011 quando la ragazza aveva 14 anni. Ma gli abusi erano partiti molto prima

di SAVERIO PUCCIO

CATANZARO - Calci, pugni e testate contro la moglie e i quattro figli. Fino alle violenze sessuali prima nei confronti della moglie, poi sulla figlia che all’epoca dei fatti aveva meno di 14 anni. E’ una storia drammatica quella che ha portato in carcere un cittadino marocchino di 42 anni, K.E.C., residente da diversi anni a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro. Le accuse nei suoi confronti sono di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali aggravate e violenza sessuale aggravata. Un personaggio molto noto in tutta la provincia, dal momento che svolge funzioni pubbliche di rappresentanza all’interno di un’organizzazione di categoria a difesa dei diritti degli extracomunitari.

Le indagini portate avanti dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, e coordinate dal sostituto procuratore Emanuela Costa, sono partite dalla denuncia delle vittime e hanno potuto contare su riscontri concreti, compreso gli accertamenti da parte di uno psicologo e la consulenza di una ginecologa. I fatti risalgono al 2011, quando la donna ha denunciato le vessazioni subite e le attenzioni rivolte dal marito anche nei confronti della figlia che non aveva ancora compiuto 14 anni.

Gli episodi ricostruiti dai carabinieri hanno evidenziato una violenza sessuale ai danni della moglie dell’uomo e diversi atti nei confronti della ragazzina, con il padre che avrebbe approfittato dell’assenza della madre. A questo si aggiungono diversi maltrattamenti, con le due donne che sarebbero state picchiate violentemente più volte, con calci pugni, testate e quant’altro.

Una condizione ripetuta nel tempo, anche quando la donna era in attesa dei quattro figli e, per questo, costretta a sottoporsi a delicate cure per non interrompere la gravidanza.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata disposta dal gip del tribunale di Catanzaro, Tiziana Macrì, e l’uomo è stato condotto oggi nel carcere di Siano di Catanzaro.

“L’arresto del cittadino marocchino – ha evidenziato il capitano Giovanni De Nuzzo, comandante della Compagnia di Sellia Marina – evidenzia come sia fondamentale la denuncia di simili vessazioni, presenti talvolta in contesti famigliari ritenuti “normali” e che all’esterno non destano sospetto. E’ importante che le donne vittime di violenza escano dal muro del silenzio e decidano di rivolgersi ai carabinieri per fare piena luce e punire i responsabili”.

 

18 settembre 2012

http://www.ilquotidianocalabria.it/news/il-quotidiano-della-calabria/352812/Botte-e-violenza-sessuale-su-moglie-e-figlia--Arrestato-esponente-di-associazione-immigrati.html

 
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Ma quale islamofobia? A rischio sono i fondamenti della nostra civiltą

Post n°992 pubblicato il 28 Settembre 2012 da lecasame

Ma quale islamofobia? A rischio sono i fondamenti della nostra civiltà
per La Padania, domenica 23 settembre 2012

Il problema dell’Occidente non è la forza dell’Islam, ma la debolezza del Cristianesimo, o, meglio, dei Cristiani. La laicità è implicita nello stesso messaggio evangelico: date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, ma la laicità è altra cosa dal laicismo esasperato. Una civiltà non vive senza riferimenti ideali e senza un minimo di richiami etici condivisi. Anzi, la presenza di ideali identitari e di un riferimento etico condiviso è ciò per cui la civiltà non si riduce a semplice conglomerato sociale, a «società», più o meno aperta. Oggi in Occidente non c’è affatto un rischio islamofobico, se non da parte di frange sociali marginali. Il vero rischio, anzi, la vera malattia del momento, si chiama, invece, «cristianofobia», diffusa ad arte dai poteri laici (o laicisti),  che trovano una sponda proprio nella confusione tra dialogo e resa dominante in vaste aree delle stesse chiese cristiane.
Parliamo proprio di Occidente, dove, grazie al Cielo, non si è ancora arrivati alle pesanti e  sistematiche violenze contro le minoranze cristiane, che si riscontrano in paesi, come la Nigeria, il Pakistan o il Sudan. La cristianofobia occidentale è prevalentemente fatta di silenzi e di tabù. L’Occidente tace davanti ai massacri di Cristiani dove l’Islam è maggioranza o li liquida come «conflitti di religione», cose di altri tempi che non ci riguardano e a cui la stampa di regime dedica al massimo qualche trafiletto. Cristianofobico è, però, anche l’atteggiamento dominante sui media, circa  quello che succede a casa nostra; lo sono la menzogna e l’omertà con cui si coltiva l’autodissoluzione dell’Occidente e dei suoi valori di tolleranza e dignità dell’uomo.
Corriere e Repubblica, al guinzaglio dei poteri forti, ci mostrano le immagini di  folle che a Istanbul e nelle capitali arabe ergono cartelli contro l’islamofobia, facendo riferimento a un film su Maometto che è semplicemente brutto e, per questo impresentabile.  Lorsignori chiedono leggi liberticide che impediscano il ripetersi di avvenimenti come quelli legati alle vignette danesi o francesi, e i Governi europei ammiccano passivamente. Sono gli stessi governi filo massonici  che invocano l’ingresso della la Turchia nell’Unione Sovietica Europea, facendo finta di non sapere che proprio la Turchia continua a foraggiare i cosiddetti ribelli siriani e finanzia la costruzione di moschee  e l’istituzione di scuole coraniche in tutti i paesi europei. E la Turchia è, ufficialmente, un paese laico e islamico moderato. I ministri europei del nulla, cioè degli esteri, incluso il «tecnico» nostrano terzi dinonsisachè, nulla hanno da dire sull’assenza di libertà religiosa in questo Paese candidato all’ingresso nell’UE. Nulla si è detto, per esempio, sulla recente decisione del governo turco di trasformare in moschea un luogo simbolo della storia cristiana come la basilica di Santa Sofia a Nicea, luogo dove furono tenuti i grandi concili dell’Antichità, quelli che definirono l’essenza del Credo cristiano. A imporre questa strategia del silenzio omertoso sono le medesime lobbies che ora propongono di introdurre leggi contro l’islamofobia e che già puniscono, come «incitamento all’odio razziale» le voci, dissonanti, che si scagliano contro la violenza islamica.
Nulla fermerà l’Islam e la Sharìa in Europa, tranne una nuova consapevolezza degli europei di quella che è la loro storia e la loro identità.
Nessuno in Occidente osa ridicolizzare il Talmud o il rabbino capo di una qualsiasi comunità ebraica cittadina. E ci mancherebbe! Qualcuno, di rado, osa ridicolizzare l’Islam, e rischia, sempre, di pagare con la vita. Chiunque, invece, può dimostrare il peggiore e insensato disprezzo per i valori cristiani, senza che non solo si abbia la benché minima reazione, ma, anzi, si esaltino la creatività artistica e la libera espressione. Quindi, nessun problema se un registuncolo austriaco, in cerca di pubblicità, presenta a Venezia un film dove una signora si masturba con un crocifisso. Le poche reazioni a mezzo web e le timide prese di posizione di qualche isolato ecclesiastico sono state anzi bollate come integralismo cattolico. Di questo passo è evidente che non si andrà da nessuna parte.  La tolleranza esaltata e invocata si trasformerà nella peggiore intolleranza, quella verso se stessi e la propria storia. L’Islam e gli islamici lo hanno capito da tempo e ci disprezzano perché identificano l’Occidente con il vuoto morale e l’assenza di fede e di valori. Per riprendere lo scomodo sermone di un imam di Izmir (l’antica Smirne greco-cristiana):
«Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo, grazie alle nostre leggi coraniche vi domineremo». 
L’Islam, per citare Eric Vögelin, è una religione «politica» e quindi non può non trarre conseguenze politiche da quel che considera solo cedimento e inettitudine. La colpa, almeno in questo, non è anzitutto dell’Islam, ma dell’Occidente e della sua classe dirigente. Non si tratta di mettere in questione la laicità dello Stato e nemmeno il principio di tolleranza, ma di riaffermare, con un grande costituzionalista come Böckenförde, che il moderno stato liberale e democratico vive di presupposti che non è esso stesso in grado di garantire. E se non lo è, deve recuperarli dalla propria anima, da ciò che lo fa essere “civiltà”, e non semplicemente “società”, riaffermando il proprio orgoglio e, di conseguenza, il rispetto delle proprie regole di vita e di convivenza.

 
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MACROREGIONE DEL NORD EQUIVALE ALLA RENANIA

Post n°991 pubblicato il 22 Settembre 2012 da lecasame

MACROREGIONE DEL NORD EQUIVALE ALLA RENANIA

 

 

 

 
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CGIL, AVEVANO I MURATORI IN NERO

Post n°990 pubblicato il 21 Settembre 2012 da lecasame

Sorpresa, muratori in nero in una sede della Cgil
21/9/2012 
 
Sette persone sono state denunciate per il mancato rispetto delle norme in un cantiere interno alla sede della Camera del lavoro di Pavia.
 
Nella sede della Cgil di Pavia avrebbero lavorato dei muratori in nero. Ne dà notizia il dorso milanese del Corriere della Sera che riporta la denuncia di sette persone, tra cui lo stesso segretario pavese Renato Losio, da parte dei carabinieri dell´Ispettorato del lavoro della città. In un cantiere di ristrutturazione all´interno della sede della Camera del lavoro di Pavia sarebbero emerse diverse irregolarità, tra cui l´impiego di alcuni lavoratori in nero.
 
Il segretario Losio è stato denunciato perché "avrebbe omesso di verificare l´idoneità tecnico-professionale delle ditte esecutrici dei lavori". Gli altri provvedimenti hanno raggiunto gli amministratori, i coordinatori per la sicurezza e i responsabili delle ditte coinvolte. Tra i reati contestati, anche l´omessa redazione di documenti di valutazione dei rischi sul rumore e sulle vibrazioni.


http://www.formiche.net/dettaglio.asp?id=31354&id_sezione=94

 
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ALBANESE 50ENNE: ATTI OSCENI AI GIARDINETTI

Post n°989 pubblicato il 21 Settembre 2012 da lecasame

Atti osceni davanti agli adolescenti ai giardini: 50enne arrestato dalla polizia

Imperia - Verso le 18 di ieri, una telefonata al 113 segnala che l'uomo si sta abbandonando ad
 atti osceni
nell’area dei giochi per bambini dei giardini.

Zeneli Mehmet

La polizia ha arrestato un albanese, di 50 anni, Mehmet Zeneli, residente a Imperia, che poco prima aveva compiuto atti osceni nei giardini Toscanini in presenza di minorenni. Verso le 18 di ieri, una telefonata al 113 segnala che l'uomo si abbandonando ad atti osceni nell’area dei giochi per bambini dei giardini.

Arrivano gli agenti e l'uomo, che nel frattempo si era allontanato, viene rintracciato nei pressi di via dell’Ospedale e portato in questura. Oggi, in sede di direttissima, è stato convalidato il suo arresto e gli sono stati concessi i domiciliari.

di Fabrizio Tenerelli

20/09/2012

http://www.riviera24.it/articoli/2012/09/20/141260/atti-osceni-davanti-agli-adolescenti-ai-giardini-50enne-arrestato-dalla-polizia

 

 
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TUNISINO ADESCA BIMBI A SAN POLO (BRESCIA)

Post n°988 pubblicato il 08 Settembre 2012 da lecasame

In via del verrocchio

S. Polo, adesca bimbi con la cioccolata: arrestato

BRESCIA, 8 settembre 2012

Ha avvicinato alcuni bambini che giocavano in un parchetto di via del Verrocchio offrendo loro tavolette di cioccolata. Addirittura si è rivolto a un bimbo di appena sette anni, dicendo di essere una amico della sua mamma ed invitandolo a seguirlo per mostrargli qualcosa.
Fortunatamente la baby sitter del piccolo si è accorta di quanto stava accadendo, ha richiamato il piccolo, ed è stata minacciata ed insultata dall’uomo. Ad assistere alla scena un altri bambino, più grandicello, figlio di un’Ispettore della Questura.

La mamma poliziotto, informata dell’accaduto, è prontamente intervenuta mettendo al sicuro i ragazzini e cercando l’uomo che nel frattempo si era allontanato. Dopo averlo individuato in una via vicina la donna lo ha avvicinato, qualificandosi e chiedendogli i documenti. Lui, in stato di ebbrezza alcolica, ha reagito molto violentemente minacciando la poliziotta e scagliandole contro una bottiglia di vetro prima di darsi alla fuga.

L’Ispettore l’ha inseguito contattando nel frattempo il 113 per chiedere l'intervento di una Volante che, giunta sul posto in pochi minuti, ha fermato lo straniero. In manette è finito un cittadino tunisino del 1976, con a carico numerosi precedenti per atti di libidine nei confronti di minorenni. Già condannato nel 2011 a Brescia per violenza sessuale nei confronti di un minore è stato pertanto tratto in arresto per resistenza, violenza e lesioni aggravate. Attualmente in corso le indagini della Squadra Mobile.

http://www.giornaledibrescia.it/in-citta/s-polo-adesca-bimbi-con-la-cioccolata-arrestato-1.1342583

Perchè non era stato rispedito già nel 2011, nella sua Tunisia?

 
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PADANIA ECCELLENTE

Post n°987 pubblicato il 06 Settembre 2012 da lecasame

 
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La solitudine del Giudice Falcone (1988)

Post n°986 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lecasame

La solitudine del Giudice Falcone (1988)

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DONATORI DI SANGUE, LA " GENEROSITA"' DEL MERIDIONE...

Post n°985 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lecasame

DONATORI DI SANGUE, LA "GENEROSITA'" DEL MERIDIONE...

La sola provincia di BERGAMO ha PIU' donazioni di sangue dell'intera SICILIA

Qui non è responsabilità dello Stato, sono i siciliani in prima persona che difettano di generosità.

 
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Cina crisi: affogano nella merce invenduta

Post n°984 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lecasame

Cina crisi: affogano nella merce invenduta

di Debora Billi

Così impariamo ad incensare la “globalizzazione”.

Mentre l’emisfero occidentale, improduttivo e consumatore, si dibatte in una crisi economica senza precedenti che costringe le famiglie a stringere la cinghia e a smettere di comprare, l’emisfero orientale manifatturiero affoga nelle merci che ha prodotto e che nessuno vuole più.

Lo racconta il New York Times:

Dopo tre decadi di torrida crescita, la Cina sta incontrando un problema poco familiare per la sua economia da poco in crisi: un enorme ammucchiarsi di merce invenduta sta ingombrando i grossisti, affollando i rivenditori di auto e riempiendo i capannoni.

La gravità della situazione dell’inventario cinese, secondo il NYT, viene mascherata da trucchi contabili del governo. Stagnano le importazioni, cala l’occupazione, scendono gli immobili e fuggono i capitali.

In fin dei conti, le importazioni di petrolio in Cina sono calate di ben l’11% su base annua, nello scorso mese di luglio. Qualcosa vorrà pur dire. Dispiace invece per tutte quelle tonnellate di materie prime lavorate che giacciono inutilizzate nei magazzini. A montagne.



Tratto da: Cina crisi: affogano nella merce invenduta | Informare per Resistere.

http://www.informarexresistere.fr/2012/09/04/cina-crisi-affogano-nella-merce-invenduta/#ixzz25aRx57iY

 
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Il Meridione va messo a stecchetto

Post n°983 pubblicato il 05 Settembre 2012 da lecasame

Per Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, il Sud è stato drogato da troppi fondi
 
Il Meridione va messo a stecchetto
 
Deve abituarsi a dei budget e a rispettare i limiti di spesa
di Luigi Chiarello

Prima la medicina, amara: «Oggi il Mezzogiorno si salva solo con un'operazione di spending review straordinaria; serve una revisione della spesa moltiplicata per cento». Poi, la terapia: «Noi meridionali dobbiamo abituarci ad avere dei budget; a rispettare i limiti. Dobbiamo abituarci a spendere ciò che possiamo, non ciò che vorremmo».

Quindi, la diagnosi: «Va riconsiderato il rapporto tra spesa pubblica e qualità del ceto dirigente. Più c'è denaro pubblico, meno alta è la qualità della classe dirigente». Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, è come un medico di frontiera. Studia il paziente, con meticolosità; giorno dopo giorno ne osserva i sintomi, ne legge il decorso. Il suo malato non è in carne e ossa. Ma è in milioni di carni e milioni di ossa. Il suo paziente è il Sud, a cui ogni sera tasta il polso, nella cucina del suo giornale. Raggiunto da ItaliaOggi, Demarco fotografa un Meridione stordito dalla crisi globale e, in parte, disorientato dal prosciugarsi delle furbizie clientelari. Nel racconto utilizza le parole col distacco del chirurgo, modulando la voce come un bisturi, nella carne viva della società e della politica meridionali. Senza sconti, senza vittimismi, senza silenzi di convenienza.

Domanda. Nei giorni scorsi, lei ha scritto sul Corriere del Mezzogiorno che trova paradossale che Napoli faccia un'icona del suo lungomare liberato e pedonalizzato, mentre un intero quartiere, Scampìa, continua a essere «l'Alexanderplatz del buco», il supermercato della droga. Perché le due azioni non possono stare assieme?

Risposta. Perché quando è stata pedonalizzata via Caracciolo, la via di scorrimento più importante di Napoli, il sindaco, oltre alla naturale soddisfazione, ci ha messo un di più di enfasi: chiamando la via pedonalizzata il «lungomare liberato». La Liberazione, però, fa venire in mente lo sbarco degli americani, la guerra al nazifascismo e la Liberazione del paese. Ma passi. Il problema è che, quando riscoppia la faida di Scampìa, beh la contraddizione emerge e diventa evidente. Non si può dire: «Abbiamo liberato via Caracciolo», quando rimane occupato un intero quartiere, Scampìa. È come se il generale Patton, appena sbarcato in Italia, avesse gridato alla liberazione del paese, quando, invece, proprio allora iniziava «il bello».

D. Resta il fatto che ordine pubblico e lotta alla criminalità organizzata sono di competenza dello Stato centrale, del ministro dell'interno. Non certo del sindaco, che, per di più, è un noto ex pm...

R. Certo, la competenza principale è dello Stato, ma il Comune ha competenze specifiche molto importanti in materia. Tutti sappiamo che il controllo della Camorra su un territorio avviene anche attraverso l'occupazione abusiva delle case di quel territorio. Funziona così. Il clan della Camorra occupa abusivamente tutto un rione e, così, ne ha il controllo.

D. E il Comune cosa può fare?

R. La Camorra assegna le case ai propri affiliati. Ma, essendo queste case pubbliche, sono state già assegnate a legittimi titolari. I camorristi li minacciano e li costringono ad abbandonare gli appartamenti per assegnarli ai loro affiliati. Attraverso questa occupazione la Camorra riesce ad avere una presenza costante sul territorio. Ma è il Comune che ha il diritto di assegnare le case. Quindi, lo stesso Comune ha un compito ben preciso: deve ripristinare la legalità, sgombrando gli abusivi e riassegnando gli appartamenti ai legittimi assegnatari.

D. De Magistris invece è inerte?

R. Il Comune di Napoli, sei mesi fa, ha completato l'ultimo censimento delle case. De Magistris era già sindaco; dunque già conosce i nomi degli abusivi. E anche dove essi sono. Ciò nonostante questa operazione di legalità non è stata ancora fatta. Di conseguenza, è ancor più singolare che si «liberi» il lungomare, che non era certo occupato abusivamente. E non si liberi, invece, un intero rione, che è abusivamente occupato.

D. Ma non sarà tutta colpa di De Magistris?

R. Certo. Poi c'è il paradosso della magistratura. Abbiamo saputo che esistono ben 300 richieste di arresto, che da anni, non mesi, anni, giacciono presso l'ufficio del Gip. E sono tutte richieste che hanno a che fare con Scampìa.

D. Perché non procedono?

R. Probabilmente sono bloccate per il super lavoro. Ma il paradosso è che noi, quasi tutti i giorni, sentiamo il tribunale di Napoli lamentarsi della scarsezza di mezzi a disposizione. Della mancanza di carta o di auto per la polizia. Ma mai, dico mai, è stato lanciato un allarme per l'accumularsi delle tante richieste di arresto non eseguite. Alcune di queste richieste datano tre anni fa. È un fatto gravissimo. Abbiamo uno Stato lento, che non agisce dove deve. E un Comune che non fa quello che deve.

D. Lei ha definito Scampìa una «zona franca nello Stato di diritto». Non è l'unica nel Mezzogiorno. Perché lo Stato unitario, a 150 anni dalla sua nascita, non è padrone al Sud del suo territorio?

R. Questo è il problema principale della questione meridionale. C'è una sostanziale cessione di sovranità dello Stato a favore di potenze nemiche: le organizzazioni criminali. Tutto ciò si spiega con uno scambio: la cessione di sovranità data dallo Stato viene ripagata con i voti. È questo il grande scambio che ha determinato l'arretratezza complessiva del Mezzogiorno. Lo Stato ha ceduto potere per ricevere consenso politico.

D. Un abbraccio mortale

R. Ma lo Stato, questo consenso, avrebbe potuto raccoglierlo anche in positivo. Non solo in negativo. Le strade tentate, però, non hanno funzionato. Penso all'industrializzazione fatta da Nitti, dal primo '900 in poi. Ha funzionato solo a periodi. Penso anche a un secondo tentativo; quello fatto con la Cassa per il Mezzogiorno, durata per un certo periodo. Terminato il quale, si è tornati alla logica della cessione di potere in cambio di consenso. Una logica, va detto, continuata anche con la sinistra al potere. Quella stessa sinistra che, pure, aveva contestato quell'approccio.

D. Si riferisce a Bassolino?

R. Vede, quando la sinistra andò al governo, nella prima metà degli anni 90, lo fece perché denunciò lo strapotere e i disastri di quello che definì «il partito unico della spesa pubblica». Che sostanzialmente era il Pentapartito. Bassolino vinse le elezioni con questo slogan. Era la stagione della cosiddetta primavera dei sindaci, quella anche di Orlando e di Bianco, per intenderci. Beh, dopo qualche anno, quella sinistra divenne essa stessa il «partito della spesa pubblica». Bassolino ha lasciato una situazione debitoria da raccapriccio al Comune di Napoli.

D. Alla fine si sono arresi alle richieste clientelari?

R. Sì. Tutte le forze politiche hanno ceduto alla tentazione delle istanze clientelari. Ma, diciamolo forte, quella del consenso clientelare non è una condizione ineluttabile. C'è un'altra classe dirigente, quella veneta per esempio, che ha fatto diversamente. Fino agli anni 50 il Veneto e la Campania erano in condizioni molto simili; avevano lo stesso genere di vita, le stesse condizioni socio economiche. Poi, le due regioni hanno preso strade opposte

D. Lei è ben cosciente del contesto geopolitico in cui il Mezzogiorno è calato. Ha scritto: «Oggi l'intero Sud dell'Europa è sotto tutela; Grecia, Portogallo, Spagna e Italia sono oggetto di preoccupata attenzione per i poco credibili meccanismi delle rispettive democrazie rappresentative; e addirittura si teme che questi paesi, già sfuggiti al controllo dei partiti, non possano essere retti che da commissari straordinari». Ora, un Mezzogiorno in cui lo Stato cede sovranità alle mafie come ne esce?

R. La situazione diventa sempre più difficile. Oggi, risulta poco credibile persino l'Italia intera. Anche se, con Monti, la percezione del paese all'estero sta lentamente migliorando. Comunque, il giudizio del Nord Europa sull'Italia resta molto sospettoso. Ora, se in un periodo economico espansivo, tali dubbi possono anche essere tollerati, in periodi di crisi o recessione come quello attuale, queste perplessità diventano ancora più stringenti. Per noi meridionali la situazione va sempre peggio.

D. Come se ne esce?

R. In un modo:

smettendola di chiedere altri soldi.

 Anche perché, ormai, di soldi pubblici non ce ne sono più. E facendo un'operazione di spending review straordinaria; cioè, una revisione della spesa moltiplicata per cento. Vede, non voglio arrivare al paradosso di dire che l'eccesso di denaro pubblico ci ha «inguaiato», ma_

D. Ma?

R. Tutto questo denaro pubblico ha fatto sì che ci fosse meno responsabilizzazione; che la classe dirigente venisse selezionata, non per la qualità delle idee, ma per la capacità di relazione con il potere centrale. Tant'è vero che i meridionali che hanno fatto carriera politica l'hanno fatta trasferendosi a Roma. Oggi, il punto centrale è riconsiderare il rapporto tra spesa pubblica e qualità del ceto dirigente. Io, poi, penso che più c'è denaro pubblico, meno alta è la qualità della classe dirigente.

D. Secondo lei l'euro fa bene al Mezzogiorno? O servirebbe una lira leggera, svalutata, più adatta alla situazione economica del Sud Italia?

R. No! Non credo che se si configurasse una diversa moneta, per il Sud le cose andrebbero meglio. Anzi. Saremmo ancora più esposti a quella zona grigia dell'economia, che poi diventa zona nera: il lavoro nero, lo sfruttamento, l'evasione. Un'ipotesi del genere, per il Mezzogiorno, sarebbe drammatica. Noi meridionali, al contrario, dobbiamo necessariamente restare attaccati al treno dell'Europa del Nord. Di più: dobbiamo spingere quel treno! Non trattenerlo. Ogni illusione secessionista, autonomista, che dovesse consistere nel portare il Sud lontano dal centro dell'Europa, oggi è sconsiderata. Non ci sono le condizioni

D. E le primavere arabe? Con tutte le loro contraddizioni, celano chance per il Sud Italia, come per il Veneto lo fu la caduta del Muro di Berlino?

R. No. Perché, la parte d'Italia che maggiormente dialogava e ancora dialoga economicamente con la sponda sud del Mediterraneo è Milano. Non il Sud, non Napoli. La posizione geografica, di per sé, non è sufficiente. Piuttosto, è la posizione economica, la robustezza del tessuto produttivo e del progetto politico, che fanno diventare una realtà attrattiva; riferimento per altre economie emergenti

D. C'è poi il federalismo. Nel Mezzogiorno, la chiamata al protagonismo diretto dell'amministratore locale sarà dannosa, per via delle clientele da alimentare?

R. Forme di federalismo, in uno Stato unitario, non possono che far bene al Mezzogiorno, perché accrescono la responsabilizzazione della classe dirigente. Bisogna cambiare. Dobbiamo rispondere dei soldi che spendiamo. Fino a oggi, il Sud Italia ha speso; poi ha presentato una nota spese e si è fatto rimborsare tutto. Noi meridionali dobbiamo abituarci ad avere dei budget; a rispettare i limiti. Dobbiamo abituarci a spendere ciò che possiamo, non ciò che vorremmo.

D. A Nord c'è chi prevede o auspica una scomposizione della rappresentanza politica sulla base di istanze territoriali. In sostanza, c'è chi vuole la nascita di un partito del Sud, che sia portatore degli interessi del Mezzogiorno, contrapposto a un partito del Nord, che sia motore della macroregione Settentrione

R. Questa scelta non mi convince affatto. Mi convince, invece, l'ipotesi di partiti nazionali, organizzati in senso federale per grandi aree. Questo sì. Servono partiti federali, capaci di rappresentare le istanze territoriali, ma pur sempre dentro partiti nazionali. Questo perché un partito territoriale perde di vista completamente gli scenari e gli equilibri internazionali. Il quadro complessivo. E finisce per coltivare solamente aspirazioni localistiche e molto corporative.

D. Torniamo all'Unità d'Italia. Crede che, nel Mezzogiorno, abbia castrato l'evoluzione borghese propria delle rivoluzioni industriali, per lasciare, intonso, il modello di relazioni feudali, fatto di signori e clientes, politici e cortigiani?

R. Al contrario, secondo me l'Unità d'Italia ha fatto molto bene al Mezzogiorno, perché ne ha interrotto la feudalizzazione. Solo che, questo processo, è durato molto poco. E, comunque, è andato avanti molto lentamente. In tutta la prima fase dell'Unità d'Italia, diciamo dall'unificazione alla Belle époque, Napoli ha continuato a crescere. A essere una grande città europea. Questa situazione è andata avanti, fino alla Prima guerra mondiale. Poi, a quel punto, con lo sviluppo della rivoluzione industriale nel Paese, il Nord, che era più attrezzato, è salito sul treno; il Sud è rimasto fermo alla stazione.

D. Resta il fatto che gran parte dei rappresentanti meridionali, nel senato del Regno italiano, erano latifondisti. Il Gattopardo_

R. Certo, è così. Ma, fino a metà del '900, il pensiero meridionale è stato, probabilmente, il più fecondo e vivace; inseriva nel dibattito pubblico le idee più innovative. Pensiamo alle idee di Giustino Fortunato. Che, a un certo punto, quando tutti avevano un'idea arcaica del Mezzogiorno, quasi fosse il paradiso in terra, un luogo pacificato da una natura generosa, disse che non era vero. Disse «il Sud è povero, è misero». Queste idee hanno cambiato la storia.

http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1787271&codiciTestate=1&sez=hgiornali&testo=&titolo=Il%20Meridione%20va%20messo%20a%20stecchetto

 
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Salerno, il consorzio dei rifiuti affonda. Ma faceva anche da succursale dei Ds

Post n°982 pubblicato il 02 Settembre 2012 da lecasame

Salerno, il consorzio dei rifiuti affonda. Ma faceva anche da succursale dei DsChiusa l'inchiesta sull'affondamento della società che gestiva raccolta dell'immondizia: danni per 2 milioni di euro e 154 indagati. I dipendenti ricevevano acconti sugli stipendi futuri: tra i maggiori beneficiati gli "intestatari" di cartelline con elenchi dei tesserati del partito di cui faceva parte l'ex presidente della società Barbirotti (ora Idv)

di Vincenzo Iurillo


Nome dell’ente: Consorzio di bacino dei Rifiuti Salerno/2, istituito negli anni dell’emergenza. I compiti del Corisa 2: organizzazione della raccolta nei comuni della provincia, gestione di impianti e discariche campane. Ma bastava aprire un tiretto o uno scaffale per scoprire che forse gli uffici di via Roma 28 ospitavano una seconda attività più vicina a quella di un circolo di partito. Del partito del presidente del Consorzio, guarda caso. Nei mobili erano custodite undici cartelline dal frontespizio “Consorzio Sa/2”, con scritto a pennarello il nome del dipendente che ne “garantiva” il contenuto: fotocopie di tessere dei Ds, elenchi di cittadini di Salerno con nome, cognome, indirizzo, numero di telefono e numero della sezione elettorale, ricevute di pagamento a nome “Sinistra Ecologista“, la corrente che prima dello scioglimento dei Ds nel Pd rappresentava l’anima ambientalista della Quercia. Ne era leader a Salerno colui che fino al 2010 è stato il presidente del Consorzio della spazzatura: l’ex verde Dario Barbirotti, avvocato, consigliere comunale della lista civica del sindaco Vincenzo De Luca. Barbirotti all’epoca era iscritto ai Ds, ma non è confluito nei democratici: ora è consigliere regionale di Idv.

Travolto da un debito di oltre 15 milioni di euro, il Consorzio due anni fa è stato affidato a un commissario liquidatore, l’avvocato Giuseppe Corona. Le sue denunce hanno dato il via a un’inchiesta giudiziaria che ha portato alla luce i retroscena di una gestione disastrosa dal punto di vista economico e clientelare sotto il profilo politico. A fine giugno la Procura guidata dall’ex pm antimafia Franco Roberti ha spiccato 154 avvisi di conclusa indagine, con l’accusa di aver depredato a vario titolo le risorse pubbliche dell’ente. A Barbirotti e a nove tra i suoi più stretti collaboratori è contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al peculato. Agli indagati è andata pure bene: nella loro informativa i carabinieri della Stazione di Salerno Mercatello suggerivano di chiedere misure cautelari.

Un’amministrazione allegra e disinvolta, quella del Consorzio, secondo i rapporti degli inquirenti che calcolano in circa
2 milioni di euro il danno per le casse pubbliche. C’erano prassi ai limiti dell’incredibile. Come quella di concedere a ben 120 dipendenti (su 305 in totale) acconti sugli stipendi futuri attraverso una semplice richiesta orale. Acconti da restituire con rate irrisorie e senza interessi, senza nemmeno verbalizzare i motivi della richiesta. Che di fatto non venivano rimborsati, perché i controlli erano inesistenti. Nel 2010 il Consorzio era così arrivato ad esporsi per oltre 210mila euro. Uno dei dipendenti dell’ente aveva accumulato 22mila euro di anticipi. Un anno e mezzo di paga. Da quando il commissario ha avviato le procedure di recupero attraverso le trattenute in busta paga, l’esposizione si è ridotta a 51mila euro. Gli operai si sono arrabbiati, uno ha preso a schiaffi il nuovo responsabile amministrativo del Consorzio ed è stato querelato.

Curiosamente, ma forse non è una coincidenza, alcuni tra i dipendenti “intestatari” delle cartelline con gli elenchi degli elettori e dei tesserati di partito erano tra i maggiori beneficiati del sistema degli acconti sullo stipendio. Alla signora C. E., intestataria della cartellina con cui scritto “anni 2005, 2006 tessere Democratici di Sinistra, anno 2005 ricevute per euro 1600, anno 2006 ricevute per euro 3840, anticipi stipendi anni 2004-2009″, erano stati concessi acconti per 14.700 euro. Alla signora C. A. per 5.900 euro. Il signor C. V. invece si era limitato a 1.900 euro. Per C. C. erano arrivati anticipi per 7.800 euro (e ne deve restituire ancora 4150). T. T., la cui cartellina è accompagnata dalla nota “elenco elettori, anticipi stipendi anni 2004/10”, era riuscito a cumulare sino a 11.330 euro di acconti. Per azzerare la sua posizione deve dare indietro ancora 4.400 euro.

L’inchiesta non formula ipotesi di reato di voto di scambio. Ma il fatto che sui frontespizi di tutte le cartelline siano annotati sia gli importi degli anticipi economici che le liste degli elettori e dei tesserati Ds insinua il dubbio che quei soldi siano serviti a finanziare campagne elettorali, spese di mantenimento di sezioni, iscrizioni ai Ds. Un dubbio che ovviamente, in assenza di riscontri, resterà tale.

E’ invece certo che i principali collaboratori di Barbirotti erano iscritti ai Ds e le tracce della loro partecipazione al meccanismo di raccolta delle tessere e dei contributi al partito stanno in quelle cartelline archiviate nel Consorzio. Prendete a mò di esempio l’ex direttore generale Filomena Arcieri, che oggi presiede Salerno Solidale, una municipalizzata di Salerno. Fu nominata con decreto di Barbirotti. Nella cartellina C. E., la Arcieri compare almeno sei volte per altrettanti contributi a suo nome a ‘Sinistra Ecologista’ (la prima è la ricevuta nr. 40 del 1 febbraio 2006, 90 euro). Versa contributi al partito – e ne troviamo ricevute – anche il giornalista dell’ufficio stampa, pure lui assunto con chiamata diretta. Mentre la ‘curatrice’ dell’archivio politico, C. E., diventa capo dell’ufficio di Gabinetto del Presidente.

Mette mano alla tasca per i Ds anche il fratello di Mena Arcieri, Giuseppe Arcieri, assunto nel Consorzio con un contratto a progetto che tra varie peripezie davanti al giudice del lavoro è infine diventato a tempo indeterminato. Alcune sue ricevute di pagamento sono immediatamente successive a quelle della sorella. C’è poi una ex lsu, D. A., intestataria di un’altra cartellina con dentro un elenco di elettori di Salerno. E’ beneficiaria di un modesto anticipo sugli emolumenti. Malgrado la qualifica di operatrice ecologica avrebbe dovuto imporre il suo passaggio a ‘Salerno Pulita’, la municipalizzata della spazzatura, grazie a un accordo è rimasta nel Consorzio e ora fa l’impiegata. Era un’iscritta ai Ds, c’è la copia della cedola, ma alle ultime amministrative si è candidata in Idv. Il nuovo partito di Barbirotti.

I sospetti di favoritismi non finiscono qui. Alcuni tra i fedelissimi di Barbirotti – la capo di gabinetto, la segretaria, l’ufficio stampa – sono riusciti a farsi trasformare il loro contratto da tempo determinato a indeterminato. Ciò è avvenuto grazie a sentenze del giudice del lavoro. Ma, scrive il Gip Donatella Mancini nelle motivazioni dell’archiviazione di una querela di Barbirotti contro il commissario liquidatore, queste sentenze sono dipese “dalla condotta del Barbirotti che attraverso reiterate e illegittime proroghe degli incarichi” ha creato i presupposti del riconoscimento del rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Un guazzabuglio di intrecci politico-clientelari che però rischia di distrarre dal cuore dell’inchiesta. Che si è concentrata sull’arraffamento dei fondi del Consorzio. Tra stipendi gonfiati ad arte, buste paga che non indicavano le ore effettivamente lavorate, dipendenti che riuscivano a collezionare 170 ore mensili di straordinari pagati il 75% in più del normale, il Corisa 2 è andato in rovina, nella felicità di operai e impiegati strapagati e riconoscenti verso i loro vecchi datori di lavoro. Soltanto con l’uso forsennato di Viacard, Telepass e carte carburante Q8, l’ente avrebbe subito un danno di almeno 800mila euro. Nessuno controllava l’utilizzo delle numerose schede autostradali e delle venti carte carburante, che giravano di mano in mano a fini privati, per un pieno alla propria auto o a quella della moglie. Le fatture hanno dimostrato che i rifornimenti venivano fatti in zone non servite dal Consorzio (Napoli, Quarto, Melfi, Roma), anche di benzina (i mezzi del Consorzio viaggiavano a gasolio) e fuori dall’orario di servizio.

Idem per i passaggi dei Telepass, registrati persino in Veneto. Il 15 ottobre 2010 il commissario ha bloccato tutte le carte, comprese le Q8, avviando un’indagine interna. Il 26 ottobre il responsabile economico del Consorzio si è dimesso. E il 3 novembre successivo ha spiegato il perché in spontanee dichiarazioni ai carabinieri: “Mi ero impossessato di 3 carte Q8 e tramite un accordo con due distributori tra Pianura e Giugliano ci ricavavo i soldi per mantenere una ragazza di origine brasiliana conosciuta in un locale notturno di Lago Patria. L’avevo messa incinta, ma io ero già sposato e padre. Avevo bisogno di denaro per mantenere due famiglie. La brasiliana mi aveva costretto a darle soldi anche per gli altri suoi due figli in Sudamerica”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/02/salerno-consorzio-dei-rifiuti-fa-crac-ma-faceva-da-succursale-dei-ds/340231/

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La brasiliana mi aveva costretto? Mi aveva costrettoooooo??? Quando si dice ragionare col cazzo...


 
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TUNISINO SEVIZIA UN'AQUILA

Post n°981 pubblicato il 02 Settembre 2012 da lecasame

Sevizia un'aquila e la nasconde in auto

Ha tentato di portare a Genova un esemplare di aquila reale, specie in estinzione: ma l'autore dell'inconsueta importazione, un tunisino, è stato scoperto in porto e denunciato dalla Guardia di finanza e dall'Agenzia delle dogane di Genova. Il tunisino aveva nascosto l'animale, con le zampe legate e le ali tagliate, sotto il sedile della sua auto. L'aquila ha tre mesi di vita e appartiene a una specie tutelata perché a forte rischio di estinzione. L'animale è stato posto sotto sequestro penale per importazione illegale, e preso in custodia dagli uomini della Forestale.


http://genova.repubblica.it/cronaca/2012/08/27/foto/aquila-41558279/1/

 
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Professore massacrato da ZINGARI a Pola

Post n°980 pubblicato il 02 Settembre 2012 da lecasame

Professore massacrato da zingari a Pola

settembre 1, 2012

POLA. È mancato un pelo che un gruppo di Rom di Dignano non uccidessero di botte il professor Zlatko Tkalcec, 55 anni, capo cattedra di cultura fisica presso l’ateneo istriano “Juraj Dobrila”. Il docente è stato salvato dal personale del pronto soccorso che in qualche modo è riuscito a neutralizzare i Rom scatenati e forse assetati di sangue che hanno anche demolito il laboratorio.
La lite era iniziata nella nota macelleria “Libero” la cui telecamera di sorveglianza ha filmato quanto accaduto. Ebbene come si vede nel filmato finito su Youtube (cliccare “mesnica libero tucnjava”) un Rom 52enne ha aggredito il professore dopo un diverbio sorto al parcheggio.


Tkalcec evidentemente in buona forma fisica, si è difeso sferrando a sua volta un pugno al suo aggressore che è finito per terra. Su di lui si è quindi scagliata la moglie del Rom e anche lei si è presa un bel pugno.
La polizia è arrivata subito dopo ascoltando le dichiarazioni delle due parti. Poi i coniugi Rom si sono recati al Pronto soccorso e il professor Tkalcec mezz’ ora dopo al Reparto di medicina d’urgenza in un altro punto della città, per farsi medicare le ferite. «Ho aspettato un po’ prima di recarmi dal medico ha spiegato, proprio per evitare di incontrare nuovamente i Rom». E invece nella sala d’attesa c’erano ad attenderlo il 52.enne di prima e altri due Rom evidentemente in missione punitiva. Uno di essi ha colpito il professore al volto con una pietra tanto che il docente ha subito iniziato a perdere sangue.
«Ho cercato riparo entrando nell’ ambulatorio del pronto soccorso – ha aggiunto Tkalcec, però mi hanno seguito anche qui. Hanno ripreso a picchiarmi distruggendo l’inventario e ferendo alcune infermiere». «A questo punto – aggiunge -, il personale li ha bloccati altrimenti mi uccidevano, però sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo della polizia. Dopo essersi fatto curare Tkalcec è stato rilasciato. «Ho chiamato un amico della polizia – ha detto -, per accompagnarmi a casa».
La polizia è riuscita ad individuare i Rom e l’opinione pubblica è molto amareggiata per il fatto che non sia stata pubblicata la loro identità, a differenza del nome del professore finito su tutti i media del paese. Purtroppo come spiega in un comunicato stampa diffuso dalla dottoressa Ksenija Druzetic Bozic a capo dell’Istituto per la medicina d’urgenza, l’ episodio non è isolato. «È successo più volte – ha spiegato -, che il nostro personale rischia la propria sicurezza sia durante gli interventi di pronto soccorso esterni che in ambulatorio». Una cosa è sicura: con i flussi migratori degli ultimi due decenni, Pola non è più la città tranquilla e sicura di una volta.

 

http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2012/09/01/news/docente-aggredito-a-pola-da-un-gruppo-di-rom-1.5620163


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Il nome dell'aggredito sbandierato ai quattro venti mentre i nomi degli assalitori non vengono resi noti. Perfetto. Così il cittadino NON sa quali sono i delinquenti da evitare (visto che saranno sicuramente a piede libero) mentre il docente sarà alla mercè di ogni zingaro che voglia vendicarsi.

 
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SALERNO, 153 falsi poveri con sussidi pubblici

Post n°979 pubblicato il 01 Settembre 2012 da lecasame

 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

SALERNO

Falsi SALERNO, 153 poveri con sussidi pubblici
153 denunce della Guardia di Finanza

SCAFATI - Beneficiavano senza averne diritto di prestazioni sociali agevolate erogate dal Comune di Scafati. 153 persone sono state denunciate dalla Guardia di Finanza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Nocera Inferiore con l'accusa di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La maxi truffa, che ha provocato all'Ente pubblico un danno di poco superiore ai 100 mila euro, e che sarebbe stata commessa tra il 2008 ed il 2011, vede coinvolti anche 11 pubblici funzionari del comune di Scafati, denunciati per abuso d'ufficio e falsità ideologica, che avrebbero agevolato determinate richieste di intervento assistenziale a discapito di altre.

Le indagini hanno consentito di fare piena luce sulla truffa attraverso il confronto tra i redditi dichiarati con quelli riportati nelle banche dati dell'Anagrafe Tributaria. Da qui è emerso che per assicurarsi le agevolazioni erogabili,i richiedenti avevano invece effettivamente percepito importi di gran lunga superiori.

1 settembre 2012

 
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