Creato da 53lucexte il 19/12/2004

LA LUCE DOPO IL BUIO

uscendo dal buio della mia anima ..scoprendo che tutti siamo Luce..dipingo frammenti di colori..fotografo istanti di vita..raccolgo pensieri..per spargere LUCE ..perle di saggezza raccolte nei miei girotondi per internet..per ARRICCHIRE D'AMORE il ns cammino verso la LUCE..e semplicemente parlarci con il cuore di AMICIZIA!

 

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Post N° 661

Post n°661 pubblicato il 30 Gennaio 2005 da 53lucexte
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IL 7° SPECCHIO ESSENO

di Gregg Braden

 

Dalla prospettiva degli antichi, il settimo mistero dei rapporti umani o settimo specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile.  E’ lo specchio che ci chiede di ammettere la possibilità  che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sé perfetta e naturale.  A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo  invitati a guardare i nostri  successi nella vita senza paragonarli a niente. Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.

Il solo modo in cui riusciamo a vederci sotto la luce del successo o del fallimento è quando misuriamo i nostri risultati, facendo uso di un  metro esterno.  A quel punto sorge la seguente domanda: “A quale  modello ci stiamo rifacendo per misurare i nostri risultati? Quale metro usiamo?”

Nella prospettiva di questo specchio ci viene  chiesto di ammettere la possibilità che ogni aspetto della nostra vita personale – qualsiasi aspetto  - sia perfetto così com’è. Dalla  forma e peso del nostro corpo ai nostri risultati in ambito accademico, aziendale o sportivo.  Ci renderemo conto insieme che, in effetti, questo è vero  e che un risultato può essere sottoposto a giudizio solo quando viene paragonato ad un riferimento esterno.

Siamo quindi  invitati a permettere a noi stessi di essere il solo punto di riferimento per i risultati che raggiungiamo.  Gli antichi consideravano l’ultimo specchio come il più impercettibile e per illustrarvelo vi racconterò un paio di storie.

Verso la fine del mio periodo aziendale condividevo  l’ufficio con una collega, perché lo spazio di lavoro a disposizione era limitato.  Avevamo mansioni molto diverse.  Siccome non c’era competizione fra noi, parlavamo e pranzavamo insieme spesso, diventando ottimi amici. 

Un giorno, tornato in ufficio dopo la pausa pranzo, la  vidi sbiancare  e sedersi mentre ascoltava i suoi messaggi in segreteria.

Le chiesi cosa  fosse successo e lei mi raccontò una storia che io sto per raccontare  anche a voi al fine di  illustrare il settimo specchio esseno.

La mia collega aveva un’amica, sua coetanee, madre di una ragazza che si era diplomata un paio di anni prima.  Era una bellissima ragazza, piena di talento, molto sportiva, brava a scuola, dotata di ottime capacità artistiche che aveva deciso, d’accordo con i genitori, di fare la modella dopo il diploma.

Dopo aver svolto alcuni ottimi servizi da modella ed aver frequentato una scuola specializzata di New York aveva completato  un’altra serie di incarichi e stava avviandosi verso una carriera di successo.

Finiti quei primi servizi le agenzie cominciarono a dirle che per quel tipo di lavoro avrebbe dovuto cambiare un po’ il suo aspetto.  Inizialmente le suggerirono di intervenire su cose semplici come  il giro vita e la misura del seno, che venne  aumentata per mezzo di un intervento chirurgico.  I suoi genitori erano d’accordo perché sapevano che la professione lo richiedeva.  Non passò molto tempo che le agenzie cominciarono  ad esigere forme più estreme di cambiamento.  Per esempio, quando la ragazza sorrideva aveva una sovraocclusione – che era pur gradevole da vedere – e le fu detto che una modella non poteva permetterselo e le chiesero di farsi operare.

Lei  obbedì, le sue mascelle vennero rotte e ricomposte.  Immobilizzate con strumenti metallici, ma, onestamente, io ho visto foto di prima e dopo l’intervento, c’era ben poca differenza.

Mentre  le mascelle erano immobilizzate, la ragazza dovette limitare la sua dieta e dimagrì molto, il che di solito è desiderabile per una modella.

In seguito alla perdita di peso le sue costole inferiori cominciarono ad essere più visibili.  La gente del suo ambiente disse alla ragazza che non era un problema, si poteva risolvere tutto chirurgicamente. Infatti la ragazza  si sottopose ad un intervento in cui le vennero asportate le costole fluttuanti inferiori.  E a quel punto cominciò a succederle qualcosa.

Forse  sapete già che il perso corporeo attraversa delle fasi.  Io stesso sono stato un podista a livello agonistico, per molti anni e c’erano periodi in cui potevo mangiare qualunque cosa senza  riuscire ad aumentare di peso, mentre in altri periodi bastava semplicemente pensare al  cibo per ingrassare.  E’ come se il corpo entrasse in una sua fase.  Può capitare di smettere di mangiare per un po’, mantenendo lo stesso peso costante o persino ingrassare, oppure  cominciare a perdere peso.  Poi, decidere di smettere e l’organismo invece continua a dimagrire, anche se si mangia normalmente.

Questo è proprio ciò che accadde alla ragazza.  Era entrata in una fase inarrestabile di dimagrimento e la telefonata che la  mia collega aveva ricevuto quella mattina era della madre della giovane che, dall’ospedale le aveva comunicato la morte della figlia in seguito a complicazioni derivanti da malnutrizione.

La giovane donna era stata portata all’ospedale perché il suo corpo non riusciva ad adattarsi a quel peso.

La domanda che mi posi fu questa: “Perché questo è successo? Qual è la ragione?”

Ancora un’altra storia.

Alcuni mesi fa Melissa ed io ci siamo messi in viaggio.   Per partire da casa nostra bisogna prendere in tutti i modi l’aereo ad Abuquerque ed usando certe compagnie aeree, di cui non faccio il nome,  bisogna passare per Dallas prima di  poter andare da qualunque parte.  Quindi quando andavo a Toronto, dovevo volare fino a Dallas per arrivare a destinazione o a Kansas City per arrivare a Dallas. Se  siete stati all’aereoporto di Dallas sapete che è enorme e che c’è una  rete tranviaria – teoricamente, quando funziona -  per portare i passeggeri da un terminal all’altro e, se funziona, è un ottima rete.  Normalmente  succede questo: si arriva all’uscita No. 6 e si deve  andare all’uscita 44 che è distante mezzo miglio.

Quel giorno eravamo in attesa dei tram  ai piedi di una lunga  scala mobile e davanti a noi c’era una coppia di anziani.  Una donna e un uomo, apparentemente duro di udito.  I due erano impegnati in un fitto dialogo in cui esprimevano  giudizi sulla gente.  Sembrava essere la loro attività abituale, tanto erano a loro agio nel farlo.  Mano a mano che arrivava  qualcuno dicevano: “Toh! Guarda quello come è vestito!” oppure “Guarda quella lì, hai visto che orecchini?” A un tratto, con la coda dell’occhio, ho visto scendere  dalla scala mobile una donna molto grassa.  Una volta avevo  un cliente che pesava 200 chili e so che  quella donna poteva pesare sui 180 chili. La donna reggeva una valigia vecchio stile, di linoleum con fibbie di metallo; c’erano più di 40 gradi a Dallas quel giorno e sicuramente la donna doveva avere un buon motivo per essersi messa in viaggio con quel caldo, viaggiando in quei sedili scomodi per lei con le caviglie gonfie  e trascinandosi dietro quella brutta valigia.

Venne a mettersi  proprio accanto a noi e la coppia continuò a fare i suoi commenti come prima e, siccome l’uomo era duro di orecchi, noi tutti sentimmo quando disse alla moglie: “Guarda quella donna, non è terribile? Perché non fa qualcosa per sé stessa? Si dovrebbe vergognare di farsi vedere in giro in quello stato!”

Era una rara opportunità, io ero qui, la coppia era qui e la donna grassa era lì.  Ed io credo che tacitamente  lei acconsentì a lasciarsi guardare negli occhi da me, perché  mi guardò direttamente in volto.  Anch’io la guardai direttamente negli occhi e lei non disse una parola, ma so che aveva udito tutto ciò che era stato detto.

Stette zitta e mentre aspettavamo il tram i suoi occhi si riempirono di lacrime.  Divenne rossa  in viso ed era chiaro che stava tenendo duro per non piangere.  Quel commento l’aveva ferita.  Salimmo sul tram.  La coppia si mise accanto a me e scambiammo quattro chiacchiere.  Erano persone per bene, non avevano intenti malevoli.  Avevano solo quell’abitudine inconscia a criticare.  In quel momento  seppi che avevamo avuto tutti una rara opportunità.  La donna aveva avuto l’opportunità di sentirsi giudicare; la coppia  aveva avuto l’opportunità di giudicare qualcuno ed io avevo avuto  l’opportunità di esserne testimone.

Entrambe le storie illustrano  il settimo  mistero esseno dei rapporti umani, il mistero del  ricercare la perfezione nell’imperfezione della vita.  La giovane  donna che aveva perso la vita, con quali standard si misurava? L’avevano fatta sentire imperfetta e l’avevano costretta a cambiare il corpo che  le era stato dato in questa vita.  Che metro aveva usato?

Quanto alla coppia che aveva percepito la donna come grassa e a me, che la descrivo come tale a voi adesso,  fino a che non paragonate la vostra esperienza  di vita ad un referente esterno, come potete non essere perfetti?

Ciò che vi raccomando è questo: siate consapevoli del modello a cui vi rifate per misurare i vostri risultati.

Che metro usate nella vita?

In base a che cosa distinguete  fra la vostra riuscita ed il vostro fallimento?

Mettiamola così: io potrei darvi un foglio con una lista di criteri e dirvi di parlarmi delle vostre abilità sportive, delle vostre abilità accademiche,  comunicative o amorose.  Chiedere: Siete dei bravi amanti?  E’ sempre una buona domanda. Non vi concederei più di 15 secondi per darmi una risposta, perché, a prescindere da cosa risponderete, se vi siete descritti come esseri meno che perfetti, a che cosa vi siete paragonati?  Come fate a dire che state facendo qualcosa  di non perfetto a meno che non facciate riferimento a qualcosa che sta  al di fuori di voi stessi?

Ne parlavamo proprio ieri quando sono  andato nella sala proiezioni per vedere la registrazione di questo video che i tecnici erano riluttanti a mostrarmela perché c’era la sensazione che avrei potuto essere critico verso me stesso.  Se io incarno questo  specchio, se io vi do il meglio di me nel momento presente, il risultato è perfetto, fino a quando non mi paragono a qualcun altro.  E’ perfetto, è il meglio che può essere in questo momento.

Questo per gli Esseni è il nodo più delicato, perché siamo così pronti a giudicare noi stessi.  Siamo noi i nostri critici più agguerriti

Quindi vi invito ad esaminare la vostra vita ed a individuare le aree in cui sentite di non essere felici di voi stessi. Questo può accadere soltanto se non avete fatto del vostro meglio oppure se avete  fatto del vostro meglio e vi siete paragonati a qualcun altro.  Che metro usate?  Nella nostra  cultura, che metro usiamo?

Noi veniamo paragonati a quest’uomo (ndr: indica l' immagine di Gesù).  Sapete  che cosa ha detto quest’uomo quando era qui?

 Disse: “Voi pensate che le cose che sto facendo io siano fantastiche, allora aspettate di vedere quello che sarete capaci di fare voi fra 2000 anni.”  Sto parafrasando un po’. Disse anche: “Non mettetemi su di un piedistallo, voi siete molto, molto più bravi di me se realizzate il potere che c’è in voi, il potere del pensiero, del sentimento e dell’emozione e di ciò che farete con esso.”

Questo è il settimo specchio esseno dei rapporti umani, lo specchio della perfezione.

Questi sette specchi dei rapporti umani sono potenti, ci forniscono delle profonde intuizioni sul perché abbiamo vissuto la nostra vita in un certo modo e abbiamo avuto determinati rapporti umani.

Gli Esseni,  ci ricordano che ciascuno di noi passerà attraverso ogni specchio durante la propria vita, che ne siamo coscienti o nò.  Spesso ci muoveremo in molti specchi simultaneamente perché siamo maestri e lo diventiamo sempre di più in questa vita.

Nel passare attraverso gli specchi, noi procediamo attraverso la nostra vita, forse senza nemmeno renderci conto del perché facciamo queste cose.  Sarebbe bello se ogni mattina si accendesse una bella luce al neon che ci dicesse: “Oggi, dopo aver fatto colazione, dopo che i tuoi familiari sono usciti, puoi cominciare il tuo lavoro sull’oscura notte dell’anima.”

  La vita non funziona  così.  Siamo invitati a conoscere noi stessi in presenza di altri, attraverso i nostri rapporti umani e quando quei rapporti sono sanati, noi diventiamo il beneficio di quella guarigione e lo portiamo in noi nel sogno ad occhi aperti della vita, camminando tra i due mondi del cielo e della terra.

* * *

 

tratto dalla trascrizione della videoconferenza "Camminare tra i mondi"

 

 

 
 
 
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