GENITORI LASSISTI ATTENZIONE!
“ La bambina è venuta in palestra con la gonna perché lo ha voluto lei!”
“ Non gli interessava la gita scolastica allora non l’ho mandato!”
“ Anche se ho pagato il corso, non vuole più venire: pazienza l’ho iscritta a nuoto!”
Questi sono solo alcune delle corbellerie che quotidianamente tocca ascoltare non solo in ambito scolastico, ma in generale. L’idea che ai bambini vada dato spazio forse è stata travisata ed è diventata vero e proprio lassismo. Le ultime generazioni di genitori stanno facendo dell’eccessivo permissivismo la loro bandiera, in nome di una presunta ricerca del benessere dei figli che in realtà è uno specchietto per le allodole e rischia di diventare un’arma a doppio taglio.
I bambini hanno bisogno di essere educati e hanno bisogno di figure di riferimento che sappiano dire “sì” e “no” al momento opportuno, senza creare drammi e sceneggiate. Il genitore deve essere fermo nelle sue decisioni ma sereno nel dettarle, deve saper utilizzare la pazienza e il ragionamento per aiutare il proprio figlio a comprendere le motivazioni di un determinato comportamento. Ogni bambino deve avere l'opportunità di crescere sviluppando una completa identità personale, sotto la guida di un adulto attento e responsabile che sappia insegnargli una buona condotta di vita.
Forse è troppo difficile, forse è troppo faticoso. Il genitore di oggi è stanco: stanco del lavoro e di una vita frenetica logorante. Il risultato è che, una volta chiusa la porta di casa, quello che vi è all’interno non deve dare problemi, figli compresi. Prevale in questo modo la cultura del “Fai pure quello che vuoi, basta che non mi disturbi”.
Tutto questo è forse anche il risultato di un “voler correre ai ripari per rimediare gli errori del passato”. La figura del padre/padrone, con la quale molti hanno avuto esperienza, potrebbe rappresentare lo spauracchio che conduce a comportarsi in maniera diametralmente opposta.
Tuttavia le regole, soprattutto in una società come quella attuale, sono necessarie per stabilire dei confini tra genitori e figli. Devono mantenere una certa flessibilità, per generare allo stesso tempo sia un clima di protezione che di indipendenza. Per alcuni genitori è però troppo difficile “prendere il coltello dalla parte del manico” poiché, imponendo delle regole, temono di perdere la complicità e l’affetto dei loro figli.
Ci troviamo così di fronte a genitori disorientati che passano dal sentirsi d'abitudine quasi coetanei dei figli all’imporre loro regole rigide, confuse e contraddittorie nei momenti di rabbia. Ci sono genitori eccessivamente premurosi, che crescono i figli nella protezione più assoluta, tenendoli alla larga dai problemi e giustificandoli in tutto per poi trovarsi nello studio di uno psicologo a discutere di problemi caratteriali. E' tristemente ridicolo che, per risolvere il disturbo del figlio, sono quasi sempre i genitori ad andare in terapia. In molti casi basterebbe semplicemente rivedere il rapporto genitore/figlio all'interno delle mura domestiche.
Sta di fatto che stiamo assistendo ad un capovolgimento dei ruoli che è tutto fuorché positivo. Anziché correggere i comportamenti si tende ad assecondarli. Invece che generare la giusta attesa nell’ottenere qualcosa di desiderato e di meritato si tende a soddisfare ogni minimo capriccio, anche perchè "Se il bambino non ha tutto quello che hanno gli altri, viene escluso e deriso".
E' sconsolante notare che piuttosto che spendere qualche ora in più per crescere insieme ai figli e sperimentare il duro mestiere del genitore si preferisce inserire i bambini in ogni attività possibile e immaginabile, sportiva o ricreativa. Ci sono bambini che non hanno un’ora libera per sfogarsi a giocare o per andare a fare una passeggiata mano nella mano con mamma e papà. Ci sono creature più impegnate di un manager, che poi la sera faticano ad addormentarsi, tanto è il loro carico di stress. Ci sono bambini che, dopo una giornata a scuola e dopo corsi di ogni genere, si trovano piazzati dinanzi alle babysitter di comodo: la Tv e i videogiochi. Non è bella cosa sapere che tre bambini su cinque mangiano davanti alla televisione accesa invece che approfittare del raro momento di convivialità con i genitori!
Tutto questo si riversa logicamente anche sulla scuola. Sono infatti in aumento esponenziale i casi di bullismo e di disturbi legati al non essere in grado di rispettare le basilari regole della convivenza civile.
L’insegnante che ha il compito di educare deve applicare una certa autorità nel farlo. Alcuni alunni non conoscono nemmeno il significato della parola “autorità” e reagiscono di conseguenza. Così come fanno i capricci a casa (dove regolarmente la spuntano) così li fanno a scuola (dove invece non riescono a farla franca). Da qui è tutto un fiorire di note, castighi e battibecchi con genitori che si presentano sulla porta della classe a chiedere spiegazioni e a giustificare i figli. Perché l’andazzo è questo. Non si ascoltano le ragioni degli insegnanti, non nasce la collaborazione tra scuola e famiglia volta a far crescere individui civilmente educati. I casi sono due: o il genitore ascolta con finto interesse e poi, una volta uscito dalla scuola, manda all’inferno chi vi rimane dentro ogni santo giorno a lottare contro i mulini a vento, oppure intavola una discussione interminabile cercando di condurre la ragione a sé e all' innocente creatura.
E’ sconsolante dover affermare che oggi sono gli insegnanti ad aver paura delle reazioni dei genitori. Rispetto del ruolo pari a zero. Non c’è altro da aggiungere.
Mi sento solo di citare un passo di Platone che mi pare molto attuale e rappresentativo dei tempi che stiamo vivendo, sia a livello sociale che scolastico. Mi auguro che questo mio lungo intervento sia almeno spunto di riflessione.
“Quando un popolo, divorato dalla sete della libertà, si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanto ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito un uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari, e non è più rispettato, che il maestro non osa rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui, che i giovani pretendono gli stessi diritti, la stessa considerazione dei vecchi, e questi per non parer troppo severi, danno ragione ai giovani.
In questo clima della libertà, nel nome della medesima, non vi è più riguardo né rispetto per nessuno.
In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: La Tirannia”.
Platone "La Repubblica", libro VIII
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