Mare stellato

marinaia di spirito e di origine cerco di vivere e condividere emozioni.

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Agosto 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
      1 2 3 4
5 6 7 8 9 10 11
12 13 14 15 16 17 18
19 20 21 22 23 24 25
26 27 28 29 30 31  
 
 

FACEBOOK

 
 

I MIEI BLOG AMICI

Citazioni nei Blog Amici: 1
 

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA

 

NINNA NANNA

 

 

    a un amico che mi ha fatto vivere belle emozioni

 

ASSAPORO LA NOTTE

Assaporo la notte sdraiata sull'onda dei miei sogni,cullata da venti tiepidi di ricordi ed immagini future.E mentre sogno volo su campi di papaveri rossi,mossi dal vento , colorati tra il giallo del tempo e il verde della brezza al tramonto,nota di colore nel deserto della mia anima agitata da mille pensieri.Sfioro filari di viti riflessi su arcobaleni dorati,nel cielo stelle appese a lembi di tuono e mentre lucciole danzano sul lento navigare del vivere,il futuro è nelle linee della mano, fragile scheggia di cristallo racchiuso tra gemme di giada e destini macchiati d'inchiostro;mani protese al ventoper vincere il tempo tra mille papaveri rossi Diana - 2006 -
 

IL TEMPO

Ecco,il tempo s’è frantumato,quarant’anni,in mille e mille specchie in loro il riflesso di due acerbi amanti,occhi timidi,mani tremanti.Mille e mille momenti scintillano, briciole di luce, disperdendo memorie.E il tempo, quel tempo Non può esistere senza nome Non si può aspettare il tempo inesorabile, lungo, implacabilee allora E il tempo s’è fatto mare dove immergere speranzea rinfrescare il ritrovarsi.E s’è fatto note,dolci, suadenti,tenera sinfonia d’estate.E s’è fatto cielo di notte in cui brillano le tante stelle, e s’è fatto stella che custodisce tenera e dolce i miei sogni. Ma il tempo è tempo ed inesorabile è trascorso, è passato e mi ha lasciato qui a guardar i miei sogni 7.06.2011 Diana
 

ARRIVERà

 

LE TASCHE PIENE DI SASSI

 

 

« PRIMAVERADIVORZIO »

LA RABBIA E LA SPERANZA

Post n°2 pubblicato il 27 Marzo 2012 da asteroided0
Foto di asteroided0

Un giorno su un isolotto in mezzo ai sette mari , dove il vento del nord soffiava con la ferocia del ghiacci e ruggiva in continuo mentre il gelo dipingeva gli alberi d’argento e la neve copriva il verde dell’erba con il suo manto bianco, un gigante fermo dietro il muro della sua dimora scrutava come di consueto l’orizzonte. Nulla era diverso dagli altri giorni e nulla mutava quel paesaggio mentre la grandine scendeva vestita di grigio con il suo respiro di ghiaccio.
Non un uccellino in cielo che cantasse, non un fiore sull’albero, non un filo d’erba che uscisse timidamente dalla neve e il gigante con la sua pipa in mano come un vecchio pescatore era sempre lì silenzioso e immobile ad aspettar la sera di un giorno che seguiva l’altro.
Si domandava spesso il gigante come mai sull’isola non arrivasse mai la primavera eppure prima di essere approdato lì l’aveva vista quella bella donna che rendeva soffici i prati e belli come le stelle i rami degli alberi. Già se lo domandava spesso ma non aveva risposte e così continuava a guardare l’orizzonte tra il sibilo del vento e il ruggito del temporale.
Ma quel giorno l’aria era diversa dalle altre volte e il vento meno ruggente, aveva l’impressione che qualcosa di diverso stesse accadendo, guardava il cielo e notava dei circoli di aria che volteggiavano in spirali diverse e inusuali e lì fermo dietro il suo muro ne osservava i mutamenti.
Da lontano nel punto in cui i sette mari si univano in un unico grande oceano notò un puntino nero, i suoi occhi brillarono e si mosse finalmente dalla sua dimora per cercare di scorgere cosa fosse.
Il puntino diventava sempre più grande e prendeva forma davanti ai suoi occhi e lui ora poteva distinguerla bene, era una nave, alto il suo albero maestro spiccava all’orizzonte con il suo pennone e una bandiera svolazzava sull’albero di prua.
Il colore marrone della carena e il bianco della bandiera rompevano la monotonia del grigio di quel paesaggio che ormai da tanto, troppo tempo il gigante aveva imparato ad osservare.
La nave si avvicinava a una velocità sempre maggiore finchè si fermo proprio lì davanti all’isolotto. Su di essa un grande essere dalle forme a lui similari si fermo a guardarlo e i due immobili e silenziosi incrociavano i lori sguardi.
Quanti pensieri passavano ora nella mente del triste gigante, quanti sogni sembravano prendere forma, e quante risposte sembrava voler dare nel silenzio quella nave così bella alla sua vista.
Non fece a tempo però a pensare a cosa dire che la nave alzò l’ancora e ripartì sparendo nella nebbia a ricostituire quel cielo grigio e compatto a cui il gigante era tanto abituato.
Perché era arrivata? E perché non si era fermata di più? Perché non gli aveva rivolto la parola e perché se ne era andata senza chiedergli nulla? Perché lo aveva lasciato di nuovo solo?
Ah quante domande si poneva il povero gigante, domande nuove e diverse da quelle che si poneva prima, domande cariche di delusione.
Dentro di lui però qualcosa si agitava e guardando il cielo sempre uguale nel suo grigiore cominciava a sbuffare e a imprecare, non riusciva a stare più fermo dietro il muro della sua dimora.
Usciva ora sempre più spesso nel freddo di quel gelido , implacabile e interminabile inverno.
Non sopportava più quei neri alberi che lo guardavano in senso di ammonito e che lo giudicavano rozzo e gretto e così un giorno con la sua ascia li tagliò di netto, quelli che erano stati i suoi unici amici nelle notti buie e che con i ram sembravano schernirlo di continuo ora erano lì che giacevano spezzati e con quei rami il gigante accese un fuoco e notò che il grigiore di quel plumbeo cielo perdeva consistenza e che la nebbia così pungente acquistava colore e u tenero arancio si distingueva tra la grandine e la neve.
Ed ecco di nuovo quel puntino all’orizzonte, lo stesso puntino che aveva visto giorni addietro, prendere forma e diventare di nuovo l’immagine di una nave, la stessa nave e stessa bandiera batteva in alto a sfidare il vento. Ah lo voleva vedere di nuovo in volto quell’essere similare e non avrebbe abbassato lo sguardo davanti a lui ma anzi lo avrebbe sfidato e gli avrebbe vietato di attraccare alla sua isola.
La nave arrivò lì davanti e il gigante urlò di andar via, di non gettare l’ancora in mare e di abbassare la bandiera perché suo era quel mondo e suo quel territorio. Ma la nave non ascoltò e gettò l’ancora e la scialuppa fu messa a mare e l’essere, lo stesso essere di quella vota scese e si fece largo tra il vento e la grandine.
La neve di colpo smise di cadere e sotto le pesanti orme dell’essere che arriva timido si vedevo un filo d’erba. Smise di brontolare e ruggire il vento e una brezza tiepida accarezzava ora il viso non più tagliente come la lama di un coltello.
L’essere si rivolse al gigante e disse porgendogli la mano:
“Vieni con me ti porto sulla terraferma”
Il gigante attonito guardava e fece per aprire la bocca e reclamare quando vide che il cielo si apriva dalle nuvole e che un raggio di sole colpiva il punto in cui giacevano gli alberi ormai cenere dopo il fuoco della notte.
“perché me lo chiedi ora e l’altra volta non ti sei neanche fermato?” gli disse il gigante
“ oh caro mio” disse l’essere “non mi fermo tutte le volte che qualcuno vuole, mi fermo quando il tempo è maturo e la primavera è alle porte”
“ma qui non c’è mai la primavera” disse il gigante
“ tu sei la rassegnazione “ disse l’essere >” e la rassegnazione da sola non porta a nulla e nulla le può venire incontro”
“ma tu sei passato l’altra volta, potevi aiutarmi e non ti sei fermato”
“io sono la speranza “ disse l’essere “e la speranza con la rassegnazione non va da nessuna parte ed entrambe affonderebbero in un mare di grigiore e di implacabile inverno senza sufficienti forze per lottare contro il vento”
“ e allora perché ora ti sei fermato e vuoi portarmi via’” replicò il gigante che non riusciva a intendere le sue parole
“ perché non sei più la rassegnazione ora, tu ora sei la Rabbia e la rabbia con la speranza possono solcare il mare e trovare il sole”
Diana

 5.12.06

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: asteroided0
Data di creazione: 27/03/2012
 

MARE STELLATO

 

L'UOMO DEI SOGNI

 

LA NOTTE

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Fanny_Wilmotasteroided0corseixdiamastriteresinaurgesecassetta2il_tempo_che_verraDoNnA.Slowengreenlusimia2005Occhi.di.stregaoscardellestelleStolen_wordsaquilafenicestreet.hassle
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

GRANELLO DI SABBIA

Sono un granello di sabbiain un deserto di acquerelli sfumati,un'anima bambina dischiusa come un fiorenei corridoi della vita.Incarto alla rinfusa istanti di vetroe sorrisi appassitiscivolando naufraga in cerca d'approdoin spiagge randagie velate di nuvole.Cerco primavere passate,odalische di speranze dischiuse su comignolisenza più fumo di sogni.Diana - 2006 -
 

ALBE DI LONTANI ORIZZONTI

Sulle spalle angoli smussatidal tempo,albe di lontani orizzonti,ombre scure riflesse sui muri,parole disperse tra pellicolesgualcite in un film lungo una vita.Ricordi di fuochi che muoionosotto temporali estivimentre cavalieri erranti di sabbia e sale avanzano tra maschere di stelle.I sogni si perdono in silenzio tra portoni sbiaditie aquiloni di marmo. Diana 2006
 

L'EQUILIBRISTA

( eros ramazzotti 2005 Album Calma Apparente) Com'è diverso il mondo visto da qui sopra un filo immaginario nel silenzio che c'è attraverserò l'immenso che ho davanti a me ali nel vento per volare non ho sfiderò nell'aria la forza della mia gravità muoverò le braccia aperte nell'infinità del blu com'è lontano il mondo visto da quassù dimenticando il grande vuoto intorno a me senza mai voltarmi indietro me ne andrò da qui La strada del mio cuore io ritroverò in equilibrio fino in fondo arriverò dove si respira liberi E' la vertigine più grande che c'è stare qui sospeso a sentire questa vita com'è giocoliere di me stesso io volteggerò nel blu com'è vicino il cielo visto da quassù dimenticando il grande vuoto dentro me senza mai voltarmi indietro me ne andrò da qui La strada del mio cuore io ritroverò in equilibrio fino in fondo arriverò da solo dentro il blu da solo senza mai cadere giù mai più Senza mai voltarmi indietro me ne andrò da qui vedrò sul filo della provvisorietà l'equilibrista non si chiede mai cos'è la stabilità vive l'illusione e la realtà Com'è diverso il mondo visto da qui
 

NIENTE

 

ESTRANEI A PARTIRE DA IERI

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963