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Don Bosco e Manfredini

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Don Matteo Rigoni di Asi... »

Don Matteo Rigoni (con don Bosco - 1884/1888)

Post n°1 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da my.point.of.view

Per vedere i messaggi precedenti:

http:blog.libero.it/unioneste

MESSAGGIO NUMERO 7
Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888
Ex Direttore della Scuola Manfredini - Salesiani di Don Bosco

Era questo un libro ben legato, celeste, con qualche fregio d'oro che ancora conservo, e con entro la legatura un attestatino attaccato, con la dicitura: "I° premio - Attestato di profitto per buona condotta e studio. Sac. G. B. Francesia, Direttore".[…] Anche quest'anno, come l'anno precedente, non ebbi la consolazione di ricevere il premio dalle mani di Dn. Bosco. Era assente per indisposizioni di salute. Ma mentre io riandavo colla mia mente la delizia del mio altipiano colle sue amene vallette e i fioriti prati, i verdi colli e le folte boscaglie, la mia casetta con entro i miei cari, le mie sorelline, Dn. Bosco pensava a me, e di questo ne ero sicuro da tanti indizi. Egli vedeva l'avvenire di tutti i suoi giovani, vedeva pure l'avvenire, e il presente di questo suo fra i figli suoi più miserabili e bisognoso di soccorso, povero, debole e timido, lo vedeva dopo pochi anni privo dei suoi genitori, con quattro sorelle più giovani, due già grandi e due che rimanevano sole in casa, dalla quale avrebbero dovuto fuggire dopo alcuni anni sotto una terribile tempesta di granate austriache. Dn. Bosco questo suo figliuolo lo vedeva sopra le rovine di Asiago in cerca del luogo dove poteva essere stata la sua casetta, senza poterne trovare il sito perché ovunque non esisteva pietra su pietra, lo vedeva in cerca delle sue sorelle e dei suoi parenti profughi fino ad Augeri sul lago Maggiore, dove per quattro anni rimasero in mezzo a privazioni, e lontani dal luogo natio. Dn. Bosco pensava certo a questo povero derelitto per salvargli l'anima e il corpo. Allora io ero ignaro di tutto. […] Intanto nell'autunno del 1885 godevo un mondo nelle rimembranze della mia vita passata all'Oratorio, dei miei piccoli trionfi; in casa e fuori casa parlavo di Dn. Bosco, e delle mirabili visioni che stando all'Oratorio mi passavano dinanzi agli occhi anche negli ultimi mesi dell'anno scolastico in corso. […] Anno Scolastico 1885-86. Mi trovavo alquanto perduto, avevo cambiato condiscepoli, professori. […] Intanto preparavamo per l'ultimo giorno di carnevale la commedia in 4 atti intitolata: "Le ridicole avventure per la rassomiglianza di due gobbi". L'originale dei due protagonisti che è scritto in dialetto milanese veniva tradotto nel dialetto veneziano dal Sig. Suttil, veneziano di nascita, addestrato in tali faccende, ed istruito nel bel dialetto di Goldoni. Giunta la sera, Dn. Bosco informato della rappresentazione dai suoi segretari, quando udì del dialetto veneto, e che gli attori sarebbero stati gli studenti, e che i protagonisti sarebbero stati il sole, e il sale, «Allora,» rispose, «bisogna proprio che venga anch'io», e venne nonostante i suoi grandi pensieri e preoccupazioni e gli acciacchi della sua avanzata età. Venne con nostra grande soddisfazione, e si fermò fino alla fine. Il segretario Dn. Festa  che gli era vicino, mi assicurò che Dn. Bosco godeva un mondo nel sentire il dialetto veneto, e rise tanto, tanto. Forse fu quella l'ultima volta che Dn. Bosco assistette al teatro dei suoi figliuoli, ed io d'averlo fatto ridere mi esalto in cuor mio, mi onoro, e godo come di una grande ventura e fortuna toccatami. Dn. Bosco forse godeva egli pure per vedere sul palco un suo futuro figliuolo, ma che fin allora non era suo, e neppure pensava di divenirlo in avvenire. […] Un giorno mi incontrò Dn. Berto, il segretario per 30 anni di Dn. Bosco.«Ma sai,» mi disse, «che tu sei il beniamino di Dn. Bosco? (Che) ti nomina sovente?…»  «Oh! Sì! Ma davvero?». "Ho capito", ho detto fra me. Allora avevo capito subito quello che poi ho capito sempre meglio col crescere degli anni, che, cioè, dovevo essere il più povero, il più bisognoso, il più ammalato fra tanti. Tra l'altro ci fu fin dal primo anno chi avrebbe voluto rimandarmi al mio altipiano, perché i miei genitori stentavano a pagare quel po’ di pensione. Eh, si sa, ciascuno faceva il suo dovere, e doveri alle volte disgustosi. Io piangevo, mi raccomandavo a Dn. Lazzero, mio direttore tanto buono, e a Dn. Durando che mi davano parole di conforto. Avvenne anche questo, che tornato appena Dn. Bosco dalla Spagna, il Consigliere Scolastico, Dn. Notorio un giorno mi mandò a chiamare, e mi disse: «So che tu non pensi di farti Salesiano e questo vuol dire nulla, ciascuno il Signore lo chiama per la sua via; ma quello che mi dispiace sì è che tu vai distogliendo altri dal farsi salesiano, è vero o no? C'è questa voce a riguardo». «No, Signor Consigliere, questo non è vero». «Anche Dn. Bosco lo sa, e ne è rimasto dispiacente» «No, Signor Consigliere, mi pare di aver mai detto una parola sola con questa intenzione». E questa era la verità. Dn. Notorio che mi voleva bene come tutti gli altri Superiori visse molti anni e morì nel 1942. Più volte ci siamo incontrati, e mi faceva sempre gran festa; ma ricordando quell'anno 1886 non sapeva darsi pace, e scuotendo il capo diceva: «Ma come è andato quell'episodio, come fu possibile?».

 
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Commenti al Post:
scrivisulmioblog
scrivisulmioblog il 13/12/08 alle 17:39 via WEB
Ciao! Ti invito a scrivere anche sul mio Blog
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