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Thom Pain

Post n°66 pubblicato il 30 Gennaio 2011 da marina1811
Foto di marina1811

Il monologo di Will Eno richiede all'interprete grandi capacità recitative, perchè si svolge sul doppio binario delle memorie del personaggio e sulle sue capacità di interagire con il pubblico.
Thom Pain, il personaggio che dà il titolo al monologo, racconta infatti di se stesso, delle sue paure e dei suoi ricordi, seguendo più il filodel monologo interiore che quello dell'esposizione narrativa lineare.
Lo spettacolo inzia al buio, sentiamo la voce di Tom e il rumore delle pagine sfogliate di un dizionario dal quale legge, anche se al buio, le definizioni della parola paura. Invece di parlare di sè davanti una platea come se questa non esistesse Thom interagisce col pubblico: ci parla, lo interroga, si distrae per una bella ragazza, scende in platea per invitarla a prendere una birra dopo lo spettacolo, per poi chiudere la storia con lei come se durasse già da troppo ridammi pure pure le chiavi di casa, è finita. Thom commenta se uno spettatore cambia posto (ne abbiamo giù perso uno ?) distrae il suo pubblico con inesistenti giochi a premi, o con falsi inviti a salire sul palco, in un altalenarsi di ironia e dramma, di battuta e ricordo doloroso. Niente di troppo drammatico, o di particolare, il ricordo di una convivenza con la donna della sua vita, la morte accidentale di una cagnolina della sua infanzia, basta poco a Thom (e a Will Eno che ha scritto il monologo) per mostrare che la sua paura, la sua idiosincrasia per l'esistenza, sono squisitamente umane, che, insomma, nel dolore che prova (pain in iglese) Thom non è diverso dagli spettatori, se non per il ruolo che ricopre in quel momento sulla scena. Il pubblico un po' ride, ma è la classica reazione che si ha quando si vedono sul palco aspetti di se stessi e se ne prendono le distanze ridendo.
Quando Thom chiede a uno spettatore di salire su palco con lui sul serio, sorprende tutti, spettatore scelto e resto della platea. L'ignaro spettatore prende simbolicamente il posto di Thom, sedendo sulla sedia che costituisce l'unico elemento scenico del monologo (oltre al dizionario e una bottiglia d'acqua) e Thom conclude il suo racconto. Incalza il suo pubblico, sollecita a una vita più attiva, meno pavida, da vivere come se sapessimo che abbiamo solo un mese di vita. Elio Germano dà tutto se stesso al personaggio, senza sbagliare mai ritmo, intenzione, momento, grazie anche a una regia, che Germano firma assieme a Silvio Peroni, efficace ed essenziale, mentre le luci, staticissime, sono forse unico neo dell'allestimento.
Quello di Will Eno è un teatro di parola che ha ancora molto da dire e che sa farlo senza trascurare la ricerca del teatro conteporaneo più performativo e meno tradizionalmente drammaturgico.
Thom Pain dimostra che è possibile inventare ancora dei personaggi che hanno qualcosa da dire, a trovare il giusto attore che li interpreti. Elio Germano lo fa in maniera impeccabile.

 
 
 
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