Mondo Jazz
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JAZZ & WINE OF PEACE
Pipe Dream
violoncello, voce, Hank Roberts
pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig
trombone, Filippo Vignato
vibrafono, Pasquale Mirra
batteria, Zeno De Rossi
Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)
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Messaggi del 07/07/2012
Post n°2316 pubblicato il 07 Luglio 2012 da pierrde
Addio al festival jazz di Villa Celimontana. Una delle storiche manifestazioni dell'Estate Romana alza bandiera bianca di fronte ai tagli dei finanziamenti e getta la spugna. Il forfait è arrivato ieri mattina durante l'incontro di presentazione delle rassegne che compongono il mosaico dell'Estate Romana 2012. "Abbiamo appena ricevuto via fax la rinuncia da parte degli organizzatori, nonostante avessero vinto il bando", ha spiegato l'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Dino Gasperini. Da parte loro, gli organizzatori della rassegna che ha in passato ha visto salire sul palco anche Joao Gilberto, B. B. King o Ryuichi Sakamoto, hanno fatto sapere che i fondi non erano sufficienti per realizzare la kermesse. "Con 43 mila euro, circa metà della scorsa estate non ce l'avremmo fatta - spiega Laura Biagetti, una delle organizzatrici - Il solo allestimento di cavea con palco, sedie e passaggi costa intorno ai 75 mila euro. E l'estate scorsa il nostro bilancio è andato in rosso di molte decine di migliaia di euro. Per questo non ce la sentiamo di affrontare un rischio ancor più elevato di quello del 2011". Tra le altre difficoltà, la mancanza di un forte intervento da parte degli sponsor, che negli ultimi anni si è andato via via riducendo. "Anni fa potevamo contare su contributi pubblici di gran lunga superiori ai centomila euro - concludono gli organizzatori della rassegna - Per un lungo periodo, quindi, abbiamo avuto la possibilità di mettere in campo un festival di alto profilo e con molti artisti internazionali, cosa che in queste condizioni è totalmente impraticabile". Insomma: la querelle, tra Villa Celimontana e l'assessorato alla Cultura non sembra indolore. Anzi, lascia intravedere qualche possibile strascico nel prossimo futuro. Fonte: La Repubblica articolo di Pietro D'Ottavio Riporto con dispiacere la notizia, anche se gli ottimi nomi citati dall'autore non appartengono propriamente al patrimonio jazzistico... |
Post n°2315 pubblicato il 07 Luglio 2012 da pierrde
I Il pubblico che affolla Piazza della Riforma mi ha sempre incuriosito: ai due lati i ristoranti con i tavolini affollati da giovani, apparentemente ricchi e felici, che dispensano applausi convinti con democratica incompetenza sia ai bravi che ai bruti. In mezzo un parterre recintato cresciuto a dismisura negli anni: inizialmente pensavo servisse alla stampa e agli invitati, quindi poche file. Poi lo spazio degli "ospiti" è lievitato fino a coprire buona parte della piazza. Mi sono sempre domandato chi fossero costoro che ne occupano i posti. Le soluzioni che mi sono dato nel tempo sono le più disparate, dagli ospiti degli hotel luganesi agli ex assessori socialisti italiani in contumacia. Di sicuro quelli leghisti non ci sono, per quanto Estival si sforzi di proporre le musiche più diverse loro sono convinti assertori dei cori alpini e delle canzonacce licenziose da osteria . Poi, insieme ai curiosi, ci sono i lavoratori migranti di ogni etnia e paese che accorrono per pura saudade. Gli appassionati di jazz, se ancora frequentano Lugano, stasera se ne sono andati al termine del concerto di Michel Camilo. Un bellissimo set del trio Mano a Mano, dal nome dell'ultimo album dello scorso anno, ha regalato al folto pubblico ritmo, poesia ed emozione. Camilo è dotato di tecnica eccellente, gusto e intuizione e sa gestire con sobrietà ed intelligenza il virtuosismo esuberante di cui è dotato. Il concerto ripropone i brani dell'album, iniziando da The Sidewinder di Lee Morgan, felicemente innervato dai ritmi del Caribe. I duetti con Giovanni Hidalgo, patner fisso del trio, sono incandescenti, ma il pianista dominicano sa anche trattare con grande garbo e tecnica sontuosa le ballads che alterna argutamente ai pezzi più scatenati. Uno dei pochissimi momenti autenticamente jazz, e felici musicalmente, di questa edizione. Poi è la volta di Mory Kante e della sua miscela di funk, dance e musica etnica. Non faccio a tempo ad annoiarmi questa volta, ci pensa la tivù svizzera che al secondo brano stoppa tutto e trasmette un match di pugilato. Per ultimi in programma compaiono gli Chic con Nile Rodgers. Disco music degli anni 80' difficile da digerire oggi come allora. Questi revival sbandierati come autentiche chicche dall'ineffabile Jacky Marty mi ricordano i penosi tentativi di rivalutare i film di Alvaro Vitali e Edvige Fenech. Sarò sobrio e, come sempre tollerante, ma mi pare di poter affermare che una cagata (francesismo fantozziano) rimane tale anche a distanza di trent'anni.
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Post n°2314 pubblicato il 07 Luglio 2012 da pierrde
La seconda serata di Estival sulla carta promette, e poi mantiene, qualche emozione in più rispetto alla prima. L'elemento predominante è la bufera d'acqua che si abbatte su Lugano e sugli spettatori ovviamente decimati dal maltempo ma comunque numerosi in proporzione alle condizioni ambientali. Inizio affidato ad Dr. John e alla sua Band, un buon gruppo di professionisti dove spicca la presenza e la fisicità di Sarah Morrow al trombone. Il leader l'ho ritrovato invecchiato e stanco ma sempre capace di intrattenere con buon gusto e con i soliti ingredienti che compongono la sua personale miscela di blues e di rock. Nulla di trascendentale, almeno secondo i miei canoni, ma divertente il giusto e senza sbavature ne cali di tensione. Una ottima impressione mi ha fatto David Murray, uno dei musicisti di punta della generazione dei cinquanta-sessantenni, membro del World Saxophone Quartet e leader di una serie di gruppi ed orchestre che da trent'anni propongono musica di qualità. Certo l'orchestra che ha presentato a Lugano non è la formidabile macchina di qualche decennio fa, ma fino a questo punto il suo è di gran lunga il concerto migliore ascoltato quest'anno a Lugano. Rimane il problema della presenza di Macy Gray, per me abbastanza di contorno e del tutto secondaria rispetto all'impatto dell'orchestra. Più che la sua voce quello che impressiona è il suo cattivo gusto nel vestire e nel truccarsi. Mai visto niente di simile nemmeno alla Corrida... Per fortuna gli assoli torrenziali di Murray bastano e avanzano, ed i brani senza la cantante sono importanti per mostrare una orchestra ben oliata e ricca di personalità intriganti. Per ultimo tocca a Ruben Blades e alla orchestra di salsa di Roberto Delgado. Purtroppo (o per fortuna) sono allergico a questo genere pertanto qui chiudo il mio racconto. |
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