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Mondo Jazz

Il Jazz da Armstrong a Zorn. Notizie, recensioni, personaggi, immagini, suoni e video.

IL JAZZ SU RADIOTRE

 

martedì 9 ottobre 2018 alle 20.30

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JAZZ & WINE OF PEACE

Pipe Dream

violoncello, voce, Hank Roberts

pianoforte, Fender Rhodes, Giorgio Pacorig

trombone, Filippo Vignato

vibrafono, Pasquale Mirra

batteria, Zeno De Rossi

Registrato il 26 ottobre 2017 a Villa Attems, Lucinico (GO)



 

 

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Dall'immenso archivio di Radiotre č possibile scaricare i podcast di alcune trasmissioni particolarmente interessanti per gli appassionati di musica nero-americana. On line le puntate del Dottor Djembč di David Riondino e Stefano Bollani. Da poco č possibile anche scaricare le puntate di Battiti, la trasmissione notturna dedicata al jazz , alle musiche nere e a quelle colte. Il tutto cliccando  qui
 

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Messaggi del 19/06/2018

Ai confini del conosciuto mondo jazz

Post n°4018 pubblicato il 19 Giugno 2018 da sandbar
 

 

Sospetto di suscitare qualche insofferenza alle sensibilità jazzistiche più ortodosse, ma per una volta vorrei concedermi una piccola divagazione per parlare di due dischi che, pur non parlando un idioma strettamente jazz, da questa musica attingono la capacità di mescolare le fonti, la voglia di sperimentare e l’uso della libertà espressiva. E contribuiscono ad alimentare nuove declinazioni all’abusato termine di world music, che significa tutto e niente, ma qui verrebbe da tradurre con autenticità e leggerezza. Gianluigi Trovesi in “Mediterraneamente” sembra incline ad uno di quei riepiloghi o bilanci che periodicamente tutti stiliamo nel corso della nostra vita. Il musicista bergamasco rispolvera il sax alto ed a capo del Quintetto Orobico (Paolo Manzolini, Marco Esposito, Vittorio Marinoni e Fulvio Marasi), allestisce un repertorio che pare un giro a tappe pescate lungo la propria carriera, nella quale figura con orgoglio la militanza come primo sax alto nell’Orchestra ritmica della Rai di Milano. Ci sono due standards eseguiti con piena aderenza filologica agli originali, l’accenno di “Yesterdays” ed “In your own sweet way” di Dave Brubeck, alcuni esempi delle composizioni ricche di cadenze danzabili e di richiami ancestrali di Trovesi come “Gargantella”, dall’arrangiamento riccamente elaborato, o la “Siparietto” già ascoltata in altre incisioni, una “Tammuriata nera” riletta con corposi accenti funk, frammenti di musica antica (La suave melodia”di Andrea Falconieri) ed un classico di Mina come “Le mille bolle blu”. La musica si sparge avvolgente e ritmicamente frastagliata, con qualche serpentina jazz rock (“Carpinese”, “Materiali”), ed un bel gioco di coppia fra l’alto sinuoso del leader e la chitarra acustica di Paolo Manzolini, in un disco che si propone all’ascolto con semplicità ed approccio diretto.

Paolo Fresu è l’unico vero jazzista, insieme a tanti altri ospiti, da Mauro Pagani ad Elena Ledda, Ginevra di Marco, Lucilla Galeazzi e Luisa Cottifogli, di “Argento”, ultima opera di Riccardo Tesi e della sua Banditaliana. La banda è uno dei tesori più o meno sconosciuti della musica italiana contemporanea, un ensemble che ha tracciato una propria via verso la vetta dove si uniscono la tradizione, la canzone popolare ed attuale, folk, jazz e musiche con anima e motivazione dai quattro angoli del mondo. L’organetto di Tesi conduce da anni quest’impresa come fosse una battaglia per la tutela di un patrimonio culturale e musicale a rischio di estinzione, coadiuvato dalla chitarra manuche e dalla limpida voce di Maurizio Geri, dal sax di Claudio Carboni e dalle percussioni di Gigi Biolcati. “Argento” inizia con una scatenata “Anar Passar” cantata in provenzale da Jean Marie Parlotti e sostenuta dal bouzouki di Pagani, prosegue fra suggestivi strumentali con il marchio di casa (“Bradipo Re”), arie popolari,  tanghi, esemplari della forma canzone antica e moderna di Geri (“Napoli”, “Miniera”, “Il Bianco”), l’omaggio a Gianmaria Testa di “Polvere di gesso” con la tromba di Fresu, un canto corale alla “Donna guerriera”. C’è tanto da scoprire dentro “Argento”. Fortunato chi deve ancora fare la conoscenza ed innamorarsi di Banditaliana.

 
 
 

RICHIE BEIRACH - Inborn

Post n°4017 pubblicato il 19 Giugno 2018 da pierrde
 

RICHIE BEIRACH

Inborn

Jazzline/IRD

Prezzo € 21,00

 

Gli anni '80, anche in ambito jazzistico, stanno godendo di un certo sotterraneo recupero, non stiamo

certamente parlando di un decennio "fondamentale" per la storia di questa musica, eppure a guardare quegli anni, quel climax e quella scena, decantata da certi eccessi di sovra e post produzione, ci si imbatte in una messe di lavori eccellenti, come questo doppio CD del 1989 (disponibile anche in sontuosa versione LP 180 gr.) che sciorina una line-up scomponibile dal duo al quintetto con Scofield, Mraz, Nussbaum, Randy e Michael Brecker agli ordini del pianista Richie Beirach, all'epoca 42enne e di casa nei leggendari Clinton Recording Studios di NYC.

Va detto per onestà ciò che nelle corpose note scritte di pugno dal leader si omette, ovvero che tutto il materiale proposto nel CD "Studio" è già stato edito per Triloka nel 1989 sotto il titolo "Some Other Time: a Tribute to Chet Baker" probabilmente il primo omaggio al trombettista dell'Oklahoma morto pochi mesi prima dell'incisione che contiene celebri temi "bakeriani" accanto a composizioni di Beirach suonate (raramente) da Chet, tra cui la più celebre è l'eloquente "Broken Wing". La notte successiva, 18 aprile '89, lo stesso gruppo firma la registrazione contenuta nel CD "Live": un selezionato pubblico di amici e parenti newyorkesi assistono ad un concerto inedito che presenta parte dello stesso materiale accanto a standards da battaglia come "Con Alma" (l'esplosivo Randy sugli scudi), "You Don't know what love is" o "Alone Together", mentre Michael Brecker si fa vivo solo per l'original "Sunday Song" in duo e per la title-track, in quartetto. Lo spumeggiante volume Live coglie una super band nel pieno delle proprie forze ed in alcuni casi (Brecker Bros, Scofield) anche al proprio picco creativo, jazzmen rilassati e in totale controllo per una session che vale l'acquisto anche in caso di possesso del primo disco originale. 

Fabio Chiarini

 (Courtesy Of AudioReview)

 

 

 

 

 
 
 
 

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