Giggi Zanazzo, pseudonimo di Luigi Antonio Gioacchino Zanazzo, nacque a Roma il 31 gennaio 1860, morendovi il 13 dicembre 1911. Zanazzo scrisse prevalentemente in prosa, ma viene comunemente annoverato tra i massimi poeti romaneschi, con Giuseppe Gioacchino Belli, Trilussa e Cesare Pascarella, dato che la sua attività si svolse in diversi campi letterari.
Ciascuno di tali grandi ebbe un modo tutto suo di esprimersi, nel tentativo di rendere leggibile la "lingua" romana. Una interessante pagina in merito si trova su questo sito: "Fra gli autori dialettali, Zanazzo viene annoverato come il seguace più prossimo di Belli, perché il linguaggio usato nelle sue opere è la fedele trasposizione di quello parlato in strada dalle classi sociali più basse, laddove altri autori del suo tempo, come Pascarella e Trilussa, utilizzavano già un dialetto abbastanza levigato, più tipico della classe medio-borghese. In particolare, Zanazzo scrive molti vocaboli che iniziano per doppia consonante, mentre ciò non avviene praticamente mai da parte degli altri autori a lui coevi.
Inoltre, a differenza di Belli e degli altri poeti, che dovevano fare i conti con la metrica e le rime per comporre i propri versi, i saggi di Zanazzo sono in prosa, per cui il testo, libero da qualsiasi vincolo letterario, appare perfettamente coerente con la lingua più genuina parlata dal vecchio popolo di Roma.
Le vocali accentate sono piuttosto frequenti; esse agiscono da ausilio alla lettura per una corretta pronuncia dei vocaboli dialettali; tuttavia quando una parola contenente una vocale accentata è usata più volte nel testo, l'accento viene a volte omesso, come se il lettore fosse già divenuto consapevole della pronuncia del vocabolo.
Zanazzo è forse il primo autore dialettale ad aver dimezzato le "r" nei vocaboli che dovrebbero averne due ..."
Da "Usi, costumi e pregiudizi del popolo di Roma", traggo questi due brevi rimedi miracolosi.
54. - AMORE: PE’ SSAPÉ’ CCHI AVETE DA SCEJE PE’ MMARITO.
Pe’ ssapé’ vojantre regazze, su cchi avete da fa’ ccascà’ la scerta pe’ mmettevve a ffa’ l’amore sur serio, ecco si ccome avete da fa’.
Prima de tutto fate una novena a Ssan Pasquale Baylonne, protettore de le zitelle da marito; la sera che la novena è ffinita, quanno ve n’annate a lletto, metteteve a ddormì’ tenenno li piedi in modo che quanno San Pasquale, intanto che dormite, ve viè’ a ttrova (perchè er santo, a nnovena finita, ha dda vienivve a ttrova pe’ dde filo), ve possi pijà’ ppe’ li piedi e ttirà’ in su e in giù (sempre mentre dormite, s’intenne) pe’ ffavve sbatte er core.
Ito via San Pasquale, èccheve che vve vierà in insogno quer tale, fra ttutti li cascamorti che cciavete intorno, che vv’averete da sceje pe’ mmarito.
55. - UN ANTRO MODO PÉ’ SSAPELLO.
Aspettate che arivi er giorno de la festa de San Giuvanni.
Arivato quer giorno, voi a mmezzoggiorno in punto, pijate un pezzo de piommo, squajatelo sur fôco, e ppoi quann’è squajato, buttatelo in d’una scudella piena d’acqua.
Allora vederete che quer piommo, in der gelasse che ffarà, fformerà un sacco de giôcarèlli de tutte le specie. Si ffra queli ggiôcarèlli ce ne vederete quarchiduno che rissomija a uno de li tanti ordegni, che uno de li vostri protennenti addopra in der su’ mestiere, allora, state certa che quer tale, propio lui, sarà quello destinato a sposavve.
Si ppe’ ccombinazzione però, er piombo sciorto, in der gelasse in de ll’acqua, nun facessi gnisun scherzo de quer genero, allora pijate quella stessa acqua, spalancate la finestra, e bbuttatela pe’ strada.
Er primo de li vostri caschènti che ppasserà ssopra a quell'acqua, sarà er fortunato o lo sfortunato che vve sposerà.
Inviato da: valerio.sampieri
il 13/03/2016 alle 15:33
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il 05/03/2016 alle 18:23
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il 16/06/2014 alle 19:32
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il 02/05/2014 alle 12:17
Inviato da: valerio.sampieri
il 30/04/2014 alle 20:00