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Un blog creato da nick60libri il 18/05/2008

Nicola D'Agostino

a che servono le parole ?

 
 

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« MALEDETTA "ESPERIENZA"APPENA BERLUSCONI DEPENA... »

POI C'HO CREDUTO PER DAVVERO

Post n°4 pubblicato il 30 Giugno 2008 da nick60libri

      Sentite questa.

      Il giorno prima della presentazione del libro ricevo una telefonata da un noto scrittore:

-pronto, parlo con l'Avvocato D'Agostino?

-si.

-quello che ha scritto "la caratteristica l"

 (Ahi, penso, sta per arrivare la prima querela...)

-si.

-sono Giorgio S.

-davvero? No, non ci credo, il direttore della collana dove è pubblicato il romanzo?

-si, io. Volevo dirle che è bellissimo. Forse il più bello della collana, per la freschezza, i toni, il modo......

 (io andavo in brodo di giuggiole)

-... e guardi che io non chiamo mai gli autori, specie se esordienti.

-grazie, grazie di cuore.

   Il giorno dopo, presso la libreria dove presentavo, trovo anche un regalo del mio inaspettato ammiratore: un suo libro.

  Per sdebitarmi gli scrivo questa lettera:

 

Caro Giorgio S.,

voglio metterLa a parte di una confidenza.

Schh..., per carità, la tenga per sé!

La cosa che mi affascinava di più della mia professione era l'uso delle parole. Amavo trascorrere il tempo nella stesura degli atti che poi leggevo e rileggevo, arricchendoli sempre di ficcanti metafore finalizzate a sfiancare gli avversari con la precisione dei termini giuridici ma anche con la dissacrante ironia, colpendo l'immaginazione dei Giudici.

Ho perso l'entusiasmo, ahimé, perché ho compreso che quest'arte serve davvero a poco (però un giorno le farò pervenire una delle mie comparse conclusionali, tanto per gradire).

I meccanismi per cui si vince o si perde una causa sono insondabili”, mi dicevo, sino a quando ho scoperto che, invece, sono molto semplici.

Avrà saputo che di recente (troppo tardi) sono stati arrestati vari Giudici a Bari che ci mancava poco a vederli in giro come “uomini sandwich” a proporre le tariffe per vendere le loro sentenze.

Non tutti sono così, è vero, ma il sistema è talmente marcio che l'onestà è un optional che dipende dalla fortuna, dalle “maledette cose”.

Così l'energia che avevo dentro non poteva più consumarsi.

Che fare? Mi sono rifugiato nel vizio capitale della scrittura; temo che l'emorragia continuerà.

Almeno sino a quando non avrò capito se sono un vero scrittore, cioè se qualcuno i miei libri se li compra, o se sono semplicemente “uno che scrive”, cioè qualcuno che sporca i fogli e se li guarda come un Narciso, fregandosene di un minimo riscontro.

E così, per saperlo, sono costretto per il momento a leccare le palle e/o il culo di chiunque possa promuovere il mio esperimento: La Caratteristica L.

Lecco di tutto: librai, editori, giornalisti, titolari di emittenti, attori, distributori e potenziali lettori. Mi è venuta talmente l'abitudine a leccare che ho una lingua sempre più irritata e vado in giro con una bottiglietta d'acqua che di tanto in tanto mi faccio gocciolare sulla punta per lubrificare il muscolo sempre più consumato, un po' come fa ancora qualche arrotino con il suo arnese mentre affila i coltelli per strada.

Dopo tutte queste slinguazzate mi è capitata una “cosa” bellissima, però: la Sua telefonata di Lunedì, vera, disinteressata, spontanea, ed il racconto di Renato che mi ha parlato del Suo acquisto e che mi ha consegnato il Suo regalo. Grazie per tutto.

Ho letto il Suo affascinante libro e ho capito perché è rimasto colpito dalle descrizioni del pranzo a Polignano e dalla sortita sulla sincerità contenute nel mio.

Mi dica: lo scrittore maturo è nel Suo libro? Si svincola dalle arie chiuse e veleggia con un languore esistenziale in un mare di melodia continua tenuta insieme dai leitv-motive ? E' Wagner? Non più Puccini? Niente più Verdi?

Eh, lo so, non mi risponderà.

Pazienza, anche se non mi vuole incontrare io Le allego un dvd che contiene una mia breve intervista, così potrà guardare comunque la mia fantastica faccia che altrimenti non vedrebbe mai.

Come vede, con me, le “maledette cose” hanno proprio filo da torcere.

Fin quando riuscirò a respirare e... lingua permettendo!

Una leccata, cioè, volevo dire: un caro saluto.

Il Suo già affezionatissimo

Nicola D'Agostino

    Il giorno dopo rientro in Studio e la segretaria mi dice che ha chiamto Girogio S. e le ha dettato il testo di un telegramma che non riusciva a spedire da casa. Il testo non lo posso rivelare perché contiene riferimenti ad altri scrittori, ma comunque era ulteriore elogio per il mio lavoro. Morale? Nessuna, mi ha solo fatto piacere, e anche se il mio libro non dovesse andare  in cima alle classifiche dei più venduti, pazienza!  Chi se ne frega.   

 
 
 
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L'INCIPIT DI BACIAMI ANCORA

 

Nonostante la minaccia di un imminente temporale, alle sette del mattino i primi ambulanti, mestamente, collocavano le loro mercanzie lungo il Viale dei Fori Imperiali. Era Novembre e faceva freddo. Athor era giunto da poco a Roma a bordo del suo vecchio ma ben tenuto furgone westfalia rosso, allestito come un mini camper. Lo parcheggiò alla meno peggio nei pressi della Domus Aurea. Tentò di avviare la piccola stufa a gas, sfregandosi le mani, ma l'aggeggio stentò a partire. Provò ancora mentre intonava:

 

Nei cieli bigi vedo fumar dai mille comignoli

Parigi, e penso a quel poltrone di un vecchio

caminetto ingannatore,

che vive in ozio come un gran signore.

 

Proveniva da Sorrento. Le prime ore della notte le aveva trascorse guidando. In autostrada si era fermato un paio di volte presso gli autogrill a bere caffè per restare sveglio. Per esibirsi preferiva giungere sul posto con molto anticipo, così da avere il tempo per il disbrigo delle formalità e riposarsi prima di lavorare. Gli piaceva viaggiare di notte. A notte fonda, quando accedeva nei punti di ristoro delle stazioni di servizio più piccole, un po' stordito dalla musica e dalle vibrazioni della vettura, viveva come in un sogno l'atmosfera piatta che aleggiava nei bar quasi deserti dove i clienti consumavano piano, in silenzio, le loro bevande. Si sentiva come un personaggio del quadro di Edward Hopper più noto: Nighthawaks.

Restò nel camper circa una mezz'ora. Poi scese e raggiunse il Viale. - Qui potrebbe andare bene. - si disse strisciando il piede sulle basole per liberare la zona che aveva scelto dalle cicche.

La presenza del Colosseo garantiva un via vai sufficiente di turisti e la muraglia ad una trentina di metri dinanzi a sé avrebbe consentito un effetto acustico accettabile. Lo spazio era ampio abbastanza per farvi sostare chiunque avesse voluto farlo. Quel posto era proprio l'ideale per ciò che doveva fare Athor.

 

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