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Insegnami a essere figlia: La perseveranza di Renato. Post n°599 pubblicato il 03 Maggio 2013 da lascrivana
-Devi essere un tipo davvero speciale se un ragazzino come quello si batte coraggiosamente per te!- Esclamò Renato, mentre con il dorso della mano asciugava le gocce di sangue che gli colavano dalle labbra. -Picchia duro però; sferra certi colpi davvero da maestro; o è l'amore per te che lo rende così forte?- Cosi dicendo mi si avvicinò sghignazzando e cingendomi la vita con un braccio mi attirò a se facendomi aderire al suo corpo possente e muscoloso; incurante dalle mie proteste e dei calci e pugni che gli assestavo per potermi liberare dalla sua repellente stretta. Allentò la presa solo all'arrivo dello sposo, che dall'espressione truce del viso si capì subito che era parecchio infastidito per l'accaduto. -Forza Renato, lascia stare Danila! Per oggi hai creato parecchio disordine- -Ma Cesare, vecchio mio, non è colpa mia se tra gli invitati hai una così bella ragazza... bella e indomabile! Che cosa avrà mai di speciale? Sono proprio curioso di saperlo... magari si può uscire insieme una sera di queste?- -Scordatelo!- Risposi indignata,finalmente libera dalle sue manacce, mentre cercavo di ricompormi rassettandomi la gonna e risistemandomi i capelli scompigliati dalla colluttazione; attirando con questi gesti spontanei, ancora di più l'attenzione di Renato; che con i suoi piccoli occhi porcini, indugiò senza ritegno sui miei seni pieni e sodi. - Ora basta Renato! lasciala in pace! Altrimenti dovrai vedertela con me- Stavolta il tono di Cesare era più duro e spazientito; e il suo sguardo, un misto tra il collerico e il geloso, che mi lasciò alquanto perplessa. E non solo me, ma intimidì anche Renato, che si dileguò immediatamente, ma non senza prima di avermi lanciato un'ultima e inquietante occhiata: una promessa a non finire qui il discorso. A rompere quel silenzio imbarazzante che era sceso tra me e Cesare, fu l'arrivo di Simona che ci raggiunse correndo. Sembrava una nuvola sospinta dal vento, con quel suo bellissimo abito bianco che le metteva ancora di più in risalto i capelli corvini, trattenuti in testa da un elegante chignon che lasciava ricadere morbidi riccioli a incorniciarle il perfetto ovale del viso. Con gli occhi lucidi e la bocca piena e tremante, a malapena colorata da un rossetto rosa perlato, s'informò con tono dolce e apprensivo di come stessi io e delle condizioni di Davide prima che l'autoambulanza se lo portasse via dopo il pestaggio subito dagli amici di Renato. Eludendo le sue domande mi tuffai tra le sue braccia, stringendola forte e implorandole perdono per avergli rovinato il matrimonio. -Ma che dici piccola? Non hai rovinato un bel nulla! Al contrario, quanto è accaduto mi ha fatto ricredere su Davide. La certezza che ti ami ancora tanto mi mette l'animo in pace. Non immagini che pena sapere che presto sarei stata costretta a lasciarti da sola... senza nemmeno il tuo grande amore che ti consolasse!- -Simona, ma dici sul serio non sei dispiaciuta per come sono andate le cose?- -Tranquilla cara, Sai bene che non ho sposato Cesare per amore; e tra l'altro non vedo l'ora che questa giornata giunga alla fine-; -Quindi non ti dispiace se raggiungo Davide?- -Ma no! Vedi Danila, io e te abbiamo passato la nostra adolescenza a sobbarcarci tutti i problemi di casa come donne adulte e maritate. Abbiamo diritto a una fetta di felicità. Il sentimento che lega te e Davide, è semplicemente stupendo. Non si può dire di certo la stessa cosa per me e Cesare; ma almeno con lui farò una vita da signora e mio figlio potrà avere una famiglia. E questo è già molto credimi!- -Oh Simona mi fai piangere... tu sarai per sempre la migliore amica. Ora devo scappare da Davide in ospedale. Ti prego non dire nulla ai miei dell'accaduto. Lascia che credano che io sia ancora al tuo matrimonio; altrimenti papà mi trascina a casa per i capelli!- Detto questo, mi allontanai di corsa, alla ricerca di qualche amico patentato che mi desse uno strappo fino all'ospedale. Al pronto soccorso non mi fu per nulla difficile rintracciarlo: il motivo della scazzottata aveva già fatto il giro degli infermieri di turno, che mi accolsero con uno sguardo curioso e divertito,squadrandomi dalla testa ai piedi e confabulando tra loro, dopo avermi dato il numero della stanza e indicato il nome del reparto del ricovero di Davide. Quando lo vidi, tutto fasciato e pieno di lividi, mi fece una gran pena e tenerezza e non riuscendo più a trattenere le lacrime mi gettai singhiozzando ai suoi piedi. Lui si chinò verso me accarezzandomi dolcemente la testa; poi mi sollevò il viso implorandomi di smetterla di piangere mi fece spazio nel suo letto e m'invitò a sedere vicino a lui. Una volta preso posto al suo fianco: appoggiai la testa sulla sua spalla e prendendogli la sua mano tra le mie mi lascia rassicurare dalla sua dolce voce mentre mi scongiurava che non aveva fatto nulla con Serena. Lasciai che il suo racconto mi rassicurasse, e placasse tutte le mie paure di perderlo. Dopo aver ascoltato la sua versione mi resi conto che mamma aveva ragione: Serena si era inventata tutto per potermelo portare via. L@ur@ |
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