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« Ballare sulla tolda del ...Pensieri primi e retro pensieri. »

Tamagochi e invenzioni geniali.

Post n°2262 pubblicato il 08 Ottobre 2022 da fedechiara
 

08/10/2011
Ho seguito anch'io, con moderata attenzione e una sottile commozione, la vicenda umana e l'avventura ultima, (il suo magnifico modo di affrontare la morte annunciata) di 'Steve', il geniale e fortunato inventore della Apple e di tutte le piccole diavolerie che quell'azienda ha prodotto.
Mi ha commosso il sapere che in gioventù ha fatto le cose che molti di noi suoi coetanei hanno fatto, seguendo le suggestioni dell'epoca nostra: il viaggio in India, l'esperienza tutta intellettuale di testare alcune droghe come curiosità di altri 'viaggi'; la curiosità di sapere quanto possa aprirsi la mente umana in direzione del futuro dei sogni.
Ma, poi, la sua vita ha preso quel corso concreto e positivo della curiosità per la tecnica e l'invenzione ed è divenuto il beniamino di tutti coloro che amano i postmoderni tamagochi sui quali esercitano compulsivamente le dita e riversano tutta l'attenzione che, prima, riservavano al loro prossimo per la strada, sui tram e dovunque si sia in contatto e in relazione con il nostro prossimo.
Già, perché, per le strade e sulle scale della metro e sui tram e vaporetti, si incontra uno sterminato numero di mutanti che sono proiettati negli altrove futuristici dei loro tamagochi -e i loro occhi sono vuoti e lontani, come se non ti vedessero e riconoscessero e tocca fare 'ciao ciao' con la mano o toccargli la spalla per risvegliarli e riportarli a terra, al 'qui e ora' dei loro corpi fisici e della loro presenza sulla scena concreta dei giorni che viviamo.
Ed è uscito un libro, di recente: 'Facebook in the rain' che viene pubblicizzato col sottotitolo 'l'amore ai tempi di facebook' e, anche se non l'ho letto, sono certo che dà conto e dice che gli amori scritti e astratti che nascono e si consumano sui 'social networks' e sulla 'Rete' sanno già di stantio virtuale e dovremmo tornare al qui e ora dei corpi fisici e del tenersi la mano e guardarsi negli occhi e tuffarsi in mare e correre sulla spiaggia e farci l'amore perché non se ne può già più di tutta questa tecnologia virtuale che ci cambia le vite e le rinsecchisce dentro ai video e nei troppi 'altrove' della tecnologie informatiche.
Non ho mai posseduto uno di quegli strumenti partoriti dalla fantasia creatrice di Steve Jobs e da quella dei suoi collaboratori, ma alcuni amici me ne decantano le straordinarie capacità di 'fare' e 'comunicare'.
A me basta il computer di casa e quel poco di telefonia mobile che uso solo in casi di vera necessità e urgenza, ma non ho dubbi che le invenzioni di Jobs appartengano al futuro della comunicazione globale e che i posteri ne faranno un uso meno malaccorto e più equilibrato di quello che che ne facciamo noi -preistorici fruitori di aggeggi formidabili che attirano la nostra attenzione ilare e stupita come fossimo i 'buoni selvaggi' di Rousseau o quelli incontrati da Colombo sulle spiagge americane e bastavano le perline colorate e gli specchi a indurli a scambi dispari.

 
 
 
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