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I popoli mendicanti e le risorse finite.

Post n°2859 pubblicato il 05 Novembre 2023 da fedechiara
 

Se n'è accorto anche il bravo Domenico Quirico, su 'La Stampa', che esistono i 'popoli mendicanti'.
Che lui accarezza mentalmente nell'elencarli e descriverne le atroci condizioni di vita e li proietta negli empirei delle umane sofferenze e meritevoli del Paradiso – milioni di emuli di Giobbe che più ne prendono dalla maledetta sorte più sono miti e 'il sale della Terra'.
Basta che, nelle piazze degli slums in cui si accalcano a centinaia di migliaia (milioni a Gaza city), gli arrivino i camion degli aiuti alimentari e si mettono in fila pazienti in attesa della razione che spetta ad ognuno.
Ed ha del prodigioso questa capacità che ha il mondo ricco, tramite le tante associazioni caritatevoli (tante veramente e ciascuna capace di avocare a sé i milioni di euro/dollari delle donazioni governative e dei singoli pietosi, vedi le ong taxi del mare) e l'Onu con le sue di sfamare milioni di persone all over the world.
Che se fosse droga la chiameremmo 'dipendenza' – ed è quella condizione triste di alcune persone di esserne schiave e incapaci di una sana reazione di rigetto e di elaborare un progetto di vita e di produzione di reddito che li incorpori in quello che a noi occidentali ricchi e meno ricchi sembra il più sensato e sostenibile dei modi di vivere: andare a scuola, cercare un lavoro, produrre reddito, assicurarsi un tetto sopra la testa, mettere su famiglia (non sempre, non tutti) e non dipendere da nessuno.
Le nostre 'comunità di recupero' ne sono piene, di quei tristi malati di dipendenza, e non sarebbe male se il buon giornalismo di inchiesta ci raccontasse quali esiti sortiscono i rieducatori in comunità e se, alla fine del percorso di recupero, quei malati guariscono e le loro vite tornano esemplari e la droga un ricordo da seppellire nelle cantine del loro dolore di vivere.
E con tutto il battage di stampa e gli studi universitari dedicati che ci ragguagliano sulla insostenibilità del modello di sviluppo economico dominante a fronte dei 7/8 miliardi di esseri umani in vertiginosa crescita – e proprio tra i poveri del mondo e negli slums metropolitani, tanto che si parla di 'arma demografica' e di assalto alla diligenza da parte dei troppi migranti africani e asiatici sui barconi del nostro affanno quotidiano – c'è da chiedersi fino a quando riusciremo a garantire l'arrivo di quegli aiuti ai popoli mendicanti e che succederà quando le risorse non saranno più sufficienti e il rivolo si assottiglierà.
L'assalto ai forni – o ai magazzini dell'Onu, come è avvenuto a Gaza city qualche giorno fa?
La centuplicazione degli arrivi sulle nostre coste o ai valichi di frontiera - veri e propri gruviera, più buchi che polpa, che invano proviamo a presidiare ad est?
E l'Onu dalle infinite risorse finanziarie (ma che sempre ci chiede l'obolo di una libera offerta alla Unhcr) avrà nei cassetti dei suoi uffici-studi qualche piano di sviluppo economico praticabile e possibile per quei popoli e paesi mendicanti che finalmente li affranchi dalla carità internazionale e li inserisca nel circuito del lavoro e della produzione?
O toccherà assistere impotenti alle mille manifestazioni (le presenti e le future) che vanamente accusano i paesi ricchi di frodi e ruberie - e la proprietà tornerà ad essere additata come un maledetto furto e i poveri 'non avranno da perdere che le loro catene' nelle rivolte future suicide?
Il futuro prossimo di Gaza city e del suo popolo mendicante ce lo dirà a breve.
Popoli mendicanti tra baracche e cibo distribuito in piazza/ Quirico: "Anche i palestinesi sono così"

 
 
 
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