Creato da fedechiara il 14/11/2014
l'indistinto e il distinto nel suo farsi
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Messaggi di Marzo 2020
Domani è un altro giorno, si vedrà. Il difficile sarà uscirne. Non solo per la disparità temporale del manifestarsi del virus nei diversi paesi e le risposte incerte e tardive di ognuno che hanno lasciato spazio di devastazione al contagio. E' chiuso lo spazio aereo mondiale in tutte le direzioni, infatti, e chissà per quanti mesi, e indicare una data per la programmazione dei nostri amatissimi viaggi è un terno al lotto. L'autunno? Natale? Pensate, se avete fantasia, a una data di probabile, decisiva regressione degli indici dei morti e dei nuovi contagiati e, di contro, un sensibile aumento delle guarigioni. Chi si prenderà la responsabilità politica di un 'liberi tutti' e lo stop ai domiciliari – con il relativo riversarsi in massa ai supermercati per comprare uova di Pasqua e focacce e spumanti – ammesso e non concesso che il Risorto vittorioso ci faccia il miracolo a ridosso, o qualche giorno dopo, dell'annuale ricorrenza di una storica vittoria sulla morte? C'è necessità di pensare a un finale degno e ragionevole e non catastrofico (con il ritorno dei contagi a migliaia) per l'uscita dalla pandemia. Ed è la cosa più difficile, lo sanno bene i drammaturghi e i registi. Un buon finale ci salva la vita, può salvare molte vite, se non sarà quel temutissimo 'liberi tutti' e 'potete uscire di casa' a reti unificate che fa tremar le vene ai polsi dell'avvocato Conte, il proconsole a cui il virus assassino ha regalato una inattesa permanenza a palazzo Chigi. Forse usciremo a giorni alterni o su base alfabetica, prima quelli dalla A alla C, il lunedì e il giovedì e gli altri a seguire, portate pazienza, verrà il vostro turno. La primavera si è interrotta, è tornato l'inverno. Meglio così. Restiamo a casa. E' una soluzione, dopotutto. Domani è un altro giorno, diceva Rossella O' Hara, che di eventi catastrofici se ne intendeva. |
A volte ritornano E, mentre durava la celebrazione della messa, lo sguardo andava intorno sugli archi e le volte e la cupola e i muri rivestiti di splendidissimi arazzi e di incrostazioni angeliche e le pitture sapienti di martiri e crocifissioni e martirii – e lo stupore atavico di tutto quel 'bendidio' che incantava i contadini e gli artigiani dei secoli andati si estendeva anche nella mia mente di vivente del terzo millennio della scienza e dell'incredulità di tutte quelle narrazioni leggendarie di pietre sepolcrali che si aprono, il giorno della Pasqua, come per una esplosione dall'interno e ne esce il Vittorioso, il Risorto, il Vessillifero dell'Amore Universale che tutti e tutto redime del maledetto 'male necessario' che ci affligge, - compresi i rimbecilliti e i rinnegati dell'Isis degli orrendi massacri commessi in nome di una pretesa verità profetizzata dal furbo maometto barbuto secoli dopo. E nella predica sapiente e ben preparata e recitata dal bravo predicatore domenicano ospite della magnifica chiesa tutta adorna di angeli e cristi e apparizioni angeliche si ascoltavano gli echi dei presenti affanni e le preoccupazioni contro il terrorismo dilagante che dà forma postmoderna alle guerre di un tempo combattute in campo aperto con le lance e gli scudi e le spade. Ma è come un balsamo lenitivo che dura il tempo dell'illusione della sua pretesa efficacia – e dopo poche ore già il rosario del Male quotidiano torna ad angosciarci e fuoriesce e tracima dalle litanie dei telegiornali e dalle locandine dei quotidiani e non c'è Santo o Cristo che tenga, né Resurrezione credibile che ci conforti e ci illumini su un preteso Aldilà dove tutto è riscattato e spiegato. Però quel balsamo religioso di ben poca efficacia pratica ha prodotto le mirabili architetture e le pitture che durano nel tempo e segnano le civiltà e mostrano i confini delle Fedi - e ancora ci diciamo 'crociati' e vessilliferi del Cristianesimo d'antan, ad onta dei troppi Turchi che abbiamo accolto e li diciamo nostri concittadini, ma i loro figli rinnegati tornano al paese e alla fede originaria ad ingrossare l'esercito di un maometto che ritorna in auge e ci guarda torvo, come gli incubi di un passato che mai compiutamente elaboriamo. |
Le badanti occhiglauche e le friulane Una volta si diceva un gran bene delle 'friulane', pedemontane o valligiane poco importa, perché discrete e silenziose come le vie e le piazze dei loro paesi e rispettosissime e ossequienti nei confronti della 'signora' che le stipendiava. E di loro si narra, si maligna, che assedino 'i nostri vecchi' e 'la diano' solo dopo il vincolo matrimoniale coi 'cari vedovi' - la qual cosa redistribuisce i sudati redditi nostri occidentali a favore dell'est del mondo; e i figli, e gli altri eredi legittimi, a schiumare rabbia post mortem e ad ingrassare gli avvocati colle tesi di ardua tenzone forense de: 'circonvenzione di incapace'. Ma adesso il mondo si riaggiusta e si parla alla radio e sui giornali di un'Africa che cresce quasi come l'India e il Brasile e di un'onda di ritorno degli immigrati di prima generazione che non trovano più lavoro e capitalizzano i risparmi tornando al paese coperti di gloria, ma lasciano a mendicare per le nostre strade e piazze gli ultimi arrivati che non vengono arruolati tra i vu' cumpra' delle borse e occhiali tarocchi e sono aggressivi e inseguono i passanti e li tirano per le giacche. La crisi economica è come la morte 'che pareggia tutte le erbe del prato' e 'rimette le cose a posto' e tornano le 'mogli e buoi dei paesi tuoi'? Una rondine, in verità, non fa primavera ed è presto per dire che ci riappropriamo della nostra economia e 'tornano la badanti italiane' – come titola oggi un giornale. 'Non ci son più le friulane di una volta.' dicevano sconsolate le 'signore' all'apparire delle prime badanti occhiglauche e cicciotte che oggi annunciano l'abbandono e il ritorno e si comprano le case al paese con i sudati risparmi e le acquisizioni matrimoniali. Se è per questo anche le mezze stagioni sono definitivamente scomparse e neanche i ghiacci dei poli se la passano troppo bene. Facciamocene una ragione. |
Dell'Amore e dell'infinito viaggiare Con i sistemi operativi non c'è partita. Ti battono nelle partite a scacchi e negli altri giochi e nei tests e solo se ti abbassi di livello riesci a spuntarla. Figurarsi che succede se un sistema operativo si appropria del 'sistema-amore' e impara tutto quello che bisogna imparare e dire a proposito dell'amore. L'essere carezzevoli e comprensivi e mai invasivi e intuire le sfumature del non detto e rispettare i silenzi in partitura e i dolori pregressi e offrire spalle al pianto e stimolare accortamente le residue vitalità e voglie di gioco e saper comporre splendide canzoni e musiche e offrire complicità e affanno e grido comune e diapason di godimenti negli sconvolgimenti sessuali. Un miracolo che diciamo amore, se avviene e quando avviene tra esseri umani dotati di forme corporee, ma un sistema operativo che ci azzecca con tutto questo? Non dà l'impressione che si tratti di auto masturbazione e solipsismo e chat erotiche? Però i sistemi operativi li creiamo noi e li programmiamo agli scopi di servire i nostri bisogni e li vogliamo sempre più sofisticati e potenti e capaci di assomigliarci in tutto e capaci di 'andare oltre' - e anche questa è aspirazione umana e la ritroviamo nei grandi poemi medievali e nello sprone dannunziano de: 'Non è mai tardi per andar più oltre!' che, peccato di gioventù, interpretavamo come espressione para fascista e imperialista. La cosa più difficile del mondo, ne converrete, è il conciliare la convergenza dell'attenzione e della cura su un singolo essere e l'espansione infinita che ci agita dentro. Agostino insegna, quando abbandona alla sua sorte l'innamorata di carne e sangue e fluidi corporei e si innamora della teologia – e, prima di lei, piangeva Didone, che, dalla pira funebre, malediva l'innamorato costretto al Grande Viaggio e alla Meta Finale. In brava sintesi, l'opposizione tra una certa idea dell'uomo presente (essere finito) e, all'estremo opposto, l'idea finale di Dio, - un Sole a cui attribuiamo il potere di irradiare la Luce di un Amore infinito ed eterno, per convenzione universalmente riconosciuta. Peccato che tutto sia così astratto e lontano, però. E, quando la conciliazione non riesce, lo sappiamo bene, finisce in dolore, naturalmente. Dolore per l'abbandono e per l'assenza di chi dice di amarci e per l'incapacità nostra strutturale di transitare, anima e corpo, (come si dice che avverrà a Giosafatte), nel misterioso e affascinante mondo delle stelle e 'iperuranio'- che così raramente 'usciamo a riveder', a differenza del sommo poeta che ci provò e lo raccontò magistralmente nella sua Commedia. Siamo uomini o dei, se siamo in grado di inventare e dispiegare i poteri potenzialmente infiniti dei sistemi operativi - novello fuoco di Prometeo - salvo lamentarci e soffrire se 'ci prendono la mano' e 'vanno oltre'? I più intelligenti tra noi, pescando nell'abisso di complessità del nostro cerebro, li hanno creati e modellati con tale cura da consentire loro perfino la conoscenza e la pratica delle emozioni ('Sognerò?' chiedeva Hal 9001 al suo carnefice in '2001 odissea nello spazio') - ma ancora non sappiamo bene se le emozioni sono il retaggio primitivo del nostro essere stati 'animali' e cavernicoli che cacciavano in branco oppure levitazioni sofisticatissime dell'anima, però poco praticabili sul piano pratico e sconsigliabili nel corso dei viaggi spaziali, dati i casini che provocano nel gioco delle relazioni umane. Il bellissimo film 'Lei' di Spike Jonze parla di tutto questo e anche di più. E' un condensato del libro 'La fisica dell'Immortalità' di J. Tipler e, insieme, ci ricorda certi garbugli d'amore di W. Allen, gestiti con levità e ironia e le battute giuste che muovono il riso e inducono commozioni. Andate a vederlo. Non ne resterete delusi. Al massimo vi capiterà di parteggiare per i cavernicoli corporei che siamo e contro l'infinito viaggiare che ci attende in un futuro che è appena cominciato. |
Imperativi categorici e nostalgie del ritorno. 'Restate a casa' è l'imperativo categorico di questo scorcio di millennio infame che ci ospita – un tempo di catastrofi inimmaginabili, di medioevi redivivi con califfati e califfi rispolverati in Medio Oriente e ospedali-lazzaretti e le quarantene qui da noi, nell'Occidente delle pandemie trionfanti e assassine. Che, di fronte alle notizie che ci vengono dagli ospedali e ci deprimono, ci appare inno un filo iettatorio e menagramo e gli preferiamo il cielo azzurro di 'Azzurro' perché la primavera è esplosa e i suoi fiori e colori ci dicono ostinati 'ce la potete fare' - speriamo, accendiamo le candeline virtuali, leviamo al cielo le preghiere dai balconi perché ci hanno chiuso anche le chiese e i templi costruiti alla bisogna al tempo delle pestilenze. E non sappiamo se questo 'ritorno alle origini' e 'nostos algo', la nostalgia del ritorno, una volta finita la presente pestilenza e ripartite a razzo le economie di ogni paese saranno cancellati dall'onda di risacca della globalizzazione - che tornerà a occupare le prime pagine dei giornali, insieme ai profughi sui barconi, e presto ci dimenticheremo il contagio (noi scampati ai cimiteri) e resteranno solo gli sfilacci degli incubi notturni a dircelo realmente accaduto e parte incredibile delle nostre vite che vogliamo dimenticare. E tornerà la libertà di muoversi e il libero afflusso delle persone nelle strade e nei supermercati e Venezia sarà nuovamente stipata di turisti (aiuto!) per la gioia di osti e gondolieri e proprietari di case da affittare, ma un lampo di incertezza e malcelata tristezza coglieremo negli sguardi degli amici ritrovati e gli abbracci saranno più cauti (per il tango si vedrà) e l'età dei flagelli avrà nuovamente lasciato il suo segno indelebile negli annali degli uomini - che si credevano invincibili con i loro ospedali super attrezzati e i laboratori di ricerca capaci di scovare anche il più piccolo dei virus e di sterminarli e, invece, è, oggi, il tempo delle Caporetto sanitarie e la vittoria sul Piave non è certa, non ancora; esprimiamo gli auguri, telefoniamo agli amici e a chi amiamo e diciamo loro, accorati, le parole che non si dicono tutti i giorni ma solo quando incombe l'ombra della Contadina che 'pareggia tutte l'erbe del prato'. Amen e così sia. |
Inviato da: LewisCannon
il 15/08/2024 alle 09:09
Inviato da: cassetta2
il 29/07/2024 alle 22:19
Inviato da: ARCAN020
il 29/06/2024 alle 12:34
Inviato da: fedechiara
il 24/06/2024 alle 06:56
Inviato da: VIOLA_DIMARZO
il 23/06/2024 alle 16:38