Creato da NewDealNow il 08/09/2006
Anche il più lungo dei viaggi inizia con un passo
 

 

« Messaggio #85Messaggio #87 »

Post N° 86

Post n°86 pubblicato il 22 Novembre 2006 da NewDealNow

Da un po' di tempo ho preso coscienza del fatto che il tempo è passato (forse troppo in fretta); per anni (i primi 20 della mia vita) tutto è rimasto quasi uguale, pochi cambiamenti o per lo meno io non me ne rendevo conto. I primi tredici anni di vita poi... un'eternità! A volte, ripensandoci, mi par quasi di tornare con la mente a un'altra esistenza, un'esistenza delimitata immaginenella sua interezza, quasi avesse avuto (e forse effettivamente è così) un inizio e una fine; un vita tutta intera con la dilatazione temporale abnorme che hanno i ricordi nella mia memoria. Le vacanze di Natale sembrava durassero mesi, quelle estive poi, praticamente erano un oceano; rientravo a scuola con la sensazione fossero passati anni! Chissà perché sino a una certa età le giornate, le settimane, i mesi si ha la sensazione durino molto più a lungo?... Forse perché non ci si danna l'anima guardando l'orologio, rincorrendo il tempo cercando di acciuffare un appuntamento al quale si sta arrivando in ritardo e non si ha quella strana sensazione, tipo montagne russe, che ti portano così rapidamente e improvvisamente a ridosso delle tue scadenze, dei tuoi impegni. Forse, ragione ancor più forte, si crede fermamente al fatto che tutto sarà sempre come lo si sta vivendo; nessuna ansia per il futuro.

A volte guardo i miei genitori con grande tenerezza e con un pizzico di malinconia nel cuore, li vedo invecchiati (specialmente mio padre), avverto che non hanno più la verve di un tempo. Infondo pensavo fossero immortali. Mi rendo conto oggi, capendone il significato, che non è così. Mio padre, una volta forte, oggi chiede a me di dargli una mano quando qualcosa richiede uno sforzo fisco impegnativo; qualche mese fa è accaduto che, a seguito del trasporto a mano di una tanica di olio molto molto pesante, si è sentito male, mia madre mi ha chiamato dicendomi che mio padre non riusciva più a respirare! Sono accorso e l'ho trovato seduto sugli scalini del portone in carenza d'ossigeno, ansimante. Ho avuto, per la prima volta, concreta paura di perderlo. Ho avuto paura che morisse. Fortunatamente tutto si è risolto per il meglio, me lo sono caricato sulle spalle (non riusciva e reggersi sulle gambe) e l'ho portato dentro casa. Con mia madre lo abbiamo liberato dal giaccone, il cappello e la sciarpa (forse concausa del malessere) e lo abbiamo fatto sedere sul divano. Si è ripreso in una decina di minuti ma, mamma mia, che paura!

Avverto, in maniera a volte schiacciante, il ticchettio di un ideale orologio della vita che impietosamente continua ad andare avanti... TIC TAC TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Il giorno che sono andato via da casa per iniziare la convivenza con la mia compagna ho capito, profondamente, quanto bene mi abbiano voluto i miei genitori, quanto io fossi importante per loro e quanto loro lo fossero per me. Quando ho avvertito questo distacco (che c'entri il famoso e tanto bistrattato cordone ombelicale?!?) ho provato dispiacere, nulla a che vedere, credetemi, con l'esser mammone, non era il distacco dalle abitudini e dalle comodità principesche che mia madre, indubbiamente, mi ha sempre garantito, la mia profonda tristezza affondava le sue radici in un altro terreno. Ho capito, come mai prima di allora, che presto (sempre relativamente e spero il più lontano nel tempo possibile) li avrei persi, sarebbero invecchiati, sarei rimasto solo al mondo, non avrei più potuto contare sull'immenso Amore di mia madre e mio padre, sul loro supporto, sui loro consigli, sulla loro presenza. E' incredibile... solo scrivendo queste poche parole mi sono venute le lacrime agli occhi...

Sono figlio unico, nessun parente prossimo a parte uno zio single più vecchio di mio padre, e una zia, alla quale sono molto legato, ma che però vive lontano. Questo significa, per me, nessun fratello, nessun cugino, nessuna famiglia allargata. I miei genitori, la mia famiglia, dalla quale fa parte ora anche la mia compagna, sono effettivamente l'unico tesoro che realmente possiedo, l'unica certezza, l'unico porto sicuro al quale so di poter sempre approdare. Mi commuove immensamente la bontà della mia famiglia. Quando, per motivi di lavoro, cerco ricovero presso la casa dei miei genitori questi sono... buffi! mi verrebbe da dire... ma non che facciano ridere, fanno sorridere per la tenerezza che ispirano in me. Entro in casa e sono tutti entusiasti, tutta un'allegria per il mio, seppur momentaneo, ritorno a casa. Sulla tavola c'è sicuramente il mio piatto preferito, mio padre apre una bottiglia di vino... piccole cosine di una famiglia semplice semplice.

Ho avuto una bella infanzia, sono stato molto amato e coccolato, non ritengo di essere stato viziato, ritengo di essere stato cresciuto al meglio (i risultati ottenuti sono altra cosa), mia madre mi ha cresciuto con la giusta dolcezza e l'altrettanto giusta fermezza e severità.

Mi manca, a volte, la mia infanzia. Mi riempie di malinconia il fatto che questa mai più si ripeterà, mai più tornerà. Mi piacerebbe poter tornare, anche solo per qualche minuto, bambino; mi riservo questa eventuale (Ahi me, improbabile...) possibilità per la vecchiaia, chissà come saranno lontani i giorni della fanciullezza, dell'adolescenza, della giovinezza... ecco, forse perché, spesso i vecchi sono malinconici... è tutto talmente distante e irripetibile. Vivo per colui che lo ha vissuto ma esclusivamente una “favoletta” per chi dovesse sorbirsene il racconto. Quasi non fosse realmente accaduto se non nella fantasia del canuto narratore.

Da bambino giocavo con mia madre e mia zia (allora vicina) a Re Artù. Io ero, ovviamente, Re Artù, mia madre Ginevra e mia zia era Lancillotto. Non so quanti anni avessi, ricordo solo che utilizzavo un tessuto, che originariamente aveva avvolto un paio di scarpe di pregio appartenenti a mio padre, a mo' di mantello. Quel panno di color rosso lo tenevo legato sulle spalle e mi copriva sino all'altezza del polpaccio. Ero, evidentemente, molto piccolo.

immagineRicordo quando, terminati faticosamente i compiti a casa, guardavo la TV, programmi preferiti... cartoni animati! Ovvio! Guardavo tutto! Candy Candy immagine, Giorgie, Daltanius, Jeeg Robot d'acciaio (il mio preferito in assoluto), l'Uomo Tigre, Chiobin , i Puffi , Paul e Nina, un altro cartone di robot del quale non ricordo il titolo dove un tipo entrava in un primo piccolo robot immagineche gli faceva da prima corazza; questa prima configurazione era, se non ricordo male, bianca e rossa e il robot aveva un pallone da football. Quando le cose si mettevano male e la situazione richiedeva più potenza allora il il primo robot (con dentro l'eroe del cartoon) entrava a sua volta in un'altro robot più grande e così via per un paio di maggiorazioni possibili. Un'altroimmagine immaginecartone del quale non ricordo il titolo, ma che seguivo assiduamente, aveva per protagonista un'altro robot che, guidato da un ragazzino, usciva dal sottosuolo dividendo a metà la fontana di un parco atta a camuffare l'ingresso all'hangar segreto.

Come ho detto, però, il mio preferito era in assoluto Jeeg! Una volta ho sentito mi madre che raccontava alla mia compagna di me bambino dicendo “A volte mi sembra di vederlo ancora saltare sulla poltrona e tirare pugni nell'aria proprio come faceva quando guardava jeeg”.
immagine

Tutti i cartoni animati dei "miei tempi"....

Che bello che era anche il Natale! Tanti regali!! Avevamo un bel albero sotto al quale trovavo, ogni Natale, un sacco di regali. Che atmosfera magica che c'era allora, le luminarie per le strade, mia madre con il suo cappotto rosso, i negozi di giocattoli addobbati a festa e pieni di ogni ben di Dio. Alla Tv tutto decantava il Natale, il 5 di mediaset era sempre ben infiocchettato e augurava buon Natale tramite il pupazzo Five immagine . La Cocacola faceva altrettanto con il suo albero di Natale “umano”... “Vorrei cantare insieme a voi, in magica armonia, auguri coca cola e poi un coro in compagnia... canta insieme a noi!”

Non provo più quella sensazione di festa che provavo da bambino durante il periodo natalizio... la cerco dentro e fuori di me ma qualcosa, sia lì che là, è indubbiamente cambiato. Mi pare ci siano meno luci per le strade, meno doni nei negozi, meno colori, ma forse sono io a non riuscire più a vederli. Arrivo a ridosso del Natale e, da oramai molti anni, vedo poche luci a festa...

 
 
 
Vai alla Home Page del blog

Contatta l'autore

Nickname: NewDealNow
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 46
Prov: EE
 

FACEBOOK

 
 

Ultime visite al Blog

SergiowilsonpsicologiaforensefrancescoceoPLANETLIFEstrong_passionitaly_gioperpoche1WIDE_REDerika.menicuccifontanellikmilena_tibaldirenero.ogyleniaprisco.92loris802bal_zac
 

Piove

immagine
 
Citazioni nei Blog Amici: 14
 

Archivio messaggi

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

Ultimi commenti

 

immagine

 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Tag

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963